Vera libertà

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Ingannevoli celebrazioni

Il primo di agosto, festa nazionale, sventoleranno in tutta la Svizzera bandiere rosso-crociate, suoneranno a festa le campane e verranno accesi fuochi per celebrare la libertà, l'indipendenza e l'identità nazionale del popolo svizzero. L'indipendenza, la libertà e la democrazia sono valori molto importanti e ci dicono giustamente che sono soprattutto le generazioni che non hanno dovuto lottare per conquistarli che devono continuare a difenderli senza prenderli mai per scontati. Qualcuno ha detto: la libertà e la salute si somigliano: non se ne conosce il vero pregio che quando ci mancano.

C'è il rischio concreto, però, che libertà, indipendenza e democrazia, a livello politico e sociale, non siano che vuote parole, vuoti slogan sbandierati da chi gestisce realmente il potere per addormentare le coscienze dei cittadini ed illuderli di avere qualcosa che in realtà non hanno. E' molto più che un sospetto, infatti, che potenti forze politiche ed economiche, nazionali ed internazionali, abbiano in realtà svuotato libertà, democrazia, ed indipendenza, di ogni loro reale significato.

Allo stesso modo in nessun'altra epoca si è parlato tanto di libertà come ai giorni nostri, e la bandiera della libertà conquistata sventola da ogni balcone. Conquistata la libertà dal bisogno materiale, sono molti ad essersi conquistati la libertà anche "dalle imposizioni della religione", dal suo Dio e dalla sua morale, per vivere come più loro aggrada, seguendo ogni loro desiderio ed istinto. Ogni giorno di festa diventa così la festa della libertà e dell'indipendenza e se non possono sfogare qui tutti i loro desideri -perché troppi qui sono ancora i vincoli della decenza, della rispettabilità tradizionale e del controllo sociale, se ne vanno "in vacanza" là dove potranno soddisfare liberamente ogni loro voglia -anche la più bassa ed inconfessabile- senza restrizioni o controlli di sorta.

Siamo però proprio sicuri che questa sia vera libertà o è piuttosto duro asservimento a forze molto astute che ti manipolano e ti sfruttano addormentando la tua coscienza e facendoti credere di essere libero? Pare di udire la profezia della Bibbia che dice: "Costoro sono fonti senz'acqua, nuvole sospinte dalla tempesta... infatti con discorsi oltremodo gonfi adescano, mediante le passioni della carne e la scostumatezza... mentre promettono... libertà, essi stessi sono schiavi della corruzione, perché uno diventa schiavo di ciò che lo ha vinto"(1 Pi. 2:17-19).

Saper discernere con saggezza

Se questa è dunque l'epoca in cui tutti parlano di libertà ed aspirano alla libertà, sarebbe veramente saggio fermarsi un po' a riflettere e a chiederci: che cos'è la libertà? come posso definirla? qual è la libertà alla quale posso legittimamente aspirare? Posso fidarmi di chiunque mi offra libertà? Ci sono dei giusti limiti da porre alla mia libertà? Ogni libertà mi è veramente utile? Si, perché la sapienza biblica dice: "Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è vantaggiosa; ogni cosa mi è lecita, ma non mi lascerò dominare da cosa alcuna"(1 Co. 6:12).

Colui che è stato l'uomo libero per eccellenza, Colui che non ha mai mentito né ingannato alcuno, il Signore e Salvatore Gesù Cristo, un giorno parlò della libertà come di un dono che Lui avrebbe condotto a ricevere e a goderne chiunque avesse davvero imparato da Lui. Ascoltiamolo in una parte di un Suo discorso:

"Mentre egli diceva queste cose, molti credettero in lui. Gesù disse allora ai Giudei che avevano creduto in Lui: "Se dimorate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". Essi gli risposero: "Noi siamo progenie di Abrahamo e non siamo mai stati schiavi di nessuno; come puoi tu dire: Diventerete liberi?". Gesù rispose loro: "In verità, in verità vi dico: Chi fa il peccato è schiavo del peccato". Ora lo schiavo non rimane sempre nella casa; il figlio, invece, vi rimane per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi. Io so che siete progenie di Abrahamo, ma cercate di uccidermi, perché la mia parola non trova posto in voi"" (Gv. 8:31-37).

I. Il momento di parlare apertamente

Gesù, davanti al Suo uditorio giudeo, ha appena finito un discorso sulla Sua identità e missione. E' stato un discorso -per altro molto coraggioso, chiaro e diretto- un discorso che ha suscitato molto scalpore, scandalo, discussioni e contestazioni a non finire. Ha definito Sé stesso la luce del mondo (12), ha affermato la Sua stretta comunione con Dio Padre e la Sua origine divina. All'udire le Sue parole molti ne rimangono totalmente inorriditi. Quelle di Gesù paiono ai loro occhi pretese arroganti e blasfeme. Nessuno però gli fa del male o lo fa arrestare perché, dice il testo, la Sua ora non era ancora venuta (20).

C'è era stato un tempo in cui Gesù parlava di Sé stesso e del Regno di Dio per sottintesi, parabole, immagini, affinché soltanto chi fosse in determinate condizioni spirituali potesse capire. Era però arrivato il tempo per Gesù di parlare apertamente, anche a costo di scandalizzare e di essere frainteso, costi quel che costi, "basta con gli equivoci". Ad un certo punto anche i Suoi discepoli avevano dovuto osservare: "Ecco, adesso tu parli apertamente e non usi alcuna similitudine"(Gv. 16:29).

Anche per noi può essere necessario parlare delle cose di Dio con tatto e cautela, per non offendere e scandalizzare, per non inimicarci subito l'uditorio, anzi, per guidarlo con pazienza verso la verità. Può essere necessario, anche se è vero, non buttare subito in faccia alla gente frasi come: "Devi confessare i tuoi peccati e convertirti a Gesù Cristo, altrimenti sarai perduto, perduto per sempre". Ci sono momenti però che devi dire le cose chiaramente, costi quel che costi, se no non le capirà mai!

Alle parole molto esplicite di Gesù, così, molti ne rimangono scandalizzati, pur tuttavia molti gli credono (30), ne è valsa la pena. A quanti però si mettono dalla Sua parte Egli continua a parlare chiaramente, perché le cose devono essere messe in chiaro una volta per tutte, anche a costo di perdere questa gente, ed è bene per noi che Egli faccia così. Sta scritto infatti:

II. "Gesù disse allora ai Giudei che avevano creduto in Lui: "Se dimorate nella mia parola, siete veramente miei discepoli" (31).

Molti, dunque, gli credono (30): forse è per questo che -per paura di quei molti- i suoi oppositori, benché furiosi, non passano con Lui a vie di fatto. Voi a questo punto potreste dire che Gesù abbia in ogni caso conseguito un certo rallegrante successo, un successo di cui andar fiero e da tenersi ben stretto. Gesù però non si accontenta della "fede" di queste persone e persiste nelle sue affermazioni provocatorie rischiando che anche questi se ne vadano scandalizzati.

A questa gente fiera della propria identità di popolo eletto, libero, e sottomesso, almeno formalmente, alla signoria di Dio soltanto, Egli dice che in realtà sono ...schiavi, e che troveranno la vera libertà solo se saranno costanti nel seguirLo come loro Signore, perché Lui solo può dare vera libertà. L'essere discepoli di Gesù, infatti, significava costanza nel loro imparare e praticare quanto avevano imparato, e questo solo avrebbe loro guadagnato verità e libertà. Se vi attenete strettamente al mio insegnamento e vivete in armonia con esso sarete veramente miei discepoli.

"Ma come si permette di dire che solo Lui possa dare la vera libertà? E' assurdo!" sembra dire la gente. E' un'altra di quelle affermazioni che normalmente sarebbero considerate pretenziose, arroganti, inaccettabili... Non è forse un paradosso affermare che si possa trovare la vera libertà ...sottomettendosi all'autorità di Cristo? almeno così lo considereremmo noi, persone d'oggi. Libertà, per noi, non è forse fare ciò che più ci aggrada senza che vi siano leggi o autorità a cui ci si debba sottomettere? Eppure, beate quelle persone che, non scandalizzandosi superficialmente dell'insegnamento di Gesù, ne scoprono la profonda verità. E' quello che stiamo tentando fare noi oggi. Come miei fedeli discepoli, dice Gesù sfidando anche noi:

III. "conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (32).

Che cos'è la libertà? Un dizionario di filosofia dice: "libertà, in generale lo stato in cui un soggetto può agire senza costrizioni o impedimenti e possedendo la capacità di determinarsi secondo un'autonoma scelta dei fini e dei mezzi adatti a conseguirli. A seconda del campo in cui la scelta si esercita, si può parlare di libertà morale, giuridica, politica, religiosa, economica, di pensiero ecc." (Garzanti).

Il problema però è: esiste veramente lo stato in cui un soggetto può agire senza costrizioni o impedimenti e autodeterminarsi? Oppure abbiamo solo l'impressione di essere liberi? Questa definizione è per noi solo un'astrazione che è valida solo per Dio. Solo Dio è veramente libero e autodeterminante. E' stato giustamente affermato che: "L'esercizio della facoltà di scegliere... di per sé stesso non ci rende liberi. La facoltà di scegliere è solo la navetta che intesse i fili della nostra vita: può diventare un sudario di morte e la crisalide di una nuova vita. Il tutto dipende da quale "dio" definisce i nostri valori, obiettivi e propositi che determinano le nostre scelte. La libertà non consiste nel fatto di poter scegliere, ma in che cosa noi scegliamo. La libertà non è quindi una condizione, ma un conseguimento" (De Koster).

Si, chi o che cosa noi scegliamo? Il Salvatore Gesù Cristo ci fa conoscere la verità su noi stessi. Noi non siamo degli dei che possono determinare sé stessi a loro piacimento. Noi siamo creature limitate e non assolute, necessariamente dipendenti e non indipendenti. Era ed è l'inganno di Satana quello di convincerci dicendo: "Sarete come Dio"(Ge. 3:5) se vi libererete dalle "assurde" limitazioni che Dio vi ha posto. Noi non siamo Dio e il nostro vero bene e, in ultima analisi, la nostra libertà autentica, noi la possiamo conseguire nel contesto dei limiti che Dio ci ha posto. In realtà, prestando ascolto alle insinuazioni di Satana, voi non diventate liberi, ma inconsapevolmente suoi servitori, servi di un padrone malvagio e dispotico che dopo avervi ingannato con lusinghe fallaci di libertà solo giungerà a distruggervi, perché il Suo scopo è quello di alienare e distruggere le buone cose che Dio ha creato.

Come Miei discepoli voi conoscerete la verità su voi stessi, la verità sugli inganni che Satana sta perpetrando ai vostri danni, la verità su Dio e sui Suoi buoni, giusti e sempre salutari Comandamenti e propositi. Voi conoscerete la verità, cioè voi sarete illuminati dallo Spirito Santo nella viva conoscenza della verità dell'Evangelo, per la quale voi sarete liberati dalla servitù del peccato, del diavolo e della morte. L'apostolo Paolo afferma: "poiché la legge dello Spirito e della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte" (Ro. 8:2). La libertà che molti vantano, libertà da Dio e dalla Sua legge, è solo un'illusione ottica, un abbaglio, un'inganno, come dimostra la reazione degli uditori di Gesù.

IV. "Essi gli risposero: "Noi siamo progenie di Abrahamo e non siamo mai stati schiavi di nessuno; come puoi tu dire: Diventerete liberi?"" (33).

E' una tragica ironia che proprio degli Israeliti, la cui stessa identità era in funzione del servizio reso a Dio dovessero vantare di non essere mai stati schiavi di nessuno, ma è una buona illustrazione della condizione umana. Certo, Dio li aveva chiamati a libertà, ma non alla libertà da ciò che è buono, giusto, salutare ed utile, ma alla libertà che nasce dall'essere in armonia e dal servire proprio ciò che è buono, giusto, salutare ed utile! L'ironia è che proprio quando essi avevano "scelto" di disubbidire al Dio santo buono e giusto, per conformarsi agli usi e costumi empi degli altri popoli, vero "specchietto per le allodole", essi erano diventati davvero schiavi! Si, l'intera storia passata della loro nazione non era stata altro che una schiavitù dopo l'altra sotto il giogo di quasi ogni popolazione che li circondava. Erano stati schiavi sotto i cananei, schiavi sotto i Filistei, schiavi sotto i siriani, schiavi sotto i Caldei; poi ancora sotto i re greco-siriani, e ora, proprio quando stavano pronunciando questa loro protesta indignata, i segni della dominazione straniera, del dominio dello straniero, erano dappertutto. Compravano e vendevano con denaro romano, dovevano pagare tributi all'imperatore romano, un governatore romano sedeva nella loro sala dei giudizi, una fortezza romana era stata costruita nella stessa loro area del tempio. Eppure, proprio allora che Gesù volesse loro dare libertà pareva un insulto intollerabile!

Si, questa è una magnifica illustrazione pure della condizione umana che, pretendendo libertà ed autonomia dalla legittima autorità di Dio finisce solo con l'autodistruggersi. E' un vero e proprio prestare ascolto al canto delle sirene, queste figure femminili della mitologia greca che ammaliavano i navigatori con il loro dolce canto e che li attiravano alla morte sul lido, cosparso di cadaveri. Vedete allora come Gesù colpisca nel segno proprio nella sua frase successiva:

V. "Gesù rispose loro: "In verità, in verità vi dico: Chi fa il peccato è schiavo del peccato"" (34).

Chiunque commette e pratica ciò che Dio, nella Sua infinita sapienza, ha decretato essere contrario al buon ordine delle cose, si infetta mortalmente con questo principio di disordine, questi "germi" si spandono nel suo corpo e lo guastano prendendo il controllo della sua vita e conducendolo gradualmente alla morte spirituale e corporale. Un cristiano del passato aveva giustamente osservato: "Il peccato ci attira sul capo tre mali: ci rende schiavi, ci spoglia dei beni della grazia e ci mette sotto i piedi dei demoni, che ci calpestano come fango" (S. Alberto). La dinamica delle sostanze stupefacenti è un calzante esempio di ciò che prima ci attira e ci affascina, poi ci prende e ci condiziona rendendoci dipendenti, e poi, alla fine ci distrugge. E' la stessa dinamica di cui parla l'apostolo Giacomo nella sua lettera: "Ognuno è tentato dal proprio desiderio cattivo, che prima lo attira e poi lo prende in trappola. Questo desiderio fa nascere il peccato, e il peccato quando ha preso campo, porta la morte" Notate poi come continua l'apostolo: "Non lasciatevi ingannare, fratelli carissimi, tutto ciò che abbiamo di buono e di perfetto viene dall'alto: è un dono di Dio, creatore delle luci celesti. E Dio non cambia e non produce tenebre" (Gm. 1:14-17).

Gesù infine attira l'attenzione sulla pretesa dei Suoi ascoltatori di essere liberi "figli" di Abrahamo, "figli" di Dio.

VI. "Ora lo schiavo non rimane sempre nella casa; il figlio, invece, vi rimane per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi". Io so che siete progenie di Abrahamo, ma cercate di uccidermi, perché la mia parola non trova posto in voi"" (35-37).

E' un discorso questo che Gesù porterà avanti più oltre nel suo discorso, una sezione del discorso che noi, per motivi di tempo, non leggeremo. Nella cultura ebraica, dire di essere "figli di" voleva dire portare il carattere di colui che dichiaravano loro padre. Affermavano di essere "figli di Abrahamo". La domanda di Gesù era: Veramente loro seguivano le orme di Abramo che aveva dato completa fiducia a Dio e Gli ubbidiva fedelmente (ed in questo trovava la sua libertà e ragione di vita)? Essi affermavano di essere "figli di Dio". Veramente essi riflettevano il carattere di Dio come creature fatte a Sua immagine e somiglianza? Si, questo era il punto: la loro incoerenza. Sempre in linea con il suo stile molto esplicito e diretto Gesù avrebbe più tardi affermato: "Se Dio fosse vostro Padre, mi amereste, poiché io sono proceduto e sono venuto da Dio... Voi siete dal diavolo, che è vostro Padre, e volete fare i desideri del padre vostro; egli fu omicida fin dal principio e non è rimasto fermo nella verità, perché in lui non c'è verità. Quando dice il falso parla del suo perché è bugiardo e padre della menzogna. A me invece, perché dico la verità, voi non credete" (42-45). Essi erano la vivente dimostrazione che Gesù aveva ragione sulla loro condizione spirituale: quella di asservimento a colui che è bugiardo ed omicida. Infatti essi coltivavano l'intenzione di ucciderlo: uccidere il principe della vita! "Non vogliamo che costui regni su di noi" essi in cuor loro dicevano, "vogliamo essere liberi". In realtà non si rendevano conto di essere asserviti a Satana, il quale presto o tardi li avrebbe portati alla rovina, come dimostra la fine che avrebbe fatto Gerusalemme, ad opera dei romani, poco tempo dopo la morte di Cristo. ...il conto allora torna!

Conclusione

La libertà e l'indipendenza, dunque, sono cose grandi, magnifiche, dei doni meravigliosi che noi dobbiamo non solo celebrare, ma anche sapere apprezzare, vivere e difendere. Siamo però veramente liberi ed indipendenti o qualcuno ci sta solo ingannando?

La stessa cosa vale per un altro aspetto del problema libertà. Ai Giudei Gesù allora diceva: "Voi non pensate che alla libertà esteriore, ma io vi parlo di quella spirituale, in cui l'uomo viene liberato dal peccato che lo asservisce completamente, che lo esclude dalla casa ed eredità di Dio. Voi, come tutti, siete stati asserviti al peccato: io solo, proprio Colui che voi odiate e volete mettere a morte, vi posso dare la vera libertà, perché io solo, il Figlio di Dio, vi posso riconciliare con Dio e con l'ordinamento buono e giusto che Egli ha stabilito e di cui voi siete parte. Questa è la mia missione: farvi aprire gli occhi sugli inganni di Satana, il quale vi offre una falsa libertà e per portarvi in comunione con Dio Padre, nel cui ambito soltanto voi potrete trovare il meglio per voi stessi". Che ciascuno di voi allora possa giungere a testimoniare con l'apostolo Paolo "Poiché egli ci ha riscossi dalla podestà delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio" (Cl. 1:13). Solo allora troveremo la vera libertà.

(Paolo Castellina. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione "Nuova Diodati", edizioni La Buona Novella, Brindisi, 1991).

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