La rettitudine:
qualità interiore
La scorsa volta abbiamo parlato dell'amore, libero,
gratuito, che nulla si aspetta in cambio, come l'unica motivazione valida del
nostro impegno a fare il bene. L'amore incondizionato, che si è fatto persona
umana in Cristo fino alle sue estreme conseguenze, è, come abbiamo visto,
l'unica autentica fonte di progresso del mondo.
Oggi vedremo un'altro aspetto
dell'imperativo che abbiamo di compiere il nostro dovere davanti a Dio: il
senso del dovere e la stessa forza di amare non è qualcosa che una legge
esterna possa forzarci di compiere: esso deve essere radicato nella nostra
coscienza. Fare ciò che Dio ci comanda deve essere espressione della nostra
stessa natura.
Per riflettere su quest'aspetto della
nostra vita, prenderemo ancora un breve articolo di riflessione del sociologo
italiano Francesco Alberoni e vedremo come l'Evangelo di Gesù Cristo sia
l'unica forza in grado di farci realizzare ciò che giustamente il nostro
sociologo auspica. Ascoltiamolo:
"All'inizio del mondo
moderno Lutero ci ha ricordato che un'azione non ha valore morale se la
facciamo per evitare un danno o per avere un vantaggio. Non è morale fare il
bene per paura dell'inferno o per desiderio del paradiso.
Quando si sono indeboliti i
comandamenti religiosi, Kant li ha sostituiti con i comandamenti della ragione.
Anche per Kant un'azione ha valore morale se non viene compiuta in vista di
qualche interesse o per paura di una punizione. La persona morale agisce in
base al puro senso del dovere. Porta la legge morale nel suo cuore sempre e
dovunque. Non ha bisogno di controlli esterni, di giudici o di poliziotti. Non
si trincera dietro scuse o giustificazioni.
L'imperativo morale dice:
"Ogni volta che compi un'azione, qualsiasi tipo di azione, devi sempre
agire in base alla norma che vorresti erigere a legge universale. Quella che tu
vorresti che tutti applicassero, sempre e dovunque. Una volta stabilito quale
sia, dovrai essere tu a rispettarla fino in fondo".
Vorresti che tutti dicessero la
verità? Allora dirai sempre la verità. Vorresti che tutti pagassero le tasse?
Allora tu denuncerai fino all'ultima lira. Vorresti che tutti rispettassero i
limiti di velocità? Allora non li supererai mai.
La morale non dà diritti, ma
solo doveri. Non ci si può appellare alla morale per esigere questo o quello.
Non ammette nel modo più assoluto scuse del tipo: "Ma lo fanno
tutti". La morale non impone nulla agli altri. Essa impone dei doveri
soltanto a te, dice che cosa devi fare tu.
La corrispondenza immediata fra
sapere che cosa è bene e sentirsi impegnato a farlo è la rettitudine. Una cosa
che noi italiani abbiamo poco. Lo diceva anche Hegel: gli italiani conoscono
l'universale, ma non lo rispettano.
L'automobilista dice che tutti
dovrebbero rispettare i limiti di velocità, lui però va a 180 all'ora. Lo
studente sostiene che i professori sono ingiusti, però lui copia un compito da
un compagno. Il commerciante si lamenta perché la gente non paga le tasse, lui
però evade l'IVA. Il politico accusa l'avversario di menzogna, però anche lui
dice il falso.
Questa moralità ipocrita,
rovesciata, è il moralismo. Il moralismo, come il Tartufo di Molière, si
atteggia a moralizzatore integerrimo, poi fa quello che vuole. Ha sempre in
bocca espressioni morali come diritto, dovere, bene, male, giusto, ingiusto.
Però, come nella parabola del Vangelo, vede il fuscello nell'occhio dell'altro,
non la trave nel suo.
I sentimenti specifici della
moralità sono il senso del dovere, il senso di colpa, il pentimento e il rimorso.
Invece il moralista condanna, si indigna, protesta, stigmatizza, chiede
giustizia, punizioni esemplari. Guarda sempre agli altri, mai a sé stesso.
L'interiorizzazione della morale
universale come rettitudine è una delle più grandi conquiste della civiltà
occidentale. Rende possibili i rapporti fra gli uomini anche quando non c'è una
legge esterna, il gendarme, a controllarli. E' la base del credito e del
funzionamento del mercato. E' l'unico fondamento per l'onestà politica". Fin qui quanto dice il sociologo Alberoni.
Il testo
L'integrità interiore, la moralità
impressa nel cuore... magnifiche espressioni, non è vero? Com'è possibile però
giungere a far si che una persona abbia il senso del dovere impresso nel suo
cuore? Non è forse questo un ideale impossibile? Una beata ma vana speranza?
Non è forse vero che, se pure ciascuno di noi ha una coscienza, sembriamo
geneticamente condizionati alla ribellione a tutto ciò che è buono, vero ed
utile? Vogliamo essere "cittadini integerrimi", ma nel nostro intimo
siamo tutti "malfattori", e lo sappiamo, se siamo onesti con noi
stessi.
Sarebbe necessaria quasi una
"manipolazione genetica" per farci essere "come si deve",
come Dio voleva che noi fossimo fin dall'inizio.
Questa trasformazione interiore,
questa "interiorizzazione della rettitudine", però, è il miracolo che
compie l'Evangelo di Gesù Cristo quando opera in tutta la sua potenza nella
persona che si ravvede e che crede in Lui. "Geneticamente conformato"
a compiere la volontà di Dio, era la persona del Salvatore Gesù Cristo: al Suo
seguito possiamo vederci impresse le stesse qualità.
Una magnifica profezia di quella
che sarebbe stata l'opera di Gesù Cristo, la troviamo nell'Antico Testamento,
presso il profeta Geremia. Ascoltate:
""Ma questo è il patto
che io stabilirò con la casa di Israele dopo quei giorni", dice l'Eterno,
"Metterò la mia legge nella loro mente e la scriverò sul loro cuore, e io
sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non insegneranno più ciascuno
il proprio fratello, dicendo: <Conoscete l'Eterno>, perché tutti mi
conosceranno, dal più piccolo al più grande", dice l'Eterno. "Poiché
io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro
peccato"" (Gr.
31:33,34).
I. Le tavole sulle quali è
scritta questa legge
Un tempo Dio aveva sovranamente
stabilito la Sua santa legge nei Dieci Comandamenti, scolpiti su due tavole di
pietra ed affidati a Mosè sul monte Sinai. La profezia dice però che questa
legge sarà scolpita su due altre tavole: la mente ed il cuore della creatura
umana. Non più una legge esterna ma una legge interna all'uomo: "Metterò
la mia legge nella loro mente e la scriverò sul loro cuore". Qual è la
caratteristica di queste "tavole"?
1. Sede della vita. Il Signore ha scelto come Sue tavole la
sede stessa della vita. E' nel cuore e nella mente che si trova la vita. Un
colpo inferto al cuore o alla testa è fatale. Là dove c'è la sede della vita,
c'è pure la sede dell'ubbidienza. La qualità e la salute del motore dà
valore all'intero veicolo
2. Unità centrale. Il cuore non solo è la sede della vita, ma
anche la centrale di controllo. E' dal cuore, come dalla capitale stessa che
vengono emessi i decreti legge ai quali mani e piedi, occhi e lingua e tutte le
membra devono ubbidire. Se il cuore è retto, allora tutti gli altri poteri gli
devono sottomissione, e diventano pur'essi giusti. Se i governanti stessi sono
corrotti, influiranno in questo senso tutta la nazione. Se sono onesti, ad essi
si ubbidisce molto più volentieri.
3. Preparazione. Prima che però Iddio
possa scrivere sul cuore umano, esso deve essere preparato. Il cuore è
inadatto ad essere le tavole del Signore se non è predisposto. Il cuore deve
essere purificato. Dice la Scrittura: "Il cuore è ingannevole più di
ogni altra cosa e insanabilmente malato; chi lo può conoscere?" (Gr.
17:9). Deve essere sottoposto ad un lavaggio radicale, non solo in superficie,
ma in tutte le sue parti. E' davvero un'impresa immane, perché il peccato che
vi risiede non è un accumulo di sporcizia esteriore, ma una corruzione che
lo pervade completamente.
Come se non bastasse, il cuore deve
essere ammorbidito, perché esso è per natura duro e in qualcuno più duro
del granito. E neanche l'ammorbidimento è ancora sufficiente, perché vi sono
alcuni che sembrano malleabili, ma è solo un inganno. Ricevono la Parola
di Dio con gioia, sentono ogni sua espressione, ma presto vanno per la loro
strada e dimenticano che tipo di persone sono. Sono impressionabili come
l'acqua, ma l'impressione presto scompare. Un'altro cambiamento è così
necessario, cioè quello che permetta loro di ritenere ciò che è buono,
altrimenti potrai scolpire fin che vorrai ma, come un'iscrizione su cera,
questa scomparirà in un momento se esposta al sole. In breve, il cuore umano
deve essere totalmente cambiato, per questo Gesù dice a Nicodemo: "Devi
nascere di nuovo".
II. La Scrittura
Dice il nostro testo: "Metterò
la mia legge nella loro mente e la scriverò sul loro cuore". Di che
cosa si tratta?
1. La legge di Dio. Si tratta in primo luogo della Legge di
Dio. Dio scrive sul cuore umano ciò che Egli ha già rivelato. Egli vi
scrive nulla di nuovo e di non ancora rivelato, ma la Sua propria volontà già
rivelata nel libro della Legge. Questo è importante perché Dio è coerente con
Sé stesso sia che promulghi la Sua legge esteriormente che interiormente.
Egli mette nel cuore umano l'intera
Sua legge, senza nulla trascurare. L'opera di Dio è completa in tutte le sue
parti, bella ed armoniosa. Egli non vi scrive un comandamento o due soltanto,
lasciando via il resto, come per alcuni è comodo fare quando privilegia uno o
due comandamenti trascurando gli altri.
Notate poi come Dio dice che scrive
l'intera Sua Legge nel cuore umano, cioè la stessa legge che fu scritta
sul cuore umano ai primordi della creazione, quella che avrebbe dovuto essere
impressa nella coscienza umana fin dall'inizio e che ora è stata corrotta.
2. Implicazioni. Che cosa intende però la Scrittura quando
dice che la legge di Dio verrà scritta nel cuore umano? Questa stessa scrittura
implica molte cose.
Una persona che abbia la legge di
Dio scritta nel cuore, prima di tutto, lo sa, ne è cosciente. Lo Spirito
di Dio gli ha insegnato ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Tutto questo è
bene scolpito nella sua mente e quindi non può più scambiare la luce per le
tenebre e le tenebre per la luce. Questa persona non potrà mai dire di non
conoscere quale sia la volontà di Dio.
Questa legge, poi, permane nella
sua mente. Dio gli ha dato una cartina di tornasole con la quale egli sa
discernere le cose. E' cosa grande avere un rivelatore universale cosicché,
dovunque tu vada, non sei più dipendente dal giudizio di altri, e quindi non ne
vieni ingannato come lo sono le moltitudini. Il cristiano dice: "Le cose
che faccio non dipendono dalla tradizione, dalla loro popolarità o perché le fa
la maggioranza, ma dal fatto che Dio le approvi oppure meno.
Questo però, è solo un aspetto
della questione, e anche minore. La legge scritta sul cuore umano implica molto
più di questo. Quando la legge di Dio vi è scritta, l'uomo ne condivide
di tutto cuore la sua bontà. Quando la sua coscienza, dopo essere stata
riparata, dice: "Si, è così, deve essere così. Il comando con il quale Dio
ha proibito una certa cosa è un comando appropriato e saggio: esso deve essere
ubbidito".
Inoltre è stato operato nel cuore
umano amore per la legge di Dio, non solo consenso, un amore che spinge
l'uomo a ringraziare Dio di cuore perché gli è stata data una magnifica
rappresentazione di ciò che dovrebbe essere la santità; che Egli gli ha dato un
metro, per cui conosce come una casa debbe essere edificata affinché Dio
degnamente vi abiti. Ringraziando così il Signore, la sua preghiera, desiderio,
anelito, fame e sete, sono per la giustizia, che egli possa essere in ogni cosa
secondo la mente del Signore.
3. Modalità. Se qualcuno dovesse investigare come il
Signore conservi leggibile la Sua scrittura sul cuore umano, vorrei mostrarvi
brevemente il Suo procedimento. Egli illumina mediante la conoscenza, Egli
convince con validi argomenti, Egli conduce alla persuasione, Egli rafforza con
l'istruzione e così via... Sappiamo che uno dei modi con i quali la legge è
conservata scritta sul cuore del cristiano è questo: il senso della presenza
di Dio. Il credente sa che non potrebbe certo peccare quando Dio lo sta
guardando.
Poi il cristiano ha un vivo
sentimento del degrado che il peccato aveva operato precedentemente in lui.
Un grande effetto ha pure la
consapevolezza che Dio lo ami. Fate si che un uomo sia veramente convinto che
Dio lo ami, fate si che un uomo sia perfettamente persuaso che Dio lo ha sempre
amato, persino da prima della fondazione del mondo, ed allora cercherà in ogni
modo di compiacere al suo Signore.
Un'altra penna molto potente con la
quale il Signore scrive, può essere trovata nelle sofferenze del Signore Gesù
Cristo. Se tu comprendi fino a che punto è giunto in Cristo l'amore che Dio ha
per te, come potresti continuare ad esserne indifferente?
Oltre a tutto questo il Signore
stabilisce di fatto la Sua santa legge nel trono del cuore umano impartendo una
vita nuova e celeste. Questa è l'opera dello Spirito Santo stesso quando viene
a dimorare nel cuore del credente.
III. Lo Scrittore
"Metterò la mia legge nella
loro mente e la scriverò sul loro cuore". Chi è colui che scrive sul cuore umano? E' Dio stesso.
"Io lo farò", Egli dice.
1. Il Suo diritto. Notate in primo luogo che Egli ha
diritto di farlo. Egli ha fatto cuore e mente. Sono le Sue tavole: lasciate
che vi scriva tutto ciò che Egli vuole.
2. La Sua capacità. Notate poi come Egli solo possa
scrivere su cuore e mente. A questa nobile opera neppure gli angeli possono
attendere. Chi riuscirebbe mai a imprimere la rettitudine nel cuore umano?
L'educazione scolastica, la disciplina militaresca, un'ideologia politica, la
psicologia, l'esempio, la bellezza delle leggi, la persuasione occulta? No,
tutto questo sempre fallisce. "Questo è il dito di Dio", dice
la Scrittura. Dato che Lui e Lui solo vi può scrivere, Egli solo ne avrà la
gloria quando l'opera è compiuta.
3. Perfezione. Quando Dio scrive, Egli lo fa in modo
perfetto. Nessuna santità può essere superiore a quella prodotta dallo Spirito
Santo quando la Sua opera interiore è pienamente compiuta. La Sua opera non è
frammentaria e carente come le opere umane.
4. In modo indelebile. Egli inoltre vi scrive in modo indelebile.
Io sfido il diavolo a provare di togliere una sola singola lettera della legge
di Dio scritta sul cuore umano, quando Dio vi ha scritto. Quando delle pietre
sono state scolpite, quelle iscrizioni vi rimangono per millenni, ma cuori
scolpiti rimangono tali per sempre. Non riuscirete a togliere la legge di Dio
dal cuore umano nemmeno la tortura, come ci aveva provato l'inquisizione antica
e moderna.
IV. I risultati
Consideriamo infine in risultati
che si ottengono quando Dio scrive la Sua legge sul cuore e sulla mente umana
ed impartisce una rettitudine interiore.
1. Dispiacimento. Frequentemente uno dei risultati della
Legge di Dio scritta sulla mente e sul cuore è grande dispiacimento. Se
io ho la legge di Dio scritta sul mio cuore, io dirò a me stesso: "Ahimè,
aver tanto vissuto come trasgressore della legge! Questa legge così benedetta,
questa legge così amabile, perché non ci ho mai pensato? E se ci pensavo,
perché la disubbidivo? Quando mi veniva proclamata la Legge, io la deridevo e
le disubbidivo! Che tristezza! Che stupido e cieco sono stato!".
2. Un risoluto proponimento. Un secondo effetto è che in quell'uomo
sorge il forte e risoluto proponimento, che non infrangerà mai più quella
legge, ma che l'osserverà con tutta la sua forza. "Costi quel che
costi," dice il credente, "io rimarrò fedele a Dio, anche se
rimanessi l'unica persona al mondo a volerlo fare. Io so in chi ho creduto, e
niente e nessuno me ne distoglierà".
3. Un duro conflitto. Questa forte risoluzione conduce ben presto
ad un duro conflitto; perché purtroppo c'è un'altra legge che solleva la testa,
una legge che si agita nelle nostre membra, di carattere del tutto opposto e
che grida: "Andiamoci piano: la tua nuova legge che è venuta nella tua anima
per governarti, non l'avrà vinta: io `ti sarò piuttosto padrona!". Il
credente sente dentro di sé forti tensioni, ma alla fine la battaglia sarà
vinta grazie alla potenza di Dio.
4. Ubbidienza. Ma non c'è forse qualcosa di meglio che
procede da questa scrittura del cuore? Oh si. Ne procede ubbidienza fattiva.
Quell'uomo non solo da il suo assenso alla legge di Dio e dice che è buona, ma
le ubbidisce di fatto e di tutto cuore. E se c'è qualcosa che Cristo comanda,
non importa che cosa sia, egli cerca di adempierlo. Non desidera solo farlo, lo
fa di fatto. E se c'è qualcosa che viene dichiarato sbagliato, egli non solo
desidera astenersene, ma di fatto se ne astiene.
5. Una preparazione. Così, nel corso della vita di quest'uomo,
egli diviene sempre più pronto per la presenza di Dio in cielo. Egli viene
trasformato a Sua immagine di gloria in gloria, per lo Spirito del Signore. La
nostra vita quaggiù diventa un'opportunità per prepararci all'eterna comunione
con Dio, una preparazione quanto mai opportuna, perché non abbiamo alcuna
intenzione di finire negli eterni orrori di un'esistenza totalmente separata da
Dio, non è vero?
Conclusione
Vedete così che quelle che sono le
legittime aspirazioni e il ragionevole ideale anche di un sociologo come il
citato Alberoni trovano la loro realizzazione più vera nell'opera potente
dell'Evangelo di Gesù Cristo. Senza Cristo, queste idee rimangono pie speranze
ed illusioni. Anche il miglior moralista ed educatore rimarrà per tutta la vita
un frustrato se non si rivolgerà all'opera che solo Dio può fare in Cristo:
imprimere nella "genetica stessa" della persona umana quella
rettitudine interiore che non ha bisogno di pressioni e repressioni esterne per
essere applicata.
Riascoltiamo Alberoni che dice: "La
persona morale agisce in base al puro senso del dovere. Porta la legge morale
nel suo cuore sempre e dovunque. Non ha bisogno di controlli esterni, di
giudici o di poliziotti. Non si trincera dietro scuse o giustificazioni... La
corrispondenza immediata fra sapere che cosa è bene e sentirsi impegnato a
farlo è la rettitudine.... L'interiorizzazione della morale universale come
rettitudine è una delle più grandi conquiste della civiltà occidentale. Rende
possibili i rapporti fra gli uomini anche quando non c'è una legge esterna, il
gendarme, a controllarli. E' la base del credito e del funzionamento del
mercato. E' l'unico fondamento per l'onestà politica". Che questo
possa avvenire anche nella vita di ognuno di noi.
(Paolo Castellina.
Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla
versione "Nuova Diodati", edizioni La Buona Novella, Brindisi, 1991).