Un fatto, una
fede, una forza
"Cristo è morto... fu
sepolto e risuscitò il terzo giorno, secondo le Scritture" (1 Co. 15:3,4).
Introduzione
In un racconto che cerca di
immaginare quali potevano essere stati i retroscena del processo e della morte
del Signore Gesù troviamo il centurione romano che era al comando dei soldati
incaricati della crocifissione, che torna da Pilato per fare rapporto di quello
che aveva compiuto quel giorno.
Fatto il rapporto, la moglie di
Pilato si avvicina al centurione e gli chiede di raccontarle come il
prigioniero fosse morto. Glielo racconta e improvvisamente la donna gli chiede:
"Pensi che Gesù ora sia morto?". Al che il centurione le dice:
"No, signora, non credo". "Dov'è allora?". Al che il romano
le risponde: "Libero, libero per il mondo, signora, dove nessuno potrà più
ostacolare la sua verità".
E' vero, Gesù risorto ed asceso al
cielo, aveva messo in grado i Suoi discepoli di proclamare il messaggio della
risurrezione per tutto il mondo allora conosciuto senza che nessuno avesse
potuto più ostacolarlo. Ci sarebbero state nel corso dei secoli anche terribili
persecuzioni. Diversi avrebbero ancora voluto sradicare definitivamente il nome
di Cristo dalla storia, ma invano.
Il nome di Gesù sfida i secoli e
qualunque tentativo di sopprimerlo e di addomesticarlo: Gesù è risorto!
Possiamo definire l'Evangelo della
risurrezione come: un fatto incontestabile, una fede indispensabile ed una
forza irresistibile. Forse nessun altro lo presenta in modo altrettanto chiaro
di quanto faccia l'apostolo Paolo in quel classico testo della Bibbia
conosciuto come il 15° capitolo della 1^ lettera ai cristiani di
Corinto.
Consideriamo oggi questi aspetti
dell'Evangelo della risurrezione del Signore Gesù. In primo luogo esso è:
I. Un fatto incontestabile
Dice l'Apostolo: "Ora,
fratelli, vi dichiaro l'Evangelo... Cristo è morto per i nostri peccati secondo
le Scritture, ...fu sepolto e risuscitò il terzo giorno secondo le
Scritture"(15:1,3,4). Con la percezione di un teologo e con
l'intelligenza vivace e pronta di un logico, Paolo dichiara che la risurrezione
del nostro Signore Gesù Cristo, prima di tutto, è:
1) Un fatto profetico. Cristo "risuscitò il terzo giorno
secondo le Scritture". Colpisce molto quel: "secondo le
Scritture" ripetuto diverse volte. Una certa lettura critica
"moderna" ha svuotato le Scritture del loro valore normativo e
profetico. Per gli apostoli e per Gesù stesso, invece, era Parola di Dio
rivolta al Suo popolo, fedele parola di rivelazione, avvalorata dai fatti, e
così deve continuare ad essere per il Suo popolo, di ogni tempo e paese.
Che intendeva qui Paolo con quel "secondo
le scritture"? Ovviamente, dato che allora non c'era alcun Nuovo
Testamento scritto, egli si riferiva a quello che noi chiamiamo Antico
Testamento. Paolo era un esperto di Bibbia, istruito alla scuola teologica più
rigorosa e presso i maestri più rinomati del tempo, e proprio per la familiarità
che aveva con le Scritture e sospinto dall'ispirazione dello Spirito Santo,
egli poteva dichiarare categoricamente che Cristo "risuscitò il terzo
giorno secondo le Scritture". In altre parole, la Legge ed i Profeti
tutti avevano predetto anche la risurrezione di Gesù Cristo.
Ricordate il Salmo 16:10: "perché
tu non lascerai l'anima mia nello Sceol, e non permetterai che il tuo Santo
veda la corruzione"? Gesù stesso, risorto dai morti, appare a due Suoi
discepoli sulla via di Emmaus, e "apre loro le Scritture", "cominciando
da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo
riguardavano"(Lu. 24:27), non prima di averli rimproverati
dicendo: "O insensati e tardi di cuore a credere a tutte le cose che i
profeti hanno detto!"(Lu. 24:25).
E' sullo sfondo di queste
predizioni dell'Antico Testamento che Paolo annuncia la risurrezione del
Signore Gesù. La risurrezione del Salvatore è l'adempimento delle antiche
profezie. In secondo luogo l'Evangelo della risurrezione è anche:
2) Un fatto della storia. "Cristo è morto... fu sepolto e
risuscitò il terzo giorno". Gli studiosi rilevano come queste parole
dell'apostolo Paolo siano la più antica testimonianza di prova documentaria al
riguardo della risurrezione del Signore Gesù Cristo. Questa affermazione di
fatti viene datata a non più di 25 anni dall'avvenimento della Pasqua.
Questa testimonianza era stata così
impressionante da influire radicalmente sulla vita di tutti coloro che
l'avevano udita. Fra le decine di migliaia di persone che erano state
trasformate dall'Evangelo della risurrezione, Paolo ne rammenta tre in questo
stesso capitolo: Pietro (v. 5), Giacomo (v. 7), e Giovanni (v. 8). Anche in
questo caso increduli razionalisti (anche fra i circoli cristiani) cercano di
sottilizzare sul significato di "fatto storico", per giungere alla
negazione dell'"oggettività" della risurrezione. Può però un cieco
"dimostrare" l'inesistenza della luce?
Un famoso avvocato e politico
afferma: "Come avvocato ho fatto uno studio prolungato dei fatti che comprovano
la risurrezione. Per me le prove sono schiaccianti, e spesse volte nel mio
lavoro di avvocato ho dovuto portare davanti alla Corte Suprema fatti attestati
da prove molto inferiori a queste".
L'Evangelo della risurrezione,
però, oltre ad essere un fatto incontestabile è pure, per noi cristiani:
II. Una fede indispensabile
L'Apostolo proclama: "Ma se
Cristo non è risuscitato, è dunque vana la nostra predicazione ed è vana anche
la vostra fede... se Cristo non è stato risuscitato, vana è la vostra fede; voi
siete ancora nei vostri peccati. Se noi speriamo in Cristo solo per questa
nostra vita, noi siamo i più miserabili di tutti gli uomini"(15:14,17-19).
In queste parole troviamo la valutazione stessa che fa l'apostolo sul
significato e sul valore dell'evento cardine che noi commemoriamo la domenica
di Pasqua.
Tutta l'essenza del cristianesimo
dipende da questo fatto centrale- Gesù Cristo è risorto dai morti ed è vivente.
Se Cristo non fosse risorto, allora la nostra predicazione sarebbe vuota, la
nostra fede sarebbe falsa, e noi veramente saremmo da compatire. Sarebbe molto
più onesto che chi non crede alla risurrezione di Cristo cambiasse religione o
si convertisse al semplice materialismo, perché senza risurrezione di Cristo
non può esistere autentico cristianesimo.
La risurrezione di Cristo è un
fatto indiscutibile per il cristiano e ne consegue che esso sia indispensabile
alla sua professione di fede. Perché?
1) Inerente alla stessa
predicazione di Cristo. Dice
il nostro testo: "Ma se Cristo non è risuscitato, è dunque vana la
nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede". In ultima analisi
tutto ciò che Cristo disse durante il Suo ministerio terreno deve essere
giudicato alla luce della risurrezione, perché se Cristo non risorse dai morti,
come potremmo noi mai avere fiducia nelle parole che Egli che Egli chiaramente
disse? Come potremmo credere alle Sue pretese? Come potremmo mai aspirare ai
modelli di vita che Egli ha stabilito?
E' vero che ci sono i soliti
scettici che affermano che quelle parole siano state messe in bocca di Cristo
solo posteriormente, ma noi non vogliamo lasciarci condizionare dai presupposti
filosofici razionalisti della filosofia oggi prevalente e non abbiamo alcun
motivo per mettere in discussione la verità del testo biblico.
Una cosa però è chiara: se Cristo
non fosse risorto, allora sia la nostra fede che la nostra predicazione
sarebbero vane. Cristo, però, è risorto: ne consegue che ogni parola che
Cristo pronunciò assume un carattere autorevole e vibra di vita; Gli possiamo
implicitamente dare fiducia.
2) Inerente al valore salvifico
dell'opera di Cristo. Dice
il nostro testo: "Se Cristo non è stato risuscitato, vana è la vostra
fede; voi siete ancora nei vostri peccati". Se Gesù Cristo mai risorse
dalla morte, allora ciò che la Scrittura afferma essere avvenuto sul Calvario
sarebbe totalmente privo di senso. In effetti altre persone sono state
ugualmente crocifisse, e Gesù dovrebbe essere considerato solo uno fra i tanti.
Al momento della morte di Cristo
sulla croce, però, è avvenuto qualcosa di unico nel suo genere e dal valore
universale, proprio per l'unicità della persona di Cristo rispetto ad ogni
altro essere umano. La Scrittura proclama che il Signore Gesù è Dio fra noi,
venuto come uomo per adempiere perfettamente sia in vita che in morte quello
che l'essere umano, a causa del suo peccato, mai avrebbe potuto conseguire per
meritarsi la propria salvezza davanti a Dio.
Ad ogni credente in Cristo la
Scrittura promette che gli vengono accreditati i meriti dell'infinita giustizia
di Cristo conseguita durante la Sua vita. Ad ogni credente la Scrittura
promette che gli viene accreditata l'assoluzione da ogni peccato, ché Cristo
sulla croce gli ha guadagnato pagando completamente davanti a Dio, nella sua
morte, il prezzo che l'essere umano, a causa del suo peccato doveva pagare a
Dio.
Se Cristo veramente risorse dalla
morte, allora ciò che è avvenuto al Calvario rappresenta un atto redentivo di
Dio unico nel suo genere, che fornisce perdono e salvezza per uomini e donne
come noi. Proprio perché Gesù è risorto possiamo dire che egli "è stato
dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato perla nostra
giustificazione"(Ro. 4:25). C'è perdono attraverso il
sangue versato da Gesù sulla croce perché la risurrezione di Gesù conferisce a
quella morte un significato salvifico. Pietro lo sapeva per esperienza sua
personale. Ecco perché poteva scrivere: "Benedetto sia Dio... il quale
per la sua grande misericordia ci ha rigenerati ad una speranza viva per mezzo
della risurrezione di Gesù Cristo dai morti"(1 Pi. 1:3).
E' vero che i soliti razionalisti
vorrebbero attribuire alla morte e risurrezione di Cristo significati diversi e
simbolici, ma noi non abbiamo motivo di mettere in discussione quel messaggio
che la Bibbia dichiara assolutamente indispensabile alla nostra salvezza. Un
cinico aveva un giorno dichiarato: "O Gesù è risorto, oppure non è risorto.
Se è risorto, allora il cristianesimo diventa plausibile; se non è risorto,
allora è totalmente privo di senso".
E' vero, il cristianesimo sarebbe
privo di senso, non solo, ma anche falso e privo di forza. Falso perché Gesù
disse che sarebbe risorto. Se non è risorto, allora sia Lui che gli apostoli
erano dei bugiardi. Senza forza, perché allora Egli non è vivente per
avvalorare le Sue promesse. Se Cristo non è risorto, allora ancora dovremmo
essere condannati a causa dei nostri peccati come dice la Scrittura. Grazia a
Dio, però, le cose non stanno così. Cristo è davvero risorto, e per sempre. Non
solo, Egli possiede le chiavi dell'inferno e della morte. La fede nella
risurrezione di Cristo è indispensabile perché è:
3) Fede nel passato, nel
presente e nel futuro della chiesa cristiana. Dice il nostro testo: "Se noi
speriamo in Cristo solo per questa nostra vita, noi siamo i più miserabili di
tutti gli uomini". Quando il Signore Gesù era su questa terra, disse
ai Suoi discepoli: "Io edificherò la mia chiesa e le porte dell'inferno
non la potranno vincere"(Mt. 16:18). Questa profezia si
adempì il giorno di Pentecoste, quando venne portato all'esistenza il primo
nucleo della chiesa cristiana. E' senza dubbio un'incontrovertibile fatto
storico che a far sorgere la chiesa cristiana sia stata la fede nella
risurrezione di Cristo. E quando poi la chiesa si disperse da Gerusalemme per
conquistare il mondo intero, era il messaggio della risurrezione ad esserne il
motore propulsore. Se Cristo non fosse risorto fisicamente e di fatto, la
chiesa che porta il Suo nome si sarebbe estinta tempo fa, perché contro di lei
in tutti questi secoli sono stati sferrati innumerevoli attacchi -sociali,
politici ed intellettuali. Senza dubbio spesso pareva votata all'estinzione e
morta, ed i suoi innumerevoli nemici ne sarebbero stati gli efficaci becchini;
sempre però, come il Suo Salvatore, essa è risorta dalla tomba ed ha fatto
rotolare via la pietra che l'ostacolava. Solo il fatto della risurrezione di
Gesù può spiegare l'esistenza della chiesa del Dio vivente.
Inoltre, la chiesa ha un destino
glorioso, perché oltre a questa vita essa ha un futuro eterno. Cristo, che ha
dato sé stesso per la Sua chiesa, ritornerà presto per portare via con Sé tutti
coloro che Gli appartengono, "per far comparire la chiesa davanti a sé
gloriosa, senza macchia o ruga o alcunché di simile, ma perché sia santa ed
irreprensibile"(Ef. 5:27).
Secondo il razionalismo moderno la
chiesa dovrebbe estinguersi nell'unità della famiglia umana. Anche in questo
caso, però, come non vedere nel pensiero di questi detrattori, l'opera
distruttiva di Satana?
L'Evangelo della risurrezione è
infine:
III. Una forza irresistibile
Dice il nostro testo: "Ringraziato
sia Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo"(1
Co. 15:57). In questo impressionante capitolo della prima lettera ai
cristiani di Corinto si apre con il fatto della risurrezione, il cuore di
questo capitolo presenta la fede nella risurrezione, mentre i versetti
conclusivi parlano della sua irresistibile forza.
1) Una forza rivelata. Paolo lo afferma in modo sintetico quando
dice che Gesù Cristo è stato "dichiarato Figlio di Dio in potenza,
secondo lo Spirito di santità mediante la risurrezione dai morti"(Ro.
1:3,4).
Prima di essere crocifisso Cristo
esprimeva pretese che ad occhi umani possono veramente essere considerate
pazzesche. Comparando il Suo corpo ad un tempio terreno, Egli annunciò: "Distruggete
questo tempio, e io in tre giorni lo ricostruirò"(Gv. 2:19).
Questa affermazione, come altre simili, si comprovò vera quando la pietra che
chiudeva la tomba venne fatta rotolare via, e la tomba si rivelò vuota. Nel
trionfo della risurrezione il Figlio di Dio esemplifica ogni altra
manifestazione di potenza divina, inclusa la creazione stessa.
Si racconta che un uomo ed una
donna avessero perso per difterite in un'unica settimana tre dei loro figli.
Solo la loro bambina di tre anni si era salvata. Un mattino di Pasqua, quel
padre, quella madre e quella bambina si erano recati in chiesa per il culto,
dove quell'uomo era predicatore laico ed aveva letto dalla Bibbia il messaggio
della Pasqua senza alcuna incertezza di voce. Molti in quella classe
piangevano, perché non era da molto che erano scomparsi quei tre bambini, ma
quel padre e quella madre erano rimasti sereni e calmi. "Come possono
essere così controllati?" si erano chiesti molti, al termine del culto. Un
ragazzo di quindici anni, tornando a casa dal culto con suo padre, aveva
osservato: "Certo è che quell'uomo e quella donna devono crederci molto,
alla Pasqua, intendo". "Naturalmente," rispose il padre,
"tutti i cristiani ci credono". E il ragazzo di rimando: "No,
non così".
E voi, credete veramente al
messaggio della Pasqua cristiana? Potete voi dire che Cristo risorto sia la
vostra speranza? Potete veramente dire con l'apostolo Paolo: "La morte
è stata inghiottita nella vittoria. O morte, dov'è il tuo dardo? O inferno,
dov'è la tua vittoria?"(1 Co. 15:54,55). L'Evangelo della
risurrezione però è anche:
2) Una forza scatenata. Gesù disse ai Suoi discepoli: "Ma
voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete
testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, in Samaria e fino all'estremità
della terra"(At. 1:8). E' bene ricordare che il messaggio
di Gesù era stato completato molto prima che salisse sulla croce. I Suoi
discepoli, però, non erano in grado di predicare questa verità. Avevano la
teoria, ma mancavano di potenza. Sulla base, però, di quanto era avvenuto sulla
croce, alla risurrezione ed alla ascensione, Gesù aveva riversato su di loro il
Suo Spirito, nella Sua vita senza più vincoli di risorto, e quei deboli
discepoli, ripieni della Sua vita, andarono dovunque con coraggio facendo sì
che tutti conoscessero il Salvatore. Ora potevano predicare senza paura e
soffrire fino alla morte per quel messaggio, avendovi investito la vita intera.
Con lo stesso potente messaggio di
risurrezione, essi sarebbero andati per il mondo intero operando miracoli di
conversione, di guarigione, di liberazione, altrimenti impossibili senza quella
potenza straordinaria che risiede nel nome di Cristo crocifisso e risorto. Lo
stesso vale ancora oggi laddove questo Evangelo viene predicato fedelmente
inalterato in tutta la Sua immutata freschezza e potenza.
Conclusione
Oggi vogliamo rinnovare l'appello
che Iddio ci rivolge a considerare l'Evangelo della risurrezione come un fatto,
una fede ed una forza in Cristo- un fatto da credere e da ricevere fedelmente e
in modo inalterato, quand'anche cozzasse contro la mentalità e la filosofia di
vita dei nostri contemporanei. Esso rimane ancora oggi un Evangelo di
conversione: conversione della mente e del cuore, conversione di tutto l'essere
umano secondo l'immagine di Dio che è Cristo e che noi abbiamo perduto.
L'Evangelo della risurrezione di cristo è vero e potente. E noi, dopo averlo
creduto e ricevuto, lo andremo imperterriti ad annunciare per tutto questo
mondo perduto, dicendo a tutti di ravvedersi e di convertirsi al Dio di Gesù
Cristo, il vivente, il verace. Egli è l'unico Salvatore del mondo. Gesù Cristo
è morto ed è risorto per essere il Salvatore dei peccatori proprio come noi!
[Paolo Castellina,
29 Marzo 1994. Tutte le citazioni bibliche qui riportate, salvo diversamente
indicato, sono tratte dalla versione "Nuova Diodati", edizione 1991,
La Buona Novella, Brindisi].