Quel
"qualcosa di più" che le esperienze umane non ci possono dare
(Mt. 17:1-8)
Frustrazione
Siete mai stati delusi di qualcuno
o di qualcosa in cui riponevate la vostra fiducia? L'esperienza della
frustrazione e della delusione è un'esperienza molto comune. Che cos'è la
frustrazione? Il vocabolario ce la definisce come: "lo stato d'animo di
chi ha la sensazione che tutta la sua opera sia stata o sia vana".
Qualcuno ha detto "frustrazione è cercare i propri occhiali senza
occhiali".
La mancanza di valori e di grandi
ideali di cui soffre oggi la nostra società, il disimpegno politico e
religioso, la caduta delle grandi utopie e ideologie sociali, nasce proprio
dalle ripetute delusioni che abbiamo avuto dalle persone o dalle cose in cui
avevamo riposto la nostra fiducia. Chi si presenta oggi come "il
nuovo", l'"alternativa", "quello giusto", il
"diverso", il "salvatore della situazione", viene guardato
dagli scettici con commiserazione.
L'essere umano sente in sé stesso
la profonda aspirazione a liberarsi dai pesanti condizionamenti che gli
impediscono di realizzare pienamente la propria umanità e che pregiudicano ogni
suo più nobile ideale. Quanti tentativi di liberazione falliti, però, può
contare!
L'origine, il motivo di fondo,
della frustrazione umana la Bibbia la descrive come la radicale contaminazione
e corruzione che il peccato opera su ogni essere umano. Eravamo stati creati in
funzione di Dio: fuori dalla comunione con lui, la nostra vita viene svuotata
di ogni suo senso. Dio però ha preparato un piano di redenzione dell'essere
umano.
Nelle nostre precedenti
conversazioni abbiamo ripercorso l'espressione storica del piano di Dio per la
riabilitazione dell'essere umano dalla miseria morale e spirituale in cui è
decaduto.
La via che porta al ristabilimento
della dignità perduta di immagini di Dio passa -come abbiamo visto- dalle
esperienze storiche, eminentemente didattiche dei personaggi paradigmatici di
Noè, Abrahamo, Mosè e Davide. E' possibile però trovare la salvezza ultima di
cui abbiamo bisogno prendendoli come nostro punto di riferimento ultimo? Sono
forse Noè, Abrahamo, Mosè, Davide i salvatori di cui abbiamo bisogno? Grandi
sono le cose che Dio ha compiuto attraverso questi personaggi, molto ci è stato
donato attraverso la loro esperienza e ciascuno di essi ha molto da insegnarci,
ma non è forse vero che, leggendo bene di loro, anch'essi ci deludono molto
perché sono ben lontani dalle aspettative che Dio stesso ripone su di loro?
Se la salvezza dipendesse dalla
nostra fede in ...Noè, Abrahamo, Mosè, Davide ne rimarremmo certo delusi. Essi
indicano e preparano qualcosa di meglio e di definitivo che va oltre alla loro
stessa persona: la venuta del Signore e Salvatore Gesù Cristo.
Gesù, da solo
C'è un episodio molto significativo
nel Nuovo Testamento che sottolinea proprio questo fatto: l'episodio della
trasfigurazione di Gesù.
"...sei giorni dopo, Gesù
prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello, e li condusse sopra un
alto monte in disparte; e fu trasfigurato alla loro presenza; la sua faccia
risplendette come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed
ecco che apparvero loro Mosè e Elia, che conversavano con lui... Mentre egli
parlava ancora, ecco una nuvola luminosa li adombrò; e si udì una voce dalla nuvola
che diceva: 'Questo è il mio amato Figlio, in cui mi sono compiaciuto:
ascoltatelo!'... (e i discepoli), alzati gli occhi, non videro più alcuno, se
non Gesù tutto solo"
(Mt. 17:1-8).
Mosè ed Elia qui rappresentano le
grandi tappe della storia della salvezza del passato. Essi però scompaiono e
Gesù rimane solo. Per quanto importanti, sentiamo però di aver bisogno di molto
di più per poter realizzare la nostra vita e restituirvi la dignità perduta di
creature fatte ad immagine di Dio, e questo qualcosa di più è Gesù. E' Lui il
superamento di tutte le frustrazioni ed i limiti dell'umanità decaduta come
pure l'ambiguità di fondo di tutti gli sforzi etici e religiosi che si possono
fare a livello umano.
Oggi , così, ripasseremo in
rassegna tutti i doni che Dio ci ha fatto nell'Antico Testamento e vedremo
quali effetti abbiano avuto: sono benedizioni che ci aiutano in molti modi, ma
i tesori dell'Antico Testamento non sono in grado di fornirci tutto ciò di cui
abbiamo bisogno. Non possono da soli ristabilirci pienamente come immagini di
Dio. Al contrario, ci lasciano con il forte desiderio che Dio operi per noi
qualcosa di ancora maggiore.
I due effetti delle benedizioni
di Dio
I doni di Dio nell'Antico
Testamento producono nella nostra vita sia risultati positivi che negativi. Dio
aveva stabilito che le Sue benedizioni al tempo di Noè, Abrahamo, Mosè, e
Davide promovessero la nostra dignità perduta di creature fatte ad immagine di
Dio. Se però non stiamo attenti a usare questi doni in modo appropriato, essi possono
finire col farci del male: invece di elevarci a maggiore dignità, ci possono
rendere ancora più ignobili. Com'è possibile?
Prendiamo ad esempio la Legge che
Dio ha promulgato per regolare la nostra vita. La legge è qualcosa di
estremamente positivo; è stata intesa per portare armonia e felicità. Essa ha
però un doppio aspetto. Ci informa su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e
ci tiene lontano dal male e dalle sue temibili conseguenze, delle quali spesso
non ce ne avvediamo. I benefici della legge che Dio ha promulgato diventano
ovvi quando guardiamo ciò che succede quando viene disattesa. Forse che
l’immoralità rafforza il nostro carattere? Forse che l'omicidio -legalizzato o
meno- ha mai prodotto risultati positivi durevoli? Forse che adorare degli
idoli ci eleva a livelli più alti di esistenza? Certo no: abbiamo bisogno della
Legge di Dio per guidarci a vivere con saggezza.
Della Legge, però, se ne può però
abusare: la legge ci informa su ciò che è male, ma sapere ciò che è proibito
...ci tenta proprio a farlo, perché la natura umana è fondamentalmente ribelle
verso Dio e la giustizia, come pure desiderosa di provare "i piaceri del
peccato". Di solito più si proibisce, più la gente è tentata a fare
proprio il contrario di quello che si dice...
La legge di Dio è buona ed intesa
per il nostro bene, ma quella stessa legge di Dio, quando viene fatta
conoscere, a causa della corruzione del cuore umano, si trasforma in una
trappola inducendoci, per assurdo, a peccare di più.
L'avere una legge etica e morale
dalle qualità eccellenti non ci può salvare, né bastano -per cambiare uomini e
situazioni- generici appelli ed esortazioni a fare il bene. I buoni propositi e
la predicazione della morale non ha mai cambiato nessuno, anzi, diventa essa
per assurdo produttrice essa stessa di ipocrisia e di immoralità, perché la
legge non ha la forza di farci fare il bene, e nemmeno la minaccia di un
castigo lo può fare. Nei paesi dove vige -per esempio- la pena di morte, i
criminali continuano a rubare ed ammazzare lo stesso, niente affatto
intimoriti!
La legge non può salvare perché
prima è necessaria una radicale trasformazione dell'essere umano dal suo
intimo. Questo lo può fare solo Cristo, il "qualcosa di più" a cui
noi tutti aspiriamo.
L'ambiguità di fondo di una buona
cosa come la legge, vale anche per i buoni doni che ci sono stati concessi
tramite Noè, Abrahamo, Mosè, e Davide. Come è possibile questo?
1. Due effetti con Noè
Come leggiamo nella Genesi Dio,
tramite Noè, aveva concesso all’umanità ulteriori opportunità per cambiare la
sua rotta verso il disastro. Attraverso la regolarità dei cicli della natura e
la capacità del creato di auto-rigenerarsi, Dio aveva provveduto all’essere
umano non solo la stabilità di cui la sua vita aveva bisogno, ma anche la possibilità
di riparare, o almeno attenuare, i guasti prodotti dalla sua natura decaduta.
Dio aveva promesso di non
distruggere più la terra a causa dell’uomo e che egli avrebbe potuto utilizzare
tutte le risorse del creato per nutrire e sviluppare sé stesso. Che cosa
succede però? La regolarità e la capacità di rigenerarsi della natura viene
presa per scontata e questo produce irresponsabilità e false sicurezze. Inoltre
tutto ciò che di buono noi scopriamo ed elaboriamo dalla natura può avere sia
aspetti positivi che negativi. La scienza stessa ha un carattere ambiguo: le
sue scoperte possono essere usate sia per il progresso umano che, più spesso,
come arma di distruzione e di oppressione.
Dio ci ha dato un'intelligenza
senza pari in questo mondo, ma perché non riusciamo ad usarla per
razionalizzare la nostra vita sulla terra e risolvere i problemi di cui
soffriamo? Non ci vorrebbe tanto... Si, noi ci troviamo nell’incapacità di
gestire per il meglio l’intelligenza e le opportunità che ci sono state date.
Non è frustrante vedere tutto
questo? e non ci fa forse ci fa desiderare qualcosa di più che semplici
opportunità: la capacità di gestirle adeguatamente. Il Signore e Salvatore Gesù
Cristo è Colui che ci può far superare queste contraddizioni.
2. Due effetti con Abramo
Quando consideriamo l’esperienza
storica di Abramo, vediamo i grandi privilegi che gli erano stati concessi. Dio
aveva scelto lui e la sua famiglia per essere uno strumento di benedizione per
tutti i popoli della terra. Da Abramo sarebbe nata una nazione molto grande,
che Dio avrebbe dotato di ricchezze materiali, intellettuali, morali e
spirituali senza pari nel mondo. Perché? Perché se lo meritava e perché se le
godesse, oppure perché le utilizzasse e le investisse per promuovere il
progresso dell’intera umanità in tutti questi campi? L’elezione di Israele era
strumentale alla benedizione del mondo intero.
Abramo aveva imparato la necessità
di confidare nella potenza di Dio, ad attendere pazientemente il compimento
delle divine promesse e a perseverare in fedele servizio reso a Dio. Quante
volte però il popolo di Dio si è insuperbito pensando di essere meglio degli
altri, tenendosi per sé tutte queste benedizioni, disubbidendo alla volontà di
Dio, macchiandosi di infedeltà e di irriconoscenza disattendendo il mandato
ricevuto e la testimonianza che doveva dare al mondo?
E poi, che cosa ci poteva essere di
più grave (e che c'è di più grave oggi) che respingere il Cristo promesso,
compimento stesso di tutta la sua storia?
Anche in questo caso siamo di
fronte alla frustrazione di vedere un popolo che non sa essere all’altezza del
compito che gli era stato affidato. Anche in questo caso quanta delusione per
avere affidato all’uomo privilegi di cui regolarmente abusa. Tutto questo ci fa
aspirare a qualcosa o qualcuno di diverso che ci dia speranza oltre l'infedeltà
di cui è spesso colpevole il popolo di Dio.
3. Due effetti con Mosè
Il popolo di Dio, sotto la guida di
Mosè prima e poi di Giosuè, doveva imparare che bisognava lottare per conquistare
la dignità perduta di immagini di Dio.
Dio dava loro una terra, la terra
promessa, ma se l’avrebbero dovuta conquistare con una dura lotta contro
innumerevoli forze di opposizione che non avrebbero tanto facilmente permesso
al popolo di Dio di ristabilire l’ordine perduto. Bisognava realizzare una
nazione modello, ma stabilirla significava fare radicalmente piazza pulita di
tutto ciò che non era conforme alla volontà di Dio, sia interiormente in ogni
membro del popolo di Dio, sia esteriormente nell’ambiente circostante.
Avevano iniziato bene, ma che
frustrazione scoprire poco dopo che l’opera non era stata del tutto realizzata.
Un’opera fatta solo a metà, non è affatto soddisfacente. O tutto o niente.
Quante volte i bambini, ed anche noi abbandonano a metà le opere che vogliono
intraprendere, per pigrizia, mancanza di diligenza, o perché vengono
improvvisamente attratti da altre cose!
Invece che fare piazza pulita di
tutto ciò che il paganesimo era e rappresentava, spesso il popolo di Dio
rimaneva affascinato ed attratto dagli usi, dai costumi e dalla cultura dei
popoli pagani. Invece di combattere l’ideologia e la pratica dell’uomo ribelle
a Dio, ecco che il popolo di Dio, affascinato da tutto questo, fa compromessi
con "il vecchio regime" corrompendo la propria identità.
Anche in questo caso quanta
frustrazione nel vedere una nazione chiamata ad essere modello per il mondo
intero di fedeltà a Dio, che si corrompe e si compromette con il vecchio che
avrebbe dovuto combattere! Anche in questo caso vediamo l'inadeguatezza degli
strumenti umani che Dio aveva scelto per ristabilire l’umanità alla dignità
perduta, e anche in questo caso questo ci fa anelare a qualcosa di meglio: la
fedeltà che solo Cristo ha saputo manifestare.
4. Due effetti con Davide
Il regno di Davide doveva
costituire il culmine dei piani di Dio per il ristabilimento della dignità
perduta di creature fatte ad immagine di Dio. Ecco una nazione dove regna la
pace e la prosperità, ecco una nazione dal suolo generoso, dal clima ottimo, dagli
abitanti pieni di talenti. Ecco una nazione che adora il vero Dio e che è
sottomessa alle leggi che Egli ha donato all’umanità. Ecco dei regnanti e dei
sacerdoti illuminati e responsabili.
L’ideale, l'utopia realizzata,
penseremmo noi... Eppure ecco anche qui il germe dell’ingratitudine e
dell’infedeltà. Ecco che Davide stesso, come se non gli fossero bastate le
donne che già aveva, concupisce la donna di un altro e se la prende con
l’inganno. Ecco un popolo che, come se non gli bastassero le ricchezze che già
possiede, ne concupisce altre con l’ingiustizia e la violenza. Ecco un popolo
che diviene pigro disattendendo le responsabilità che gli erano state affidate.
Ecco un popolo che, nonostante le meraviglie che Dio aveva operato per esso, va
dietro alle lusinghe di falsi dei.
Quanta frustrazione e delusione,
ancora una volta, per avere affidato ad esseri umani la redenzione
dell’umanità, ma per quanto queste imprese siano importanti c'è di meglio in
serbo per noi: quello che è avvenuto in Gesù Cristo e che non ha mai deluso
nessuno!
Conclusione
Che dire davanti a tutto questo?
Quante delusioni e frustrazioni. Forse che Dio ha sbagliato nel scegliere gli
strumenti di redenzione che Egli ha scelto? Forse che Egli ha peccato di
disavvedutezza, non rendendosi conto che dell’essere umano non ci si può
davvero mai fidare? Dobbiamo cadere noi nella disperazione e nell’apatia,
nell’indifferenza e nella rassegnazione di chi aspirava a grandi ideali e poi
ne è stato del tutto deluso? No, tutto ciò che abbiamo considerato rientra nei
propositi di Dio perché è altamente pedagogico.
Le esperienze storiche del popolo
di Dio narrate nell'Antico Testamento, come dice la Bibbia stessa, "furono
scritte per nostro ammaestramento" . Esse infatti sono la pedagogia
che Dio, nella Sua meravigliosa grazia, usa verso di noi per ricondurci ad
ottenere la nostra dignità originale perduta di creature fatte ad immagine e
somiglianza di Dio. Ma come, direte voi, se la storia della salvezza
nell’Antico Testamento sembra solo essere un unico grande fallimento?
Percorrere l'Antico Testamento è
infatti come salire gradino dopo gradino, la scala delle opportunità che Dio ci
offre, nella Sua meravigliosa grazia, per conseguire questo obiettivo. Il
peccato sporca e rovina la nostra dignità umana, ma Dio ci raggiunge e ci
istruisce attraverso l'esperienza di Noè, Abrahamo, Mosè e Davide in
innumerevoli modi. Un’esperienza deludente? E non è forse anche per questo che
molti oggi si tengono lontani dalla fede biblica?
Ognuno di questi passi è importante,
ma ognuno di essi ci indica che dobbiamo cercare qualcosa di più, qualcosa di
meglio, qualcosa di superiore alla prospettiva umana, perché l’essere umano è
in ogni caso profondamente corrotto. Ci rendiamo così conto di quanto questo
non sia sufficiente e di aver bisogno di "qualcosa di più". Di che
altro? Abbiamo bisogno della persona e dell'opera unica nel suo genere del
Salvatore Gesù Cristo, che "rimane solo" una volta
"scomparsi" gli eroi del passato, con tutti i loro limiti. Soltanto
Gesù, uomo si, ma radicalmente diverso qualitativamente da noi, è il compimento
di tutto ciò di cui l’Antico Testamento aveva messo le basi. "Chiunque
crede in lui non sarà svergognato". Approfondiremo questo punto nella
nostra prossima riflessione.
(Paolo Castellina,
6 gennaio 1994, elaborato n. PR574. Tutte le citazioni bibliche, salvo
diversamente indicato, sono tratte dalla versione "Nuova Diodati",
Brindisi, 1991).