Temere Dio vuol dire
servire la vita
Oggi noi prendiamo commiato da ***, una
donna speciale, cara non soltanto ai suoi famigliari ed amici, ma
particolarmente cara a moltissime persone di questa nostra valle, perché lei è stata
colei che ha aiutato a venire al mondo almeno tre generazioni di bregagliotti,
come valente levatrice.
La figura della
levatrice
La levatrice, o, come si dice meglio
oggi, l=ostetrica, è una figura che possiamo,
senza alcuna retorica dire che accompagni la storia dell=umanità. La donna, con la creatura che porta in sé, nel
periodo delicato della gravidanza e del parto e anche dopo, ha bisogno fisico e
psichico di consiglio e di assistenza. Ecco così che la levatrice è una figura
di grande importanza proprio perché si prende cura della donna e del bambino in
un parto normale e consiglia l=intervento del medico in casi
difficili. L=opera delle ostetriche si è mostrata
quantomai preziosa nella storia per limitare la mortalità da parto.
Quante donne e quanti uomini possono
oggi ringraziare Iddio per aver loro dato un tale prezioso aiuto come la nostra
Susanna, quanti ricordi, quante cose da raccontare...
Si può pensare che presso i popoli più
antichi la gestante abbia trovato tale aiuto tra le conoscenti più anziane,
ammaestrate dall=esperienza. Non sempre però le persone
che si dedicavano a tale opera, avevano una necessaria preparazione specifica.
Due coraggiose
levatrici
La Bibbia, Parola di Dio, ha qualcosa
da dire sulle levatrici? Si, ed addirittura ne presenta alcune come esempio di
fede e di coraggio. Nel popolo israelita il compito di levatrice era affidato
ad amiche, a vicine o a parenti, e in molti casi c=erano anche levatrici professionali, compito spesso
affidato a donne senza figli. Rachele, moglie del patriarca Giacobbe, era morta
durante il parto del figlio Beniamino e prima di morire la levatrice le aveva
detto: *Non temere, perché anche questa volta
hai un figlio+. Tamar aveva dato alla luce due
gemelli; una levatrice l=assisteva ed aveva legato un filo
scarlatto attorno al primo bambino emerso per poterlo più tardi identificare.
Le levatrici più famose nella Bibbia,
però, sono quelle che assistevano alla nascita dei figli degli israeliti
durante la schiavitù in Egitto. Sono queste che vengono particolarmente
ricordate per il loro coraggio e la loro fede e delle quali vorrei oggi parlare
perché attraverso di loro è Dio che ci vuole parlare.
Il faraone aveva comandato alle due
levatrici Scifrah e Puah che, nel caso della nascita di un maschio avrebbero
dovuto ucciderlo. Il faraone infatti temeva la prolificità del popolo di
Israele, e pensava, con questo iniquo decreto di limitarne il numero. Esse però
disubbidiscono al re ingannandolo, a rischio della loro stessa vita, e
dimostrano così il loro amore, il loro coraggio, e soprattutto la loro
dedizione al buono e giusto Iddio dell=universo.
Nel libro dell=Esodo, al capitolo primo, dopo aver raccontato la storia
di queste due eroiche levatrici, è scritto: *Or
Dio fece del bene a quelle levatrici; e il popolo moltiplicò e divenne
straordinariamente forte. Così, perché quelle levatrici temevano Dio, egli
diede loro famiglie in proprio+.
Temere Iddio
A...perché quelle
levatrici temevano Dio@: ecco la frase che più mi ha colpito
in questo testo e credo che valga la pena soffermarci -in questa nostra
occasione- proprio su questo punto e sottolineare come Atemere Dio@, cioè conoscerLo, amarLo,
rispettarLo, aver fiducia in Lui, ubbidirGli, sia davvero tutto nella vita
umana. Anzi, posso affermare che Atemere Dio@, in questi termini, sia l=unica
cosa che possa dare veramente senso e prospettiva alla nostra vita personale ed
sociale. Questa è la lezione che ci proviene dall=esperienza
di queste levatrici, ma anche da quella di quegli uomini e di quelle donne che
in ogni tempo e paese, hanno avuto il coraggio di investire in Dio la loro
esistenza.
Qual è la nostra autorità
ultima? Benché noi
pretendiamo di essere liberi ed autonomi, in realtà noi ci sottomettiamo tutti,
che ne siamo coscienti o no, ad un=autorità che determina il nostro
comportamento. Può essere l=autorità più o meno legittima di una
nazione, ma anche l=autorità di una tradizione (dobbiamo
fare Acome si è sempre fatto@), il conformismo sociale (dobbiamo fare Aquel che fan tutti@), la moda o la pubblicità, o i forti
impulsi dei nostri desideri e passioni a cui non sappiamo dire di no. Possiamo
dire che noi Atemiamo@
queste autorità, il che vuol dire rispettarle, ma anche Aaverne paura@ perché spesso si tratta di autorità
tiranniche (anche una tradizione può essere in qualche modo Atirannica@).
Ecco però due donne coraggiose che
sanno dire di no agli iniqui decreti di un=autorità tirannica come quella di
Faraone, che fanno Aobiezione di coscienza@, perché si sottomettono ai decreti buoni e giusti di un=autorità superiore, quella di Dio. Esse Atemono Dio@, non nel senso che ne abbiano paura,
ma perché rispettano la Sua sovranità, costi quel che costi. Esse comprendono
qual è il loro dovere verso Dio, e danno ad esso precedenza rispetto a
qualunque altro dovere, o piacere...
Impegno per la vita. Quelle due levatrici sono coscienti
che la loro vocazione è al servizio della vita e si rendono conto che ubbidire
ai decreti omicidi di Faraone vorrebbe dire tradire la loro stessa missione. Non
solo, esse sanno che Dio è il Dio della vita, dell=amore e della giustizia e che Atemere Dio@ significa impegnarsi per la vita.
Anche per questo esse fanno obiezione di coscienza. Questo mondo è dominato da
forze di morte e di oppressione e i più, temendole, si sottomettono alle loro
logiche di distruzione. Non si tratta solo di leggi politiche, ma può essere
anche il conformismo sociale una logica di morte, le leggi Adel mercato@, quelle dei militari, quelle della
mafia, e certamente quelle dell=egoismo in tutte le sue dimensioni,
sono forze di morte.
Queste due levatrici resistono e fanno
opposizione alle forze di morte e operano per la vita. Anche oggi si uccidono
bambini ed anche prima che vengano alla luce e spesso Alegalmente@, si abusa di loro, li si maltratta e
li si diseduca. Queste due levatrici Atemono Dio@ e perciò lavorano per la vita e per la sua qualità,
costi quel che costi.
Il timore di Dio è
superiore ad ogni altro timore. Quando
la nostra nozione di autorità termina con ciò che è visibile e temporaneo, noi
diventiamo vittima di mutevoli circostanze; quando quella nozione si eleva
verso l=invisibile e l=eterno, possiamo godere di stabilità fra il tumulto e la
confusione di questo mondo, fra la vanità, stoltezza e miseria di questo mondo.
Prendete la storia umana nel suo insieme, e troverete che quegli uomini e
quelle donne che più devotamente ed onestamente hanno temuto Dio, sono stati
proprio loro che hanno difeso e salvato il proprio paese dalla distruzione
materiale, morale e spirituale. Non hanno fatto tanto rumore, forse non hanno
mai fatto dimostrazioni pubbliche e forse il loro nome non compare neanche nei
libri di storia. Eppure la loro influenza è penetrata silenziosamente nella
vita della nazione, ed assicurato al paese la potente ed amorevole cura di Dio.
Le due levatrici del racconto biblico,
con il loro coerente timore di Dio, hanno salvato un=intera nazione. Queste due donne Acon il timore di Dio@ hanno avuto il coraggio di andare
controcorrente e di testimoniare che è possibile un mondo dove, rispettando
Dio, si rispetta e si promuove la vita.
Il timore di Dio dà
coraggio. Colui che
serve Dio, serve un buon padrone. Colui che serve Dio è coraggioso ed eroico.
Qui abbiamo due umili donne che disprezzano il patronato di una corona, e
sfidano l=editto di un re. Il timore di Dio
rende vittorioso anche il più debole, ed eleva l=umile
sul podio del vincitore. Un comportamento miope avrebbe detto: Acerchiamo di compiacere Faraone@. Un cuore credente dice: Acompiaciamo
Dio@. Faraone aveva molto da offrire,
aveva tutti gli onori nelle sue mani, oro ed argento. Avrebbe potuto dare
grandi onorificenze a quelle levatrici e renderle famose in Egitto, ma come
farà poi Mosè (che certamente avrà saputo della fede di quelle levatrici): *Per fede Mosè, divenuto adulto,
rifiutò di essere chiamato figlio della figlia di Faraone, scegliendo piuttosto
di essere maltrattato con il popolo di Dio che di godere per breve tempo i
piaceri del peccato, stimando il vituperio di cristo ricchezza maggiore dei tesori
d=Egitto, perché aveva lo sguardo
rivolto alla ricompensa (eterna)+.
Dalla parte della
vita
Può sembrare strano che in un occasione
di un funerale io celebri la vita. Eppure Dio non è il Dio dei morti, ma dei
viventi. La professione dell=ostetrica è una professione al
servizio della vita, ma ancora di più lo può essere se viene svolta
coscientemente in sottomissione a Dio, Atemendo Dio@, come dice la Bibbia.
Dio è il Dio della vita, e la morte è
la conseguenza del peccato, cioè della ribellione a Dio. Per noi che però
viviamo sotto l=insegna della morte c=è speranza: come? Rispondendo di >si= all=appello
che ci rivolge il Signore e Salvatore Gesù Cristo, principe della vita, a
diventare Suoi discepoli. AChiunque vive e crede in me non morrà
mai@ dice Gesù.
Si, colui che si affida a Gesù Cristo
durante la sua esistenza terrena viene rigenerato ad un nuovo modo di essere,
impostato alla vita -generosa, significativa ed abbondante- si impegna per la
vita testimoniando un modo di pensare, di parlare e di agire controcorrente e
poi, nell=aldilà, per grazia di Dio, potrà
godere di vita eterna alla presenza stessa di Dio. Non conosco migliore
alternativa a quello che Gesù può dare e sfido chiunque a mostrarmela.
Oggi, laddove la vita spirituale è più
profonda e reale, essa diventa come il sale che impedisce la corruzione della
convivenza umana. Le nostre società sempre più corrotte hanno quanto mai
bisogno di veri cristiani che, costi quello che costi, hanno il coraggio di
andare controcorrente. Nello squallido panorama morale e spirituale del nostro
tempo ecco un=oasi di pace dove Asi respira un=aria diversa@ dall=andazzo di questo mondo, dove tutto
sembra diverso, valori, stile di vita: è una famiglia cristiana o un singolo
credente che coerentemente compie il proprio dovere verso Dio, che Ateme Dio@ e non se ne pente.
(Predica n. 557. Paolo Castellina, Borgonovo, giovedì 12 agosto 1993,
Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla
Versione Nuova Riveduta, ed. 1991, La Buona Novella, Brindisi).