Un regalo disinteressato?

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Introduzione

Mettiamo che qualcuno venga da voi e vi dica: *Senti, ti voglio fare un bel regalo+, oppure *Voglio invitarti a cena+, oppure *Ti vorrei aiutare a fare quella cosa che tanto ti preoccupa+, oppure *Ti voglio fare un prestito perché ti so in difficoltà+. Come reagireste?

Credo che la reazione più comune sarebbe di dire o di pensare: *Perché lo fa? ...qual è il suo secondo fine, la sua motivazione inconfessata?... Che interesse ne ricava?... A che cosa mira nel fare questo?...+.

E se quella persona replicasse: *No, non lo faccio perché voglio che tu me lo ricambi un giorno, non ho alcun celato interesse nel farlo o secondo fine da parte mia. Lo faccio semplicemente perché ti voglio bene, perché ti voglio vedere felice+. Ci credereste?

Si, oggi siamo arrivati al punto di essere persuasi che vale sempre quell'angosciosa massima che dice "Non si fa mai niente per niente" e, forse perché nel passato siamo stati ingannati da falsi amici e da falsi amori, da false "offerte speciali", da falsi doni, vantaggi o premi, diventiamo cinici e non crediamo più che esista l'amicizia o l'amore, il dono fine a sé stesso, insomma, la gratuità. Possiamo regalare quello che non ci costa niente, ma è possibile regalare qualcosa di gran prezzo, semplicemente perché l=altro sia felice e basta?

Siamo anche arrivati al punto da rifiutare il dono "per non dover poi ricambiare". Anzi, non solo non crediamo più al dono fine a sé stesso, ma non comprendiamo neppure più la necessità della riconoscenza. *Perché devo ringraziare una persona?+, diciamo, *Se ha fatto qualcosa è sicuramente perché avrà il suo tornaconto, perché è suo dovere farlo+!

Un fenomeno moderno

E' esagerato quello che sto dicendo? Anch'io vorrei che non fosse vero, ma si tratta di un problema sempre più attuale. Il sociologo italiano Francesco Alberoni, nel Corriere della Sera del 7 giugno 1993, in un suo breve articolo intitolato: *C=è una spiegazione a tutto, così addio riconoscenza!+, tratta proprio del tema della riconoscenza e della gratuità.

Egli dice: "Nel mondo moderno la riconoscenza è uno dei sentimenti più trascurati, addirittura osteggiati. Un tempo veniva insegnata fin dall=infanzia. Si diceva al bambino: *Vedi tuo padre come lavora per te, per mantenerti? Vedi tua madre come si sacrifica, come ti dedica la sua vita?+. In seguito ciascuno imparava che aveva contratto *un debito di riconoscenza+ verso chi gli aveva insegnato un mestiere, chi lo aveva aiutato nel bisogno, verso chi lo aveva curato nella malattia. Il sentimento di riconoscenza presuppone che l=altro sia libero di fare o non fare, che il suo gesto sia una specie di dono. Invece la nostra società applica dovunque lo schema tipico della scienza, in cui, di ogni comportamento, si può trovare o la causa o una motivazione utilitaria. Il mondo moderno, cioè, ragiona in questo modo: se i genitori hanno messo al mondo dei figli è perché faceva loro piacere. Se un medico ti cura e ti guarisce è perché ci guadagna. Se l=insegnante ti fa imparare cose utili, compie soltanto il proprio dovere. Per quale motivo lo dovrei ringraziare?".

Si può fare qualcosa di importante per niente? per amore? semplicemente per far piacere a qualcun altro? E' ancora possibile per esempio, il volontariato, la solidarietà, l'offerta a fondo perduto? Oppure il volontariato nasconde chissà quale piacere egoistico, la solidarietà è sempre "pelosa" ed interessata e l'offerta sempre qualcosa di vantaggioso per chi te la dà?

Se la pensate così dimostrate fino a che punto è giunta la meschina mentalità utilitaristica moderna.

Continua l'Alberoni: "Questo modo di ragionare, che sembra tanto logico, è in realtà assurdo. Seguendo fino in fondo il principio del piacere, arriviamo alla conclusione che gli altruisti sono, in realtà, egoisti. I volontari che sono morti in Bosnia non c=erano andati perché gli faceva piacere? Dunque sono egoisti come quelli che li hanno ammazzati. Sostenendo che tutto è fondato sull=interesse, arriviamo alla conclusione che l=amore fra la madre e il suo bambino o fra due innamorati, non è altro che uno scambio reciproco: io do una cosa a te e tu dai una cosa a me. Come dal negoziante. Infatti è esattamente lo schema economico applicato al campo affettivo".

C'è di più: l'Alberoni mette poi in rilievo come vi sia anche uno schema giuridico, dove si fa qualcosa solo perché è nostro dovere farlo. Che questa possa essere l'unica motivazione di un'azione, rileva l'Alberoni, è assurdo, perché sappiamo che dove si applicano alla lettera i regolamenti in realtà si blocca tutto, diventa un mondo inumano.

Ed ecco che il l'Alberoni così osserva: "Queste spiegazioni producono una caricatura della vita reale. Perché la vita reale è animata da qualcos=altro, dallo slancio, dalla creatività, dalla capacità di dedizione. La gente si butta nelle imprese, si getta nell=amore, si impegna nella politica. Perfino gli affari non nascono solo dal calcolo meticoloso dell=interesse, ma dal piacere di fare le cose insieme, dal gusto dell=avventura. Le imprese funzionano perché la gente si diverte a lavorare, perché crea, innova. Il regolamento è solo uno schema che viene continuamente rinnovato. Gli esseri umani, in realtà, sono ad un tempo peggiori e migliori di come quest=arida psicologia li descrive. Sono malvagi ed invidiosi, però, nello stesso tempo, si sentono inutili e vuoti se non hanno qualcosa o qualcuno a cui dedicarsi, per cui prodigarsi. Può essere un=impresa, una missione, un amore o anche soltanto un cagnolino. Ciò che facciamo solo per noi, esclusivamente per noi, non ha valore morale e ci lascia intimamente insoddisfatti+.

Fare qualcosa per niente, o meglio, per amore è possibile, e deve essere possibile. E l'Alberoni conclude: "E questo bisogno di dare, questo sovrappiù, che sta alla base del sentimento di riconoscenza. Abbiamo ricevuto in sovrappiù dagli altri e dobbiamo loro riconoscenza. Nello stesso tempo, anche noi ci siamo dedicati, ci siamo prodigati. Per questo sappiamo di meritare anche noi un po= di riconoscenza. Se qualcuno ce la nega, ci fa torto+.

Il testo biblico

Il concetto di amore disinteressato, di dono, e quindi di riconoscenza, che ci pare così estraneo ed "impossibile" alla nostra mentalità contorta, sta però alla base della fede cristiana. Esso è stato ampiamente esemplificato da Dio, il quale manifesta sé stesso nella Bibbia come un Dio generoso, benigno, misericordioso e benevolente. Egli lo ha mostrato soprattutto quando è venuto fra noi in Gesù Cristo, vivendo per noi, dando la Sua vita per noi. Perché per amore e compassione, per incontestabile ed inesplicabile amore. Cristo ha poi insegnato questo principio ai Suoi discepoli affinché lo praticassero come lo stile di vita per eccellenza del Regno di Dio.

Al capitolo 10 di Matteo viene raccontata una magnifica scena della "scuola di Cristo". I discepoli di Gesù, dopo aver imparato per un po' di tempo le lezioni di Gesù, vengono mandati per la prima volta nel mondo, per cominciare a praticare quello che Gesù aveva loro insegnato.

Gesù dice loro: *Andate e predicate, dicendo "Il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, mondate i lebbrosi, risuscitate i morti, scacciate i demoni; gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date+ (Mt. 10:7,8). Notate bene queste parole: "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date".

I discepoli di Gesù dovevano andare attorno facendo del bene e, con la forza di Gesù, anche veri e propri miracoli. Perché? Forse per attirare gente dietro alla "nuova religione" fondata da Gesù? Per farsi dare dei soldi e così guadagnarci su? Per qualche strano ed inconfessato motivo? No, per amore, anzi, come segno del mondo che Dio gradisce, del mondo come Dio l'aveva creato fin dall=inizio, del mondo che verrà instaurato al termine di quest'era, quando tutto ciò che è storto e che non si è raddrizzato con la persuasione, sarà raddrizzato per forza!

Gesù è il dono

"Gratuitamente date", aveva detto Gesù, perché "gratuitamente avete ricevuto".

Che cosa avevano ricevuto i suoi discepoli? Ma nient'altro che Lui stesso, la Sua persona, Gesù Cristo! Essi non avevano fatto nulla per meritare quel dono. Era stato Gesù che li aveva sovranamente scelti, chiamati alla salvezza ed al servizio della Sua causa. *Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi; e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto sia duraturo!+ (Gv. 15:16). Essi avevano ricevuto, per pura grazia di Dio, la persona di Gesù per essere il loro Salvatore e Signore. Questo ed altro ancora, perché con Gesù era venuta la verità su Dio per la loro vita e la loro morte, salvezza dalla maledizione del loro peccato e la speranza dell'eternità, la risposta per la loro afflizione e una vita davvero significativa.

Che cosa dice la Bibbia? "E noi tutti abbiamo ricevuto dalla Sua pienezza grazia sopra grazia" (Gv. 1:16). Dio dona l'universo per i nostri occhi, ma ha un dono più grande per l'anima "il Suo unigenito Figlio" (Gv. 3:16), e anche di più! Ascoltate: ACertamente colui che non ha risparmiato il suo proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà anche tutte le cose con lui?@ (Ro. 8:32). Egli è il"dono ineffabile" (1 Co. 9:15) di Dio per noi. perché? Perché Egli ama di un amore al di là della nostra comprensione. Se solo potessimo apprezzare appieno questa benedizione, non potremmo più dopo lamentarci per nulla che ci accada.

Un concetto incompatibile

con la mentalità di questo mondo

Gesù è dunque il mezzo che Iddio ci ha fornito per la nostra salvezza. Per qual motivo recondito ce l'ha dato? Che cosa vuole da noi Dio quando ci chiama a Sé? Il Suo "cosiddetto amore" è forse una trappola? Forse per questo molti se ne tengono lontani.

La Bibbia però dice chiaramente: *Iddio ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo unico Figlio Gesù Cristo, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna+ (Gv. 3:16). *Voi infatti siete stati salvati per grazia, mediante la fede, e ciò non viene da voi, è il dono di Dio. non per opere, perché nessuno si glori+ (Ef. 3:8,9). Noi siamo salvati per grazia mediante la fede, senza nulla meritare, né la salvezza è qualcosa che ci possiamo guadagnare. Lo accettiamo questo?

Scrisse A.W.Pink: *La vita eterna è un dono, quindi esso non può essere acquistato dalle buone opere, né preteso come un diritto. (...) Non c=è nulla che maggiormente infastidisca l=uomo naturale, portandone alla luce la sua innata ed inveterata inimicizia contro Dio, che insistere sull=assoluta, eterna, e gratuita sovranità della grazia divina. Che Dio abbia in Sé stesso formato il Suo proposito di grazia dall=eternità senza minimamente consultare la creatura, è troppo umiliante per l=altero cuore umano. Che la grazia non possa in alcun modo essere guadagnata o conquistata dallo sforzo umano è inaccettabile per chi vanta una propria giustizia. Che la grazia estragga dalla massa come oggetto del proprio favore coloro che essa ritiene più opportuno secondo il suo insindacabile ed imperscrutabile giudizio, fa sorgere veementi proteste dai ranghi degli arroganti ribelli. L=argilla insorgerebbe contro il Vasaio per chiedergli: *perché mi hai conformato in questo do?+. Non è altro che criminosa ribellione quella di chi osa mettere in questione la giustizia della sovranità divina+.

Condividere il dono

Dobbiamo essere riconoscenti, dire grazie al Signore, per il meraviglioso ed immeritato dono che ci ha fatto in Gesù Cristo? Oh si, la benedizione in sé stessa è debito di riconoscenza, e come facciamo a dirgli grazie? Comportandoci allo stesso modo verso i nostri simile e condividendo con loro l=Evangelo in parola ed opera.

Non siamo proprietari del dono, ma solo fiduciari. Il regno rimane nostro solo nella misura in cui lo condividiamo. L'apostolo è come una riserva d'acqua: l'acqua della vita non può rimanere pura dentro la cisterna, e non può dissetare nessuno se non scorre attraverso d'essa ogni giorno, in parola ed azione.

Quante volte i cristiani hanno cessato di essere 'buona notizia' perché hanno cessato di condividerla in parola e in vita. Cristo è il soffio della vita. Se tratteniamo il respiro alla lunga muoiamo. Il respiro entra ed esce continuamente per dare vita. C'è una sistola ed una diastola anche per l'Evangelo.

Come facciamo a tenere solo per noi la meravigliosa notizia dell=amore di Dio in Gesù Cristo? Come non condividere il promettente mondo che essa realizza?

Non sono qui per chiedervi nulla!

Vorrei concludere con le parole scritte dal famoso predicatore Carlo Spurgeon, nell'introduzione ad un suo libro sulla grazia. Egli scrive: AHo udito una storia... un parroco era andato a visitare una povera donna, intendendo recarle aiuto perché sapeva essere molto povera. Con del denaro in mano aveva bussato alla sua porta, ma invano: nessuno era venuto ad aprire. Ne concluse che non era in casa e se ne andò. Dopo un po' l'aveva incontrata in chiesa, e le aveva detto che lui si era rammentato del suo bisogno: "Sono venuto a casa sua, ho bussato parecchie volte, credo che non fosse a casa, perché non ho avuto risposta". "A che ora è venuto, pastore?". "Era circa a mezzogiorno". "Oh, mi dispiace", rispose la donna, "ho sentito bussare, e mi dispiace di non avere aperto, pensavo fosse il padrone di casa che veniva per riscuotere l'affitto". Molte povere donne sanno che cosa questo significhi. Ora, è mio desiderio essere udito, e quindi vi voglio dire che non sono venuto per riscuotere l'affitto; e non è nemmeno lo scopo di questo libro chiedervi qualcosa, ma solo di dirvi che la salvezza è solo per grazia, il che significa gratis, per nulla. Spesso, quando siamo ansiosi di essere ascoltati, i nostri uditori dicono: "Ah, mi vuole solo dire quali sono i miei doveri. Mi vuole solo rammentare quello che devo io a Dio, e sono sicuro di non aver nulla da pagargli. Faccio finta di non essere in casa". No, questo libro no è stato scritto per chiedervi di fare qualcosa, ma per portarvi qualcosa. Non parleremo di leggi e di doveri, e nemmeno di castighi, ma parleremo d'amore, di bontà, di perdono, di misericordia, di vita eterna. Non fate perciò finta di non essere in casa; non fate orecchie da mercante... Non vi sto chiedendo proprio nulla. Non vi chiedo nulla né nel nome di Dio né nel nome di un uomo, vengo per portarvi un dono per il quale non mi dovete nulla, e sarà la vostra gioia oggi e per sempre il riceverlo. Aprite la porta e lasciate entrare questa supplica. "Venite e ragioniamo insieme". Il Signore stesso vi invita ad un colloquio al riguardo della vostra felicità immediata ed eterna, e non lo farebbe se non avesse buone intenzioni verso di voi. Non rifiutate il Signore Gesù che bussa alla vostra porta, perché bussa con una mano che era stata inchiodata su una croce proprio per persone come voi. Dato che il Suo solo ed unico scopo è il vostro bene, inclinate il vostro orecchio e venite a Lui. Ascoltate con attenzione, e lasciate che la Sua buona parola affondi nella vostra anima. Forse l'ora è giunta affinché entriate in quella nuova vita che è l'inizio del paradiso. La fede viene dall'udire, e leggere è un modo d'udire; la fede potrebbe venire a voi proprio mentre leggerete questo libro. Perché no? O benedetto Spirito di tutte le grazie, fa che possa essere così!+.

Queste parole dello Spurgeon bene illustrano che cosa sia la gratuità dell=Evangelo di Gesù Cristo e la gratuità che deve impostare la nostra vita di discepoli Suoi. Accetteremo il Suo dono? Anch=io posso dire: La fede viene dall'udire... la fede potrebbe venire a voi proprio mentre ...ascoltate queste mie parole. Perché no? O benedetto Spirito di tutte le grazie, fa che possa essere proprio così per ciascuno che mi ascolta!

(Paolo Castellina, Borgonovo, mercoledì 9 giugno 1993, Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla Versione Nuova Riveduta, ed. 1991, La Buona Novella, Brindisi).

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