Il tessuto della personalità del Cristo e del Suo
autentico seguace
I. Un'idea fissa?
L'apostolo Paolo, nel definire il contenuto della sua predicazione e
missione, ebbe a dire nella lettera ai cristiani di Corinto: "Anch'io,
fratelli, quando venni da voi, non venni con eccellenza di parola o di
sapienza, annunziandovi la testimonianza di Dio, perché mi ero proposto di
non sapere fra voi altro, se non Gesù Cristo, e lui crocifisso".
La persona di Gesù Cristo era il motivo conduttore di tutta la
predicazione dell'apostolo Paolo, come pure degli altri apostoli e di ogni
autentica predicazione cristiana.
Perché? Perché Cristo è la risposta, la risposta più completa ad ogni
buona e santa aspirazione umana. In Lui sono contenute ricchezze insondabili, e
chi sa veramente apprezzare ciò che vale lo sa, e non si stanca di contemplare
la Sua persona e la Sua opera. Dio si compiace del Suo Figliolo Gesù Cristo, e
Dio si compiace e riceve gloria quando non solo noi ci interessiamo di Cristo,
ma quando Egli diventa molto concretamente il Signore e il Salvatore di ogni
aspetto della nostra vita.
Il riformatore Martin Lutero disse: "Nella Sua vita Cristo ci è di
esempio, mostrandoci come dobbiamo vivere; nella Sua morte Egli è il sacrificio
che paga completamente il prezzo del nostro peccato; nella Sua risurrezione
Egli è il trionfatore sul male; nella Sua ascensione Egli è re; nella Sua
intercessione, il nostro sommo sacerdote".
Un altro personaggio, Blaise Pascal, ebbe ad affermare: "Gesù Cristo
è il centro di ogni cosa, e l'oggetto di ogni cosa, e chi non conosce Lui, non
sa nulla dell'ordine della natura, e nulla di sé stesso".
Noi non ci stanchiamo di contemplare Gesù Cristo perché in Lui
possiamo trovare in modo chiaro e luminoso quelle grazie spirituali che
costituiscono la vera umanità e che Egli vuole formare nei Suoi discepoli
per rigenerare questo povero mondo ribelle e peccatore. Nella Sua persona
troviamo manifestate non una o due di queste perfezioni, ma tutte,
perché la Sua personalità non solo è attraente, ma davvero "attraente in
tutto".
Gli evangelisti Matteo e Luca hanno raccolto in quello che è passato alla
storia come "Il sermone sul monte" la Costituzione di quel Regno
eterno in vigore fra il popolo di Dio e che sarà compiuta perfettamente un
giorno nella creazione rinnovata. In particolare sono le
"beatitudini" quelle frasi apparentemente paradossali che devono
caratterizzare la personalità del vero cristiano e che hanno caratterizzato la
personalità del Salvatore Gesù Cristo.
Oggi desidero mettere in rilievo come veramente "le
beatitudini" siano il tessuto stesso della personalità del Salvatore Gesù,
che ce lo rendono profondamente amabile, e che per grazia di Dio devono
diventare le nostre. Leggeremo prima di tutto questo testo e possa così lo
Spirito Santo, presente in mezzo a noi per glorificare Cristo, prendere oggi di
ciò che appartiene a Lui e non solo rendercelo chiaro, ma anche comunicarcelo
affinché possa fare parte pure della nostra personalità.
"Ed egli, vedendo le folle, salì sul monte e, come si fu seduto, i
suoi discepoli gli si accostarono. Allora egli, aperta la bocca, li ammaestrava,
dicendo: *Beati i poveri
in spirito, perché di loro è il regno dei cieli. Beati coloro che fanno
cordoglio, perché saranno consolati. Beati i mansueti, perché essi erediteranno
la terra. Beati coloro che sono affamati ed assetati di giustizia, perché essi
saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché essi otterranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio. Beati coloro che si adoperano
per la pace, perché essi saranno chiamati figli di Dio. (10) Beati coloro che
sono perseguitati a causa della giustizia, perché di loro è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno
contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate,
perché il vostro premio è grande nei cieli, perché così hanno perseguitato i
profeti che furono prima di voi" (Matteo 5:1-12).
I. Beato, perché...
1. Beati i poveri in spirito. La prima caratteristica del
carattere di Gesù era la povertà, una povertà volontariamente scelta.
Di Gesù sta scritto: "Voi conoscete infatti la grazia del Signore
nostro Gesù Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché
voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà". Indubbiamente grande
era la povertà materiale in cui Egli era entrato. Nato da genitori poveri dei
beni di questo mondo, Egli aveva cominciato la sua carriera terrena su una
mangiatoia. Durante la sua gioventù aveva faticato in una falegnameria. Dopo
che il Suo ministerio pubblico era cominciato, Egli aveva affermato: "Le
volpi hanno delle tane, e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il Figlio
dell'uomo non ha neppure dove posare il capo". Gesù in questo mondo non
poteva vantare nulla che fosse Suo, ma nella Sua povertà Egli arricchiva tutti
di ciò che più vale.
La povertà di Gesù era anche spesso privazione di gioia per il peso che
Egli portava della condizione umana dei più miseri. Profeticamente i Salmi
dicono di Lui: "Ora io sono afflitto e addolorato"; "Tendi
l'orecchio, o Eterno, e rispondimi, perché sono afflitto e bisognoso"; e
ancora: "perché io sono povero e bisognoso, e il mio cuore è ferito dentro
di me".
Tutto questo non solo corrisponde all'atteggiamento che Dio vuole formare
in noi verso i beni di questo mondo e gli afflitti, ma pure nella necessità,
preliminare alla nostra salvezza che -senza Dio- io debba sentire tutto il mio
bisogno, della mia nullità e vuotezza che solo Cristo può riempire.
2. Beati coloro che fanno cordoglio. Come si può dire beato
chi soffre? Eppure qui si parla di quella profonda sofferenza che sorge
partecipando profondamente alla condizione delle vittime del peccato. Chi più
di lui possiamo dire che avesse un cuore dolente?
Gesù non cercava certo la sofferenza fine a sé stessa, ma non poteva far
finta di niente difronte alla tristezza della condizione umana. L'Antico
Testamento parla di Lui come "uomo dei dolori, conoscitore (o famigliare)
della sofferenza". Guardatelo: "rattristato per la durezza del
cuore" umano; eccolo che "sospira" prima di guarire un
sordomuto. Guardatelo mentre piange accanto alla tomba di Lazzaro. Ascoltate il
Suo lamento sull'amata Sua città: "Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i
profeti e lapidi coloro che ti sono mandati! Quante volte ho voluto raccogliere
i tuoi figli come la gallina raccoglie i suoi pulcini sotto le ali, e voi non
avete voluto!". Si, avviciniamoci, e contempliamoLo con grande rispetto
nelle tenebre del Calvario, mentre che riversa nella preghiera le Sue richieste
"con grandi grida e lacrime". Inchiniamoci adorando stupefatti
nell'udire che grida dalla croce: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato". Ascoltiamo le sue meste parole quando, portando su di sé le
conseguenze del nostro peccato, dice: "Nulla di simile vi avvenga, o voi
che passate vicino. Mirate e guardate, se c'è dolore simile al mio dolore,
quello che mi tormenta e che l'Eterno mi ha inflitto nel giorno della sua ira
ardente+.
Quanto ci toccano e ci mobilitano le sofferenze del mondo? e quanto siamo
rattristati nella consapevolezza del nostro peccato, della nostra riprovazione
e condanna fuori della comunione con Cristo?
3. Beati i mansueti. L'arroganza e la superbia sono
caratteristiche dell'uomo decaduto da Dio. Guardiamo però a Gesù: si potrebbero
fare innumerevoli esempi dai vangeli che illustrano tutta l'amabile umiltà del
Signore della gloria. Notate l'umiltà delle persone che Egli ha scelto come
Suoi ambasciatori: Egli aveva scelto non i sapienti, non persone di grande
cultura, oppure i grandi e i nobili secondo i criteri di questo mondo, ma per
la maggior parte dei poveri pescatori. Siamone testimoni guardando alle persone
con cui stava in compagnia: non i ricchi e i famosi, anzi, Egli era conosciuto
come "amico dei pubblicati e dei peccatori". Guardate ai miracoli che
Egli compiva: sempre di nuovo Egli esortava coloro che erano stati guariti a
non dire a nessuno quello che gli era successo. Guardate alla discrezione ed al
riserbo del Suo servizio: a differenza degli ipocriti che facevano qualcosa
solo per essere ammirati e lodati, Egli non era amante della pubblicità e della
notorietà. Quando le folle avrebbero desiderato farlo diventare il loro idolo,
Egli le evitava. Una volta "Gesù, sapendo che stavano per venirlo a
prendere per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, tutto solo". Quando i
Suoi fratelli Lo esortavano: *Parti
di qua e vai in Giudea, affinché anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu
fai. Nessuno infatti fa alcuna cosa in segreto, quando cerca di essere
riconosciuto pubblicamente; se tu fai tali cose, palesati al mondo+, Gesù però non va pubblicamente a Gerusalemme,
ma come di nascosto. quando Lui poi, adempiendo alla profezia, si presenta ad
Israele come loro re, Egli entra in Gerusalemme: "umile, e montato sopra
un asino".
Iddio vuole suscitare in noi simili caratteristiche, ma anche farci
rinunciare a giustificare noi stessi, pretendendo di meritare davanti a Dio
chissà che cosa, prendendo "il nostro posto nella polvere" davanti a
Dio.
4. Beati coloro che sono affamati ed assetati di giustizia.
Non è forse questo un riassunto della vita interiore dell'uomo Cristo Gesù?
Gesù è Colui che davanti a Dio e secondo i Suoi criteri è giusto.
Prima della Sua incarnazione lo Spirito Santo aveva annunziato: "La
giustizia sarà cintura dei suoi lombi+.
Quando era entrato nel mondo, aveva detto: "io vengo, oh Dio, per fare la
tua volontà". Quand'era ragazzo aveva detto: "Perché mi cercavate?
Non sapevate che io debbo occuparmi delle cose del Padre mio?". All'inizio
del Suo ministero pubblico Gesù aveva dichiarato: "Non pensate che io sia
venuto per abrogare la legge o i profeti; io non sono venuto per abrogare, ma
per portare a compimento+.
Ai Suoi discepoli Egli disse: "Il mio cibo è di fare la volontà di colui
che mi ha mandato e di compiere l'opera sua". Lo Spirito Santo aveva detto
di Lui: "Tu ami la giustizia e odi l'empietà; perciò Dio, il tuo Dio, ti
ha unto d'olio di giustizia al di sopra dei tuoi compagni". A ragione
possiamo allora chiamarlo "Il Signore, nostra giustizia".
E noi? Aspiriamo noi a diventare giusti davanti a Dio secondo i Suoi
criteri? e a fare la Sua volontà?
5. Beati i misericordiosi. In Cristo noi possiamo vedere la
misericordia personificata. Era per misericordia verso poveri peccatori perduti
che il Figlio di Dio aveva lasciato la gloria del Cielo per la vergogna della
terra. Era per misericordia meravigliosa e senza pari che era andato alla croce
per essere reso maledizione in luogo del Suo popolo. Per questo: "egli ci
ha salvati non per mezzo di opere giuste che noi avessimo fatto, ma secondo la
sua misericordia". Egli esercita ancora misericordia verso di noi come
"un misericordioso e fedele sommo sacerdote". In questo modo ci vien
detto: "conservatevi nell'amore di Dio, aspettando la misericordia del
nostro Signore Gesù Cristo, in vista della vita eterna", perché "quel
Giorno" Egli ci userà misericordia.
Aspiriamo noi ad avere questa stessa grazia spirituale nella nostra vita?
6. Beati i puri di cuore. La purezza di cuore significa una
personalità intera gradita a Dio e in linea con la Sua volontà. Anche questo
era stato perfettamente personificato in Cristo. Egli era "l'agnello senza
difetto e senza macchia". Nel diventare uomo, Egli non era contaminato,
non aveva contratto alcuna delle contaminazioni del peccato. La Sua umanità era
"santa". Egli era "santo, innocente, immacolato, separato dai
peccatori ed elevato al di sopra dei cieli". In Lui non vi è peccato,
"Egli non commise alcun peccato, e non fu trovato alcun inganno nella sua
bocca", Egli "non ha conosciuto peccato": "Egli è
puro". Proprio perché Egli era assolutamente puro per natura, anche le Sue
motivazioni ed azioni erano sempre pure. A riassumere il tutto della Sua
carriera terrena sta scritto: "Or io non cerco la mia gloria".
Purezza in noi significa sostanzialmente desiderare essere graditi a Dio.
Il popolo che a Dio appartiene è un popolo separato dall'idolatria e consacrato
totalmente a Dio ed al Suo servizio. Questo è il popolo che Dio gradisce:
aspiriamo noi a questo?
7. Beati coloro che si adoperano per la pace. Questo è vero
al massimo grado per il nostro grande Salvatore. Egli è Colui che "avendo
fatta la pace per mezzo del sangue della sua croce", Egli è Colui che ha
voluto diventare lo strumento unico per riconciliarci con Dio e l'uno verso
l'altro.
Il compito di Gesù era quello di fungere da "propiziazione",
cioè Colui che avrebbe estinto l'ira di Dio, soddisfatto ad ogni esigenza della
Sua legge infranta, e glorificato la Sua giustizia e santità. Allo stesso modo
Egli ha messo pace in Sé stesso fra Giudei ed i pagani, creando un nuovo popolo
di Dio.
In un giorno futuro Egli porterà la pace su questa terra maledetta dal
peccato e afflitta dalle guerre. Quando siederà sul trono di Suo padre Davide,
allora sarà adempiuta quella parola che dice: "Non ci sarà fine
all'incremento del suo impero e pace sul trono di Davide e sul suo regno".
Possiamo allora ben chiarmarLo: "Il principe della pace".
8. Beati coloro che sono perseguitati a causa della giustizia.
Essere e stare dalla parte di Dio, coerentemente, in questo mondo può costare
molto caro, persino la nostra vita stessa. Nessuno è stato perseguitato di più
che il Giusto per eccellenza. Per lo spirito di profezia Egli aveva dichiarato:
"Sono stato afflitto e pronto a morire fin dalla mia giovinezza".
Alla Sua prima apparizione in pubblico ci vien detto che: "E, levatisi, lo
cacciarono dalla città e lo condussero fino al ciglio della sommità del monte,
su cui la loro città era edificata, per precipitarlo giù". Nel recinto del
tempio già avevano tentato di colpirlo con delle pietre: era stato oppresso per
tutta la sua vita da avversari di ogni tipo. I leader religiosi del tempo lo
accusavano di essere indemoniato. Quelli che sedevano alla porta della città
parlavano male di Lui ed era divenuto la canzone degli ubriaconi. Davanti a un
tribunale avevano cercato di strappargli la barba; Gli avevano sputato in
faccia, Lo avevano schiaffeggiato e colpito. Dopo essere stato flagellato e
coronato di spine, aveva portato una pesante croce fino al Calvario, sul quale
era stato crocifisso. Persino durante la Sua agonia era stato messo in
ridicolo.
Noi che cerchiamo accettabilità personale difronte alla società, siamo
coscienti che la nostra prima accettabilità deve essere nei confronti di Dio?
Che importa quello che gli altri pensano di me, l'importante è quello che Dio
pensa di me! Siamo pronti anche al martirio pur di non rinnegare la nostra
comunione con Cristo e con Dio? Qui si misura l'autenticità della nostra fede.
III. Promesse realizzate
Cristo Gesù ha vissuto le beatitudini, e, allo stesso modo, ciascuna
delle promesse delle beatitudini hanno trovato il loro compimento in Lui. Era
povero in spirito, ma Suo in modo supremo è stato il Regno. Aveva fatto
cordoglio, ma era stato consolato nel vedere il frutto del travaglio della Sua
anima. Egli era l'umiltà in persona, ma ora siede su un trono di gloria. Aveva
fame e sete di giustizia, ma ora è pieno di soddisfazione nel vedere la Sua
giustizia imputata al Suo popolo. Puro di cuore, ora Egli vede Dio come nessun
altro fa. Come promotore di pace ora Egli viene riconosciuto Figlio di Dio da
tutti quei figli che sono stati acquistati per Dio mediante il Suo sangue. Come
il Perseguitato per eccellenza, ora la Sua ricompensa è grande, avendo ricevuto
un Nome che è al di sopra di ogni altro nome.
Allora vedete come noi non ci stancheremo mai di contemplare Gesù Cristo
perché in Lui possiamo trovare in modo chiaro e luminoso quelle grazie
spirituali che costituiscono la vera umanità e che Egli vuole formare nei Suoi
discepoli per rigenerare questo povero mondo ribelle e peccatore. Nella Sua
persona troviamo manifestate non una o due di queste perfezioni, ma tutte,
perché la Sua personalità non solo è attraente, ma davvero "attraente in
tutto". Com'è diletto, il nostro Salvatore, ed anche amabile! Per questo
prego che lo Spirito di Dio vi possa ispirare a contemplarLo sempre di più
affinché Iddio vi conceda di rigenerare la vostra personalità più profonda
secondo il modello di vera ed appagata umanità che si trova in Cristo.
(Paolo Castellina, venerdì 14 maggio 1993.
Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla
Versione Nuova Riveduta, ed. 1991, La Buona Novella, Brindisi)