Quel che
più conta
(2 Co. 5:17)
Al di là dei riti religiosi
Nella chiesa del primo secolo c'era un grande dibattito soprattutto fra i cristiani di origine ebraica, sul valore da darsi a cerimonie religiose come ad esempio quella della circoncisione. La circoncisione era un rito molto antico a cui venivano sottoposti i bambini nei loro primi giorni di vita per significare la loro appartenenza al popolo eletto di Dio, un vero suggello della loro salvezza davanti a Dio. I cristiani dovevano conservare questo rito tradizionale oppure no? Erano sorte molte polemiche al riguardo, soprattutto perché l'apostolo Paolo, autorevole esponente del cristianesimo, non dava importanza a questi riti esteriori, quello che contava, per lui era la sostanza della fede. Difatti, nella lettera che gli scrive ai cristiani della Galazia, egli mette fine una volta per sempre a questi dibattiti dicendo: *poiché in Cristo Gesù né la circoncisione né l'incirconcisione hanno alcun valore, ma la fede che opera mediante l'amore+ (Ga. 5:6). Anzi, ancora più chiaramente afferma più avanti: *In Cristo Gesù, infatti, né la circoncisione né l'incirconcisione hanno alcun valore, ma l'essere una nuova creatura+. Quel che conta, egli afferma, non è un rito religioso, ma la fede che opera mediante l'amore, fede ed amore che è risultato dell'essere una nuova creatura.
E' una questione di estrema importanza anche oggi in cui larga parte del cristianesimo tradizionale è scaduto nel ritualismo. Molti danno grande importanza ai riti religiosi: battesimo, confermazione, matrimonio in chiesa, funerale, ma tutto questo davanti a Dio non conta, non serve; quello che conta e serve veramente è essere una nuova creatura.
Che cosa vuol dire così "essere una nuova creatura", e, se questo è ciò che più conta davanti a Dio, come si diventa "una nuova creatura"?
Analizzeremo così quest'oggi su un'espressione dell'apostolo Paolo quando scrive ai cristiani di Corinto. Egli dice: *Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, tutte le cose sono diventare nuove+ (2 Co. 5:17).
1. Che cosa vuol dire "essere in Cristo"?
Il nostro testo dice: @...se dunque uno è in Cristo@. L=evangelo chiama ciascuno di noi ad essere Ain Cristo@ come unica base della nostra eterna salvezza e sicurezza.
AEssere in...@ significa dichiarare qual
è l=ambiente in cui
viviamo, la sfera della nostra attività, il circolo in cui ci muoviamo, l=atmosfera che respiriamo.
Dire Aio abito in
Bregaglia@ significa
specificare qual è il luogo in cui vivo, la gente con la quale mi rapporto più
spesso, i privilegi di cui godo, i doveri a cui sono sottoposto. Dire Astare in casa@ significa specificare di
essere sotto un tetto che mi protegge, in un ambiente caldo ed accogliente che
mi è congeniale, di avere rapporto con le persone che mi sono più care e
vicine.
AEssere in Cristo@ significa coltivare un
rapporto privilegiato con Colui che solo Dio ha mandato come nostro Signore e
Salvatore, tanto che l=intera
costituzione della nostra vita si permea del Suo spirito, del Suo carattere,
dei Suoi propositi.
Siamo chiamati ad essere Ain Cristo@, a rapportarci con Lui come Colui che determina tutto il nostro modo di pensare, di parlare, di agire, perché questo è l=unica base sulla quale possiamo essere accettevoli a Dio. Cristo, mediante il Suo sacrificio di espiazione ha fornito la sola base mediante la quale Dio ci accorda il Suo favore. In noi stessi siamo perduti per Dio, ma dobbiamo essere trovati Ain Lui@ circondati dai Suoi meriti come un muro che ci difende, protetti da essi come una volta che ci ripara.
L=apostolo Paolo parla della grazia che Dio ci dona, *mediante la quale egli ci ha grandemente favoriti nell=amato suo Figlio+ (Ef. 1:6).
Siamo chiamati ad essere Ain Cristo@ perché Egli solo è sorgente per noi di vita spirituale, di vita significativa ed eterna. L=apostolo Giovanni dice: *Dimorate in me, e io dimorerò in voi; come il tralcio non può da sé portare frutto se non dimora nella vite, così neanche voi se non dimorate in me. Io sono la vite, voi siete i tralci; chi dimora in me, e io in lui, porta molto frutto, poiché senza di me non potete far nulla+ (Gv. 15:4,5).
2. In che senso si può dire che chi è in Cristo è Auna nuova creatura@?
Possiamo però osservare come -soprattutto nella nostra società irreligiosa- coloro che veramente Adecidono@ di vivere la loro vita Ain Cristo@ siano davvero pochi! Si, ha davvero del miracoloso che una persona abbandoni la moderna mentalità atea ed egocentrica per vivere nella prospettiva del Signore Gesù Cristo. Difatti, l=apostolo afferma che chi è Ain Cristo@: "è una nuova creatura". Che cosa intende dire?
Si può parlare di "nuova creatura" quando nasce un bambino: è venuta al mondo una nuova creatura, è il miracolo della vita che nasce che non cessa mai di sorprenderci.
Come però si può dire lo stesso per una persona che diventa credente in Cristo? Certamente non in senso fisico o costituzionale, ma c=è un senso in cui si può veramente dire che chi ha avuto l=esperienza di una conversione sa di Anon essere più la stessa persona di prima@.
L=apostolo Paolo, forse l=esponente più importante del cristianesimo biblico, pensava qui certamente anche a quanto era avvenuto nella sua propria vita, cioè un cambiamento radicale, un nuovo inizio, una nuova nascita. Egli infatti scrive: *prima ero un bestemmiatore, un persecutore ed un violento; ma mi è stata fatta misericordia, perché lo feci ignorantemente nella mia incredulità; così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato con la fede e con l'amore che è in Cristo Gesù+ (1 Ti. 1:13,14).
Mi potrete dire: quella era la sua esperienza, non riproducibile. Eppure egli stesso aggiunge: *Questa parola è sicura e degna di essere pienamente accettata, che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo. Ma per questo mi è stata fatta misericordia, affinché Gesù Cristo facesse conoscere in me, per primo, tutta la sua clemenza, per essere di esempio a tutti coloro che per l'avvenire avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna+ (1 Ti. 1:15,16). Si, la conversione di Paolo è un modello per noi.
Essere Ain Cristo@, diventare cristiani sul serio è il risultato di una rigenerazione spirituale.
Un padre ed una madre generano un nuovo essere umano; similmente Iddio prende un essere umano peccatore come noi, egocentrico, alieno ed ostile a Dio, ribelle per natura alle Sue leggi, e lo rigenera spiritualmente affinché possa credere in Cristo. E' davvero un miracolo quando una persona come noi, arriva alla vera fede ed al vero amore. L'apostolo Giacomo, rivolgendosi ai cristiani Adispersi nel mondo@ dice: *Egli ci ha generati di sua volontà mediante la parola di verità, affinché siamo in certo modo le primizie delle sue creature+ (Gm. 1:18). Egli afferma che un cristiano autentico può essere tale solo in virtù di una rigenerazione spirituale, che Egli opera attraverso la predicazione della parola di verità.
3. Quali Acose
vecchie@ sono
passate e quali sono Adiventate
nuove@?
Possiamo così comprendere come il nostro testo possa affermare: *Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate...+. Il vecchio orgoglio, la vecchia ignoranza, la vecchia malizia sono cose del passato per chi è Ain Cristo@.
Prima sentivo parlare di Dio, ma era qualcosa di astratto e lontano che non incideva minimamente nella mia vita, ora è la realtà più sicura che determina tutta la mia esistenza.
Prima non vedevo alcuna bellezza o attrattività particolare in Cristo, né vedevo perché mai io dovessi diventare Suo discepolo, ora però non c=è persona alla quale io non tenga di più.
Prima non davo alcuna importanza a quello che la Bibbia chiama Apeccato@, ridevo di tutto questo e lo ignoravo, ora mi appare in tutto il suo orrore.
Prima non vedevo alcuna bellezza nella santità, la ritenevo qualcosa per sciocchi e ipocriti, che toglieva solo Ail bello@ dalla vita, ora essa mi appare come la grazia più desiderabile.
Prima le inclinazioni del mio cuore e della mia mente erano rivolte solo a quello è materiale ed immediatamente godibile, ora aspiro alle Acose di lassù@.
Quello che un tempo detestavo, ora io amo, e quello che un tempo amavo ora lo detesto. Quello che un tempo mi rattristava era la perdita delle cose di questo mondo e della vita stessa, mentre ora sono pronto a rinunciare a qualsiasi cosa pur di non perdere la mia comunione con Cristo.
Prima confidavo nella creatura, ora confido nel Creatore. Prima non concepivo di nulla oltre questo mondo, ora aspiro ad essere per sempre accanto a Dio nella Sua dimensione.
Le cose che prima mi spaventavano erano le minacce e il rifiuto degli uomini, ora temo il dispiacere di Dio più di ogni altra cosa, e sto bene attento ad evitare ciò che Dio considera peccato.
Prima non potevo sopportare tutto ciò che mi rammentava dei miei doveri verso Dio e verso il prossimo, ora io amo tutto questo, perché mi è di stimolo a fare sempre meglio.
Si, coloro che sono Ain Cristo@ e che Dio ha rigenerato non vivono più nel peccato. Paolo può così dire di coloro che hanno avuto l=esperienza della conversione: *vi siete spogliati dell'uomo vecchio con i suoi atti, e vi siete rivestiti dell'uomo nuovo, che si va rinnovando nella conoscenza ad immagine di colui che l'ha creato+ (Cl. 3:9,10). Questo cambiamento e riforma è talvolta così notevole, che non può non essere notata ed anche ammirata dagli altri, perché essi vivono praticando il loro dovere verso Dio, verso gli altri, e verso sé stessi.
Quel che più conta
Ecco allora che possiamo capire come quello che davvero più conta davanti a Dio non sia tanto un rito religioso, ma l=essere una nuova creatura.
Senza una rigenerazione spirituale della nostra persona la Bibbia chiaramente dice che siamo odiosi a Dio e tutte le nostre migliori opere per lui sono come l=aspro frutto di una vite selvatica.
Se Dio non vedrà il marchio di Cristo sulla nostra vita, Egli un giorno ci dirà: *Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi tutti, operatori di iniquità+ (Mt. 7:23), e questo marchio non è tanto un segno esteriore come la circoncisione o il battesimo, ma la sostanza di una vita vissuta veramente Ain Cristo@, nella sua prospettiva. Certo, abbiamo anche bisogno di segni esteriori, ma essi devono essere la manifestazione di una vita rinnovata dallo Spirito Santo di Dio.
Portare un bambino in chiesa all=inizio della sua vita per chiedere su di lui la benedizione di Dio ha senso soltanto quando c=è un=autentica famiglia cristiana che vive Ain Cristo@ e lo accompagna a far si che -con la parola e con l=esempio- anch=egli conosca Gesù Cristo come proprio Signore e Salvatore. Una confermazione o un battesimo di persone adulte ha senso solo quando è un=autentica professione di fede in Cristo. Un matrimonio in chiesa ha senso solo quando è fatto da una coppia di sposi che seriamente si impegnano a vivere il loro matrimonio Ain Cristo@. Un funerale cristiano ha senso solo se sancisce una vita già vissuta Ain Cristo@ e che continua in Lui. Quel che conta è Aessere una nuova creatura@.
Riconosciamo allora la nostra miseria ed il nostro peccato che ci separa per sempre da Dio, riconosciamo che meritiamo solo la Sua riprovazione e condanna, come la Bibbia chiaramente afferma, e chiediamoGli la grazia di essere rigenerati spiritualmente e di essere innestati per fede Ain Cristo@. Faremo allora esperienza di una svolta radicale nella nostra vita, il che è ciò che più conta davanti a Dio.
Il messaggio oggi rimane lo stesso che predicava l=apostolo Paolo. Egli diceva: *io non mi sono astenuto di
annunziarvi ed insegnarvi in pubblico e per le case nessuna di quelle cose che
sono giovevoli, dichiarando solennemente a tutti la necessità della conversione
a Dio e della fede nel Signore nostro Gesù Cristo+. (At. 20,19,20).
(Paolo Castellina, Borgonovo, giovedì 29
aprile 1993, p. 2024. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato,
sono tratte dalla Versione Nuova Riveduta, ed. 1991, La Buona Novella,
Brindisi)