Il fine della vostra fede

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1. E' vera Chiesa o Croce Rossa?

Qual è l'obiettivo ultimo del messaggio dell'Evangelo, qual è lo scopo principale dell'esistenza della Chiesa cristiana, che questo messaggio deve vivere e servire?

Oggi molti considerano e vivono la chiesa come se essa fosse un'ente il cui scopo esclusivo è quello di fare della beneficienza, di "aiutare i bisognosi".

Molti affermano di non credere "a tutte quelle cose che dal pulpito si sentono su Cristo e su Dio", tuttavia sono disposti a finanziare le chiese perché "fanno del bene". In altri casi sono gli stessi predicatori che, di fronte al vuoto spirituale delle loro comunità, e forse anche di loro stessi, si "buttano nel sociale" e riducono il tutto delle prediche e dell'azione cristiana a questioni di etica, di politica e di azione sociale.

Il problema non riguarda soltanto le chiese protestanti, ma è vivo anche nella chiesa cattolica.

Ho letto recentemente un articolo sulla stampa dal titolo: "E' vera Chiesa o Croce Rossa?". Esso commentava un recente intervento dell'autorevole cardinale Martini di Milano che ammoniva tutti quelli che "confondono il messaggio evangelico con le attività socio-assistenziali". Il cardinale Martini affermava che il crollo delle ideologie, il dramma del Terzo Mondo, il bisogno inappagato di giustizia, ha creato nuovi spazi per la Chiesa, ma "guai se le funzioni sociali vengono avvertite come più rilevanti di quelle religiose", se si lascia prevalere l'immanenza sulla dimensione di salvezza. L'articolo commenta così come -detto cardinale- non si è mai tirato indietro rispetto all'impegno sociale e politico, ma sempre con l'avvertenza di non confondere la carità cristiana -che discende dal mistero della croce e non è comprensibile se non all'interno della fede- con la mera filantropia.

Altri cristiani, impegnati in modo insospettabile "nel sociale" concordano: "Il cardinale Martini non dice: Torniamo in sacrestia. Dice: Cerchiamo di capire come dobbiamo essere presenti in mezzo ai bisognosi. L'attenzione privilegiata per i poveri... si gioca nel radicamento ai valori evangelici: solo questo libera la chiesa dal ridursi ad un'agenzia di servizi. A volte si cade tacitamente, sotto il peso dei bisogni sociali, sotto la spinta dell'entusiasmo del fare: Martini mette in guardia contro un certo orgoglio autocompiaciuto. Il suo intervento non avrà come effetto la fine dei servizi, ma un ripensamento delle motivazioni e dei metodi". L'articolo conclude con altri interventi che mettono in rilievo come ogni cristiano debba "saper saldare la dimensione verticale -preghiera, riflessione, silenzio- con la dimensione orizzontale, l'attenzione per i problemi degli altri".

Il testo

I cristiani che sono protagonisti del Nuovo Testamento, ed il cui pensiero ed opera Dio ha voluto fosse normativo per i cristiani di ogni tempo e paese, come Sua propria Parola, non confondevano il messaggio evangelico con le attività socio-assistenziali. Da essi noi dobbiamo imparare con fiducia, senza lasciarci condizionare dalle tendenze ideologiche e dalle circostanze che viviamo in questo mondo.

Qualcuno ha fatto rilevare come il cristianesimo ha per simbolo la croce anche come indicatore di quelle due "dimensioni" che ci devono caratterizzare: quella orizzontale e quella verticale. Non può esserci l'una senza l'altra.

Fra i tanti testi biblici che bene illustrano questo punto desidero proporvi ciò che dice la prima lettera dell'apostolo Pietro, nel primo capitolo. Esso dice:

*3Benedetto sia il Dio e Padre del Signor nostro Gesù Cristo, il quale nella sua grande misericordia ci ha rigenerati a una viva speranza per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo dai morti, 4per un'eredità incorruttibile, incontaminata ed immarcescibile, conservata nei cieli per voi, 5che dalla potenza di Dio mediante la fede siete custoditi. 6A motivo di questo voi gioite anche se al presente, per un po' di tempo, dovete essere afflitti da varie prove, 7affinché la prova della vostra fede, che è molto più preziosa dell'oro che perisce anche se vien provato con il fuoco, risulti a lode, onore e gloria nella rivelazione di Gesù Cristo, 8che, pur non avendolo visto, voi amate e, credendo in lui anche se ora non lo vedete, voi esultate di una gioia ineffabile e gloriosa, 9ottenendo il compimento della vostra fede, la salvezza delle anime. 10Intorno a questa salvezza ricercarono ed investigarono i profeti che profetizzarono della grazia destinata a voi, 11cercando di conoscere il tempo e le circostanze che erano indicate dallo Spirito di risto che era in loro, e che attestava anticipatamente delle sofferenze che sarebbero toccate a Cristo e delle glorie che le avrebbero seguite. 12A loro fu rivelato che, non per sé stessi, ma per noi, amministravano quelle cose che ora vi sono state annunziate da coloro che vi hanno predicato l'Evangelo, mediante lo Spirito Santo mandato dal cielo; cose nelle quali gli angeli desiderano riguardare addentro+ (1 Pi. 1:3-12).

La salvezza dell'anima

Di questo testo biblico desidero mettere in evidenza soprattutto il versetto che dice: *ottenendo il compimento della vostra fede, la salvezza delle (vostre) anime+.

Dobbiamo così dire subito con estrema chiarezza che, nonostante la direzione verso la quale siamo portati dal modo di pensare razionalista e materialista di oggi, la "salvezza dell'anima" non è un "beneficio accessorio" e secondario del quale non ci dobbiamo occupare "più di quel tanto". Secondo questo versetto esso è "il fine della nostra fede". Che cosa intende dire?

1. Il concetto cristiano di anima

La Bibbia afferma che -a differenza di tutte le altre creature- l'uomo è un essere complesso, fatto sia di materia (con tutte le funzioni ad essa legate), sia di una componente immateriale, chiamata anima o spirito, che procede direttamente dall'essere di Dio.

Il corpo è soggetto a tutte quelle dinamiche proprie delle cose materiali: nascita, crescita, decadenza e morte, mentre lo spirito, pur avendo bisogno di un corpo, ne sopravvive e non ne è necessariamente legato.

L'apostolo Paolo parla del nostro corpo come di un'abitazione transitoria, di una "tenda". Essa è "il nostro uomo esteriore", in cui "gemiamo" e che "va in rovina", "viene disfatto". Paolo però ha lo sguardo fisso "non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono, poiché le cose che si vedono sono solo per un tempo, mentre quelle che non si vedono sono eterne" . Paolo sa di avere "da parte di Dio un edificio, un'abitazione non fatta da mani d'uomo, eterna, nei cieli" ed afferma di avere "molto più caro di partire dal corpo e di andare ad abitare con il Signore".

La nostra identità personale più profonda ha sede nell'anima: per questo la Bibbia spesso parla dell'essere umano come di "un'anima vivente", ed esso parla quindi di "salvezza dell'anima" come di salvezza dell'essere umano in tutte le sue componenti, di cui la parte spirituale, lungi dall'essere accessoria, è determinante per tutto ciò che siamo e facciamo, anzi, fintanto che l'essere umano non verrà rigenerato spiritualmente, qualsiasi opera di solidarietà sociale non sarà che un palliativo che nulla risolve. Fintanto che l'essere umano non verrà rigenerato spiritualmente torneranno sempre e sempre di nuovo quei problemi che pensavamo di aver risolto con l'attivismo sociale.

2. Un'operazione di ricupero

A causa dell'abuso che l'essere umano ha fatto delle sue speciali facoltà, egli si è ribellato alla legittima autorità e controllo cosciente di Dio sulla sua vita causando la rovina di sé stesso.

L'essere umano non è più quello che era inteso essere fin dall'inizio; è diventato quello che può diventare nei racconti di fantascienza una macchina perfetta quando impazzisce: un essere mostruoso ed incontrollabile, l'opera di un "Frankenstein", mostro di intelligenza, forza e di crudeltà, libero da qualunque scrupolo etico o morale, ma schiavo delle proprie sfrenate passioni. Per questo l'essere e il comportamento umano è senza paragoni nel mondo animale: niente e nessuno al mondo, sia in bene che in male, può fare ciò che può fare l'essere umano.

Tutte le nostre facoltà si sono corrotte ed abbiamo perso il controllo su noi stessi. La nostra intelligenza si è pervertita, il nostro corpo, salute, equilibrio e capacità sono state alterate... e siamo destinati all'auto-distruzione, nonostante tutti i nostri migliori propositi.

Iddio però, nella Sua grande misericordia (3), dice il nostro testo biblico, dall'eternità ha preparato un "piano di ricupero", in Cristo, di una parte dell'umanità. Iddio ha preparato un piano di salvezza che passa dal ravvedimento e dalla fede nel Salvatore Gesù Cristo. Dice il nostro testo: *Intorno a questa salvezza ricercarono ed investigarono i profeti che profetizzarono della grazia destinata a voi, cercando di conoscere il tempo e le circostanze che erano indicate dallo Spirito di Cristo che era in loro, e che attestava anticipatamente delle sofferenze che sarebbero toccate a Cristo e delle glorie che le avrebbero seguite. A loro fu rivelato che, non per sé stessi, ma per noi, amministravano quelle cose che ora vi sono state annunziate da coloro che vi hanno predicato l'Evangelo, mediante lo Spirito Santo mandato dal cielo; cose nelle quali gli angeli desiderano riguardare addentro+ (10-12).

Come si realizza questo piano di salvezza? Attraverso la rigenerazione spirituale (3) di uomini e donne che, attraverso l'annunzio dell'Evangelo ristabiliscono gradualmente la connessione vitale di fede e di ubbidienza con Dio, ed una nuova sensibilità spirituale.

L'Evangelo di Gesù Cristo amplia i loro orizzonti, facendo loro vedere la viva speranza della risurrezione (3) e "l'eredità celeste" (4) "incorruttibile, incontaminata, immarcescibile", i valori eterni che il mondo calpesta e disprezza, e verso i quali tendono con tutto sé stessi. Per questi "beni celesti" essi sono disposti a soffrire "al presente, per un po' di tempo... afflitti da svariate prove", ma sono incrollabili nella fede, perché in essa custoditi (5) da Dio stesso.

L'ingiustizia, la fame, la guerra, lo sfruttamento, l'odio, l'inquinamento, sono peccati contro l'uomo. C'è però un altro e più fondamentale peccato contro l'uomo che va combattuto prima di ogni altra cosa.

Ascoltate: *Il peccato contro l'uomo sta nel distoglierlo dall'ascolto di Dio. Qui abbiamo il delitto, l'omicidio. E' solo nella comunione con Dio che l'uomo trova la vita. La vita viene dall'ascolto della Parola di Dio. La sorgente di ogni schiavitù è dentro l'uomo, perché è l'uomo stesso che, pensando a sé, si sottomette e si rende schiavo di tutto: sia in alto: facendo il prepotente e l'autoritario; sia in basso, facendo il ribelle o il cortigiano. Per cui è un'utopia credere e far credere che l'uomo possa, da solo o con gli altri, liberarsi o liberare. Solo chi libera l'uomo dal male che porta dentro, libera veramente l'uomo. E' la Parola di Dio che libera l'uomo dal male che porta dentro. Ascoltando la Parola di Dio l'uomo entra nella conoscenza della verità, e la verità lo farà libero. La vera libertà non sta nella possibilità di fare il male, ma nella possibilità di non farlo. Dio è una scuola di libertà e di perdono, mentre il mondo è una scuola di asservimento e di schiavitù, fino allo schiacciamento dell'uomo. Anche per l'uomo schiacciato, svuotato, condannato a morte dal mondo, Dio è liberazione, perdono, salvezza. Dio ci libera dal mondo, ci perdona, ci circonda di fiducia sempre, anche quando siamo nell'abisso del male e della disperazione, e ci tiene lezioni di vita ogni giorno+ (Luigi Bracco).

3. La funzione delle opere

E' in questo contesto soltanto che hanno senso le opere di solidarietà sociale. Esse non sono il fine ultimo della nostra fede, ma la manifestazione e l'annunzio concreto di ciò che in Cristo sarà reso completamente disponibile a chi si affiderà a Lui con anima e corpo.

Che cos'è la comunità cristiana se non un corpo di persone che sono state raggiunte dall'opera rigeneratrice di Cristo e che intendono testimoniare nelle parole e nelle opere che un modo diverso di pensare, di parlare e di agire è -per grazia di Dio- di fatto possibile?

Questo mondo passerà, e nessun cristiano si può illudere di cambiarlo, perché -come dice la Bibbia- esso è destinato alla distruzione. L'opera sociale (come lo era quella di Cristo) è necessaria ed indispensabile, ma essa non è che dimostrazione ed annuncio concreto di quel tipo di mondo, di quel "nuovo cielo e nuova terra" che Iddio creerà quando avrà posto la parola 'fine' a questo tipo di mondo.

Nostra preoccupazione prioritaria deve essere quella di annunciare che tutti si ravvedano e che sottomettano la loro vita al Signore e Salvatore Gesù Cristo.

Dobbiamo dare segni concreti della potenza ed efficacia dell'opera di Cristo, ma non dobbiamo dimenticare quanto dice lo stesso apostolo Pietro nella sua seconda lettera: *Ora il giorno del Signore verrà come un ladro di notte; in quel giorno i cieli passeranno stridendo, gli elementi si dissolveranno consumati dal calore e la terra e le opere che sono

in essa saranno arse. Poiché dunque tutte queste cose devono essere distrutte, come non dovreste voi avere una condotta santa e Pia, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, a motivo del quale i cieli infuocati si dissolveranno e gli elementi consumati dal calore si fonderanno? Ma noi, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una nuova terra, nei quali abiti la giustizia. Perciò, carissimi, aspettando queste cose, fate in modo di essere trovati da lui immacolati e irreprensibili, in pace+ (2 Pi. 3:10-14).

I nostri criteri d'azione sono diversi

Siamo anche noi, allora, "coloro che confondono il messaggio evangelico con le attività socio-assistenziali"? E' lo stesso apostolo Pietro che nella stessa sua seconda lettera ci ammonisce dicendo: *Voi dunque, carissimi, conoscendo già queste cose, state in guardia per non venire meno nella vostra fermezza, portati via dall'errore degli empi. Crescete invece nella grazia e nella conoscenza del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo. A Lui sia gloria, ora e in eterno. Amen+ (1 Pi. 3:17,18).

Il corpo, la nostra dimensione materiale e tutto ciò che ne promuove la qualità, è importante, ma non è tutto. Esso è "il tempio dello Spirito Santo" e deve essere onorato nella sua dignità, perseguendone la salute in tutte le sue componenti perché esso è stato creato da Dio per essere "santo ed irreprensibile".

Tutto però deve essere considerato nella giusta prospettiva. Per quanto il corpo sia onorevole e per quanto noi si abbia totale responsabilità per la qualità della nostra ed altrui vita "nel corpo", esso è "solo per un tempo" ed è molto maggiore il tempo che noi passeremo in un'altra dimensione della realtà, della quale oggi abbiamo altrettanta -se non maggiore- responsabilità, per noi stessi e per gli altri. Ha ragione il cardinale Martini: *Guai se le funzioni sociali vengono avvertite come più rilevanti di quelle religiose, se si lascia prevalere l'immanenza sulla dimensione di salvezza+, guai se la chiesa viene ridotta solo a funzione di "Croce Rossa", per quanto importante sia la Croce Rossa: il nostro compito non si sostituisce ad essa ed è diverso.

Occuparci attivamente in vista di un'altra dimensione della vita può essere sbagliato quando è l'unica cosa che si fa, ma quando si tiene nel dovuto equilibrio la dimensione orizzontale e quella verticale, di chi dobbiamo temere? Occuparci di "cose spirituali" potrà essere considerato dal mondo incredulo cosa che ci aliena dalla realtà e che "ci distrae" dai gravi e pressanti problemi di questo mondo"... Ma che importa? Essere cristiani significa avere investito tutta la nostra vita nella verità delle parole di Cristo. Il nostro pensiero, la nostra parola, la nostra opera, deve essere impostata "secondo Cristo" soltanto, e ben poco ci deve importare delle critiche e della derisione di questo mondo. Il criterio della nostra vita non è la sapienza di questo mondo, ma Cristo.

Alla domanda perciò su quale sia il fine ultimo della nostra fede noi risponderemo senza esitazione, come fa la Bibbia, Parola di Dio e regola ultima della nostra fede e della nostra condotta: la salvezza delle nostre anime. Guai a perdere di vista quest'obiettivo o a considerarlo "accessorio" o "secondario"!

(Paolo Castellina, Borgonovo, sabato 17 aprile 1993, tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla Versione Nuova Riveduta, ed. 1991, La Buona Novella, Brindisi)

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