Emettete la "vostra" sentenza!
I. Noi, i giudici...
Una moda d'oggi? Il mondo della giustizia e dei tribunali è diventato oggi popolare per il pubblico radio-televisivo italiano che vede così tanti politici inquisiti per inadempienze, abuso di potere e corruzione. Ci stanno abituando ad assistere di persona, mediante la televisione, a veri e propri processi, ed è appassionante seguirli e metterci dalla parte dei giudici e della giuria. Non si tratta più di finzione, come la ormai classica serie televisiva di "Perry Mason", ma di veri e propri criminali il cui processo viene filmato dal vivo per noi. E' certamente uno spettacolo educativo, una volta tanto... Qualcosa di simile esiste anche nelle reti televisive di lingua tedesca.
Non un'idea nuova... Non si tratta però di un'idea nuova. Ogni anno la chiesa cristiana, in quel periodo dell'anno che è stato chiamato "la settimana santa", attraverso la predicazione ed un tempo attraverso la rappresentazione drammatica, evoca un processo ed una condanna a morte, quella del Signore e Salvatore Gesù Cristo. Non è qualcosa però che si fa soltanto prima di Pasqua: essa è la predicazione cristiana per eccellenza.
Quel giorno. Il processo e la condanna a morte del Salvatore Gesù Cristo, un triste "spettacolo pubblico" soprattutto quel giorno di tanti secoli fa. Quel fatale venerdì prima della Pasqua, avrebbe visto, elevato davanti agli occhi di tutti, uno spettacolo davvero terribile: un uomo, che affermava di essere il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo, sarebbe stato condannato a morte, espulso dalla terra dei viventi, nel modo più terribile che si potesse immaginare: inchiodato su una croce come il peggiore dei criminali.
Era innocente come un agnello portato sull'altare dei sacrifici per essere scannato. Davanti a quell'orribile spettacolo, nessuno poteva più essere neutrale, doveva emettere in cuore suo la sentenza: era un uomo giusto, oppure un bestemmiatore. Era davvero chi diceva di essere, oppure era un volgare mistificatore e bugiardo? I diretti responsabili della sua sentenza non avevano avuto dubbi: era un eretico, un sovversivo, un disturbatore della quiete pubblica e dell'ordine costituito che meritava solo di essere tolto di mezzo al più presto.
L'essenza della predicazione cristiana. La predicazione cristiana autentica innalza così ancora oggi, davanti agli occhi di tutti, quello spettacolo terribile e di "cattivo gusto" affinché ancora oggi uomini e donne emettano la loro sentenza: colpevole o innocente.
Perché è necessario farlo ancora oggi? Non è un gioco per persone annoiate e nemmeno serve per esercitare e promuovere in noi senso di giustizia. Iddio stesso ci comanda di farlo perché di fronte a quella croce si decide il destino di ognuno di noi. La "predicazione della croce" diventa, nell'ottica di Dio, un elemento discriminante. Nell'emettere la nostra "sentenza" di fronte a quell'uomo crocifisso, infatti, in realtà siamo noi a venire giudicati, è il nostro proprio destino ad essere deciso! Com'è possibile questo?
"Emetti la tua sentenza su Gesù", pare dirci la Bibbia, "e decidi. Se credi che Gesù è veramente quello che dice di essere, allora avrai scoperto che Gesù è venuto per te, si, proprio per te, e non sarà più soltanto qualcosa che è avvenuto tanto tempo fa... allora scoprirai come Gesù può trasformare il tuo presente ed il tuo futuro".
Se emetti però su Gesù una sentenza negativa, beh... Ascolta che cosa afferma l'evangelista Giovanni *Chi crede in lui non è condannato, ma chi non crede è già condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. Ora il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno amato le tenebre più che la luce, perché le loro opere erano malvagie+ (Gv. 3:18,19).
Si, Gesù è la luce che Dio ha mandato per illuminare le nostre tenebre, e tu, come lo accogli?
Un metodo scandaloso? Dio ci vuole costringere ad emettere un giudizio su Gesù, e questa è il metodo che Dio ha scelto per comunicare la salvezza in Cristo. Dio ci vuole mettere davanti alla necessità di dare "un voto" in cui l'astensione non è ammessa.
Trovate che tutto questo sia incredibile, folle e scandaloso? Eppure questo è ciò che afferma il Nuovo Testamento e ciò che Dio affida alla Chiesa cristiana.
Dio ha scelto ciò che il mondo considera stolto proprio per svergognare
l'arroganza del mondo. Questo è il metodo della divina sapienza. L'apostolo
Paolo infatti dice: *noi
predichiamo Cristo crocifisso, che è scandalo per i Giudei e follia per i
Greci; ma a quelli che sono chiamati, sia Giudei che Greci, noi predichiamo
Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio; poiché la follia di Dio è più savia
degli uomini e la debolezza di Dio più forte degli uomini+.
II. Innalzare Cristo crocifisso
E' molto importante allora che Cristo venga "ritratto crocifisso" davanti a noi, e che questo sia importante ce lo dice l'evangelista Giovanni quando riferisce queste parole di Gesù: *E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna+ (Gv. 3:14,15).
Erano parole enigmatiche queste, quando Gesù le aveva pronunciate originalmente davanti all'attonito Nicodemo, esperto in religione, il quale voleva farsi di Gesù un'idea più chiara venendo una notte ad interrogarlo di persona. Il loro significato però ci è chiaro quando lo esaminiamo con più attenzione.
Che cosa significa: *E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna+ (Gv. 3:14,15).
L'episodio del serpente di bronzo. Gesù, in questa frase, fa riferimento ad un episodio ben conosciuto dell'esperienza storica dell'antico popolo di Dio.
Durante il cammino del popolo d'Israele nel deserto verso la terra promessa, Mosè è costretto a far fare al popolo una lunga deviazione nel deserto verso il Mar Rosso, e questo per aggirare il paese di Edom, attraverso il quale viene loro impedito il passaggio. Il popolo si scoraggia a motivo del viaggio, teme di perire nel deserto e così manifesta a viva voce a Mosè il proprio malcontento, lamentandosi del miserabile cibo di cui sono costretti a nutrirsi in un luogo dove manca di tutto.
Il campo viene però invaso da "serpenti ardenti", cioè da serpenti velenosi che mordono la gente procurando brucianti ferite ed infiammazione fino a portare alla morte fra lancinanti dolori. Il popolo si rende ben presto conto che questo è un giudizio di Dio contro loro, si rendono conto di aver peccato di mancanza di fiducia in Dio e nel Suo rappresentante, di aver peccato parlando contro Dio e contro Mosè Suo servo. Chiedono così a Mosè di intercedere per loro in preghiera presso Dio per esserne liberati.
Così Iddio istruisce Mosè a farsi un effigie di serpente, di metterlo sopra un'asta *e avverrà che chiunque sarà morso e lo guarderà, vivrà+. Così: *Mosè fece allora un serpente di bronzo e lo mise sopra un'asta; e avveniva che, quando un serpente mordeva qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, viveva+ (Nu. 21:9).
Dio chiede di fare qualcosa di molto strano. Il fatto è molto curioso, ma Dio in questo modo vuole imprimere nella loro mente una lezione che non avrebbero più dimenticato.
Iddio non libera Israele dai serpenti, ma ne sarebbero stati guariti guardando ad una loro rappresentazione in bronzo. Quei serpenti dovevano rimanere come strumento per disciplinare il popolo ed educarlo all'ubbidienza. Israele doveva imparare che l'Eterno Iddio è sovrano. Egli aveva usato il serpente per punire, ma anche per guarire quando è connesso con l'ubbidienza e la fede. Da qui la sua duplice valenza del simbolo.
Quel serpente, nel messaggio dell'Evangelo, diventa così simbolo e
prefigurazione del Cristo, che è al tempo stesso pietra di inciampo (scandalo)
e di giudizio per gli increduli, ma strumento di guarigione per chi
-ravvedendosi del suo peccato- lo accoglie con fede.
Il Figlio dell'uomo. Gesù, inoltre, usa anche un'altra immagine a noi lontana, ma che dobbiamo ben comprendere. Egli dice: *E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna+ (Gv. 3:14,15).
Gesù si identifica qui con "il Figlio dell'uomo".
Il popolo di Israele, ai tempi di Gesù attendeva che si realizzassero le profezie al riguardo di un essere divino, che sarebbe venuto a stabilire il regno di Dio sulla terra. Il Figlio dell'uomo è il Giudice che dovrà comparire negli ultimi tempi, Giudice di cui Gesù annunzia la venuta gloriosa. Egli sederà in trono alla destra di Dio; verrà nella gloria del Padre.
Quella, per Gesù non era che la "seconda venuta" del Figlio dell'uomo. Quel Giudice era già venuto, ed era sotto i loro occhi: era Gesù stesso. Quel misterioso personaggio era venuto nella persona di Gesù, e già ora Egli esercitava la funzione del Giudice degli ultimi tempi. Lo vediamo infatti all'opera nella Sua vicenda terrena: rimette i peccati, bandisce il messaggio della grazia e della gioia, cerca e salva ciò che è perduto, si proclama Signore sulla legge.
Questa funzione gloriosa Egli la svolge nell'umiltà: egli è venuto per servire, non ha una dimora stabile, e la Sua umiliazione raggiungerà il colmo nella morte sulla croce: Egli deve essere consegnato nelle mani dei peccatori, dovrà soffrire molte cose ed essere crocefisso.
La via della croce sarà però per Lui la via della gloria: Egli sarà innalzato e glorificato con la Sua risurrezione ed ascensione alla destra di Dio Padre.
Si, Gesù sarà innalzato, e molto presto nella Sua carriera terrena, e sempre nella predicazione cristiana autentica.
Innalzare Gesù. La predicazione cristiana, dunque, eleva davanti a tutti Cristo crocifisso, un segno dal duplice significato che discrimina il suo "pubblico" determinando così il destino ultimo di chi lo contempla.
Chi lo guarda con fiducia come lo strumento che Dio ha provveduto per l'umana salvezza, ottiene la grazia della vita eterna. L'incredulità, però, comporta giudizio e condanna.
Gesù aveva infatti affermato di essere "la luce del mondo" e non è forse vero che la luce quando viene proiettata nel buio comporta sempre il duplice effetto di attrarre o di respingere?
La luce rivela chi in realtà noi siamo. Tutti noi facciamo cose che Iddio considera, in un modo o in un altro, "sporche". Noi tutti siamo ben lontani da ciò che Egli si aspetta da noi, e lo sappiamo molto bene.
Noi possiamo così appartenere a due categorie di persone. La prima è quella di coloro che sono coscienti della corruzione della loro natura e che anelano esserne liberate. Per questo sono grate quando la loro vita viene illuminata dalla luce di Cristo. Essa mette in evidenza lo sporco che c'è in loro; questo non è piacevole, ma è necessario per poterlo spazzare via. Seconda categoria è quella di coloro che sono coscienti della corruzione della loro natura, ma amano il peccato, e non hanno alcuna intenzione a che Gesù metta a giorno lo sporco che c'è in loro, e quindi se ne tengono molto a distanza.
Anche in questo si può vedere la discriminazione che si opera fra gli uomini quando Gesù viene innalzato crocifisso davanti a loro. C'è chi lo accoglie con gioia, riconoscendo la verità delle Sue affermazioni e desiderando che venga applicata alla propria persona la Sua opera. E c'è chi emette su di Lui una sentenza di condanna, e preferisce che Gesù sia tolto di mezzo, perché non gli è comodo. Proprio in questo però Lui, come giudice di Cristo, sarà condannato, perché non avrà potuto liberarsi di Gesù. Il Gesù che è morto, è pure risorto, e tornerà come Giudice dei vivi e dei morti!
Qual è la nostra posizione?
Ecco così che davanti alla croce di Cristo che ci viene presentata in tutta la sua durezza, siamo chiamati a diventare giudici, e dobbiamo fare -volenti o nolenti- un giudizio davanti al quale non ci possiamo sottrarre, e da giudici noi diventiamo ...i giudicati.
La croce innalzata diventa per noi "una chiara insegna" della salvezza che Gesù ha per noi conquistato, e che viene applicata a tutti coloro che la ricevono per fede.
Quel giorno, sul Golgota, un orribile spettacolo si presentava agli astanti.
Diverse sono le reazioni. Ascoltate dapprima il popolo: *E il popolo stava là a
guardare; ed anche i magistrati con il popolo lo beffavano, dicendo: *Egli ha salvati gli altri,
salvi sé stesso se veramente egli è il Cristo, l'eletto di Dio+. Anche i soldati lo
schernivano, accostandosi, e presentandogli dell'aceto, e dicendo: *Se tu sei il re dei Giudei,
salva te stesso+.
Considerate ora la reazione dei due malfattori crocefissi accanto a Gesù: *Ora uno dei malfattori
appesi lo ingiuriava, dicendo: *Se
tu sei il Cristo, salva te stesso e noi+.
Ma l'altro, rispondendo, lo sgridava dicendo: *Non hai neppure timore di Dio, trovandoti
sotto la medesima condanna? Noi, in realtà, siamo giustamente condannati,
perché riceviamo la dovuta pena dei nostri misfatti, ma costui non ha commesso
alcun male+.
Poi disse a Gesù: *Signore,
ricordati di me, quando verrai nel tuo regno+. Allora Gesù gli disse: *In verità ti dico: oggi tu
sarai con me in paradiso+
Considerate ora la reazione dell'ufficiale romano e poi di una parte del
popolo, che avevano assistito alla scena: *Allora
il centurione, visto quanto era accaduto, glorificò Dio, dicendo: *Veramente quest'uomo era
giusto+. E
tutta la folla che si era radunata per osservare ciò che accadeva, alla vista
di questo, se ne tornò a casa battendosi il petto+.
Questa scena viene ora riproposta per noi con la predicazione dell'Evangelo. Anche noi stiamo assistendo a questa scena. Qual è la nostra reazione? A chi assomigliamo noi fra le persone presenti fisicamente quel giorno? Anche il nostro destino viene deciso dalla "sentenza" che noi emettiamo davanti a Cristo crocifisso. Ne siamo coscienti?
(Paolo Castellina, Borgonovo, sabato 3 aprile
1993; tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte
dalla Versione Nuova Riveduta, ed. 1991, La Buona Novella, Brindisi).