L'ira di Dio

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Vorrei attirare oggi la vostra attenzione su tre parole e sul loro significato, come viene dato da un semplice vocabolario. Le parole sono: ira, collera, e indignazione. Ed eccone il significato nelle loro diverse accezioni: Ira- (1) improvvisa accensione d'animo contro qualcuno; essa si manifesta con grida, strepiti, atti violenti, improperi, minacce, offese o, quanto meno, con parole o gesti inconsulti. (2) Odio, ostile disposizione d'animo verso qualcuno, malevolenza. (3) Collera giustificata, giusto sdegno e furore. Collera- eccitamento improvviso dell'animo per cui spesso si trascende in parole o in atti violenti. Indignazione- condizione spirituale caratterizzata da vibrante sentimento verso cosa che si ritiene riprovevole. Come considerate queste cose: positive o negative? La Bibbia ci dice che l'ira è uno dei tratti o attributi di Dio.

I. Un argomento impopolare

Quando vediamo che la Bibbia parla di "ira di Dio" oggi siamo stati abituati a minimizzarla, a "spiegarla" o a ignorarla come qualcosa di imbarazzante che non riusciamo a inquadrare nell'immagine che ci siamo fatti di Dio. Coloro che ancora credono nell'ira di Dio (non tutti ci credono) ne dicono poco e forse neanche ci pensano tanto. In un'epoca che in modo svergognato si è venduta agli dei dell'avidità, dell'orgoglio, del sesso e dell'egocentrismo, la chiesa si riempie la bocca della "bontà" di Dio, e non dice virtualmente nulla dei giudizi e sull'ira di Dio. Quante prediche avete sentito negli ultimi anni sull'ira di Dio? Da quanto tempo qualcuno non ha parlato chiaro sulla stampa o in televisione su questo argomento? E se qualcuno l'ha fatto, quanto ci è voluto a che quel predicatore fosse più o meno diplomaticamente esonerato dall'incarico? Il fatto è che parlare dell'ira di Dio è diventato tabù nella società moderna, e in qualche modo anche i cristiani hanno accettato questo tabù e hanno condizionato sé stessi a non sollevare mai la faccenda.

La Bibbia però non si vergogna di parlarne: forse non è stato mai troppo popolare parlare dell'ira di Dio, ma gli scrittori biblici lo fanno costantemente. Una delle cose più impressionanti dell'intera Bibbia è infatti il vigore con il quale entrambi i Testamenti mettono in rilievo la realtà della temibile ira di Dio. Disse un teologo: *Basta uno studio nella Concordanza biblica per mostrare come nella Scrittura vi siano più riferimenti alla rabbia, alla furia, ed all'ira di Dio, di quanto ve ne siano sul Suo amore e sulla Sua tenerezza+.

La Bibbia spiega chiaramente che proprio come Dio è buono verso coloro che confidano in Lui, tanto Egli è terribile verso coloro che non lo fanno. *L'Eterno è un Dio geloso e vendicatore; l'Eterno è vendicatore e pieno di furore. L'Eterno si vendica dei suoi avversari e conserva l'ira per i suoi nemici. L'Eterno è lento all'ira e grande in potenza, ma non lascia affatto impunito il malvagio... Chi può resistere davanti alla sua indignazione e chi può sopportare l'ardore della sua ira? Il suo furore è riversato come fuoco, e le rocce sono da lui frantumate. L'eterno è buono, una fortezza nel giorno dell'avversità; egli conosce quelli che si rifugiano in lui. Ma ...i suoi nemici saranno inseguiti dalle tenebre+ (Na. 1:2-8).

E' questo forse solo il linguaggio dell'Antico Testamento? No, l'apostolo Paolo si aspetta che *il Signore Gesù Cristo apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza, in un fuoco fiammeggiante, per far vendetta di coloro che non conoscono Dio, e di coloro che non ubbidiscono all'Evangelo del Signor nostro Gesù Cristo. Questi saranno puniti con la distruzione eterna, lontani dalla faccia del Signore, e dalla gloria della sua potenza, quando egli verrà, in quel giorno, per essere glorificato nei suoi santi+ (2 Ts. 1:8ss), e questo, come pure innumerevoli altre citazioni, basta per rilevare come l'ira di Dio faccia anche parte del messaggio del Nuovo Testamento.

La Bibbia, inoltre, non ci fa conoscere l'ira di Dio solo in termini generali come quelli appena citati. La storia biblica, proclama chiaramente sia la severità come la bontà di Dio, tanto che possiamo dire che -a seconda dalla prospettiva in cui la guardiamo, la Bibbia è tanto un libro che parla dell'amore di Dio, come un libro che parla dell'ira di Dio.

Il tema dell'ira di Dio, non costituisce imbarazzo alcuno per gli scrittori della Bibbia, e allora perché dovremmo sentircene imbarazzati noi? Che cos'è che ci causa questa nostra titubanza? Perché spesso coloro che pure credono fermamente all'amore ed alla compassione di Dio, dell'opera redentrice del Signore Gesù Cristo, e che seguono fedelmente la Scrittura in altre cose, esitano così tanto a far eco a ciò che la Bibbia dice così chiaramente su questo punto?

II. Il perché di un imbarazzo

1. Indegna di Dio? Il fatto che non ci piaccia di sentir parlare dell'ira di Dio sorge in primo luogo dalla nostra sensazione che in qualche modo l'ira sia indegna di Dio. Alcuni infatti considerano l'ira nelle prime accezioni date dal nostro vocabolario, cioè un'improvvisa accensione d'animo contro qualcuno che si manifesta con grida, strepiti, atti violenti, improperi, minacce, offese o, quanto meno, con parole o gesti inconsulti. Come quando si dice "vederci rosso", una reazione in parte o completamente irrazionale. Per altri 'ira' suggerisce l'idea di consapevole impotenza, orgoglio ferito, o semplicemente di un 'brutto carattere'. Come si fa dunque a riferire questo a Dio?

Certo, non lo possiamo, ma la Bibbia non ci chiede di farlo. La Bibbia usa termini "antropomorfici", cioè simili a quelli usati per descrivere un essere umano, per farci capire meglio, termini simili, ma non identici! Il termine 'ira' è solo illustrativo della realtà, e deve essere compreso in confronto all'intero complesso della divina rivelazione, e non a totale somiglianza con i fenomeni che avvengono nel nostro mondo umano decaduto.

Dio non è un essere umano e non dobbiamo attribuirGli le debolezze umane. L'ira di Dio, nella Bibbia, non è mai qualcosa di capriccioso, sfrenato, irritabile, moralmente ignobile, come spesso lo è l'ira dell'uomo. Dio manifesta la Sua ira solo quando è giusto e necessario, quando cioè si tratta di una necessaria e giusta reazione ad un male oggettivo e morale. Anche per l'uomo vi può essere una collera giustificata, un giusto sdegno e furore. Forse il termine "indignazione" rende meglio l'idea, un'indignazione nei confronti del male che lo spinge a prendere senza ritardo dei provvedimenti.

Sarebbe buono quel Dio che prendesse piacere tanto nel male quanto nel bene? Un Dio che non reagisse al male nel Suo mondo, sarebbe moralmente perfetto? Certo no. L'ira di Dio è una necessaria componente della Sua perfezione morale.

2. Crudele? L'ira di Dio, poi, sarebbe qualcosa di crudele? No di certo. L'ira di Dio, nella Bibbia, è sempre quella del Giudice che amministra la giustizia. Quando si accende l'ira di Dio su qualcuno, potete stare certi che è quello che si merita. La Bibbia dice che "il giorno dell'ira" sarà quello della *manifestazione del giusto giudizio di Dio, che renderà a ciascuno secondo le sue opere+ (Ro. 2:5,6). Nessuno soffrirà a causa dell'ira di Dio, più di quanto meriti oggettivamente secondo i criteri della giusta legge di Dio.

Inoltre nella Bibbia l'ira di Dio è qualcosa che siamo noi stessi a tirarci addosso! Pensiamo all'inferno. il Salvatore Gesù Cristo ha forse parlato dell'inferno più di quanto avesse fatto del paradiso, e chi vuole essere fedele alla Bibbia farebbe meglio a credere alla letterale esistenza dell'inferno. Gesù è venuto appunto per salvarcene!

L'inferno, però, prima di essere qualcosa che Dio infligge è qualcosa che noi stessi ci siamo voluto ritirandoci da Dio. L'apostolo Giovanni scrive: *Chi crede in lui non è condannato, ma chi non crede è già condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. Ora il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno amato le tenebre più che la luce, perché le loro opere erano malvagie+ (Gv. 3:18,19). Dio è nostro Creatore e sovrano legittimo, e noi siamo Sue creature. Nostro preciso dovere è sottometterci a Lui con fiducia. Se non lo facciamo, se rifiutiamo la Sua legittima sovranità, che pretendiamo? In Lui c'è ogni bene, fuori da Lui non potremo che trovare altro che male. Se decidiamo di vivere senza di Lui, vivremo, e eternamente, senza di Lui, privi di ogni bene. Non ci sono alternative a questo. L'essenza dell'azione di Dio nella Sua ira è di darci quello che scegliamo, con tutto ciò che questo implica, nulla di meno e nulla di più. Che Dio rispetti queste nostre scelte può parere sconcertante ed anche terrificante, ma tutto questo è assolutamente secondo giustizia. Non c'è crudeltà in questo.

Il primo atto d'ira di Dio verso l'uomo è la cacciata di Adamo dal paradiso terrestre. Crudele? No. Adamo aveva già scelto di nascondersi da Dio e fare a meno della Sua presenza, molto prima che ne fosse cacciato via. Lo stesso principio vale in tutta la Bibbia. Dio sembra dire: "Vuoi fare a meno di me? Allora vai, e arrangiati, con tutte le conseguenze del caso. E' chiaro però che oltre ad un certo limite non potrai più tornare indietro!".

III. I dati biblici

L'esposizione più classica dell'ira di Dio nel Nuovo Testamento si trova nella lettera ai Romani, che Lutero e Calvino consideravano la porta d'accesso principale alla Bibbia, e che che contiene le espressioni principali.

1. Il significato dell'ira di Dio. Nella lettera ai Romani l'ira di Dio denota l'inappellabile determinazione di Dio di punire il peccato. Essa è tanto espressione dell'atteggiamento personale ed emotivo del Dio Trino quanto lo è il Suo amore verso i peccatori. E' l'attiva manifestazione del Suo odio verso l'empietà e il male morale. L'espressione "l'ira" può riferirsi in modo specifico alla futura manifestazione finale del suo odio "nel giorno dell'ira", ma può riferirsi anche anche agli attuali provvedimenti in cui si può riconoscere retribuzione per il peccato. In questo modo il magistrato che pronuncia la sua sentenza sul criminale è *poiché egli è ministro di Dio, un vendicatore con ira contro colui che fa il male+ (13:4). L'ira di Dio è la Sua reazione contro il nostro peccato, *perché la legge produce ira+ (4:15), perché la legge eccita il peccato che è latente in noi e fa si che la trasgressione abbondi -il comportamento che evoca l'ira-. Come reazione al peccato, l'ira di Dio è un'espressione della Sua giustizia, e Paolo respinge con indignazione qualsiasi suggerimento che *Dio è ingiusto quando dà corso alla sua ira+ (3:5). Quelli che sono *preparati per la perdizione+ vengono qui descritti come *vasi d'ira+ (9:22), cioè oggetto della Sua ira, allo stesso modo in cui egli chiama i servitori del mondo, della carne, e del diavolo *figli d'ira+. Tali persone, essendo semplicemente quel che sono, attirano su di sé l'ira di Dio.

2. La rivelazione dell'ira di Dio *perché l'ira di Dio si rivela dal cielo sopra ogni empietà e ingiustizia degli uomini, che soffocano la verità nell'ingiustizia+ (1:18). Questo "si rivela" implica una rivelazione costante, permanente, universale, che raggiunge tutti coloro che l'Evangelo non ha ancora raggiunto. Come si realizza questa rivelazione? E' impressa direttamente sulla coscienza di ogni uomo; coloro che Dio ha abbandonato *ad una mente perversa+ (1:28) per fare il male senza ritegno, conoscono tuttavia *il decreto di Dio secondo cui quelli che fanno tali cose sono degni di morte+ (1:32). Non c'è nessuno che non abbia una qualche coscienza del giudizio a venire. Questa rivelazione è poi confermata dalla parola rivelata dell'Evangelo, che ci prepara alla buona notizia con la cattiva notizia che vi sarà *un giorno dell'ira e della manifestazione del giusto giudizio di Dio+ (2:5).

E non è tutto. Per quelli che hanno occhi per vedere, vi sono segni dell'attiva ira di Dio che appare qui e là nell'attuale stato dell'umanità. Dovunque possiamo vedere degenerazione, empietà, ingiustizia con tutte le loro conseguenze. In tutto questo declino vediamo l'azione dell'ira divina, nel processo di per cui Egli indurisce e rende sfrenati coloro che scelgono la via del male. Gli uomini vengono abbandonati alle proprie preferenze corrotte, per giungere a mettere in pratica sempre più sfrontatamente le concupiscenze del loro cuore peccaminoso. Paolo descrive il processo come lo conosce dalla sua Bibbia e dal mondo del suo tempo.

Paolo sembra dire: "Se vuoi avere prova che l'ira di Dio, rivelata come un fatto dalla tua coscienza, già opera come forza attiva nel mondo, basta che guardi alla vita intorno a te, per vedere ciò in cui Dio ha abbandonato l'uomo". E chi oggi, 19 secoli dopo, potrebbe smentire la sua tesi?

3. La liberazione dall'ira di Dio. Nei primi tre capitoli di Romani Paolo fa si che ciascuno di noi si chieda: "Se l'ira di Dio viene rivolata dal cielo contro ogni empietà ed ingiustizia, e se verrà il "giorno dell'ira" in cui Dio renderà a ciascuno secondo le sue opere, come potrebbe mai ciascuno di noi sfuggire a questo disastro?". Il problema è pressante, perché noi tutti "siamo sotto peccato", e non c'è alcun giusto, nemmeno uno, nessuno che -secondo i criteri della Legge di Dio- meriti la Sua approvazione, tutti sono sottoposti alla condanna da parte di Dio. L'osservanza della legge non ci può salvare, perché l'unico suo effetto è quello di stimolare in noi il peccato e mostrarci quanto distanti noi siamo dalla giustizia. Tutti i riti di una religione non potranno nemmeno quelli salvarci, come una semplice circoncisione non può salvare un ebreo. C'è allora una via d'uscita per salvarci dall'ira a venire? C'è, e Paolo la conosce.

Egli dice: *Essendo ora giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall'ira per mezzo di lui+ (5:9). Il sangue di chi? Il sangue di Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato. E che cosa significa essere "giustificati"? Significa essere perdonati, riabilitati, accettati come giusti. E come possiamo essere giustificati? Per fede -cioè sottomettendoci con fiducia alla persona ed all'opera di Gesù Cristo. E come può il sangue di Gesù -cioè la Sua morte in sacrificio- essere base della nostra giustificazione? Paolo lo spiega in Romani 3:24s, dove egli parla della *redenzione che è in Cristo Gesù. Lui Dio ha preordinato per fare l'espiazione mediante la fede nel suo sangue+. Che cos'è un'espiazione? E' un sacrificio che distoglie l'ira di Dio pagando il prezzo del peccato, e cancellando la colpevolezza.

Questo non è altro che il cuore dell'Evangelo: che Gesù Cristo, in virtù della Sua morte sulla croce come nostro sostituto e portatore di peccato *è l'espiazione per i nostri peccati+ (1 Gv. 2:2). Fra noi -come peccatori- è gli strali dell'ira di Dio sta la croce di Cristo. Se apparteniamo a Cristo, per fede, allora siamo giustificati in virtù della Sua croce, e l'ira non ci toccherà più, né ora né mai. Gesù *ci libera dall'ira a venire+ (1 Ts. 1:10).

IV. Conclusione

Non c'è dubbio che in passato si siano fatti errori nel parlare dell'ira di Dio, parlandone tanto per speculare, in modo irriverente e spesso malevolo. Senza dubbio vi sono stati coloro che hanno parlato dell'ira di Dio con gli occhi privi di lacrime e senza alcun dolore nel loro cuore. Senza dubbio molti sono stati disgustato alla vista di alcune sétte che con gioia vorrebbero consegnare il mondo intero, ad eccezione di sé stessi, all'inferno. Ciononostante, se vogliamo conoscere Dio, è vitale che noi affrontiamo la verità al riguardo della Sua ira, per quanto sia impopolare, per quanto forti ne siano i pregiudizi. Altrimenti non comprenderemo l'Evangelo, che significa salvezza dall'ira, né il significato propiziatorio della croce, né la meraviglia dell'amore redentore di Dio. Non comprenderemo l'opera di Dio nella storia, e come Dio tratti oggi il Suo popolo, né potremo comprendere l'Apocalisse, né comprenderemo l'urgenza dell'evangelizzazione, intesa, come fa l'evangelista Giuda, come "uno strappare dal fuoco" (Gd. 23), e nemmeno la nostra conoscenza di Dio né il servizio che Gli rendiamo, sarebbe in accordo con la Sua Parola.

Scrisse A.W. Pink: *L'ira di Dio è una perfezione del carattere divino sulla quale dovremmo meditare di frequente. In primo luogo affinché nei nostri cuori venga debitamente impresso odio per il peccato. Abbiamo infatti la tendenza a considerare il peccato con leggerezza, a sorvolare sui suoi orrori, a giustificarlo. Più studiamo e ponderiamo però su quanto Dio detesti il peccato e sulla temibile rivalsa che su di esso Egli intenda prendere, più disponibili saremo a renderci conto di quanto esso sia cosa orrenda. In secondo luogo, per generare nella nostra anima autentico timore di Dio: *mostriamo gratitudine, mediante la quale serviamo Dio in modo accettevole, con riverenza e timore, perché il nostro Dio è anche un fuoco consumante+ (Eb. 12:28,29). Noi non possiamo servirLo in modo "accettevole" fintanto che non mostreremo debita "riverenza" per la Sua terrificante Maestà, come pure santo "timore" della Sua giusta ira; e tutto ciò può essere promosso nel modo migliore meditando frequentemente sul fatto che Dio è "un fuoco consumante". In terzo luogo per stimolarci a lodare in modo fervente Dio per essere stati liberati dall'"ira a venire" (1Ts. 1:10). La nostra disponibilità o riluttanza a meditare sull'ira di Dio diventerà un sicuro test per verificare come noi ci rapportiamo verso di Lui+.

Pink ha ragione. Se vogliamo davvero conoscere Dio, ed essere conosciuti da Lui, dovremmo chiederGli di insegnarci a fare i conti qui ed ora con la realtà della Sua ira.

[Rielaborato da: J.I.Packer, Knowing God, London: Hodder & Stoughton, 1973, p. 164-175 Paolo Castellina, Borgonovo, mercoledì 31 marzo 1993; tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla Versione Nuova Riveduta, ed. 1991, La Buona Novella, Brindisi].

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