LA SAPIENZA DI DIO E LA NOSTRA

*Beato l'uomo che ha trovato la sapienza e l'uomo che ottiene l'intendimento... La sapienza è la cosa più importante; perciò acquista la sapienza. A costo di tutto ciò che possiedi, acquista l'intelligenza+ (Pr. 4:7-13)

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Due tipi di attributi

I teologi riformati, occupandosi degli attributi di Dio, erano soliti classificarli in due categorie: gli attributi comunicabili e gli attributi incomunicabili.

Nel primo gruppo essi ponevano quelle qualità che caratterizzano la trascendenza di Dio, che ci mostrano cioè quanto diverso sia Iddio dalle Sue creature e al di sopra di esse. Quella lista di solito comprendeva: l'indipendenza di Dio (Egli non deve ad alcuno la Sua esistenza ed è sufficiente a sé stesso), la Sua immutabilità (non c'è nulla che lo possa far cambiare, il che conduce alla totale Sua coerenza di azione); la Sua infinità (libertà da tutti i limiti di tempo e di spazio; cioè la Sua eternità ed onnipresenza; infine la Sua semplicità (in Lui non vi sono elementi che possano essere in conflitto, così, a differenza dell'uomo, Egli non può essere trascinato in direzioni diverse da pensieri o desideri divergenti). I teologi avevano chiamato queste qualità incomunicabili perché sono caratteristiche di Dio solo; l'essere umano, proprio perché è umano e non è Dio, non può e non potrà mai avere queste caratteristiche.

Nel secondo gruppo i teologi raccoglievano le qualità divine della spiritualità, libertà e dell'onnipotenza, accanto ai Suoi attributi morali -la bontà, la verità, la santità, la giustizia, ecc. Questa seconda distinzione indicava che quando Dio aveva creato l'essere umano, Egli gli aveva comunicato qualità corrispondenti. Ecco ciò che la Bibbia intende quando dice che Dio ha creato l'uomo a Sua immagine, cioè che Dio ha creato l'essere umano come creatura spirituale e libera, agente morale responsabile con facoltà di scegliere e di agire, capace di essere in comunione con Lui e di rapportarsi a Lui, come pure per natura buono, verace, santo, retto; in una parola, conforme agli attributi di Dio.

La caduta della creatura umana ha fatto sì che l'immagine di Dio in essa venisse sfigurata, deturpata, insieme alle qualità morali connesse. Tutta l'umanità, in un modo o in un altro, pretendendo indipendenza da Dio è privata di questa comunione vitale ed ha rovinato sé stessa. La Bibbia però ci dice che ora, nell'adempimento del Suo piano di redenzione, Dio è all'opera nel credente in Cristo per restaurare quest'immagine sfigurata, ed Egli torna a comunicargli le Sue qualità. Ecco che cosa intende la Scrittura quando dice che in credenti in Cristo vengono rinnovati all'immagine di Cristo (2 Co. 3:18) e di Dio (Cl. 3:10).

La comunicazione di sapienza

Fra questi attributi comunicabili, i teologi pongono la sapienza. Ne abbiamo parlato la volta scorsa ed ora desideriamo approfondire. Dato che Dio possiede sapienza, Egli desidera comunicare all'essere umano la sapienza.

La Bibbia ha molto da dire sul dono divino della sapienza. I primi nove libri del libro dei Proverbi sono un'unica continua esortazione a cercare questo dono: *Beato l'uomo che ha trovato la sapienza e l'uomo che ottiene l'intendimento... La sapienza è la cosa più importante; perciò acquista la sapienza. A costo di tutto ciò che possiedi, acquista l'intelligenza+ (Pr. 4:7-13). La sapienza qui è personificata e fatta parlare per difendere la propria causa. *Beato l'uomo che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte e custodendo gli stipiti delle mie porte. Poiché chi mi trova, trova la vita, e ottiene il favore dell'Eterno. Perché chi pecca contro di me fa male a sé stesso; tutti quelli che mi odiano, amano la morte+ (Pr. 8:34-36).

Come una padrona di casa, la sapienza chiama i bisognosi alla sua mensa: *Chi è sciocco, venga qui!+ (Pr. 9:4). Dio è pronto a donare sapienza a tutti coloro che desiderano questo dono e faranno i passi necessari per ottenerla. Anche il Nuovo Testamento riprende questa importante esortazione. La sapienza è un necessario requisito del cristiano. *Badate dunque di camminare con diligenza, non da stolti, ma come saggi+ (Ef. 5:15); *Procedete con sapienza verso quelli di fuori+ (Cl. 4:5). Gli apostoli pregano affinché i cristiani abbiano sapienza: *non cessiamo di pregare per voi e di chiedere che siate ripieni della conoscenza della sua volontà in ogni sapienza ed intelligenza spirituale+. Giacomo, nel nome di Dio, fa una promessa: *Ma se qualcuno di voi manca di sapienza, la chieda a Dio, che dona a tutti liberamente senza rimproverare, e gli sarà data+ (Gm. 1:5).

Come ottenere la sapienza?

Da dove viene la sapienza? Quali passi bisogna fare per ricevere questo dono? Secondo la Scrittura vi sono due requisiti.

(1) E' necessario imparare in primo luogo ad avere grande rispetto per Dio. *Il timore dell'Eterno è il principio della sapienza+. Riceveremo la sapienza non prima di essere diventati umili e disposti ad imparare, rispettosi della santità e della sovranità di Dio (*Il Dio grande e tremendo+), riconoscendo la nostra pochezza, diffidando del nostro intendimento, ed essendo disponibili anche a vederci rovesciato tutto il nostro modo di ragionare. E' tragico come fin troppi cristiani passino la loro vita con un atteggiamento troppo irrispettoso e irriverente senza così poter mai ottenere da Dio la Sua sapienza. Non per nulla la Scrittura dice: *la sapienza è con gli umili+ (Pr. 11:2).

(2) In secondo luogo è necessario imparare a ricevere la Parola di Dio. Ricevono sapienza esclusivamente quelle persone che si applicano diligentemente a conoscere e ad assorbire la rivelazione di Dio. Il Salmista dichiara: *I tuoi comandamenti mi rendono più saggio dei miei nemici... Ho maggior intendimento di tutti i miei maestri+. Perché? Perché *i tuoi comandamenti sono la mia meditazione+ (Sl. 119:99). Allo stesso modo Paolo così ammonisce i Colossesi: *La parola di Cristo abiti in voi copiosamente, in ogni sapienza+ (Cl. 3:16). Come possiamo fare questo noi che viviamo nel 20° secolo? Assorbendo l'insegnamento della Bibbia che, come disse Paolo: *le Sacre Scritture... le quali ti possono rendere savio a salvezza, per mezzo della fede che è in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura è divinamente ispirata e utile a insegnare, a convincere, a correggere e a istruire nella giustizia. affinché l'uomo di Dio sia completo, pienamente fornito per ogni opera buona+ (2 Ti. 3:15-17). E' preciso dovere di ogni cristiano leggere e meditare regolarmente la Bibbia.

Da quanto tempo non avete letto tutta la Bibbia dal principio alla fine, se mai l'avete fatto? Si passa oggi più tempo a leggere il giornale o a guardare la TV che a leggere la Bibbia. Nella nostra vita spesso non c'è traccia di autentica sapienza - e rischiamo di rimanere così per tutta la vita- semplicemente perché non ci diamo pena di fare quello che dovremmo fare per ricevere la sapienza di Dio.

Che cos'è la sapienza?

Che cos'è però questa sapienza che Dio vuole donarci? Che effetto ha su di noi? A questo punto molti sbagliano. Facciamo un esempio.

Se andate a Zurigo, nella nuova stazione centrale e, oltre a guardare le decine di negozi, osservate le decine e decine di linee diverse di treni che la attraversano, con treni che vanno e vengono con regolarità cronometrica: è uno spettacolo stupefacente. Se poi salite su un ponte stradale che l'attraversa, è ancora più stupefacente guardare all'incredibile groviglio di binari che vi arrivano e si accavallano l'uno con l'altro e notare come il movimento di ogni treno sia coordinato al massimo grado. Chi è che controlla tutto questo traffico, e quale ordine lo regola così ad arte? Lo potreste sapere se aveste la fortuna di andare nella "torre di controllo" della stazione dove ogni linea è segnata su un grande pannello ed un computer ne regola tutto il traffico, vigilando sul perfetto funzionamento di tutto il sistema. Qualcuno allo stesso modo suppone che chiedere a Dio sapienza per la propria vita sia come aver accesso alla "torre di controllo" di Dio per comprendere per filo e per segno tutto quanto accade a noi e al mondo. Quei cristiani che soffrono di depressione, fisica, mentale o spirituale, possono quasi impazzire nel futile intento di comprendere il senso di quello che accade loro. L'accesso alla "torre di controllo", però, è precluso ai "non addetti ai lavori" e sarebbe veramente folle se tutti i passeggeri pretendessero di comprendere il funzionamento di quel grande computer prima di salire su un treno, per paura che non corra sul giusto binario. Se bisogna "dare fiducia al sistema", tanto più bisognerebbe dare fiducia a Dio, che pure, in certe occasioni, si compiace di spiegare in parte il senso di alcune cose che ci accadono.

Che significa allora ricevere sapienza da Dio? Se mi permettere un'altra illustrazione tratta dal mondo dei trasporti, essa è come imparare a guidare un'auto. Quello che importa nel guidare è la velocità e la correttezza delle vostre reazioni alle cose, come pure il discernimento di come comportarsi in determinate situazioni. Non vi chiedete però perché la strada si restringa o volti a sinistra, né perché quel camioncino sia parcheggiato proprio lì, né perché quella signora improvvisamente abbia attraversato la strada. Saper guidare significa saper rispondere in modo corretto ad ogni situazione che ci si presenta sulla strada. Significa aver gli occhi bene aperti. Vivere saggiamente significa similmente vivere con gli occhi aperti e in modo realistico, vedere la vita per quello che è e reagire di conseguenza. Sapienza non è cullarci in illusioni e falsi sentimenti, usare occhiali colorati di rosa. Molte persone vivono in un mondo di sogni, con la testa nelle nuvole ed i piedi sollevati dal suolo. Sapienza è essere realisti sulle cose, e la Bibbia -.checché ne dicano alcuni- ci insegna proprio ad essere realisti su noi stessi e sul mondo in cui viviamo, senza cullarci in illusioni.

Il realismo dell'Ecclesiaste

C'è nella Bibbia un libro particolare che ci insegna ad essere realisti: l'Ecclesiaste., o "il predicatore", ed il libro è come un sermone, con un testo di base: *Vanità delle vanità: tutto è vanità+, l'esposizione del tema (capp. 1-10), ed un'applicazione (capp. 11:12-7). Gran parte di quest'esposizione è autobiografica. L'Ecclesiaste si identifica come *il figlio di Davide, re di Gerusalemme+ (1:1), forse Salomone stesso, famoso per la sua grande sapienza. "Vanità delle vanità+, dice il Predicatore; *Vanità delle vanità: tutto è vanità. Che vantaggio ha l'uomo di tutta la sua fatica in cui si affatica sotto il sole?" (1-3). Tutto quello che si fa, egli dice, è tutto futile e vano. Con che spirito, con quelle proposito, questo predicatore annuncia così il suo testo? E' forse la confessione di un uomo cinico ed amareggiato? di un vecchio incallito e deluso che vede il mondo e la vita come una beffa? Oppure parla come un evangelista, cercando di far comprendere all'incredulo l'impossibilità di trovare "sotto il sole" felicità a parte da Dio? La risposta non è né l'una né l'altra, anche se la seconda è già più vicina alla verità.

L'autore parla come un maturo maestro che insegna al suo giovane discepolo i frutti della sua lunga riflessione ed esperienza. Egli vuole condurre questo giovane credente alla vera sapienza, e trattenerlo dal fare l'errore di chi vorrebbe salire sulla "torre di controllo" della vita. Apparentemente questo giovane era incline a considerare la sapienza solo come conoscenza e di supporre di poter acquisire sapienza solo dalla lettura di molti libri (12:12) e di poter comprendere ogni cosa proprio come se fosse Dio. L'autore è pronto ad ammettere che la vita è spesso enigmatica ed inesplicabile, e che raramente si vede in essa segni di un Dio razionale e morale che la ordina.

Questo predicatore pare dire: "Guarda al tipo di modo in cui viviamo, togliti gli occhiali colorati di rosa, sfregatigli occhi e guarda alla cruda realtà. Che cosa vedi? Vedi dietro a tutto i cicli sempre uguali della natura, tempi e circostanze prefissate sulle quali non hai controllo. Vedi la morte che raggiungerà tutti presto o tardi, e casualmente; il suo venire non ha rapporto con il meritarla oppure meno. Gli uomini muoiono tanto quanto le bestie, i buoni come i cattivi, i saggi come gli sciocchi. Vedi il male che trionfa dovunque, i disonesti che hanno successo e non gli onesti. Guardando tutto questo ti rendi conto che il modo in cui Dio ordina gli eventi è imperscrutabile, anche se ti sforzi di farlo. Più cerchi di capire il proposito di Dio nell'ordinario e provvidenziale corso degli eventi, più diventi ossessionato ed oppresso con l'apparente futilità del tutto, e più sei tentato di concluderne che la vita è davvero senza senso. Una volta però che hai concluso che non c'è senso alcuno nelle cose, che ragione puoi mai trovare in qualunque impresa costruttiva? Se la vita è senza senso, allora è senza valore, e in quel caso a che cosa serve creare delle cose, mettere su un'impresa, fare denaro, o anche cercare sapienza? perché niente di tutto questo ti potrà ovviamente fare del bene, ti renderà solo oggetto di invidia; tu non potrai portarti dietro nulla quando muori e probabilmente chi ti seguirà rovinerà tutte le tue opere. A che serve allora affaticarsi tanto? Non sono forse tutte le attività umane un *cercare di afferrare il vento+ (1:14)? E' a questa pessimistica conclusione, dice il Predicatore, che ti condurtrà ogni ottimista aspettativa di trovare il divino proposito dietro alle cose. E ha ragione, perché il mondo in cui viviamo è di fatto proprio come ho descritto. Il Dio che lo governa si nasconde. Raramente questo mondo appare come se un Benefattore provvidente lo governasse. Spesso sopravvive proprio ciò che ha meno valore e ciò che vale perisce. Sii realista, dice il Predicatore, affronta i fatti, vedi la vita come veramente è. Non avrai vera sapienza fintanto che non lo farai".

Molti fra noi hanno bisogno di questo ammonimento. Molti vorrebbero salire nella "torre di controllo" e comprendere loro stessi il significato delle cose: ci sentiamo sicuri di poterlo fare. Allora ci sopraggiunge qualcosa di doloroso ed inesplicabile, e le nostre illusioni di comprendere vengono infrante. Il nostro orgoglio viene ferito, ci sembra che Dio ci abbia ingannato, e a meno che a questo punto noi non ci ravvediamo e ci umiliamo per la nostra presunzione, la nostra susseguente vita spirituale ci potrà essere pregiudicata. Ecco che cosa accade se non prestiamo attenzione al messaggio dell'Ecclesiaste.

La verità è che Dio, nella Sua sapienza, per renderci e conservarci umili ed insegnarci a camminare per fede, ha nascosto dai nostri occhi tutto ciò che vorremmo sapere sui propositi provvidenziali che Egli opera nella nostra vita. *Come tu non conosci la via del vento, né come si formino le ossa nel grembo della donna incinta, così non conosci l'opera di Dio che fa tutto+ (11:5).

Che cos'è allora in quel caso la sapienza? Il predicatore ci ha aiutato a vedere che cosa essa non è? Non ci vorrebbe dire che cosa essa è? Certo, almeno in forma riassuntiva: *Temi Dio ed osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto dell'uomo+ (12:3); abbi fiducia in Lui ed ubbidiscigli, rispettalo, abbi timore di Lui, rendiGli culto, sii umile difronte a Lui, e non dire nulla di più di ciò che intendi veramente, quando Lo preghi; fai il bene; ricorda che un giorno dovrai rendere conto di te stesso a Lui, così evita, anche quando nessuno ti vede, tutte quelle cose delle quali tu ti vergogneresti quando verranno alla luce davanti a Dio. Vivi bene il presente e godine appieno, considera le gioie come dono di Dio. Sebbene l'Ecclesiaste condanni l'irresponsabilità. Cerca la grazia di lavorare con impegno con tutto ciò che ti si presenta, e godi del tuo lavoro quando lo esegui. Lascia a Dio le cose che appartengono solo a Lui; lascia che sia Dio a misurarne il loro valore ultimo; la tua parte è usare tutto il buon senso e capacità a tua disposizione nell'avvalerti delle opportunità che ti si presentano.

Fiducia nonostante tutto

Questa è la via della sapienza. Che cos'è che la sostiene? Ma proprio la convinzione che l'imperscrutabile Dio della provvidenza è il Dio sapiente e pieno di grazia della creazione e della redenzione. Possiamo essere sicuri che lo stesso Dio che ha ordinato meravigliosamente l'universo, e che ha guidato il Suo popolo fuori dalla schiavitù dell'Egitto, e che più tardo ha compiuto la più grande redenzione dal peccato e da Satana, sa quello che sta facendo, e "fa bene ogni cosa", anche se per il momento Egli nasconde la Sua mano. Possiamo aver fiducia di Lui e rallegrarci in Lui, anche quando non possiamo discernere le Sue vie.

Questa, dunque è la sapienza della quale Dio ci rende saggi e ne abbiamo quantomai bisogno. Abbiamo detto che la sapienza consiste nel scegliere i migliori mezzi per arrivare al migliore fine. L'opera per cui Dio impartisce sapienza è il mezzo che Egli ha scelto per raggiungere il fine di restaurare e perfezionare il rapporto fra sé e le umane creature. A qual fine è tesa questa sapienza che Egli dona? Non è condividere con Lui la conoscenza che Egli ha delle cose, ma la disposizione a confessare che Dio è sapiente, e aderire a Lui e vivere per Lui alla luce della Sua parola.

L'effetto del Suo dono di sapienza è quello di renderci più umili, più gioiosi, più pii, più lungimiranti per quanto riguarda la Sua volontà, più risoluti nell'adempierla e meno disturbati nel vivere in un mondo di tenebre e di dolori. Il Nuovo Testamento ci dice che il frutto della Sapienza è essere maggiormente simili a Cristo -pace, umiltà, ed amore (Gm. 3:17) -e la radice di tutto questo è la fede in Cristo come sapienza di Dio manifestata (1 Co. 1:24-30). Così il tipo di sapienza che Dio aspetta di poter dare a coloro che gliela chiedono, è una sapienza che ci potrà unire strettamente a Lui, una sapienza che troverà espressione in uno spirito di fede e in una vita di fedeltà. Facciamo quindi in modo che la nostra ricerca di sapienza prenda la forma di ricerca per queste cose, e che noi non frustriamo il sapiente proposito di Dio trascurando la fede e la fedeltà al fine di perseguire un tipo di conoscenza che in questo mondo non ci è dato di avere.

[Da: J.I.Packer, Knowing God, London: Hodder & Stoughton, 1973, p. 107-118. Paolo Castellina, Borgonovo, mercoledì 10 febbraio 1993, tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla Versione Nuova Riveduta, ed. 1991, La Buona Novella, Brindisi].

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