Il frutto dello Spirito Santo
(Culto ecumenico nella Chiesa cattolica di Maloja del 17 gennaio 1993- Testo di Galati 5:16-26).
Introduzione al tema
Quest'anno i cristiani, in occasione della Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani sono invitati a riflettere sulle parole dell'apostolo Paolo contenute nel cap. 5 della lettera ai Galati, che parlano del dono dello Spirito Santo e dei Suoi frutti nel credente.
La presenza dello Spirito Santo è testimoniata dalla realtà dell'amore, della pace, della comprensione e dagli altri Suoi frutti nella vita del singolo credente, come pure della comunità cristiana. L'assenza di questi segni è un giudizio radicale sulla fedeltà del popolo di Dio al suo Signore.
La nostra celebrazione oggi vuole essere un momento di serio esame di noi stessi, di preghiera, di riflessione, e di riconsacrazione. Il cristiano è quella persona che sta facendo esperienza dell'azione rigeneratrice dello Spirito Santo nella sua vita e che manifesta nell'ambiente che lo circonda, i buoni frutti di questa sua comunione con Dio.. Chiediamoci: coloro che vivono accanto a noi possono vedere nel modo in cui ci comportiamo i frutti dello Spirito Santo? Possono riconoscere il carattere di Cristo nella nostra vita?
Qual è, in modo particolare, l'incidenza di questo nuovo modo di essere nel contesto della nostra famiglia e all'indirizzo di cristiani di diversa confessione?
Il testo biblico
Ga. 5:16-26. 16Ora io dico: Camminate secondo lo Spirito e non
adempirete i desideri della carne. 17La carne, infatti, ha desideri
contrari allo Spirito, e lo Spirito ha desideri contrari alla carne, e queste
cose sono opposte l'una all'altra, cosicché voi non fate quel che vorreste.
18Ma se siete condotti dallo Spirito, voi non siete sotto la legge..
19Ora le opere della carne sono manifeste e sono: adulterio,
fornicazione., impurità, dissolutezza, 20idolatria, magia,
inimicizie, contese, gelosie, ire risse, divisioni, sétte, 23invidia,
omicidi, ubriachezze, ghiottonerie e cose simili a queste circa le quali vi
prevengo, come vi ho già detto prima, che coloro che fanno tali cose non
erediteranno il regno di Dio. 22Ma il frutto dello Spirito è: amore,
gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo.
23Contro tali cose non vi è legge. 24Ora quelli che sono di
Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e le sue concupiscenze.
25Se viviamo per lo Spirito, camminiamo altresì per lo Spirito. 26Non
siamo vanagloriosi, provocandoci ed invidiandoci gli uni gli altri.
Lo Spirito Santo e il cristiano
Quando si parla dunque di "doni dello Spirito Santo" si intende quello speciale intervento di Dio sulla persona che ha accolto la chiamata alla salvezza in Cristo, mediante il quale essa viene gradualmente modellata ad immagine di Cristo e che comporta benefiche influenze pure sull'ambiente in cui vive.
Viviamo nel quadro di un'umanità ribelle all'autorità di Dio e che per questo vive ogni sorta di mali che corrompono e guastano la bellezza e l'armonia di ciò che Dio ha creato. Viviamo in un mondo marcio e corrotto su cui grava il giusto giudizio di condanna da parte di Dio.
In questo tipo di mondo, però, Dio, nella Sua misericordia, attraverso il ravvedimento e la fede nel Signore e Salvatore Gesù Cristo, decide di fare grazia ad un certo numero di persone. Lo Spirito Santo le rigenera spiritualmente mettendole in grado di ravvedersi dai loro peccati, di credere nell'efficacia dell'opera di Cristo e di sottomettersi alla Sua signoria. Il nostro testo, infatti fa riferimento a questo e si rivolge proprio a quelle persone che sono venute alla vita spirituale tramite un'intervento personalizzato di Dio (25a) e che ora appartengono a Cristo ("quelli che sono di Cristo").
Lo Spirito Santo ha applicato a loro i benefici dell'opera di Cristo, e lo stesso Spirito ha iniziato in loro un graduale processo di rinnovamento (santificazione). Essi hanno" crocifisso la carne con le sue passioni e le sue concupiscenze" (24b), ed ora hanno intrapreso un nuovo stile di vita.
Quello stesso Spirito è la speciale presenza di Dio nella loro vita che li sostiene nel combattimento spirituale di ogni giorno, li rende forti difronte alle pressioni che vogliono asservirli a questo mondo, e dona loro quanto è necessario per occupare dinamicamente la loro funzione nel contesto del corpo di Cristo, la Chiesa, ed al servizio della Sua causa nel mondo.
Rivolgendosi così a persone rinate spiritualmente mediante l'azione speciale dello Spirito Santo, il nostro testo le esorta a comportarsi conformemente a quello stesso Spirito lasciandosi fiduciosamente condurre da Lui nella vita quotidiana. E' come se dicesse: da chi vi lasciate trascinare, dalle seduzioni di questo mondo (quelle stesse che controllano la vita di un'umanità corrotta dal peccato e dalle disastrose conseguenze che sono sotto i vostri occhi, vv. 19-21), oppure dai desideri dello Spirito, contrapposti ai primi, sia nella sostanza che nelle conseguenze?
Essere sedotti dai desidero della carne è infatti una reale possibilità anche per i credenti, per le persone rigenerate dallo Spirito, perché nel credente queste due realtà (carne e spirito) coesistono, benché la prima debba essere repressa e la seconda sviluppata e fatta definitivamente prevalere.
Se dunque il cristiano cammina effettivamente per lo Spirito, questo non potrà che avere benefiche implicazioni nella qualità della sua vita personale e sociale.
Le caratteristiche di una vita
condotta dallo Spirito Santo
Ecco allora che l'apostolo elenca nove caratteristiche di una vita condotta dallo Spirito. Si tratta di virtù che in qualche modo si sovrappongono (non sono categorie nettamente separabili) e tutte possono essere riscontrate nel carattere di Cristo.
(1) Amore. Uno spirito di amore (_γ_πη - caritas) è la disponibilità incondizionata verso l'altro, all'aiuto, ad accompagnare e sostenere nello spirito di Cristo. E' generosità, prontezza al sacrificio per gli altri rinunciando a noi stessi, ai nostri comodi ed interessi.
(2) Gioia. Uno spirito di gioia (Χαρ_ - gaudium) è quella serenità di fondo e quella forza che procede dalla coscienza di essere stati personalmente presi in carico da Dio, oggetto della Sua grazia redentrice, membra del Suo popolo ed eredi dei Suoi tesori. La consapevolezza che Dio ci accompagna, ci sostiene e non ci abbandonerà mai. Questa gioia è molto comunicativa e risulta benefica anche per l'ambiente in cui viviamo.
(3) Pace. E' lo spirito di quelli che la Scrittura chiama "operatori di pace" (Ε_ρ_vη - pax), di armonia, di riconciliazione. Gesù considera questi beati perché ad essa si adoperano (Mt. 5:9). Significa cercare sempre ciò che contribuisce alla pace ed alla edificazione reciproca (Ro. 14:19). In ogni circostanza siamo persone che sanno discernere e non si impuntano su cose trascurabili e secondarie. Si oppone allo spirito di chi cerca sempre la polemica ed il confronto fine a sé stesso.
(4) Pazienza, (Μακρoθυμ_α - longanimitas). Nella prospettiva di Dio è l'atteggiamento di chi ritarda l'esecuzione del giudizio di condanna nella speranza del ravvedimento. Anche per quanto riguarda il cristiano è connessa alla speranza. E' lo spirito di coloro che, nonostante le difficoltà, hanno la certezza che il proposito di Dio si realizzerà. Significa non scoraggiarsi, abbattersi ed essere pessimisti nell'opera del Signore. Significa aver sempre davanti a noi l'obiettivo da raggiungere e perseverare con fermezza e decisione, incrollabili. Essere privi del perfezionismo intollerante. Avere la calma e la fiducia paziente del pedagogo che persuade sapendo che prima o poi raggiungerà l'obiettivo. E' una fiducia di fondo nell'opera di Dio. "Chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato" (Mt. 24:13). Genera la preghiera perché nelle difficoltà essa conta sull'onnipotente.
(5) Gentilezza (Χρηστ_της - benignitas). Originalmente l'aggettivo denotava l'attitudine ad essere usato, a servire, la capacità di essere utile e buono. La proprietà di mostrarsi clemente, comprensivo verso chiunque. E' un atteggiamento cortese, favorevole e rispettoso, stima e considerazione per l'altrui persona. "3Non facendo nulla per rivalità o per vanagloria, ma con umiltà, ciascuno stimando gli altri più di sé stesso. 4Non cerchi ciascuno unicamente il proprio interesse, ma anche quello degli altri". (Fl. 2:3,4).
(6) Bontà (Άγαθωσ_vη - bonitas). Spirito di comprensione che porta ad essere benefici, ad usare simpatia e condivisione. Semplicità d'animo, schiettezza, trasparenza, essere come bambini quanto a malizia (1 Co. 14:20). E' la buona coscienza che i cristiani devono dimostrare difronte ai pagani. "Deposta ogni malizia ed ogni inganno, le ipocrisie, le invidie ed ogni maldicenza, come bambini..." (1 Pi. 2:1).
(7) Fede. (Πστις - fides),. Lo spirito della pietà, la pratica del rapporto e della comunione con Dio. Spirito di conoscenza e di amore per il Signore, coscienza di dipendere da Lui, pratica regolare della preghiera e della meditazione biblica, con tutte le implicazioni pratiche quanto sapienza di vita che ne derivano.
(8) Mansuetudine (Πρατης - mansuetudo). E' un atteggiamento di umile benevolenza e rispetto per gli altri, di chi considera gli altri meglio di sé stessi, ma anche l'atteggiamento di chi è disponibile ad essere condotto da Dio, corretto e modellato da Lui. Mosè era un uomo molto mansueto, buono d'animo (Nu. 12:3). Lo spirito di chi è umile e benigno (Sl. 25:9). Gesù era mansueto ed umile di cuore e presso di Lui la gente poteva liberarsi dai propri fardelli e trovare riposo (Mt. 11:29). Pur potendo fare prevalere la propria autorità "siamo stati mansueti fra voi, come una nutrice che alleva teneramente i suoi bambini" (1 Ts. 2:7). Avere grande affetto.
(9) Autocontrollo (Έγκάτεια - continentia). Padronanza di sé stessi in ogni occasione, di chi non si lascia travolgere dalle passioni, o controllare da forze negative che, senza riflessione, possono avere risultati negativi. Paolo, davanti al governatore Felice (nota persona dissoluta) parlava "di giustizia, di autocontrollo e del giudizio futuro" (At. 24:25); si parla di autocontrollo in presenza di impulsi sessuali (1 Co. 7:9). Per Pietro essa è qualcosa da aggiungere alla fede, alla virtù, ed alla conoscenza.
(racconto per i bambini, da far precedere)
L'uomo che non si arrabbiava mai
Quattrocento anni prima che Gesù nascesse in Palestina, viveva in Grecia un nobile maestro che si chiamava Socrate. Era un tipo molto alla buona, e non aveva nulla in lui che potesse attirare l'attenzione. Aveva la testa lucida dei calvi ed un naso rivolto all'insù. Vestiva poveri stracci e camminava a piedi nudi sia d'estate che d'inverno. Gli stranieri che lo vedevano camminare per le strade della città di Atene dove abitava, spesso lo scambiavano per un mendicante. Era però un uomo così buono che era considerato uno degli uomini migliori che mai fossero vissuti.
Il suo più grande scopo nella vita era quello di aiutare i giovani ad acquisire sapienza ed insegnare loro l'autocontrollo. Il suo metodo di insegnamento non era semplicemente parlare con loro, ma fare loro domande tali da aiutarli a scoprire le proprie debolezze e difetti, e dare loro il desiderio di superarli. Sapeva anche che per poter essere un buon maestro doveva anche dare lui il buon esempio. Così lui seguiva sempre il consiglio di ciò che noi chiamiamo 'coscienza', ma che lui chiamava 'la voce interiore', che gli poteva dire che cosa fosse giusto e che cosa sbagliato.
Una delle cose che la sua voce interiore gli diceva, è che non doveva mai perdere la pazienza ed arrabbiarsi. Lui non litigava mai con nessuno, e nemmeno con sua moglie Xantippe, sebbene, così racconta la storia, lei fosse una donna molto difficile da viverci assieme. Lei aveva sempre qualcosa da rimproverargli. Una delle cose per cui lo criticava, secondo i racconti che sono pervenuti fino a noi, era che lui non si faceva pagare per il suo insegnamento. A Socrate non importava essere povero. Egli pensava che la gente dovesse fare il loro lavoro per l'unico scopo di aiutare gli altri, e non per fare soldi.
Un giorno Xantippe lo aveva rimproverato più forte del solito e Socrate era uscito di casa per non dovere udire il suono della sua voce arrabbiata. Nell'uscire di casa però, Xantippe aveva preso un secchio pieno d'acqua e glielo aveva buttato in testa. Socrate ora era bagnato marcio, ma non aveva perso la calma; aveva solo detto quietamente "Dopo che Xantippe tuona, c'è da aspettarsi sempre la pioggia".
La maggior parte della gente pensa che sua un segno di debolezza non mostrare di essere arrabbiati, o non rispondere in malo modo a chi ci ha detto qualcosa di poco gentile o ci ha fatto un torto. Molti pensano sia da codardi non ribattere con le stesse armi, se qualcuno ci colpisce. Essi pensano di mostrare la loro forza quando urlano e minacciano. Immaginano di essere coraggiosi quando si comportano come tori infuriati e sfidano qualcuno a combattere.
Socrate aveva idee diverse. Credeva che la rabbia fosse un segno di debolezza, e che l'auto-controllo fosse un segno di forza.
Come Gesù Socrate venne messo a morte da gente che non credeva nel suo modo di vivere ed era geloso della sua influenza. Ciononostante quasi 25 secoli dopo ancora ci si ricorda di lui perché era stato fedele alla voce della sua voce interiore.
Socrate non era un cristiano, ma aveva capito molto della vita perché Dio ha messo nel cuore di ciascuno la conoscenza di ciò che è bene e ciò che è male. Noi sappiamo molto più di Socrate, perché Dio ci ha rivelato nella Sua parola ciò che è bene e ciò che è male. Anzi, ancora di più, oggi noi abbiamo a nostra disposizione, per grazia di Dio, lo Spirito Santo, il quale può fare crescere in noi quelle buone qualità che tanto piacciono a Dio e che tanto fanno del bene a noi ed al mondo in cui viviamo. Oggi preghiamo il Signore che ci dia il dono dello Spirito Santo con tutti i Suoi frutti.