Il tempo dell'amore

(Ezechiele 16:1-20)


Cose disgustose?

Il mondo è pieno di cose orribili e disgustose, cose che vorremmo allontanare dalla nostra mente e dai nostri discorsi il più possibile, cose che talvolta definiamo anche di cattivo gusto e che pure fanno parte della realtà, davanti alle quali non possiamo però chiudere gli occhi. Può essere utile però vedere certe cose: ci dà uno scossone, ci sveglia, ci responsabilizza, ci fa agire.

C'è la tragedia dei bambini non desiderati e dell'aborto. Già è terribile -qualunque ne siano le giustificazioni- il solo pensiero di una madre che uccide o fa uccidere il proprio bambino non desiderato ancora dentro di sé, ma pensare a quella madre di cui abbiamo udito la cronaca qualche tempo fa, che getta il proprio bambino appena nato, sano e vivo, in un cassonetto della spazzatura o dal finestrino di un'auto in corsa, beh, questo è proprio il colmo. Pensate a chi ne fa la scoperta, ma soprattutto pensate a quella mano amorevole che se ne prende cura, che lo pulisce e gli rende la dignità che quella madre non gli ha saputo o voluto dare.

Un'altra cosa orribile e disgustosa che offende la dignità umana è la prostituzione e la pornografia, con tutte le morbose varianti che certo non starò qui a descrivere. E' un'offesa fisica, morale e spirituale alla dignità umana, alla dignità della donna e del bambino, alla dignità della sessualità che Dio ci ha donato. Pensate però anche a quei missionari cristiani che operano proprio in questo ambiente per risanarlo e per ridare dignità umana e salvezza a chi ne è coinvolto.

Aborto, prostituzione, pornografia... orribili fenomeni fra i tanti altri non meno disgustosi, che molti cercano persino oggi di giustificare e legalizzare. Non sono però fenomeni moderni, fanno parte della triste realtà umana.

Il testo

Queste immagini, benché orribili, sono state usate nella Bibbia dal profeta Ezechiele per far prendere coscienza, per dare uno scossone, per svegliare, per responsabilizzare, per far agire un popolo che, cieco, non si rendeva conto né di chi era, né dove stava andando. Leggiamo così Ezechiele 16:1-20 (...).

Israele, qui identificato con la città di Gerusalemme era come una bambina abbandonata e bastarda, di genitori dal sangue misto. E' stata però scoperta dall'Eterno Iddio, ripulita, educata, sposata, e poi stabilita nella condizione di una regina. Si era però provata moglie infedele, addirittura prostituta. Si era venduta a déi pagani ed aveva edificato per loro altari. Per questa sua orribile ingratitudine dovrà subire il castigo di Dio, ma sarà rigenerata perché il Signore non si rimangia le sue promesse. Alla fine il Signore dirà: "Io stabilirò il mio patto con te e tu riconoscerai che io sono l'Eterno, perché ti ricordi, ti vergogni e non apra più la tua bocca, a motivo della tua confusione, quando avrò fatto espiazione per tutto ciò che hai fatto"1. In questo capitolo prendiamo coscienza del disgustoso comportamento umano (il nostro peccato ci dovrebbe disgustare molto di più!) ma vi troviamo anche una rivelazione del meraviglioso amore e grazia di Dio. La bimba era inerme ed abbandonata e stava morendo in aperta campagna. Ma giunge il tempo del divino amore quando Dio, passando di là, ne ha compassione, e la salva, facendo poi di lei grandi cose. Il bisogno di una Gerusalemme in rovina è lo stesso bisogno di ogni anima, rovinata dal peccato, e questa storia racconta nulla di meno che la nostra storia. Vediamolo più in dettaglio:

I. Un'immagine di grande privazione.

Una bimba abbandonata da una madre degenere, che si dibatte nel sangue. Potrebbe qualunque altra immagine essere più impressionante di questa? Eppure questo abbandono è immagine della nostra condizione causata dal peccato.

1. Priva di risorse. "vidi che ti dibattevi nel sangue" (6). Gerusalemme non si rendeva conto dello stato pietoso in cui si trovava. Ce ne rendiamo conto noi quando viviamo senza Dio e disprezziamo le Sue leggi? Il giudizio che Dio pronunzia sul peccato è molto diverso da quello dell'uomo. La Bibbia dichiara autorevolmente qual è la precisa Legge di Dio per la nostra vita e noi ne siamo sottoposti. La legge di Dio viene proclamata ed essa ci dichiara tutti colpevoli e degni di condanna, perché? Perché "ogni bocca sia messa a tacere e tutto il mondo sia sottoposto al giudizio di Dio"2.

2. Priva di speranza. "Nessun occhio ebbe alcun riguardo di te... avendo compassione di te" (5). Non c'è compassione in questo mondo per il peccatore che non conosce la santità di Dio. Tutti possono comprendere le ingiustizie sociali che avvengono in questo mondo, indignarsi e reagire, ma chi comprende, si indigna e reagisce per le ingiustizie, i peccati, e che Dio subisce ogni giorno e che non rimangono senza tragiche conseguenze per l'esistenza umana? Chi può in questo mondo riscattare un'anima dalle eterne conseguenze del suo peccato? Dice la Bibbia: "Nessuno può in alcun modo riscattare il proprio fratello, né dare a Dio il prezzo del suo riscatto"3. L'essere umano, colpevole davanti a Dio, non può trovare in questo mondo alcun modo per riabilitare sé stesso o gli altri.

II. Un'immagine di salvezza

Se da una parte abbiamo l'immagine tragica della grande privazione in cui si trova l'essere umano, dall'altra abbiamo la magnifica immagine del ricupero, della riabilitazione, della salvezza, il "il tempo dell'amore" (8). Il tempo dell'amore era giunto quando "Io ti passai vicino e ti guardai". Il tempo dell'amore per noi peccatori è ora, ora mentre Dio ancora ci passa accanto nell'annuncio dell'Evangelo di Gesù Cristo e ci manifesta misericordia e grazia, guardando con pietà e compassione il nostro peccato e la nostra miseria. La Bibbia dice: "Perché, mentre eravamo ancora senza forza, Cristo a suo tempo è morto per gli empi"14. La prova e la forza di questo amore è manifesta in ciò che Egli compie. Osserviamo che cosa avviene all'anima eletta da Dio.

1. La risparmia dalla morte. "Ti dissi: Vivi!" (6). Egli poteva solo pronunciare la Parola della vita a questo povero rifiuto coperto di sangue. Dio la risparmia dalla morte certa.

La Bibbia dice: "L'anima che pecca morirà"4 perché "il salario del peccato è la morte"5, questa è la sua giusta condanna. Dio però la risparmia. "Colui che non ha risparmiato il Suo proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi"6 ha invece risparmiato, lasciato incolume, quest'anima peccatrice. Salvezza significa risparmiare la vita dell'anima che doveva morire per la sua colpa tramite la misericordia di Dio che, in Cristo, se ne prende totalmente carico Lui, sacrificandosi per essa.

2. La purifica. "Ti lavai con acqua, ti pulii interamente del sangue" (9). Il sangue disperso, considerato simbolo di impurità e di peccato viene lavato via. Dio lava chi si affida a Lui, dalla contaminazione del peccato. L'apostolo Paolo, dopo aver detto che "né i fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effemminati, né gli omosessuali, né i ladri, né gli avari, né gli ubriaconi, né gli oltraggiatori, né i rapinatori erediteranno il regno di Dio" dice ai cristiani di Corinto: "Or tali eravate già alcuni di voi; ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù e mediante lo Spirito del nostro Dio"7, perché tutti coloro che Egli risparmia, quelli anche pulisce. Egli ci dà una vita pulita.

3. La copre. "Così stesi il lembo della mia veste su di te e copersi la tua nudità" (8). Egli agisce come aveva agito Boaz verso Ruth, come uno che ne aveva il diritto di riscatto (Ru. 3:9), come uno che poteva restituirle la sua funzione di madre e dignità padronale. Anche Adamo ed Eva scoprono la loro nudità dopo aver fatto ciò che non era loro lecito. Nonostante il loro peccato, però, e nonostante la condanna che avrebbero dovuto scontare, ricevono delle tuniche di pelle per coprire la loro indegna nudità8. Degli animali sarebbero stati per questo per loro sacrificati: simbolo questo della giustizia di Cristo, della quale Egli si spoglia sulla croce, affinché di questa giustizia si ricopra il peccatore credente. La giustizia di Cristo è come un mantello che viene steso su tutti coloro che credono perché noi tutti davanti a Dio siamo privi di ciò che sarebbe per noi salvezza.

4. Se la prende in carico. Dio suggella con Israele un patto di Alleanza, una sorta di contratto di matrimonio, di associazione, di protezione. Il testo dice: "stabilii un patto con te e tu divenisti mia" (8). Che cambiamento! Dall'"aperta campagna" del peccato e della vergogna, nel seno della famiglia di Dio. Dal degrado e dalla disperazione, nel regno della grazia e della gloria. Si tratta della dignità dei figli di Dio assunta quando Egli adotta il peccatore credente nella Sua famiglia, si tratta della dignità del popolo di riscattati che è legato a Dio in modo speciale. Pensate al grande onore di essere considerati da Dio "speciali" perché membri del suo popolo speciale, del tutto indegnamente, se sappiamo chi eravamo!

5. La consacra. "Ti unsi con olio" (9). L'olio veniva usato per la consacrazione di re, di sacerdoti e di profeti. Questa è esattamente la funzione che Egli assegna in questo mondo al Suo popolo. Da una condizione di totale inutilità alla condizione di ministri del Re. E' volontà di Dio che tutti coloro che Egli rivendica a Sé stesso, pulisce e copre, siano unti, consacrati, con lo Spirito Santo ad un compito speciale. Gesù promette ai Suoi discepoli: "Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi"9. Ed ad alcuni credenti gli apostoli chiedono: "Avete ricevuto lo Spirito Santo quando avete creduto?"10. Lo Spirito Santo è quello che ci consacra e ci abilita al servizio di Dio. Ma Dio pure:

6. La corona. "Ti misi... una splendida corona sul capo" (12): è la dignità regale che ricevono tutti coloro che per grazia sono stati associati a Dio mediante la fede. Egli dà loro lo splendore stesso di Dio. Colui che ha cominciato la buona opera della grazia salvifica, la porta a compimento, affinché diventi "perfetta, a motivo del mio splendore" (14), dice il Signore. La corona è emblema di dignità e di potere. Ai credenti che pure devono soffrire in questo mondo a causa della loro appartenenza a Dio, Dio dichiara: "Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita"11. Infine:

7. La utilizza per manifestare la Sua gloria. "La tua fama si diffuse fra le nazioni per la tua bellezza" (14). Onorato così com'è, il popolo che appartiene a Dio dovrà essere strumento d'amore, di giustizia e di conoscenza di Dio fra tutte le nazioni. Gesù dice dei suoi discepoli: "e io ho dato loro la gloria che tu hai dato a me"12 e li esorta dicendo: "Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli"13.

III. Un'immagine di profanazione (15-20)

Abbiamo così l'immagine dell'uomo nel suo peccato e nella sua miseria, ma anche l'immagine del suo ricupero da parte di Dio e il dono che Egli gli fa di enormi quanto immeritati privilegi. Saprà il popolo che Dio si è acquistato essere degno, riconoscente, saprà essere all'altezza di quanto ha ricevuto?

Ahimè, dobbiamo spesso osservare come Dio non abbia fatto un buon affare con le persone che Egli si è scelto. In ogni età Dio ha sempre avuto occasione di rivolgere dolorose lagnanze contro il Suo popolo che si dimostrava ingrato. Benedetti con ogni benedizione spirituale in Cristo, e ciononostante con una congenita debolezza che lo porta a ricadere sempre nel peccato e che gli fa usare i privilegi ottenuti per fini egoistici e mondani. L'immagine che ne risulta è molto triste, soprattutto perché il peccato qui rappresentato è molto comune. Di che cosa Dio accusa Israele. Egli parla della sua:

1. Bellezza. "Ma tu ponesti la fiducia nella tua bellezza e ti prostituisti a motivo della tua fama" (15). Israele nella sua storia si era lasciato attirare dal fascino di culti pagani che praticavano la prostituzione sacra come atto di culto. Questo però è un abominio che Dio non ha mai comandato. Quante volte anche il cristianesimo si prostituisce all'idolo della scienza, del razionalismo, delle ideologie ed delle politiche di questo mondo! Quando cerca di compiacere il mondo o lo stato, invece di esserne coscienza critica. E' però anche l'"orgoglio spirituale" in cui molti cadono, profittare cioè dell'influenza che Dio ci ha dato nella Sua grazia per scopi bassi ed egoisti, lo sfruttamento della religione per scopi diversi da quelli per cui era intesa, la religione come strumento per far soldi (la prostituzione al denaro!), per esempio, o come strumento di potere politico. Tutto questo disonora la nostra vocazione.

2. Le vesti. "Tu prendesti alcune delle tue vesti, ti facesti degli alti luoghi" (16). Le vesti che le erano state date per la sua gloria e bellezza, erano state profanate per adornare una falsa religione che disonora Dio. Non accade talvolta che l'insegnamento di Cristo venga usato per costruire nuovi sistemi non scritturali? Anche il cristianesimo può infatti svilupparsi in una religione ad immagine e somiglianza di quelle di questo mondo, con paramenti, liturgie, sacerdoti, dottrine estranee, idolatria, potere, denaro, influenza illecita. Tutto questo disonora la nostra vocazione e deve essere riformato.

3. I tesori. "Prendesti pure i tuoi bei gioielli, fatti del mio oro e del mio argento... te ne facesti delle immagini d'uomo" (17). Questo significa devolvere i doni di Dio all'onore e alle lodi degli uomini. Quante volte gli strumenti della religione vengono usati per esaltare personaggi come santi, madonne, papi, ma anche predicatori che profittano del loro potere nei mass-media o della loro fama. Questo succede anche quando l'oro e l'argento della verità divina divenuta Scrittura nella Bibbia viene degradato (da eminenti studiosi increduli) come se fosse solo parola umana. E poi la cosa più terribile:

4. I figli. "Inoltre prendesti i tuoi figli e le tue figlie che mi avevi partorito e li sacrificasti loro per essere divorati... tu dovesti scannare i miei figli" (20,21). Che accusa tremenda! Ma gli Israeliti si erano lasciati influenzare dalle religioni pagane accettando di compiere sacrifici umani, che Dio non aveva mai preteso in quella forma.

Così succede quando una chiesa decade dalla sua fede originale, quando "rinnega il suo primo amore", quando nega le dottrine fondamentali che le sono state rivelate e che sono contenute nelle storiche confessioni di fede e così cade nell'apostasia, nel qualunquismo, nel relativismo. Si dimostra così "assassina dei suoi figli" perché non li nutre più spiritualmente come dovrebbe, li fa morire di fame spirituale, o li sacrifica sull'altare degli idoli che vanno più di moda. Una chiesa può offrire pietre e veleno, anziché buon pane. Coloro che sono nati dall'Evangelo di Dio, nel giorno della Sua forza e della Sua grazia, vengono così spesso sacrificati e "divorati" da insegnamenti falsi.

Tutto questo può succedere quando il nostro cuore viene ad essere "depravato" (30) verso l'Eterno Iddio. La Bibbia dice: "State attenti, fratelli, che talora non vi sia in alcuno di voi un malvagio cuore incredulo, che si allontani dal Dio vivente" (Eb. 3:12).

Conclusione

Siamo dunque partiti con l'osservare che ci sono tante le cose che suscitano disgusto in questo mondo. Attraverso alcune di esse, però, la Bibbia stessa vuole che noi giungiamo al disgusto per il peccato che c'è in noi, che offende Dio, fa del male a noi stessi, agli altri ed al mondo. E' un disgusto salutare: c'è in noi e giunge a buon fine?

Abbiamo considerato così la prima immagine, quella della nostra grande privazione: noi, privi di risorse, privi di speranza. Siamo consapevoli che senza Dio in questo mondo noi siamo solo dei poveretti?

Ecco però una seconda immagine, questa volta di grande incoraggiamento: un'immagine di salvezza: Dio passa e ci vede nello stato in cui è la nostra anima, e così la risparmia dalla morte, la purifica, la copre, se la prende in carico, la consacra, la corona, la utilizza per manifestare la Sua gloria. Questo il Signore ha già fatto con molti di noi, e vuole ancora fare per molti altri ancora, forse in questo momento stesso.

La terza immagine rappresenta una condizione purtroppo realistica, ma non ineluttabile: è un'immagine di profanazione: della bellezza, delle vesti, dei tesori, dei "figli" che Dio per grazia ci ha dato. Abbiamo noi profanato, sporcato, rovinato, le cose belle e i compiti unici nel loro genere che il Signore ci ha dato? Per questo pagheremo, pagheremo caramente, sia come singoli che come chiese. Possiamo però ravvederci del nostro peccato -seriamente- ed essere ristabiliti, come è successo con l'antico popolo di Dio e con tutte le chiese che hanno riconosciuto la loro lamentevole condizione ed hanno desiderato cambiare. Sarà così anche per noi? Una parte o tutto questo messaggio tocca ciascuno di noi. Come risponderemo alla Parola che Dio ci ha rivolto quest'oggi?

NOTE

(1) Ez. 16:62,63; (2) Ro. 3:19; (3) Sl. 49:7; (4) Ez. 18:4; (5) Ro. 6:23; (6) Ro. 8:32; (7) 1 Co. 6:9-11; (8) Ge. 3:21; (9) At. 1:8; (10) At. 19:2; (11) Ap. 2:10; (12) Gv. 17:22; (13) Mt. 5:16; (14) Ro. 5:6. Paolo Castellina, pred. 494 del 16 maggio 1992, p. 2811. Le citazioni bibliche sono tratte, salvo diversamente indicato, dalla versione denominata "Nuova Diodati", Edizione Siloah-La Buona Novella, Hirzel, Svizzera, 1991.


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