Un popolo speciale e la sua funzione


Autentiche esigenze

Oggi viviamo in un tempo molto contraddittorio. Da una parte c'è una società fatta di una popolazione sempre più numerosa e cosmopolita, dove le razze, le lingue e le religioni si amalgamano e confondono sempre di più, e dove ciascuno perde la sua identità originale per far parte di una massa amorfa, senza volto, tutta uguale, regno di grande uniformità e conformismo, manipolata dalle forze politiche ed economiche. E' il tempo delle grandi unificazioni, delle società sovranazionali, dell'"ecumenismo".

Dall'altra vediamo la rinascita aggressiva dei particolarismi, l'affermazione delle identità e dell'orgoglio di razza, di lingua e di religione, il fenomeno delle "Leghe", e le conseguenti lotte violente fra nazioni, regioni, popoli e razze.

Entrambe le esigenze sono però autentiche: è importante l'unificazione, l'armonia, e la razionalizzazione della vita dell'intero pianeta, ed è importante che ciascuno, regioni, razze, culture, religioni ed individui mantenga chiara la propria identità, nel rispetto degli altri non disgiunto da una sana concorrenza, sicuri che la differenza può essere un'importante arricchimento del tutto. Si, dobbiamo stare insieme agli altri, senza paura di essere diversi!

Vedo la necessità dell'armonia, ma sono contrario a quell'ecumenismo che vorrebbe tutti uguali nello stesso calderone: dobbiamo essere fieri della nostra identità particolare.

Per questo è un'autentica sofferenza vedere per esempio la perdita della nostra identità di evangelici riformati, identità di fede e di cultura, e soprattutto fra i giovani che escono dalla Bregaglia, la loro paura di essere diversi dagli altri, mentre dovrebbero essere fieri di essere diversi e fieri di essere portatori di un messaggio particolare. In una società dove il cristianesimo biblico e riformato diventa un fatto di minoranza, credo che sia estremamente importante il ricupero della nostra identità di fede e il ricupero della funzione che Dio assegna al popolo che Gli appartiene, fieri di essere ricchi di valori in un mondo sempre più povero spiritualmente e moralmente e sempre più imbarbarito. Anzi, io credo che il ricupero della nostra specifica identità cristiana sia il modo più sano e produttivo per affermare la diversità al di là di ogni nazionalismo e particolarismo.

Il testo

Ai cristiani che vivevano "come stranieri, dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, nell'Asia e nella Bitinia, eletti secondo la preordinazione di Dio padre"20 ad essere membri del popolo di Dio, l'apostolo Pietro riafferma la loro identità particolare e dice loro:

"Ma voi siete una stirpe eletta, un regale sacerdozio, una gente santa, un popolo acquistato per Dio, affinché proclamiate le meraviglie di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua mirabile luce; voi, che un tempo non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio; voi, che non avevate ottenuto misericordia, ma ora avete ottenuto misericordia" (1 Pi. 2:9,10).

 

E' un messaggio che anche noi dobbiamo riscoprire, perché dobbiamo sapere chi siamo o chi Dio ci chiama ad essere in questo mondo.

 

I. Tre definizioni di popolo

L'identità del cristiano è definita in questo testo con tre termini: una stirpe eletta, una gente santa, un popolo acquistato per Dio. Stirpe, gente, popolo, corrispondono nel testo originale altrettanti termini significativi.

1. Stirpe [?ev??]. Tu, cristiano, appartieni a una "stirpe eletta", meglio tradotto con "generazione eletta". Il credente è il prodotto di una generazione, di una procreazione. Chi ti ha generato nella fede? Certo, sei nato in un ambiente cristiano, ma né i tuoi genitori né il tuo parroco ti hanno potuto dare la fede: se sei diventato credente è per grazia di Dio, perché sei stato rigenerato spiritualmente. L'apostolo Giovanni dice: "Alcuni però hanno creduto in Lui, a questi Dio ha fatto un dono: di diventare figli di Dio. Non sono diventati figli di Dio per nascita naturale, per volontà di un uomo: è Dio che ha dato loro la nuova vita"1. L'essere credente è un miracolo, un miracolo della grazia di Dio.

Mi colpiscono favorevolmente a questo riguardo le prime due domande di un Catechismo cattolico-romano2 che dicono:

«- Siete voi cristiano? - Si, io sono cristiano per grazia di Dio.

- Perché dite voi: 'per grazia di Dio'? - Io dico 'per grazia di Dio' perché l'essere cristiano è un dono tutto gratuito di Dio, che noi non abbiamo potuto meritare». Una preghiera dello stesso catechismo dice: «Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato e fatto cristiano»3.

Il popolo di Israele era una "generazione speciale" essendo sorto da Abrahamo come loro comune progenitore. La nascita del popolo eletto non è stata casuale. Dio ha scelto Abramo perché attraverso di lui potesse sorgere nel mondo un popolo del tutto speciale, con un compito del tutto speciale da assolvere nel mondo. Lui e sua moglie Sara erano anziani, non potevano più aver figli. Dio però fa ad Abramo una promessa: "Io ti faccio padre di una moltitudine di nazioni"4, e questa promessa si realizza. Abramo crede ed ubbidisce e diventa "il padre dei credenti". Su di lui e sui suoi discendenti viene posto il sigillo di appartenenza a questo popolo, la circoncisione, figura del nostro battesimo, "affinché fosse il padre di tutti quelli che credono"5.

Questo speciale popolo di nuova generazione viene chiamato fuori dalle tenebre dell'idolatria e dell'ignoranza alla meravigliosa luce della divina rivelazione e così è per i credenti oggi, fatti uscire dal contesto di una "perversa generazione"6 per rinascere a novità di vita.

In questa "stirpe di credenti", stirpe eletta da Dio nella Sua sovranità e immeritatamente, siamo stati innestati7 anche noi che non facevamo parte del popolo di Dio. Noi siamo stati generati dall'opera del Salvatore Cristo.

Dopo aver profetizzato della morte sacrificale di Cristo, il profeta Isaia infatti dice: "Offrendo la sua vita in sacrificio per il peccato, egli vedrà una progenie"8.

I credenti così vengono definiti dalla Bibbia come una distinta "generazione" di uomini e di donne, nati da Dio, animati dallo stesso Spirito, e portatori di simili caratteristiche, e con un comune compito da assolvere in questo mondo.

Se sei un credente sii cosciente di appartenere ad una stirpe eletta, se non lo sei ancora, sii cosciente che oggi stesso, mentre ascolti queste parole, Dio ti chiama a farne parte anche tu.

2. Gente [_'vo?]. Il secondo termine usato dal nostro testo per definire l'identità del cristiano è gente, una gente santa.

Dalla parola originale deriva "etnia": gruppo umano caratterizzato da legami di razza, di lingua, o di cultura, da cui l'aggettivo "etnico" (oggi vi sono per esempio i problemi relativi alla lotta fra le diverse etnie dell'Europa orientale, messe insieme per forza e che ora reclamano i loro diritti). Gente è ciò che sta insieme a motivo dell'abitudine, che ha simili costumi. Perché viene usato questo termine per definire l'identità del popolo di Dio? Forse perché è formato solo da un'unica razza o lingua? No, non almeno nel senso comune del termine.

Dobbiamo pensare che il termine "gente" anticamente aveva una connotazione negativa, "gente in generale, di poco conto, di bassa condizione" come il nostro "gentaglia" (gente volgare e plebea, marmaglia), il "popolino". Gli ebrei si consideravano popolo speciale a differenza dalla massa indistinta e spesso disprezzata dei "gentili".

La Bibbia dice: un tempo non eravate un popolo, eravate elementi di una massa indistinta e senza importanza agli occhi di chi conta, forse importante solo come massa manipolabile e da sfruttare da parte dei politici e dei commercianti. Non avevate dignità agli occhi del mondo, ora Dio vi ha rivestiti della massima dignità, e vi chiama gente santa, anzi "gentaglia santificata"!

L'apostolo Paolo diceva ai cristiani di Corinto: "Guardate tra voi, fratelli. Chi sono quelli che Dio ha chiamati? Vi sono forse tra voi, dal punto di vista umano, molti sapienti, o molti potenti o molti personaggi importanti? No! Dio ha scelto quelli che gli uomini considerano ignoranti, per coprire di vergogna i sapienti; ha scelto quelli che gli uomini considerano deboli, per distruggere quelli che si credono forti. Dio ha scelto quelli che, nel mondo, non hanno importanza e sono disprezzati o considerati come se non esistessero, per distruggere quelli che pensano di valere qualcosa. Così nessuno potrà vantarsi difronte a Dio. E' Gesù cristo che vi rende graditi a Dio, e che ci dà la possibilità di vivere per Lui e ci libera dal peccato"9

Gentaglia santificata e nobilitata, dunque: in mezzo a questa gente disprezzata Dio si è tratto un popolo ed è una costante del ministerio di Gesù trovare fra i piccoli, i semplici, e i disprezzati di questo mondo, i Suoi discepoli.

Se sei un credente sii cosciente di appartenere ad una gente santificata, che la tua nullità è stata riscattata, che sei stato messo a parte per grandi fini. Se non sei ancora credente, se pensi di non valere nulla, di non avere capacità, sii cosciente che oggi stesso, mentre ascolti queste parole, Dio ti chiama a far parte di una gente santa messa da parte per uno scopo altissimo del quale te ne darà gli strumenti per realizzarlo.

3. Popolo [?a_?]. Il terzo termine usato dal nostro testo per definire l'identità del cristiano è popolo, un popolo acquistato per Dio. Dalla parola originale per popolo, cioè "laos" deriva il nostro "laico", che è venuto a significare "non appartenente al clero", "che si dichiara autonomo dalla religione", un concetto diverso, evidentemente da quello presentato dalla Bibbia.

Qui si tratta della definizione "nobile" di popolo, quella che il popolo di Israele attribuiva a sé stesso, ora -e questa è la cosa più straordinaria- viene riferita a coloro che dalla massa perduta sono stati scelti e raccolti per formare il popolo di Dio. Nemmeno però il popolo di Israele era stato da sempre un popolo nobile e libero, prima non erano che una massa di poveri schiavi che Dio ha voluto liberare.

Gli israeliti erano stati portati fuori dall'Egitto come una massa di schiavi indisciplinati, con grandi potenzialità che dormivano in loro, solo semi-civilizzati. Dopo però 40 anni di pellegrinaggio nel deserto, Dio era riuscito a trasformarli in una nazione, stabilendoli nella terra promessa.

Questo popolo è stato "acquistato per Dio", o meglio, questo popolo è "il popolo che Dio s'è acquistato"10. Questo è un concetto molto importante. La Bibbia presenta anche l'essere umano oggi come un essere decaduto dalla gloria che un tempo aveva quando era stato creato, decaduto al punto di essere ora schiavo, schiavo del peccato, schiavo dell'Avversario di Dio, incatenato, che se ne renda conto oppure meno.

Uomo, donna, tu sei schiavo del peccato e di Satana. Appartieni a lui, ma Dio ti vuole liberare come aveva fatto con gli israeliti schiavi degli egiziani. Egli ti vuole liberare dalla massa degli schiavi e ti vuole rendere popolo, popolo libero e sovrano. Per far questo però un prezzo deve essere pagato.

E' come se Dio, per averti con Sé ti dovesse comprare al mercato degli schiavi dai tuoi aguzzini. Tu che ora sei credente, un prezzo è stato pagato per la tua liberazione, un prezzo molto alto. Ascolta ciò che dice la Bibbia: Ti ha liberato "...il nostro grande Dio e Salvator nostro Gesù Cristo, il quale ha dato Sé stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e purificare per sé un popolo speciale, zelante nelle opere buone"11. Il popolo dei redenti nell'Apocalisse esclama rivolgendosi al Salvatore Gesù Cristo: "perché sei stato ucciso e col tuo sangue ci hai comprati a Dio, da ogni tribù, lingua, popolo, e nazione"12.

Qualcuno ha detto che potremmo dire di non esistere fintanto che non ci viene data la fede, riscattati però da Cristo, presi alla Sua scuola, uniti a Lui ci viene data la vera libertà. Gesù disse: "Se dimorate nella mia parola, siete veramente miei discepoli, conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi"13.

Se sei un credente sii cosciente di appartenere ad un popolo acquistato per Dio, la cui stessa esistenza e dovuta a Lui e la cui ragione per vivere è vivere in funzione Sua. Se non sei ancora credente, sii cosciente che oggi stesso, mentre ascolti queste parole, Dio ti chiama a farne parte anche tu, liberandoti dalla tua schiavitù per "entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio"14 e per realizzare con Lui uno scopo altissimo.

II. La sua funzione

Dopo aver definito l'identità del popolo di Dio, il nostro testo definisce anche la sua funzione, lo scopo al quale deve servire. Non ci è stato dato infatti un privilegio fine a sé stesso, ma, come l'antico Israele, ci viene dato un servizio particolare da svolgere in questo mondo, una precisa responsabilità.

Il nostro testo dice: "Ma voi siete una stirpe eletta, un regale sacerdozio, una gente santa, un popolo acquistato per Dio, affinché proclamiate le meraviglie di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua mirabile luce".

1. Un regale sacerdozio. Le religioni di questo mondo comportano la presenza di due categorie di credenti: il clero (preti, pastori, sacerdoti) e i laici. Non è così e non deve essere così fra i cristiani. Se siamo fedeli al messaggio biblico dobbiamo tenere conto che in Cristo siamo tutti laici e tutti sacerdoti! Gesù disse: "Ma voi non fatevi chiamare maestro, perché uno solo è il vostro maestro: il Cristo, e voi siete tutti fratelli. E non chiamate alcuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il vostro Padre, Colui che è nei cieli. Né fatevi chiamare guida, perché una sola è la vostra guida, il Cristo"15

Dio aveva detto all'antico popolo di Israele: "E sarete per me un regno di sacerdoti, e una nazione santa"16.

Che cosa significa per ciascuno di noi esercitare funzioni sacerdotali al servizio di Dio?

Un tempo il sacerdote era "santo", cioè particolarmente dedicato al servizio di Dio, così come il credente deve essere particolarmente impegnato ad essere coscientemente strumento di Dio per l'avanzamento del Suo Regno. Che cosa significa per me, nel luogo dove vivo e lavoro, contribuire all'avanzamento del Regno di Dio?

Il sacerdote aveva la conoscenza di Dio, della cui volontà era interprete. Il credente deve essere particolarmente versato, esperto, abile nella conoscenza della Bibbia per sapere applicare la sapienza biblica ad ogni situazione della vita. I sacerdoti dell'antico Patto erano stimati e ricercati per la loro conoscenza delle cose divine e perché sapevano interrogare Yahweh: può la gente dirlo anche di noi, oppure lasciamo che la conoscenza della Parola di Dio sia riservata ai parroci...? Questo non è giusto.

Il sacerdote aveva una parte importante nel culto: il credente oggi deve essere particolarmente impegnato nella preghiera, nella lode e nell'adorazione di Dio, nell'intercessione in favore degli altri, e può farlo con piena fiducia. Solo il Sommo Sacerdote allora poteva entrare alla presenza di Dio nel luogo santissimo del tempio. Oggi, dice la Bibbia abbiamo "libertà di entrare nel santuario, in virtù del sangue di Cristo"17. Inoltre l'intera vita del credente deve essere un sacrificio vivente18 offerto a Dio: è così la nostra?

Gli antichi ebrei erano coscienti della loro funzione. L'apostolo Paolo diceva loro: "Ecco, tu ti chiami Giudeo, ti fondi sulla legge e ti glori in Dio, conosci la Sua volontà e distingui le cose importanti, essendo ammaestrato dalla legge, e sei convinto di essere guida di ciechi, luce di quelli che sono nelle tenebre, istruttore degli insensati, insegnante dei bambini, avendo la forma della conoscenza e della verità nella legge"19. Abbiamo noi questa funzione sacerdotale al servizio del Re dell'universo. Deve essere così se vogliamo adempiere al nostro mandato.

2. Proclamazione. Infine nostra funzione deve essere quella della proclamazione, come sta scritto: "affinché proclamiate le meraviglie di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua mirabile luce". Nostra funzione deve essere quella di specchio, specchio che riflette la magnificenza di Dio, le Sue virtù, la Sua grazia, il Suo amore, la Sua giustizia, la Sua verità, la Sua potenza di liberazione, di guarigione, di riconciliazione...

Il mondo deve vedere nel popolo di Dio un segno di speranza, il segno che il mondo può essere diverso da com'è ora perché Dio vuole e può cambiarlo; deve vedere in noi vite trasformate, guarite e liberate, che a loro volta trasformano, guariscono e liberano la triste ed oscura realtà di questo mondo. Proclamare infatti, non è solo predicare a parole, ma mostrare anche nei fatti. Il mondo deve vedere in noi la luce della verità, la luce della grazia, la luce della Sua santità. Il nostro servizio a Dio e verso il mondo deve essere compiuto vivendo una vita di gratitudine, di testimonianza a Dio, di pietà, di solidarietà. Tutto questo è possibile a chi si affida seriamente a Dio e lascia che Dio operi attraverso di lui.

Siamo noi consapevoli del grande mandato che ci è affidato essendo membri del popolo di Dio?

Conclusione

In un mondo fatto di piatta e scialba uniformità, spiritualmente e moralmente povero, e in un mondo fatto di aggressive affermazioni di identità particolari, il Signore ci chiama ad assumere responsabilmente un'identità particolare, quella che più conta, quella di membra viventi del Suo popolo.

Se sei credente, sappi perché lo sei e quali responsabilità questo comporti e sii fiero di questa identità e comprendi a fondo tutte le sue implicazioni. Se ancora non hai risposto alla chiamata di Cristo di far parte attiva del Suo popolo, sappi che in Cristo potrai assumere l'unica identità che veramente vale la pena di assumere, al di là di ogni sporca bandiera nazionale, regionale, di razza, partitica o persino sportiva. In Cristo potrai trovare un volto positivo, un ruolo specifico, un ideale altissimo, un leader per il quale vivere e combattere che masi ti deluderà e fallirà, e il tutto senza prevaricare o schiacciare nessuno, anzi, per l'autentico progresso dell'umanità. Accetterai la sfida posta dal far parte responsabilmente del popolo di Dio? Quanto a me e alla mia famiglia, per parafrasare l'antico condottiero Giosuè, io scelgo di stare dalla parte di Cristo e, con fierezza e senza vergogna, di stare sotto la Sua bandiera, sicuro che non ne rimarrò deluso!

Note

(1) Gv. 1:12,13 TILC; (2) Catechismo maggiore promulgato da S. Pio X, 1905, Edizioni Ares, Milano, p. 11; (3) Ibid. p. 338; (4) Ge. 17:5; (5) Cf. Ro. 4:11; (6) At. 2:40; (7) Cf. Ro. 11:17ss; (8) Is. 53:10; (9) 1 Co. 1:26-30; (10) Riv.; (11) Tt. 2:14; (12) Ap. 5:9; (13) Gv. 8:32; (14) Ro. 8:21; (15) Mt. 23:8-10; (16) Es. 19:6; (17) Eb. 10:19; (18) Cf. Fl. 4:18; (19) Ro. 2:2:17-20; (20) 1 Pi. 1:1,2. Paolo Castellina, pred. 491 del 1992 05 02, p. 3022.


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