"Che significa per voi questo rito?"
Introduzione
Dobbiamo conoscere bene il contenuto della fede che professiamo. La nostra non è e non deve essere una religione fatta di riti misteriosi ed incomprensibili ai più. La Bibbia esige che ogni credente sia perfettamente consapevole del contenuto della sua Fede e in grado di spiegarla a chiunque gliene domandi ragione. Afferma l'apostolo Pietro: "siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi spiegazione della speranza che è in voi"1.
Sapete voi spiegare con esattezza il contenuto della fede cristiana evangelica? Oppure siete come quell'uomo al quale gli avevano chiesto in che cosa credeva, e lui aveva risposto: "Credo in quello in cui crede la mia chiesa". "Ma in che cosa crede la tua chiesa?", "La mia chiesa crede in ciò che anch'io credo". "Si, ma a che cosa credete tu e la tua chiesa?", "Crediamo alla stessa cosa!". Insomma, quest'uomo non sapeva spiegarsi meglio. Era l'ignoranza della negligenza e non aveva il linguaggio della fede, perché la vera fede sa sempre ciò in cui crede, e può rispondere a chiunque gliene domandi ragione, con umiltà, ma con sicurezza.
Quando gli Ebrei celebrano solennemente la Pasqua in famiglia i più giovani vengono sollecitati a chiedere ai più anziani: "Che significa per voi questo rito?"2. Anche oggi i bambini dovrebbero essere incoraggiati a fare altrettanto. Sapreste voi rispondere in modo chiaro ed esauriente sul perché noi celebriamo la Pasqua? E che cosa significa il rito della S. Cena? Agli antichi riformati stava molto a cuore la conoscenza della dottrina biblica, e si impegnavano diligentemente a studiarla per poterne rendere conto non solo ai propri figli, ma anche all'ambiente circostante.
Per questo dobbiamo coltivare nei nostri bambini il desiderio di comprendere quanto è connesso alla nostra Fede. Che brutta figura e che vergogna quando un genitore non sa spiegare ai propri figli il contenuto della fede che dice di professare. Dobbiamo essere pronti a spiegare ai nostri bambini che cosa significano le ordinanze dell'Evangelo. Spiegate loro che cosa significa il Battesimo, la S. Cena, e soprattutto spiegate loro in che cosa consiste la Buona Notizia di Gesù Cristo; spiegateglielo con parole semplici, spiegate loro il modo meraviglioso in cui Dio ci salva, come il nostro peccato possa essere perdonato, come si diventa figli di Dio.
Immaginiamo che oggi i nostri figli ci chiedano: "Perché sei andato a prendere la S. Cena? Che cosa significa?". Che cosa potremmo dire loro? Beh, per prima cosa potreste dire loro che essa è:
I. Un ricordo
Si, la S. Cena è per noi una memoria o commemorazione. Come si può fare per far si che generazione dopo generazione ci si ricordi qualcosa di importante? Nelle nostre chiese di S.Giorgio e S.Pietro ci sono delle lapidi con dei nomi di antichi benefattori delle nostre comunità. Oggi però per noi sono degli emeriti sconosciuti e quelle lapidi vengono considerate persino di cattivo gusto e ridicole. Anche le persone i cui nomi compaiono sulle pietre tombali attaccate sul muro del cimitero dopo un secolo nessuno sa più chi fossero. La baronessa Anna di Castelmur nel secolo scorso volle essere ricordata stampando degli innari della chiesa con il suo nome stampato in prima pagina. Oggi però quegli innari nessuno li usa più e sono solo dei dimenticati pezzi da museo. Magari qualcuno fra voi conosce qualche buon sistema per far ricordare qualcosa per secoli, ma credo non ci sia metodo migliore che rammentarci della morte di Cristo che incontrarci come facciamo qui oggi, per spezzare il pane e per versare il vino in memoria della
Sua morte. Altri fatti potranno essere dimenticati, questo no. Oggi, in tutto il mondo i cristiani si ritrovano per spezzare il pane in ricordo della croce di Cristo e passione, della Sua preziosa morte e sepoltura. Oggi, venendo al tavolo della S. Cena voi vi rammentate:
1. Di un amico assente. Gesù se n'è andato. Colui che ci ha amato più di quanto chiunque abbia potuto fare, ci ha lasciati per un po'. Oggi i bambini sono soliti a compilare un libretto con i nomi, le foto, e i dati dei loro compagni di scuola. Quando saranno grandi ed avranno perso di vista i loro compagni, si ricorderanno così di loro. Certamente anche voi in casa avrete qualche oggetto che vi ricorda un caro amico che se ne andato lontano e chissà quando tornerà. Oggi voi, venendo al tavolo della S.Cena ricordate il più grande amico che possiate mai avere: il Salvatore Gesù Cristo, assente di persona, ma quanto mai vivo nel cuore di voi che credete.
2. Della Sua opera di amore. La S. Cena è anche il ricordo di quanto Gesù ha fatto per voi quando era sulla terra. "Nessuno ha amore più grande di questo: dare la propria vita per i suoi amici"3. Egli ha dato la sua vita per voi. Ricordatelo quest'oggi. "Egli mi ha amato, e ha dato Sé stesso per me"4. Fissate la vostra mente su questo. Lasciate che le parole "Getsemani" e "Gabbata" e "Golgotha" suscitino un'eco nel vostro cuore. Potete voi dimenticare quello che Gesù per voi ha patito in questi luoghi? Se queste parole sono scivolate via dagli affetti del vostro cuore, venite e riscrivetele di nuovo. Venite a questa tavola e celebrate il ricordo del Suo amore, delle sue ferite, della sua agonia e morte per voi.
3. Di Qualcuno che sta operando in tuo favore. Gesù se ne andato ma Egli continua a compiere qualcosa di estremamente importante per noi che siamo del Suo popolo. "E' bene per voi che io me ne vada"5. La Bibbia dice: "(Cristo) è alla destra di Dio, e anche intercede per noi"6. Dietro al velo che ce lo nasconde dagli occhi Cristo continua ad usare il Suo potere, la Sua dignità, i Suoi meriti per conservarci nell'ambito della salvezza e per proteggerci. Potremmo noi mai dimenticare che Qualcuno sta ancora "faticando" per noi? Potrebbe un figlio dimenticare che suo padre sta lavorando sodo per permettergli di vivere e di avere ogni cosa che gli serve? Partecipare alla S. Cena significa rammentarci che il Salvatore è sempre attivo per noi.
4. Il ricordo di un amico che tornerà molto presto. Gesù, il nostro Salvatore se n'è andato, ma ha promesso di tornare. Le ultime parole di Gesù nella Bibbia sono: "Si, vengo presto"7, e le Sue promesse Egli le mantiene. L'apostolo Pietro scriveva dicendo di voler "tener desto" il nostro "genuino modo di pensare, facendo appello" alla nostra memoria8, e dicendoci: "Il Signore non ritarda l'adempimento della sua promessa, come alcuni credono che egli faccia, ma è paziente verso di noi, non volendo che alcuno perisca, e che tutti vengano a ravvedimento"9. Si, partecipando alla S. Cena noi ci rammentiamo che la promessa del ritorno del Signore è ancora valida e, attendendolo perseverando nella fede, nella speranza, e nell'amore noi lo proclamiamo "finché Egli venga"10.
II. Un annuncio
Il secondo significato della S.Cena è che tramite essa noi facciamo un annuncio, noi proclamiamo, comunichiamo un messaggio. "Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore"10. Attraverso di essa, meglio di qualunque parola che possiamo dire noi mostriamo che:
1. Un corpo è stato spezzato, una vita è stata rotta, un'esistenza totalmente consacrata e sacrificata per noi. "Questo è il mio corpo che è spezzato per voi"11. Le Sue spalle gravate dal peso dei nostri peccati, le Sue vene che bruciavano perché portava le nostre malattie, la Sua schiena solcata da frustate, la Sua testa segnata da una corona di spine, le Sue mani ed i Suoi piedi forati dai chiodi, il Suo costato trafitto da una lancia, la Sua anima spezzata dall'abbandono e dall'incomprensione dei suoi discepoli, come pure dalla crudeltà di un'umanità irriconoscente ed insensibile, la Sua mente tormentata dall'angoscia di un Dio lontano, perché si era identificato allora con noi. Molti hanno fra noi hanno sofferto tante brutte situazioni, ma tutto questo non è nulla in confronto con quanto Lui ha dovuto soffrire per conquistare per noi salvezza.
2. Il sangue versato. Gesù dice:"Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue"13. Il sangue è simbolo di vita, e la vita è uscita dal suo corpo trafitto, insieme al sangue che colava. Lui privato della vita affinché della vita, significativa ed eterna, ne potessimo godere noi che crediamo in Lui. Chi dopo aver subito un'operazione chirurgica guarda il sacchetto del sangue che è appeso al di sopra del suo letto e che passa nelle proprie vene per ridare vita, non può che essere riconoscente a quell'anonimo donatore che glielo ha donato gratuitamente affinché lui vivesse. Tanto più riconoscenti siamo quando bevendo il vino della S.Cena pensiamo al sangue che Egli ha versato per noi.
3. L'intera provvigione che sostiene la nostra vita. Quando poi noi prendiamo questo pane e questo vino e ce ne nutriamo è come se dicessimo a tutti coloro che non conoscono Cristo: «La morte di Cristo è la nostra vita, e il rammentarci della morte di Cristo è cibo per noi». Se qualcuno oggi sarà semplicemente spettatore di questa S.Cena, essa diventerà per lui come un sermone senza parole. Nella S. Cena noi proclamiamo che Cristo è la nostra vita, che Egli è il nostro Signore, Salvatore, Maestro, il nostro tutto. La nostra stessa vita ha senso proprio perché è in comunione con Lui. Egli è veramente cibo della nostra esistenza. E' questo il messaggio che comunicate quando voi vi avvicinate alla S. Cena? Accertatevi che lo sia veramente perché la Bibbia dice: "Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel Suo Figlio. Chi ha il Figlio ha la vita, chi non ha il Figlio di Dio non ha la vita"14. Avete voi Cristo nel vostro cuore e di conseguenza la vera vita?
III. Una comunione
In terzo luogo, non ci deve sfuggire poi il fatto che nella S.Cena noi manifestiamo di essere in comunione con il Signore Gesù.
1. Siamo alla tavola del Signore. Quando siete invitati ad un pranzo o ad una cena, questo per chi vi invita è un segno della sua stima, della sua amicizia, del suo amore. Accettando di parteciparvi noi accettiamo la Sua mano tesa verso di noi e la nostra mano tesa verso di Lui. Partecipando alla S. Cena noi suggelliamo la nostra amicizia verso di Lui impegnandoci ad onorare quest'amicizia con la nostra fede e la nostra obbedienza verso di Lui. E' così oppure disonoriamo questa mensa essendo in realtà indegni d'essa, offendendo l'amicizia che ci offre con la nostra ipocrisia, con la nostra empietà. Siete voi fra quelli che si avvicinano a questa mensa con atteggiamento casuale e distratto, senza discernere il suo valore profondo e l'impegno che comporta? La Bibbia dice: "poiché chi ne mangia e beve indegnamente, mangia e beve un giudizio contro sé stesso, non discernendo il corpo del Signore"15. Inoltre nella S. Cena noi:
2. Ci nutriamo di Lui e siamo in comunione con Lui. La S.Cena è più di un ricordo rituale. Benché Cristo non sia materialmente presente in questo pane e in questo vino, Egli pure vi è presente in senso spirituale. Egli ha promesso di essere particolarmente presente nella S.Cena. Coloro che vi partecipano degnamente, che prendono esteriormente gli elementi visibili di questo sacramento, li ricevono anche interiormente e spiritualmente per fede, realmente e veramente, benché non carnalmente né corporalmente, e si cibano spiritualmente di Cristo crocefisso e di tutti i benefici della sua morte. Il corpo ed il sangue di Cristo sono veramente ma spiritualmente presenti alla fede di chi crede in questa ordinanza, così come gli elementi esteriori sono presenti ai loro sensi. Per questo la S.Cena nutre in modo particolare la nostra fede e dovremmo celebrarla più spesso.
3. Comunione l'uno con l'altro. Guai però a dimenticare che la S. Cena lega in modo particolare i credenti l'uno all'altro. Con la S. Cena noi rinsaldiamo -meglio di qualunque altra celebrazione sociale- il rapporto che abbiamo l'uno con l'altro, un rapporto che deve essere fatto di vera amicizia, solidarietà e collaborazione. La Bibbia dice: "Perciò, messa da parte la menzogna, ciascuno dica la verità al suo prossimo, perché siamo membra gli uni degli altri"16. Per questo non è possibile, anzi, non ha senso partecipare alla S. Cena nutrendo odio, avversione o essendo in lite con qualcuno. La Santa Cena è segno di pace e di amicizia. Che senso avrebbe parteciparvi se questi non sono davvero i sentimenti che abbiamo nel cuore. Non essere veramente in comunione con i nostri fratelli e sorelle e partecipare ciononostante alla S. Cena, significa disonorarla tanto quanto la disonoriamo quando non siamo in autentica comunione con il Salvatore Gesù Cristo. Partecipando alla S. Cena, inoltre, noi suggelliamo la nostra comunione con i cristiani di tutto il mondo: essa è il segno per eccellenza del vero ecumenismo. Ne siamo coscienti?
IV. Un'alleanza
In quarto luogo, quando veniamo alla mensa del Signore, dobbiamo essere coscienti che in questo modo noi controfirmiamo un patto, un'alleanza. Dice la Bibbia: "Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue"13. In esso noi dichiariamo che:
1. Cristo sarà il nostro Dio per sempre. Egli dà sé stesso a noi e noi a Lui. Nella S.Cena noi pure dichiariamo: "Questo Dio è il nostro Dio in eterno, sempre; Egli sarà la nostra guida fino alla morte"17. Comprendete voi ciò che state facendo quando mangiate questo pane e bevete questo vino? Se siete veramente credenti questi elementi sono il suggello eterno che Dio per sempre sarà il vostro Dio e che voi siete e sarete per sempre uniti a Lui in fede ed in obbedienza. Questi elementi significano che vi siete legati ed impegnati per sempre verso di Lui e che Egli sarà per sempre il vostro Dio. Ma noi dichiariamo anche, come in un contratto di matrimonio che:
2. Noi saremo per sempre membra del popolo di Dio, "nella buona come nella cattiva sorte". Dio dice: "Vi prenderò per mio popolo, e sarò il vostro Dio"18. Alla S. Cena noi dichiariamo di essere consapevolmente membro di nessun'altra società che quella che appartiene a Dio, che la nostra identità, la nostra lealtà, il nostro servizio, il nostro tutto è in funzione proprio di far parte del popolo di Dio. Alla mensa di Dio dichiariamo che la sorte del popolo di Dio sarà anche la nostra sorte, che saremo per sempre solidali con i nostri fratelli e sorelle nella fede, qualunque cosa accada, e che essi potranno sempre contare su di noi. Ne siamo coscienti? Con la S. Cena, inoltre:
3. Dio riconferma il Suo amore per noi. Il Signore ci dice: «Vieni, figlio mio, io ti amo e ho dato me stesso per te, e come suggello di questo io metto questo pane nella tua bocca per ricordarti che ho dato me stesso per te. Io ti amo, e tu sei mio. Io ti ho chiamato per nome, e come suggello di questo io ti rammento che ti ho riscattato con il Mio prezioso sangue. Che quel sorso di vino che va nel tuo corpo ti ricordi che con il mio prezioso sangue, versato per molti, io ti ho tirato fuori dal baratro in cui tu stavi cadendo». Gli elementi della S. Cena sono il suggello tangibile, la firma, di Colui che ti ha amato tanto da dare tutto Sé stesso per te.
4. E noi riconfermiamo il nostro amore per Lui, a questa S. Cena. E' come se noi Gli dicessimo: «Maestro mio, lascia che io mangi con Te! Mio Signore, sta oggi con me! Lascia che io mi sieda alla Tua tavola". Se avete perduto l'amore che un tempo avevate per Lui, se siete diventati spiritualmente freddi, il Signore dice: "Ecco, io sto alla porta e busso; se qualcuno ode la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui, e cenerò con lui, ed egli con me"19. Questa offerta d'amore Cristo la faceva alla chiesa di Laodicea della quale egli aveva dichiarato di essere nauseato per la sua tiepidezza, ciononostante Egli le offriva un'ulteriore chance. Oggi dunque rinnoviamo con questa S. Cena il nostro amore per Lui ed il nostro impegno: Egli ancora rimane per noi disponibile.
V. Un'espressione di riconoscenza
In quinto ed ultimo luogo la S. Cena è per noi un'espressione di riconoscenza, un "rendimento di grazie": ecco perché talora essa si chiama "Eucaristia". La S. Cena per il popolo di Dio è la cerimonia per eccellenza del ringraziamento. Bisognerebbe celebrarla ogni domenica. Ogni domenica dovrebbe per noi essere la giornata del ringraziamento, perché Gesù risorse dai morti il primo giorno della settimana. Che cosa facciamo oggi quando partecipiamo alla S. Cena?
1. Noi testimoniamo della nostra gioia in Cristo. Questa per noi deve essere una festa, non un funerale! Certo noi dovremmo partecipare alla S. Cena in modo serio e solenne, senza dimenticare però che essa è occasione di grande festa e di grande gioia. Dicevo ieri scherzando alla corale della comunità: dovete cantare gli inni di Pasqua "facendo finta di essere contenti!". Non ci dovrebbe essere bisogno di esortare a sorridere cantando gli inni di Pasqua, perché essi dovrebbero sempre per noi essere espressione di grande gioia, perché abbiamo capito il significato di ciò che stiamo cantando! In fondo, alla S. Cena beviamo del vino, e la Bibbia del vino dice: "Dio ci ha dato il vino, che rallegra il cuore dell'uomo!"20 e "Date del vino a chi ha il cuore amareggiato"21. Il significato del vino della S. Cena dovrebbe essere sufficiente a renderci veramente gioiosi!
2. Noi lodiamo Dio per averci donato il Cristo. Quando il Signore spezzava il pane egli ringraziava Dio, quando passava avanti il calice Egli ringraziava Dio. Egli sempre ringraziava Dio per ogni cosa e così dovremmo fare noi. Nella S.Cena ci viene rivolto questo appello: «Venite, amati, a lodare con riconoscenza il Padre per il dono che ci ha fatto di Cristo, e mentre mettete in bocca il pane e bevete il vino dite nel vostro cuore "Sia benedetto il Signore! Benedetto sia il Padre, per il Suo eterno amore verso di noi; sia benedetto Gesù, per il Suo amore che ci ha salvati dalla morte; benedetto sia lo Spirito Santo, che ci ha insegnato tutte queste cose preziose!", e che noi queste cose le possiamo rammentare per sempre in tutta la loro ricchezza, ed approfondirle per comprenderle sempre meglio!». Infine lasciando il tavolo della S. Cena:
3. Ci allontaniamo nello stesso spirito di Gesù. Gesù alzatosi dall'ultima cena con i suoi discepoli sapeva di andare incontro a sofferenze atroci, ma come si era alzato dal tavolo della S. Cena? Abbattuto? Sconvolto alla sola idea? Con nessuna voglia di uscire da quella sala? No, cantando un inno!
Io vorrei che voi vi allontanaste da questa S. Cena, che voi lasciaste questa sala con sulla bocca e nel cuore una canzone! Non so come sarà per voi personalmente la vostra situazione personale quando, uscendo da questa sala, tornerete nelle vostre case: forse preoccupazione, sofferenza, problemi irrisolti, "le solite rogne". Gesù andava incontro alla morte, eppure cantava!
Come faceva? Perché ne aveva ben motivo, nonostante tutto. Egli sapeva che avrebbe vinto e trionfato, al di là della sofferenza e della morte. Sappiamo noi che in Gesù e con Gesù anche noi possiamo vincere e trionfare su ogni avversità? La S. Cena dovrebbe farci cantare per la gioia, la gioia ben fondata di chi sa che in Cristo ha tutto ciò che gli occorre per una vita significativa ed eterna. Sei afflitto? Cristo è la risposta!
Conclusione
Vedete dunque che a chi ci chiede ragione della speranza che è in noi, a chi ci chiede ragione del senso della Pasqua con tutto ciò che comporta nella nostra vita, a chi ci chiede ragione della S. Cena alla quale partecipiamo, noi possiamo e dobbiamo dare la risposta meravigliosa che la Bibbia sola ci può dare.
S. Cena è commemorazione del più grande amico che mai possiamo avere; annuncio della più straordinaria buona notizia che mai uno possa ricevere; comunione perché nessuno mai più sia solo; alleanza che ci garantisce chiaramente privilegi e responsabilità; rendimento di grazie, perché solo in Gesù Cristo la nostra vita può trovare autentica realizzazione e pienezza.
Saranno queste le convinzioni ed i sentimenti che ciascuno di voi avrà partecipando a questa S. Cena. Io prego il Signore che così possa essere per ciascuno di voi qui presenti. "Gustate e vedete quanto il Signore è buono!".
Note
(1) 1 Pi. 3:15; (2) Es. 12:26 (3) Gv. 15:13; (4) Ga. 2:20; (5) Gv. 16:7; (6) Ro. 8:34 cf. Eb. 7:25; (7) Ap. 22:20; (8) 2 Pi. 3:1; (9) 2 Pi. 3:9; (11) 1 Co. 11:26; (12) 1 Co. 11:24; (13) 1 Co. 11:25; (14) 1 Gv. 5:11,12; (15) 1 Co. 11:29; (16) Ef. 4:25; (17) Sl. 48:14; (18) Es. 6:7; (19) Ap. 3:20; (20) Sl. 104:15; (21) Pv. 31:6; (22) Mt. 26:30; Ispirata alla pred. di C.H. Spurgeon "A question for communicants" del 1.6.1890, The Metropolitan Tabernacle Pulpit, 1892; Edimburgh, The Banner of Truth Trust, 1992, p. 373ss.- P. Castellina, 18 aprile 1992.
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