CHE FACEVA DIO SU QUELLA CROCE
La croce. Queste due parole riassumono l'evento più grandioso che la storia abbia mai conosciuto. E' difficile leggere il racconto della crocefissione senza essere profondamente toccati. La cruda e dignitosa sofferenza di Gesù porta molta gente a farsi serie domande a proposito della croce.
Perché Gesù ha dovuto morire?
Perché questa Persona meravigliosa ha dovuto soffrire in questo modo? Che cosa stava facendo Dio il Padre quando Dio il Figlio era sulla croce?
Dio era là
La prima risposta a questa domanda può persino parere un poco banale: Dio era là. Alcuni pensano che proprio perché sulla croce Gesù ha gridato: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (Mc. 15:34), Dio avesse di fatto abbandonato Cristo. In realtà Dio era là, che operava salvezza per il mondo. La gente intorno alla croce gridava che Egli salvasse alfine Sé stesso, Egli però è invece rimasto sulla croce fino a quell'amara fine per salvare noi.
Quando aveva elevato quel suo grido a Dio, chiedendo il perché Dio l'avesse abbandonato, Gesù identificava Sé stesso con noi. Egli si compiaceva di "essere annoverato fra i malfattori" (Is. 53:12), sebbene egli non potesse essere contato nel nostro numero.
Come la risurrezione l'aveva reso chiaro, Egli era il Figlio di Dio (Ro. 1:4) in persona, ad essere inchiodato a quella crudele croce. Egli aveva preso su di Sé, sulle Sue spalle, il peso completo del peccato umano con tutte le sue conseguenze.
Il peccato ci taglia fuori da Dio, e in quel momento di agonia sulla croce Cristo aveva condiviso il nostro sentimento di essere tagliati fuori da Dio. In questo grande momento di umiliazione il peso del peccato dell'uomo era stato portato via da gente come noi e deposto su Cristo, il quale, di buona volontà e in obbedienza aveva reso giusti i molti caricandosi delle loro iniquità (Is. 53:12).
La presenza di Dio sul Calvario ci dice che Dio sa benissimo che cosa voglia dire soffrire. Dio condivide così i momenti più oscuri del suo popolo. C'è un detto famoso che qui vale la pena di citare, dice: "Solo un medico che porti egli stesso delle ferite può guarire"; questo detto intende dire che noi possiamo rapportarci meglio che condividono il nostro stesso problema o che sono già passate attraverso quello che ora noi stiamo passando- ed hanno trionfato.
Noi non abbiamo a che fare con un Dio distante che nulla sa che cosa significhi essere uomini, e fragili, e mortali. Egli sa e comprende, e così noi possiamo accostarci "con piena fiducia al trono della grazia" (Eb. 4:16).
E' estremamente importante sapere che Dio era presente al Calvario. La croce ci dice che anche Dio ha passato per la parte oscura della vita, con tutto il suo dolore e sofferenze.
Così, quando noi passiamo attraverso il lato oscuro della vita, possiamo rivolgerci a Lui in preghiera, nella fiducia che Lui conosce quello che stiamo passando. Questo può rendere la preghiera nel tempo della tristezza e della sofferenza, molto più significativa e reale, come era intesa che fosse.
Là ci dice quanto Egli ci ami
Il secondo luogo sulla croce Dio ci stava dicendo quanto Egli ci ami. Il Figlio di Dio è morto volontariamente per gente come voi e me. Noi possiamo ben capire che qualcuno sia pronto a morire per gente particolarmente buona, ma la cosa più stupefacente è questa: "Mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi" (Ro. 5:8). L'apostolo Paolo disse: "La vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato sé stesso per me" (Ga. 2:20).
Supponete di amare qualcuno moltissimo, e che quella persona sembra che non gliene importi proprio niente. Che potete fare per fargli capire quanto lo amate? Potreste parlargli dei vostri sentimenti, e questo potrebbe aiutare, ma più che le parole contano i fatti! La cosa più grande che qualcuno possa fare per un'altra persona è dargli la propria vita (Gv. 15:13). Ecco che cosa è avvenuto alla croce. Dio ha dato ciò che di più prezioso Egli avesse, il Suo proprio Figlio, per mostrarci quanto Egli ci ami (Gv. 3:16): "In questo è l'amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che lui ha amato noi ed ha mandato Suo Figlio per essere l'espiazione dei nostri peccati" (1 Gv. 4:9). Come se però questo ancora non bastasse:
Liberazione dal peccato
Sulla croce Dio ci liberava dalla stretta mortale del peccato sulla nostra vita. Dio ci ama, e parte di quell'amore consiste nel Suo fermo proposito e potere di cambiarci, di farci uscire dal pasticcio in cui ci siamo cacciati a causa del peccato. Questo significa che Egli vuole risolvere le conseguenze penali del peccato, la forza del peccato, come pure la sua presenza. La sofferemza e la morte del Figliolo obbediente di Dio ci libera dalle conseguenze penali del peccato, infrange il potere del peccato sulla nostra vita, ed un giorno ci libererà del tutto dalla presenza stessa del peccato. La morte di Cristo ha innescato una catena di eventi. Alcuni di questi eventi sono già avvednuti; alcuni stanno ora avvenendo; altri ancora dovranno avvenire nella loro pienezza.
Sconfitto l'ultimo nemico
In quarto luogo, sulla croce Iddio ci stava liberando dalla paura della morte, l'"ultimo nemico" (1 Co.15:26). Molti hanno difficoltà anche solo a parlare della morte, perché è un argomento minaccioso. Siamo terrorizzati dalla paura di morire. Però, attraverso la sua morte in croce e la sua risurrezione, Gesù libera il suo popolo da questa orribile paura.
Gesù ha condiviso la nostra natura umana "per distruggere, mediante la Sua morte, colui che ha l'impero della morte, cioè il diavolo e liberare tutti quelli che per timore della morte erano tenuti in schiavitù per tutta la loro vita" (Eb. 2:14,15).
Attraverso la morte e la risurrezione Dio ha riportato una grande vittoria sulla morte, e questa vittoria può essere anche la nostra! Guardate allaconclusione dell'esposizione che fa Paolo della realtà e della rilevanza della risurrezione: "Sia ringraziato Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo!" (1 Co. 15:57).
La sua rilevanza per noi
Riflettiamo ora su come tutto questo possa incidere sulla nostra vita di tutti i giorni. Considerate le parole d'apertura del grande inno di John Wesley "And Can It Be that I Should Gain". Esse rappresentano una domanda che moltidi noi pure si fanno: "Come può essere che io riceva beneficio ed interesse dal sangue del Salvatore?".
Come può la morte di Cristo avere rilevanza per me oggi? Che differenza essa può mai fare per me? Notate attentamente la scelta che Wesley fa delle parole in questa lirica. Egli non parla del "sangue del mio Salvatore", ma del "sangue del Salvatore". Perché? Perché Egli non sarà mio Salvatore fintanto che non lascerò che Egli diventi il mio Salvatore.
La fede implica la decisione di accettare Cristo e i Suoi benefici, renderli nostri propri. E' una decisione quella di cibarsi del "pane della vita" (Gv. 6:48) e di bere dalla "fonte dell'acqua viva" (Gv.4:10; cf. Gv. 4:14).
Dio ci offre qualcosa, ma noi dobbiamo accettarlo, riceverlo. Fede significa accettare ciò che Dio ci offre attraverso la croce di Cristo.
Immaginare di offrire ad un amico un dono prezioso. Voi state là pazientemente, le braccia tese, tenendo il prezioso dono davanti a lui. "Prendilo, è tuo!" gli dite con sicurezza. Il vostro amico però non risponde alcunché né di protende a prendere quel vostro dono. Sembra che non gliene importi nulla. Allora, rattristato, te ne vai. Offrire qualcosa di prezioso a qualcuno non vuole ancora dire che lo accetterà.
Attraverso la croce Dio ci offre qualcosa di incredibilmente prezioso- così prezioso che il Suo unico Figlio aveva dovuto morire affinché lo ricevessimo. Egli offre il perdono per i nostri peccati, vittoria sulla morte e novità di vita. Dobbiamo però accettare questo dono.
Se guardo indietro alla mia vita passata di cristiano, posso vedere la svolta che ha dato alla mia vita rendermi conto che la Croce di Cristo non avrebbe potuto cambiarmi fintanto che questo io non lo avessi permesso.
Pensavo che essere cristiano significasse solo credere che certe cose sono vere; per esempio, credere che la croce di Cristo è un autentico avvenimento storico. Non mi rendevo conto che la croce di Cristo potesse influire su di me personalmente. Io non conmprendevo che questo evento della storia poteva stravolgere completamente la mia propria personale storia.
Da allora ho notato che molte persone sembrano avere la stessa difficoltà. Essi pensano alla croce come a qualcosa che è avvenuto tanto, tamnto tempo fa in un luogo remoto.
Quando io ero in una situazione simile, trovavo che mi giovasse chiudere gli occhi e immaginarmi là, in mezzo alla folla sul Calvario a guardare Cristo che moriva. Immaginavo di chiedermi: "Perché quest'uomo meraviglioso ha dovuto morire?". Allora la folla gradualmente scompariva, ed ero l'unico a rimanere là, e una voce mi diceva: "Tu sei la ragione per cui Cristo doveva morire".
Cosa dunque Dio faceva sulla croce? La vera domanda che ciascuno di noi deve farsi a questo punto è: "Che cosa faceva Dio sulla croce per me? E, "l'ho io accettata, fattala mia propria?". Fintanto che non accadrà questo, l'opera di Dio sulla croce rimane per noi incompleta.
(Alister McGrath,"What Was God Doing on the Cross?", in Decision, Aprile 1992, trad. di Paolo Castellina).
CHE FACEVA DIO SU QUELLA CROCE
(Marco 15:21-41)
Questa settimana in tutto il mondo cristiano si celebra la Passione e la morte del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.
Noi ci uniamo a tutti i nostri fratelli e sorelle nella fede riflettendo, anzi, contemplando la Croce di Cristo, e il suo significato. La croce dunque. Queste due parole riassumono l'evento più grandioso che la storia abbia mai conosciuto. E' difficile leggere il racconto della crocefissione senza essere profondamente toccati. La cruda e dignitosa sofferenza di Gesù porta molta gente a farsi serie domande a proposito della croce.
Perché Gesù ha dovuto morire?
Perché questa Persona così meravigliosa ha dovuto soffrire in questo modo? Che cosa stava facendo Dio il Padre quando Dio il Figlio era sulla croce?
Dio era là
La prima risposta a questa domanda può persino parere un poco banale: Dio era là. Alcuni pensano che proprio perché sulla croce Gesù ha gridato: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (Mc. 15:34), Dio avesse di fatto abbandonato Cristo. In realtà Dio era là, che operava salvezza per il mondo. La gente intorno alla croce gridava che Egli salvasse alfine Sé stesso, Egli però è invece rimasto sulla croce fino a quell'amara fine per salvare noi.
Quando aveva elevato quel suo grido a Dio, chiedendo il perché Dio l'avesse abbandonato, Gesù identificava Sé stesso con noi. Egli si compiaceva di "essere annoverato fra i malfattori" (Is. 53:12), sebbene egli non potesse essere contato nel nostro numero.
Come la risurrezione l'aveva reso chiaro, Egli era il Figlio di Dio (Ro. 1:4) in persona, ad essere inchiodato a quella crudele croce. Egli aveva preso su di Sé, sulle Sue spalle, il peso completo del peccato umano con tutte le sue conseguenze.
Il peccato ci taglia fuori da Dio, e in quel momento di agonia sulla croce Cristo aveva condiviso il nostro sentimento di essere tagliati fuori da Dio. In questo grande momento di umiliazione il peso del peccato dell'uomo era stato portato via da gente come noi e deposto su Cristo, il quale, di buona volontà e in obbedienza aveva reso giusti i molti caricandosi delle loro iniquità (Is. 53:12).
La presenza di Dio sul Calvario ci dice che Dio sa benissimo che cosa voglia dire soffrire. Dio condivide così i momenti più oscuri del suo popolo. C'è un detto famoso che qui vale la pena di citare, dice: "Solo un medico che porti egli stesso delle ferite può guarire"; questo detto intende dire che noi possiamo rapportarci meglio che condividono il nostro stesso problema o che sono già passate attraverso quello che ora noi stiamo passando- ed hanno trionfato.
Noi non abbiamo a che fare con un Dio distante che nulla sa che cosa significhi essere uomini, e fragili, e mortali. Egli sa e comprende, e così noi possiamo accostarci "con piena fiducia al trono della grazia" (Eb. 4:16).
E' estremamente importante sapere che Dio era presente al Calvario. La croce ci dice che anche Dio ha passato per la parte oscura della vita, con tutto il suo dolore e sofferenze.
Così, quando noi passiamo attraverso il lato oscuro della vita, possiamo rivolgerci a Lui in preghiera, nella fiducia che Lui conosce quello che stiamo passando. Questo può rendere la preghiera nel tempo della tristezza e della sofferenza, molto più significativa e reale, come era intesa che fosse.
Là ci dice quanto Egli ci ami
Il secondo luogo sulla croce Dio ci stava dicendo quanto Egli ci ama. Il Figlio di Dio è morto volontariamente per gente come voi e me. Noi possiamo ben capire che qualcuno sia pronto a morire per gente particolarmente buona, ma la cosa più stupefacente è questa: "Mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi" (Ro. 5:8). L'apostolo Paolo disse: "La vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato sé stesso per me" (Ga. 2:20).
Supponete di amare qualcuno moltissimo, e che quella persona sembra che non gliene importi proprio niente. Che potete fare per fargli capire quanto lo amate? Potreste parlargli dei vostri sentimenti, e questo potrebbe aiutare, ma più che le parole contano i fatti! La cosa più grande che qualcuno possa fare per un'altra persona è dargli la propria vita (Gv. 15:13). Ecco che cosa è avvenuto alla croce. Dio ha dato ciò che di più prezioso Egli avesse, il Suo proprio Figlio, per mostrarci quanto Egli ci ami (Gv. 3:16): "In questo è l'amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che lui ha amato noi ed ha mandato Suo Figlio per essere l'espiazione dei nostri peccati" (1 Gv. 4:9). Come se però questo ancora non bastasse:
Liberazione dal peccato
Sulla croce Dio ci liberava dalla stretta mortale del peccato sulla nostra vita. Dio ci ama, e parte di quell'amore consiste nel Suo fermo proposito e potere di cambiarci, di farci uscire dal pasticcio in cui ci siamo cacciati a causa del peccato. Questo significa che Egli vuole risolvere le conseguenze penali del peccato, la forza del peccato, come pure la sua presenza. La sofferenza e la morte del Figliolo obbediente di Dio ci libera dalle conseguenze penali del peccato, infrange il potere del peccato sulla nostra vita, ed un giorno ci libererà del tutto dalla presenza stessa del peccato. La morte di Cristo ha innescato una catena di eventi. Alcuni di questi eventi sono già avvenuti; alcuni stanno ora avvenendo; altri ancora dovranno avvenire nella loro pienezza.
Sconfitto l'ultimo nemico
In quarto luogo, sulla croce Iddio ci stava liberando dalla paura della morte, l'"ultimo nemico" (1 Co.15:26). Molti hanno difficoltà anche solo a parlare della morte, perché è un argomento che incute loro paura e angoscia. Siamo terrorizzati dalla paura di morire. Però, attraverso la sua morte in croce e la sua risurrezione, Gesù libera il suo popolo da questa orribile paura.
Gesù ha condiviso la nostra natura umana "per distruggere, mediante la Sua morte, colui che ha l'impero della morte, cioè il diavolo e liberare tutti quelli che per timore della morte erano tenuti in schiavitù per tutta la loro vita" (Eb. 2:14,15).
Attraverso la morte e la risurrezione Dio ha riportato una grande vittoria sulla morte, e questa vittoria può essere anche la nostra! Guardate allaconclusione dell'esposizione che fa Paolo della realtà e della rilevanza della risurrezione: "Sia ringraziato Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo!" (1 Co. 15:57).
La sua rilevanza per noi
Riflettiamo ora su come tutto questo possa incidere sulla nostra vita di tutti i giorni. Può suscitare compassione, come suscita compassione la morte di tante altre creature innocenti che ogni giorno muoiono nel mondo. Che differenza però può mai fare me me, nella mia vita, la vicenda di Gesù?
Nei piani di Dio la morte di Cristo, e quella soltanto ha un valore infinito che può trasformare tutto il mio destino temporale ed eterno. La differenza subentra quando io consapevolmente faccio di Gesù il mio personale Signore e Salvatore.
Egli deve diventare il mio Signore, e il mio Salvatore.
Devo comprendere perché questo è potuto succedere, devo comprendere che su di Lui è stato il mio peccato e che Egli, diventando consapevolmente il mio Salvatore, da Lui esce una virtù che può trasformarmi.
Fede implica la decisione di accettare Cristo e i Suoi benefici, renderli nostri propri. E' una decisione quella di cibarsi del "pane della vita" (Gv. 6:48) e di bere dalla "fonte dell'acqua viva" (Gv.4:10; cf. Gv. 4:14).
Dio ci offre qualcosa, ma noi dobbiamo accettarlo, riceverlo. Fede significa accettare ciò che Dio ci offre attraverso la croce di Cristo.
Immaginare di offrire ad un amico un dono prezioso. Voi state là pazientemente, le braccia tese, tenendo il prezioso dono davanti a lui. "Prendilo, è tuo!" gli dite con sicurezza. Il vostro amico però non risponde alcunché né di protende a prendere quel vostro dono. Sembra che non gliene importi nulla. Allora, rattristato, te ne vai. Offrire qualcosa di prezioso a qualcuno non vuole ancora dire che lo accetterà.
Attraverso la croce Dio ci offre qualcosa di incredibilmente prezioso- così prezioso che il Suo unico Figlio aveva dovuto morire affinché lo ricevessimo. Egli offre il perdono per i nostri peccati, vittoria sulla morte e novità di vita. Dobbiamo però accettare questo dono.
Se guardo indietro alla mia vita passata di cristiano, posso vedere la svolta che ha dato alla mia vita rendermi conto che la Croce di Cristo non avrebbe potuto cambiarmi fintanto che questo io non lo avessi permesso.
Pensavo che essere cristiano significasse solo credere che certe cose sono vere; per esempio, credere che la croce di Cristo è un autentico avvenimento storico. Non mi rendevo conto che la croce di Cristo potesse influire su di me personalmente. Io non conmprendevo che questo evento della storia poteva stravolgere completamente la mia propria personale storia.
Da allora ho notato che molte persone sembrano avere la stessa difficoltà. Essi pensano alla croce come a qualcosa che è avvenuto tanto, tanto tempo fa in un luogo remoto.
Quando io ero in una situazione simile, trovavo che mi giovasse chiudere gli occhi e immaginarmi là, in mezzo alla folla sul Calvario a guardare Cristo che moriva. Immaginavo di chiedermi: "Perché quest'uomo meraviglioso ha dovuto morire?". Allora la folla gradualmente scompariva, ed ero l'unico a rimanere là, e una voce mi diceva: "Tu sei la ragione per cui Cristo doveva morire".
Cosa dunque Dio faceva sulla croce? La vera domanda che ciascuno di noi deve farsi a questo punto è: "Che cosa faceva Dio sulla croce per me? E, "l'ho io accettata, fattala mia propria?". Fintanto che non accadrà questo, l'opera di Dio sulla croce rimane per noi incompleta.
(Meditazione ispirata da: Alister McGrath,"What Was God Doing on the Cross?", in Decision, Aprile 1992).
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