Una comunione di vita che può appagarci totalmente

"...poiché noi siamo membra del Suo corpo, della Sua carne e delle Sue ossa" (Ef. 5:30).


Introduzione

Viviamo nell'ansia di un mondo che non comprendiamo e che ci fa molta paura. Spesso coviamo dentro di noi un'angoscia profonda che a stento cerchiamo di soffocare con le distrazioni che questo mondo offre. Quante domande, perplessità, incertezze, confusione abbiamo nella nostra vita! La nostra vita sembra come dolorosamente frantumata in tanti pezzi separati che non sappiamo ricomporre. Spesso molti di noi sono come un uomo il cui equilibrio e serenità apparente viene a stento ottenuta con l'aiuto di psicofarmaci. Quante persone sopravvivono come allucinate e in uno stato attonito di stupefazione non necessariamente prodotta da sostanze chimiche!

In un mondo però pieno di incertezze e di angosce, l'unica e vera medicina per trovare equilibrio e serenità non artificiosa, la nostra unica ancora di salvezza è legare strettamente la nostra vita al Salvatore Gesù Cristo.

Un giorno -dice un'antica profezia- uomini e donne d'ogni lingua e nazione "afferreranno un Giudeo per il lembo della veste" e diranno "noi vogliamo venire con te perché

abbiamo udito che Dio è con te"1. Sembra un gesto importuno quanto disperato, ma è un esplicito invito del Salvatore Gesù che dice: "Venite a me voi tutti che siete travagliati ed aggravati, ed io vi darò riposo"2. "Venite", dice a ciascuno di noi il Salvatore Gesù Cristo, "e unite a me il vostro destino

temporale ed eterno e voi troverete la sicurezza di cui avete bisogno". Unire strettamente la nostra vita al Salvatore Gesù Cristo è il tutto della vita cristiana: se non c'è questo ogni espressione religiosa che pur si dica cristiana non è che fumo. La nostra comunione con il Salvatore Gesù Cristo deve essere così profonda che la Bibbia si spinge fino al punto di dire, non per esagerazione poetica, ma in modo molto realistico ed indiscusso, che noi dobbiamo diventare "membra del Suo corpo, della Sua carne e delle Sue ossa".

Il peccato ci separa da Dio e frantuma e slega la nostra vita: per questo noi sentiamo tanta confusione, insicurezza ed angoscia nel nostro cuore, ma il Salvatore Gesù Cristo, unendoci a Sé stesso ci unisce a Dio e ricompone la nostra vita dandoci un'eterna sicurezza. Non c'è nulla di più dolce di uno

stretto legame con Colui che ci ha amato fino a dare l'intera Sua vita per noi. E' qualcosa di grande e meraviglioso, indescrivibile: la comunione con Cristo annulla qualsiasi distanza con ciò che di migliore noi aspiriamo in noi stessi e ci fa pregustare quello che, per grazia di Dio, un giorno avremo con Lui per l'eternità.

Una stretta comunione con il Salvatore Gesù Cristo non è semplicemente come un cubetto di zucchero per la bocca, ma è qualcosa di eminentemente pratico, perché illumina e trasforma la nostra vita perché "dimorare in Lui" significa "camminare anch'egli come cammino Lui" in questo mondo18, significa "non peccare"18 perché vuol dire essere sempre di più simili a Lui, nel Suo modo di rapportarci verso Dio e

verso gli altri.

Considereremo così oggi che cosa significa diventare "membra del Suo corpo, della Sua carne e delle Sue ossa" per scoprirlo come comunione di vita, d'amore e soprattutto permanente. Ne esamineremo alcune significative metafore, le sue implicazioni, e le sue conseguenze pratiche.

I. Quattro metafore significative

Non è facile spiegare che cosa significa essere in comunione con il Salvatore Gesù Cristo. La Bibbia però in questo ci viene in aiuto con delle figure molto illuminanti. La comunione con Cristo alla quale siamo chiamati assomiglia ad esempio, ad:

1. Una casa spirituale poggiata su un solido fondamento. La Bibbia dice: "Accostandovi a Lui, come pietra vivente, rigettata dagli uomini, ma eletta e preziosa davanti a Dio, anche voi come pietre viventi siete edificati, per essere una casa spirituale"3. Abbiamo bisogno di una base stabile su cui

poggiare i nostri piedi, una base di verità immutabile e sicura. La vita spesso vuol dire camminare nelle tempesta che vuole buttarti giù e sulle sabbie mobili sulle quali affondi, essere portati qua e là a secondo come tira il vento, essere come pietre senza forma né significato che rotolano a valle... Venire ad

in comunione con Cristo significa essere ricuperati per uno scopo altissimo come "pietre viventi" utili all'edificio di Dio che è il Suo regno in questo mondo, fare parte di una solida ed eterna costruzione che nulla e nessuno potrà mai demolire. C'è posto per tutti nell'edificio di Dio: qui ogni pietra, ciascuno di voi, acquista significato ed utilità permanente, stabilità: su un simile fondamento voi potrete davvero riposare.

2. Il rapporto della vite con i tralci. Dice Gesù stesso ai suoi discepoli: "Io sono la vite, voi siete i tralci, chi dimora in me e io in lui porta molto frutto"4. Se la figura di una pietra è curiosa, certo non lo è quella della vite e dei tralci, figura che comunica l'idea della vita, vita che scorre, linfa che nutre e fa crescere. C'è un'unione vitale fra Cristo e coloro che a Lui si uniscono. Senza Cristo, datore di vita, noi siamo come corpi senza vita. Egli ci salva trasfondendoci il sangue del Suo sacrificio, Egli ci salva donandoci un cuore nuovo che sa amare Chi ci ha creato e gli altri. Dalla Sua persona fluisce linfa vitale, perché nutrendoci della Sua Parola e vivendo in conformità con essa, noi vinciamo le forze della morte e dell'immobilismo per produrre abbondantemente opere giuste alla gloria di Dio. Una vita improduttiva, una vita nella quale non progrediamo spiritualmente, anzi, regrediamo, è la vita che è vissuta separata da Cristo. Egli disse: "Senza di me non potete far

nulla"4.

3. Il rapporto fra marito e moglie. Il rapporto non è solo un rapporto di vita, ma anche di amore. Vita e amore vanno sempre strettamente insieme, e l'immagine di un rapporto d'amore con Cristo viene esemplificato nel rapporto fra moglie e marito: "il marito è capo della moglie, come anche Cristo è capo della chiesa, ed egli stesso è Salvatore del corpo"5. Quando marito e moglie sono quel che devono essere, essi

formano un tutt'uno armonioso. L'uno si prende amorevole cura dell'altro, e non fa del male all'altro, perché fare del male alla propria moglie o marito significa fare del male a sé stessi. Per questo Cristo si prende cura amorevole di tutti coloro che sono uniti strettamente a lui nell'Alleanza della fede.

Inoltre la comunione con Cristo è altresì feconda perché pure questa genera, con la testimonianza della propria fede, altri credenti, che saranno così inseriti nella famiglia

dei riscattati. Per quanto stretta, piacevole, e produttiva è

la comunione fra moglie e marito, ancor di più lo è della comunione fra la persona umana e il Salvatore Gesù Cristo.

4. Il rapporto fra la testa e il resto del corpo. Se tutte le precedenti immagini benché magnifiche sono ancora limitate il

nostro testo ci dice che essere in comunione con il Salvatore Gesù Cristo significa essere parte della Sua carne e delle sue ossa: un'immagine davvero impressionante! L'immagine è quella di un corpo laddove lui è la testa e noi ne siamo le membra. Lo dice bene anche un altro testo: "...Colui che è il capo, cioè Cristo, dal quale in corpo, ben connesso e unito insieme, mediante il contributo fornito da ogni singola giuntura e secondo il vigore di ogni singola parte, produce la crescita del corpo, per l'edificazione di sé stesso nell'amore"6. Noi, membra del Suo corpo, di cui Lui è la testa. L'immagine suggerisce l'idea di profonda identità. Il marito può anche

separarsi temporaneamente da sua moglie, ma le parti di un corpo non possono separarsi senza perdere la comune identità e la vita stessa. E' un'idea magnifica questa perché ispira un senso di permanenza! Questa immagine ci suggerisce interessanti applicazioni.

 

II. Le implicazioni di questa metafora

Se noi riflettiamo ora bene alle implicazioni di questo concetto che noi siamo "membra del Suo corpo, della Sua carne e delle Sue ossa", fra di noi e la "testa", cioè Cristo,

intercorre una:

1. Comunione di vita, di rapporto, di servizio. Che vuol dire? La tua mano non studia mai che cosa può fare per la testa, ma quando la testa vuole che la mano si alzi, ecco che subito la mano esegue l'ordine, e quando la testa vuole che la mano ridiscenda, subito lo fa. La mano non discute l'ordi-

ne. La testa e le membra del corpo, in un corpo sano sono praticamente uno. Non è così quando le membra sono malate. Che succede quando le membra di un corpo non rispondono più ai comandi della testa? Alcune comunità cristiane di mia conoscenza sono malate: in che stato miserevole sono!

Perché le membra, o i membri... hanno disgiunto il collegamento nervoso con la testa e non le obbediscono più, non svolgono più la funzione che avrebbero dovuto svolgere.

Guardate però la gloria e il vigore di una comunità di cristiani che si tengono ben stretti in fede ed in ubbidienza al loro capo, come pure ben allenati a compiere la loro rispettiva funzione! Guardate come lo difendono quando come mani quando il corpo cade che subito cercano di riparare la testa! Nel corpo, poi, intercorre pure una:

2. Comunione di sentimenti. Se la testa duole, nemmeno il corpo sta bene. Se un dito fa male, anche la testa lo risente. "In ogni loro afflizione egli fu afflitto"7. Cristo conosce il nostro dolore perché Lui l'ha patito e lo patisce tramite noi, e allora simpatizza con noi profondamente e ci consola meglio di chiunque altro. Cristo soffre quando le sue membra soffrono, così come la comunità cristiana soffre quando il loro capo, Cristo, patisce il discredito della società in cui si vive. Hai mai pianto per il disprezzo che talvolta Cristo patisce in certi ambienti? Vuol dire che tu sei parte integrante del suo corpo. Quante lacrime scendono dal volto di coloro -uniti per fede a Cristo- lo vedono disprezzato, insultato, bestemmiato, deriso, ignorato. Se l'empietà della nostra società non ti addolora e non ti fa reagire, non fai veramente parte del corpo di Cristo, della Sua carne e delle Sue ossa. E' bello anche sapere che c'è:

3. Comunione di mutua necessità. La testa ha bisogno del corpo. Che sarebbe una testa senza corpo? Un Cristo senza il Suo popolo sarebbe incompleto. A che cosa serve una bella chiesa con un grande campanile ed un organo, ed una bella Bibbia aperta su un pulpito, se non c'è una comunità vivente di cristiani che se ne avvale? Che senso c'è in un Cristo che muore e che non redime nessuno perché nessuno applica la Sua redenzione a sé? ...un Cristo vivente, e nessuno per cui

vivere! La Chiesa, la comunità dei credenti, è chiamata dalla Bibbia: la pienezza di Cristo. "La chiesa, che è il Suo corpo, il compimento di Colui che compie ogni cosa in tutti"8. Se però togliamo il corpo dalla testa che ne rimane? Se portiamo il nome di Cristo solo per formalità e per tradizione, e non siamo in comunione con Lui che siamo? Un cadavere! Ad una chiesa dell'antichità, il libro dell'Apocalisse dice: "Tu hai la reputa-

zione di vivere, ma sei morto!"20. E' solo un cadavere immobile e senza vita la chiesa di cui i suoi membri non sono in autentica comunione con Cristo! Abbiamo anche poi una

4. Comunione di natura. Non intendo qui descrivere la chimica del corpo umano, ma è chiaro che la testa è fatta della stessa sostanza delle sue membra. Gesù è al tempo stesso uomo e Dio. La testa di questo corpo è in cielo, e le membra sulla terra. Dio si è fatto uomo in Cristo ed ha condiviso così la nostra natura umana, perché? Per glorificare tramite la Sua opera la natura dell'uomo, decaduta nella polvere e nel fango. Unito a Cristo intimamente io ho il privilegio di essere chiamato per grazia Sua "figlio di Dio", e far parte della Sua famiglia, con tutti i privilegi che ne conseguono. Questo impli-ca che c'è anche fra Cristo e la persona che si unisce a Lui, una:

5. Comunione di proprietà. Non c'è nulla che appartiene alla testa senza che appartenga anche alla mano. Tutto ciò che

appartiene a Cristo appartiene anche a te, povero peccatore! Dato che Lui è ricco, puoi tu essere povero? Suo Padre è tuo padre. Il Suo paradiso è il tuo paradiso. Sei cosciente di essere un peccatore che nulla merita se non la riprovazione di Dio? Ebbene, unito a Cristo egli prende la tua miseria, se ne fa carico, e con la Sua onnipotenza la distrugge, e poi ti dona la Sua giustizia. La Sua giustizia è la tua giustizia: fra Cristo ed i Suoi fedeli avviene come uno scambio di proprietà. Quello che è Suo è ora anche tuo. Siamo coscienti che uniti a Cristo siamo stati "benedetti con ogni benedizione spirituale

nei luoghi celesti"21.

6. Comunione oggi qualunque siano le circostanze della vita. Cristo è molto caro al cuore di Suo Padre, e come Dio prende occasione di grande gioia nel Suo Figlio Gesù Cristo così ha grande gioia di te che sei in Cristo! Egli vede te in Cristo e Cristo in te. Non devi più aver paura che Dio ti sia ostile e nemico se sei in comunione con Cristo. Dio non fa più differenza fra Cristo e te! "Quello dunque che Dio ha unito insieme, l'uomo non lo separi"9. Certamente Dio non separerà ciò che ha unito a Cristo. Non separarti da Cristo, nemmeno nei tuoi pensieri, supponendo di non piacere a Dio perché Lui è Colui che ti rappresenta. Infine c'è una:

7. Comunione di futuro destino. Questa la ritengo la conseguenza più straordinaria. Qualunque sia il destino di Cristo, sarà anche il tuo. Come puoi dunque morire se Cristo vive? Come può il corpo morire se la testa vive? Anche se camminiamo sommersi dall'acqua, la testa (Cristo) ne rimane fuori e noi viviamo. Non possono essere sconfitti quelli che sono uniti a Lui, il Vincitore. Disse Gesù: "poiché io vivo, anche voi vivrete"10. Dove Lui va, noi seguiremo, nella buona come nella cattiva sorte, però "sapendo che Cristo, essendo risuscitato dai morti, non muore più... così consideratevi viventi a Dio"11, ci dice la Bibbia.

III. Le conseguenze pratiche

Ed ecco infine alcune implicazioni pratiche affinché coloro che sono in comunione con Cristo possano dare maggiore gioia e gloria al nostro Capo.

1. Non dovremmo averne alcun dubbio. Non dobbiamo dubitare dei privilegi che comporta la comunione con Cristo. Alcuni ritengono che sia una virtù dubitare della nostra salvezza. Alcuni "sperano" di essere salvati. Se siamo uniti a Cristo non dobbiamo avere più alcun dubbio delle promesse del Signore. La salvezza viene dalla fede, la dannazione dal dubbio. Gesù disse: "Le mie pecore ascoltano la mia voce, e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai, e nessuno le rapirà dalla mia mano"12 e gli apostoli aggiungono: "Chi crede nel Figlio ha queste testimonianza in sé... Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel Suo Figlio. Chi ha il Figlio, ha la vita... vi ho scritto queste

cose affinché sappiate che avete la vita eterna, e affinché continuiate a credere nel nome del Figlio di Dio"13.

2. Dovremmo vivere come principi. Se sei uno con Cristo tu appartieni alla famiglia del Re dell'universo, tu sei un principe e puoi camminare a testa alta. Anche se il mondo non mi benedice, Dio mi ha benedetto. Il mondo ride di te? Lascialo ridere. Che significa? Se Dio mi sorride, mi puoi anche disprezzare. Hanno disprezzato Cristo, disprezzeranno forse anche me. Dovrebbe forse il corpo aspettarsi migliore trattamento del Capo? No, ma alla fine anch'io trionfe-

rò!

3. Disonorare noi stessi significa coinvolgere il Signore. Se io disonoro una parte del mio corpo, trattandolo male o non curandolo a sufficienza, anche la testa ne prova vergogna, e dato che siamo membra di Cristo dobbiamo fare molta attenzione a come ci comportiamo, per non causarGli dolore. La gente giudicherà Cristo dal Suo popolo. Dobbiamo "comportarci in modo degno dell'evangelo di Cristo"14. Dobbiamoevitare tutto ciò che Lo potrebbe disonorare.

4. Pensare a Lui dovrebbe essere molto naturale. Egli è il migliore compagno che possiamo avere nella nostra vita. Non è naturale per noi che lo amiamo il frequentarlo, conoscere la Sua Parola, pregarlo, fare le cose che sappiamo che a Lui piacciono? Pensare spesso a Cristo e metterlo al centro della nostra vita, ed ogni altra cosa in secondo piano, fa esclamare a qualcuno "Ma voi siete dei fanatici!" Ma si che, dicano pure,

se considerano altrettanto fanatismo voler stare sempre insieme alla persona che tu ami, alla tua fidanzata. Io amo Cristo e voglio stare il più spesso possibile con Lui, che importanza hanno tutte le altre cose se il mio cuore è unito a Cristo?

5. Vivere con Lui dovrebbe essere la cosa più naturale di questo mondo per noi. Da quanto tempo non sei venuto più al culto? Da quanto tempo non hai più pregato il Signore? Da quanto tempo non leggi più la Bibbia in privato? E' molto curioso per un cristiano, uno che dovrebbe essere unito a Cristo, trascurare la comunione con il Suo Signore. Che cosa pensereste se un uomo dicesse: è sei mesi che non parlo più con mia moglie? E' sette mesi che non la vedopiù! Ho molte altre cose più importanti da fare che stare con lei... Devo dormire, devo andare con i miei amici... non ho tempo per frequentarla. Che cosa pensereste di un simile matrimonio? Che è in crisi, che è sull'orlo del divorzio, o che il matrimonio non sussiste! Essere legati a Cristo per fede significa desiderare ed amare il frequentarLo! Infine:

6. Servirlo dovrebbe essere molto naturale. Noi esistiamo per fare la Sua volontà e per dare gloria al Suo nome! A che servono le mie mani e i miei piedi se non si muovono sotto l'impulso della testa? Sono solo degli ingombri se non ubbidiscono ai comandi del cervello. Essere dei "cristiani paralizzati" non è naturale, ed è una malattia che deve essere curata al più presto! Anche se tu dovessi stare sempre a letto per malattia, tu potresti altrettanto bene servirlo. Come? Pregando per coloro che disprezzano Cristo e non vedono come Lui sarebbe la loro sola speranza! Noi siamo membra di Cristo e lo scopo ultimo della nostra vita deve essere servire il nostro Capo! E' ovvio, è naturale, non dovrebbe fare problema, anzi, un cristiano non riesce a stare fermo senza servire il suo Signore!

Conclusione

Lasciamo così il discorso. Ho elencato fin ora la necessità e le diverse conseguenze della nostra comunione con Cristo. A queste ciascuno di voi potrebbe pensare ed aggiungerne altre ancora. Tutta la nostra vita si gioca sul fatto se siamo uniti a Lui oppure no, il nostro destino temporale ed eterno.

Quando un giorno parlavo della gioia straordinaria che si può avere in comunione con Cristo, un mio scolaro non riusciva a

comprendere. Non riusciva ad immaginare altre gioie più grandi di quelle che il mondo può dare. Non poteva immaginarle perché non ne aveva ancora fatto l'esperienza, gli

erano totalmente estranee. Forse quest'oggi le mie parole magari sono state arabo per voi... forse qualcuno non ha capito ciò a cui mi riferivo e la sua rilevanza. Ma possa il solo fatto che non ha capito, o non ne ha dato abbastanza peso, condurlo almeno a ...sospettare che esiste una gioia che non ha mai conosciuto, una vita che non avete ancora mai trovato, e che potrebbe risolvere meravigliosamente e per sempre tutte le sue insicurezze, angosce, paure, confusione, perplessità...

E se quel qualcuno ha pensato così la Bibbia gli vuole dare speranza e gli dice: "Cercate l'Eterno, mentre lo si può trovare, invocatelo mentre è vicino"15. Se lo cerchi con tutto il tuo cuore, certamente Lo troverai e molto presto anche te sarai portato in una comunione vivente, d'amore e perma

nente con Cristo. Basta anche il lieve tocco di una fece vacillante per venire in contatto con la virtù che esce da Cristo, come quella di quella donna malata che per essere guarita aveva appena solo toccato il lembo della veste di Gesù, e l'emorragia istantaneamente le era passata16. Basta veramente poco per mettere in funzione per ciascuno di noi tutto il meccanismo della salvezza! La Bibbia ci dice: "Gustate e vedete quanto l'Eterno è buono; beato l'uomo che si rifugia in Lui"17.

NOTE

(1) Za. 8:23; (2) Mt. 11:28; (3) 1 Pi. 2:4,5; (4) Gv. 15:5; (5) Ef. 5:23; (6) Ef. 4:16; (7) s. 63:9; (8) Ef. 1:23; (9) Mt. 19:6; (10) v. 14:19; (11) Ro. 6:9-11; (12) Gv. 10:27,28; (13) 1 Gv. 5:12,13; (14) Fl. 1:27; (15) Is. 55:6; (16) Lc. 8:44; (17) Sl. 34:8; (18) 1 Gv. 2:6; (19) 1 Gv. 3:6; (20) Ap. 3:1; (21) Ef. 1:3. Questo sermone è ispirato a quello pronunziato da C.H. Spurgeon a Londra il giorno 23 ottobre 1890, e pubblicato su: "Metropolitan Tabernacle Pulpit, volume 38/1892, Edimburgh: The Banner of Truth Trust, 1991, p. 85 ss. In questo testo, p. 3454.


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