L'educazione del gusto

(Salmo 34)


Una lezione sul gusto?

La nostra Scuola Domenicale per i più piccoli della nostra comunità sta trattando quest'anno il nostro corpo, i suoi organi e le sue funzioni. Desideriamo con questo portare i nostri bambini non solo a ringraziare Colui che ci ha creato e che ci ha fatto in modo così meraviglioso, ma anche a saper utilizzare appieno il nostro corpo, in tutte le sue potenzialità, per la gloria di Dio. Inoltre desideriamo che essi prendano coscienza che, attraverso l'opera del Salvatore Gesù Cristo, Dio può e vuole risanare tutte le nostre facoltà per restituirle alla gloria che esse avevano prima che il peccato le guastasse.

Fra le funzioni del nostro corpo c'è quella del gusto, uno dei nostri cinque sensi che -localizzato nel palato e nella lingua- ci permette di sentire i sapori del cibo che mangiamo e distinguerne così la qualità ed il valore nutritivo.

Ciò che abbiamo gustato durante l'infanzia non lo dimenticheremo più. Io non dimenticherò più quanto buono fosse il cibo che preparava mia nonna! Ho ancora oggi il gusto delizioso di certa pasta fatta in casa che lei preparava, e vi posso assicurare che io non ho più trovato da nessuna parte simili delizie della cucina piemontese! Ho persino cercato nei negozi di gastronomia e di rosticceria qualcosa che vi potesse assomigliare, ma invano. Evidentemente il segreto di simili meravigliosi gusti se l'è portato nella tomba!

Quando parliamo di 'gusto' intendiamo anche, in senso lato, l'apprezzamento personale che diamo ad una cosa o una persona e, a questo riguardo diciamo che 'i gusti non si discutono', 'tutti i gusti sono gusti', 'è una questione di gusti', intendendo con questo che a una persona può piacere o non piacere una data cosa e che questo non si discute, è soggettivo, che è nella libertà di una persona apprezzare o non apprezzare una certa cosa, e che questo può essere diverso per l'uno o per l'altro.

Il gusto però è anche la capacità di distinguere il bello e il buono e di valutare e di valutare, ad esempio, le opere artistiche secondo principi estetici desunti sia da un'innata sensibilità, sia dalla cultura. A questo riguardo possiamo e dobbiamo dire che, se è vero che il gusto è soggettivo, il gusto può anche essere educato secondo principi oggettivi, per cui possiamo dire a buona ragione che una persona abbia 'buongusto' oppure 'cattivo gusto'.

Una lezione sul gusto è importante perché desideriamo che i nostri bambini sappiano discernere ed apprezzare ciò che è veramente buono, bello e utile per loro e soprattutto sappiano vedere che il massimo del bene che essi possono ricevere nella vita lo potranno trovare in Dio, che ci salva in Gesù Cristo.

Il salmo 34 dice: "Gustate e vedete quanto l'Eterno è buono; beato l'uomo che si rifugia in Lui" (Sl. 34:8). E' un concetto che troviamo presso l'apostolo Paolo quando dice: "Non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio" (Ro. 12:2). Dobbiamo portare i nostri bambini a dire con lo stesso Apostolo: "la legge è certamente santa, e il comandamento santo, giusto e buono" (Ro. 7:12).

Parliamo di bambini ma: sappiamo noi adulti apprezzare che il meglio della vita lo si trova in Dio? Abbiamo noi veramente gustato la bontà dell'Eterno, tanto da saper noi veramente comunicare a loro e agli altri queste stesse sensazioni, questo stesso entusiasmo? C'è chi comunica ai suoi figli la passione e l'entusiasmo per i motori, per il calcio, per la musica, per la montagna... sappiamo però noi comunicare agli altri la passione e l'entusiasmo per la bellezza e la bontà delle cose del Signore? Domanda scottante!

Esperienze condivise

L'appello fiducioso e gioioso che ci fa il salmo 34: "Gustate e vedete quanto l'Eterno è buono; beato l'uomo che si rifugia in Lui" viene alla fine di una serie di splendide testimonianze che potrebbero benissimo essere state fatte in una di quelle riunioni di credenti d'oggi in cui ciascuno si alza per condividere con gli altri quel che il Signore ha fatto per lui quella settimana, dopo la quale la lode e l'adorazione della comunità verso Dio si alza con più grande forza e passione.

Ecco così un uomo che confessa di essere stato oppresso da una moltitudine di paure che lo hanno paralizzato impedendogli di camminare con gli altri verso Sion: "Io ho cercato l'Eterno, ed Egli mi ha risposto e mi ha liberato da tutti i miei spaventi" (4). Sia lode al Signore!

Ecco un gruppo di persone dal volto ora felice e sereno, che testimonia che nei giorni passati il loro volto era stato piuttosto oscurato dall'afflizione perché la luce della speranza era scomparsa dalla loro anima, ma: "Essi hanno guardato a Lui e sono stati illuminati, e le loro facce non sono svergognate" (5). Sia gloria al Signore!

Ecco un altro che confessa di essere stato messo alle strette ed assediato da tentazioni fortissime alle quali temeva di cedere non sapendo più resistere loro: "Quest'afflitto ha gridato, e l'Eterno lo ha esaudito e l'ha salvato da tutte le sue avversità" (6). Sia ringraziato Dio!

Ed ecco così, nel nostro testo che le testimonianze individuali sembrano ora convergere in un unico flusso che esprime certezza incrollabile: "L'Angelo dell'Eterno si accampa attorno a quelli che lo temono e li libera" (7).

Si, Dio è vivente ed operante, Dio è vicino, Dio opera, Dio interviene, e le sue promesse non cascano mai nel vuoto!

Non accontentarsi del sentito dire!

Perchè queste testimonianze? Un forse vano autocompiacimento? E' gente che dice: Guardate quanto siamo bravi! Quanto siamo stati privilegiati! Noi si, e voi no!?

No, da queste testimonianze, come logica conseguenza, ecco che sorge un potente appello: "Gustate e vedete quanto l'Eterno è buono; beato l'uomo che si rifugia in Lui". E' come se il Salmo ci dicesse: -Per grazia di Dio noi abbiamo potuto sperimentare la presenza e l'opera di Dio. Anche voi potreste però avere la stessa esperienza. Non confidate soltanto nel sentito dire! Non accontentatevi della nostra ed altrui testimonianza! Non accontentatevi di una conoscenza semplicemente teorica! Sperimentate voi stessi queste cose, e poi giudicate!-

Già: anche voi: "Gustate e vedete!".

Una questione di gusti?

C'è però qui un problema: è possibile dare un giudizio oggettivo della bontà di una determinata cosa? Non è forse vero che ciò che per me è buono, magari per un altro non lo è? Non è forse vero che per ogni cosa "è una questione di gusti"?

Qualcuno potrebbe dire: "Tu trovi tanto gusto in quel tuo Dio, in quel tuo Gesù Cristo! Sta bene, ma questi sono i tuoi gusti. Io li rispetto e posso anche accettare il fatto, ma non pretendere che io senta altrettanto. Io, in queste cose non ci trovo proprio nulla di gustoso, anzi, io il mio piacere lo trovo altrove!" Tu hai il tuo Dio e io ho, che ne so, ...lo sport!

Già: ci si può però fidare del palato di chiunque a dare un giudizio accurato ed oggettivo? Sappiamo infatti che ci sono serie differenze quanto al potere di discernimento nel palato materiale dell'uomo. Uno può apprezzare un sapore che ad un altro può parere ripugnante. Un palato può discernere un gusto squisito, mentre un altro non vi scopre null'altro che insipienza. E le stesse differenze non si possono forse scoprire nella sfera morale e spirituale?

Un teologo aveva appunto descritto il senso morale con la figura del palato e aveva considerato la facoltà per la quale noi distinguiamo le differenze fra bene e male. Anche il bene o il male sarebbe questione di gusti? Tutto è relativo, si dice oggi, ciò che è bene per te, per un altro potrebbe essere un male, e viceversa. Ciò che è verità per te, per me non lo è -la verità è relativa! E' vero questo?

La possibilità dell'insensibilità

Mah... il ragionamento però non sta in piedi. Ragioniamo. Consideriamo quanto accade in altri campi diversi da quello della coscienza.

E' perfettamente vero che se una certa facoltà non la si usa, questa può atrofizzarsi, diventare insensibile. Il nostro gusto può essere rovinato dalle nostre cattive abitudini.

Un giorno un giapponese mi ha detto: perché metti lo zucchero nel the che bevi? Così ti rovini il gusto! Il the -e le diverse qualità di the- hanno dei gusti raffinati che devono essere riconosciuti ed apprezzati senza aggiungerci nulla, e tantomeno il limone o il latte! E' vero, la mania di mettere lo zucchero dappertutto aveva rovinato la mia capacità di distinguere la finezza di quelle bevande e mi aveva privato di gioie che solo ...un giapponese poteva apprezzare!

Nel campo artistico possiamo pregiudicare il nostro gusto per le cose belle circondandoci di opere di cattiva qualità. L'abitudine alla cattiva qualità vizia il nostro senso estetico, pregiudica il nostro potere di fine discernimento!

Il principio è valido per la letteratura e per la musica. Se tu leggi sempre romanzetti da nulla non riuscirai più ad apprezzare i grandi capolavori della letteratura. Se tu ascolti sempre musica spaccatimpani e con ritmi primitivi e volgari, non saprai più apprezzare le grandi opere sinfoniche e liriche, la cosiddetta "musica colta" piena cioè di piaceri che sanno apprezzare solo i palati più raffinati ed educati.

Se noi ci circondiamo di cose grossolane e di luoghi comuni, se i nostri discorsi sono solo e sempre incentrati su volgarità, sullo sport, sulla caccia... sapremo poi ancora discutere di filosofia e di spiritualità? Diventiamo così anche noi rozzi, volgari ed ignoranti come le cose che più occupano il nostro tempo: le nostre facoltà spirituali perderanno le loro capacità di discernere le cose più raffinate, e potremmo anche cessare di essere capaci di un sano giudizio sulle cose.

E' forse altrimenti con il "palato religioso"?

Prendiamo ciò che chiamiamo 'senso morale'. Certamente la nostra esperienza giustifica l'asserzione che questa particolare facoltà può essere così trascurata ed abusata quando ci "abituiamo" a ciò che è male, che i nostri giudizi possono essere completamente falsati. La Bibbia dichiara che le percezioni morali di alcuni possono essere così pervertite tanto che essi chiamano bene ciò che è male e male ciò che è bene.

Il Signore dice attraverso il profeta Isaia: "Guai a quelli che chiamano bene il male, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro" (Is. 5:20). Essi magari dichiarano che "la vendetta è dolce", e che il sentimento del perdono è sintomo di debolezza e privo di gusto, che la violenza sola è "maschia"...

E certamente possiamo dire che persino in sfere ancora più alte, in ciò che è distintamente spirituale, le nostre facoltà possono essere così pregiudicate dal peccato che noi cessiamo di comprendere prontamente ed apprezzare la persona di Dio.

Il discorso che l'apostolo Paolo fa in Romani è estremamente illuminante. Noi potremmo avere delle capacità naturali per discernere già molto di Dio ma: "...pur avendo conosciuto Dio non l'hanno glorificato né l'hanno ringraziato come Dio, anzi, sono divenuti insensati nei loro ragionamenti e il loro cuore senza intendimento si è ottenebrato... siccome non ritennero opportuno conoscere Dio, Dio li ha abbandonati ad una mente perversa, da far cose sconvenienti" (Ro. 1:21,28). Si, mettendo da parte Dio, ci siamo sempre più allontanati da Lui e ci siamo fatti al posto degli idoli che alla fine vanno solo a nostro danno. Allo stesso modo trascurando la legge che Dio aveva dato per il nostro bene e che poneva dei salutari limiti al nostro arbitrio, noi "non abbiamo capito più nulla", e cadiamo sempre più in basso liberandoci dai nostri "scrupoli", dai nostri "pregiudizi"... La morale diventa soggettiva, e quindi non esiste più morale. ...e poi ci lamentiamo che il nostro mondo vada sempre peggio! Siamo diventati ciechi ed insensibili a quegli unici valori che avrebbero potuto salvarci e abbiamo considerato tutto questo una "questione di gusti"!

Un invito impossibile?

Come possiamo allora dire a gente che è diventata così insensibile ed ottusa: "Gustate e vedete quanto l'Eterno è buono"? Come potrebbero mai capire? Che valore vi potrebbe essere nel loro giudizio? Possiamo fidarci del loro palato? Potrebbero anche certo 'provare', ma poi volgersi altrove nella più totale indifferenza! Una persona può anche essere perfettamente consapevole di essere priva di gusto per queste cose. Ha forse però desiderio di essere altrimenti? L'appello del mio testo è per uomini e donne che non hanno il gusto per le cose eccelse, ma che pure desiderano acquisirlo.

Permettete ora che rovesci l'ordine di questo versetto, perché la chiave della nostra difficoltà si trova proprio in questa seconda parte. "Beato l'uomo che si rifugia in Lui". Ora un uomo può bene 'rifugiarsi con fiducia in Dio' anche se non ha ancora il gusto di questa beatitudine! "Beato l'uomo che si rifugia in Lui": In che cosa consiste questa 'beatitudine'? Non pensiamo tanto adesso a una 'beatitudine' di tipo futuro, riservata all'aldilà della salvezza. Il futuro ha vasti tesori nascosti nelle sue camere segrete, e colui che si rifugia nell'Eterno le può ereditare tutte! "Nulla manca a quelli che lo temono!".

Il dilemma comincia a chiarirsi quando noi abbandoniamo consapevolmente e con fiducia la nostra vita a Dio: allora le meravigliose energie del Suo Spirito cominciano il loro benedetto ministerio di rigenerazione, il rinnovamento di tono, facoltà e funzioni. E' proprio in questa rigenerazione che comincia la pulizia ed il raffinamento del nostro "palato spirituale". Quando siamo malati non abbiamo voglia di mangiare ciò che ci farebbe bene, ma quando la malattia comincia a passare, ecco che ci ritorna l'appetito ed il buon cibo torna per noi ad essere appetibile. Ecco che cosa il Signore realizza per coloro che con fiducia si rifugiano in Lui. Egli li rende nuove creature in Cristo Gesù, ed in questa vita spirituale trasfigurata che noi troviamo eterna beatitudine.

"Rifugiarci nel Signore" significa lasciarci umilmente guidare da Lui in ogni nostro pensiero, parola ed azione, lasciarci riformare, rieducare da Lui, pian piano. Perchè il segreto della nostra "rieducazione" al bello ed al buono è "avere il cuore rotto e lo spirito affranto" (18) davanti a Dio. L'Eterno è vicino a coloro che gli si rendono disponibili con fiducia. Lui lo può e lo vuole fare nella sua grande misericordia.

In Lui scopriremo di non soffrire più "penuria e fame" spirituale e che in Lui "non mancheremo di alcun bene" (10): non dovremmo più temere di essere privati di chissà che cosa affidandoci a Dio. Il "timore dell'Eterno" è qualcosa che dobbiamo imparare con l'esercizio paziente (11). Impareremo a "trattenere la nostra lingua dal male e le nostre labbra dal dire menzogne" (13), impareremo "ad allontanarci dal male e a fare il bene, a cercare la pace e a procacciarla" (14).

Solo allora scopriremo liberazione e il gusto squisito e veramente soddisfacente di essere in compagnia dell'eterno Iddio.

Un proverbio dice: "L'appetito vien mangiando", ed è vero per le cose del Signore, quando esse sono abilmente amministrate, nelle giuste dosi. Del Servo dell'Eterno sta scritto: "Egli mangerà panna e miele fino a quando sappia rigettare il male e scegliere il bene" (Is. 7:20). Più ci nutriremo della Parola di Dio (che non ha mai fatto del male a nessuno), con perseveranza, anche quando dapprima "non ne abbiamo voglia" più la sapremo apprezzare e più sapremo discernere ciò che è il meglio per noi e per gli altri che ci circondano.

Leggere la Bibbia, pregare, andare al Culto, approfondire la dottrina biblica è il "piacere sopraffino" della comunione con il Signore che forse non apprezzeremo subito. Per questo dobbiamo per esempio, andare al culto regolarmente, anche quando non ne abbiamo voglia, perché solo così sforzandoci dapprima, vincendo la forza perversa che ci vorrebbe far stare lontani da Dio, nostro massimo bene, che noi pian piano apprezzeremo "quanto è buono e desiderabile è il Signore".

L'invito della grazia di Dio

Ecco dunque l'invito del salmo 34 che dice: "Gustate e vedete quanto l'Eterno è buono; beato l'uomo che si rifugia in Lui" (Sl. 34:8). In questo consiste l'invito: forse ora il tuo gusto per le cose elevate può essere qualcosa di non appetibile, il tuo palato può essere pervertito e falsato. Quando preghi non hai piacere alcuno da questa comunione. Quando canti questo non ti procura gioia alcuna, ma tutto questo può trasformarsi in una grande e straordinaria "voglia" di queste cose che sono le più sane e le più genuine che vi siano.

Affidati allora al Signore, anche se ora magari non vedi subito il piacere che potrebbe darti. Offrigli tutte le facoltà della tua personalità, tutte le attività della tua vita, e lascia che siano dirette e governate dalla Sua volontà che tutto controlla. Confida in Lui, ed educherai il tuo gusto della tua anima, come vogliamo fare anche per i nostri bambini, e le tue facoltà ristabilite cominceranno ad essere esercitate, ...palato compreso, allora acquisirai il gusto per le cose eccellenti! Avrai gioia nella comunione con Lui. Fra gli scopi della nostra vita è quello di godere per sempre della presenza di Dio.

Per questo la Bibbia dice: "Non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio" (Ro. 12:2). Saprai tu apprezzare i preziosissimi valori che soltanto in Dio possono essere trovati?

(fine)


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