Sottomettetevi a Dio!
Introduzione
Desidero iniziare oggi una serie di predicazioni basate sulla lettera dell'apostolo Paolo ai Romani. Si tratta di un testo ricchissimo di messaggi, messaggi che ci aprono la mente sulla infinita sapienza che Dio si compiace di rivelarci. A partire dalla lettera dell'apostolo Paolo ai cristiani di Roma si potrebbe predicare per molto tempo. Desidero però, seguendo l'ordine degli argomenti ivi esposti, estrarre alcuni punti forti di ciò che questa lettera dice, punti che prima di tutto hanno colpito me e che ritengo importante comunicare anche a voi.
La lettera dell'apostolo Paolo ai Romani si apre come tutte le lettere dell'antichità, con la presentazione del mittente, di chi scrive, e poi del destinatario, la giovane comunità cristiana di Roma.
Paolo si qualifica come un messaggero che Dio ha scelto per portare nel mondo il lieto messaggio riguardante Gesù Cristo.
Leggiamo così i primi sette versetti.
(...)
Da questo brano vorrei oggi estrarre un'unica espressione che ritengo molto importante per noi oggi. L'apostolo Paolo, intende la Sua missione come quella di "portare tutti i popoli a credere in Dio e ad ubbidirgli nella fede" (TILC) o, come dice una versione più letterale: "per l'obbedienza di fede fra tutte le genti per amore del Suo nome". Fede, secondo la Bibbia, vuol dire ubbidienza a Dio in Gesù Cristo.
Ubbidire... ecco un verbo sgradito a noi che apparteniamo ad una generazione che vuole vivere all'insegna della libertà, dove ciascuno vuole essere padrone di sé stesso, e non sottomesso ad alcuno.
...e proprio perché 'ubbidire' è parola a noi così sgradita che dobbiamo udirla più spesso. Essa assume particolare importanza oggi, tempo in cui dobbiamo recuperare che cosa vuol dire ubbidienza e senso del dovere, anche se assume antipatiche connotazioni militaresche.
Ubbidire è sgradito perché ubbidienza è sostanzialmente rinunciare alla propria volontà per sottomettersi alla volontà di un altro, e se pure è vero che esistono autorità non legittime alle quali non dobbiamo sottometterci, è anche vero che esiste un'autorità legittima alle quali è nostro preciso ed indiscutibile dovere sottostare.
Perché l'apostolo Paolo parla della fede in Cristo come di una necessaria ubbidienza? Perché tutto il mondo, secondo la Bibbia, deve sottomettersi all'autorità di Gesù Cristo, che ci piaccia oppure no?
1. Evangelizzare è sottoporre all'autorità di Cristo
Le ultime parole di Gesù in mezzo ai Suoi discepoli, dopo la Sua risurrezione e prima di tornare a Dio Padre sono precise e nette. Descrivono chi è Gesù e qual è il compito dei Suoi ambasciatori, gli apostoli. Gesù dice: "Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque, e fate discepoli di tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo, insegnando loro di osservare tutte le cose che io vi ho comandato".
Possiamo dire che evangelizzare, diffondere il messaggio di Cristo, significa stabilire la legittima autorità del Signore Gesù Cristo su tutto il creato.
Questo testo viene letto in occasione di battesimi: siamo coscienti che il battesimo significa impegnare noi stessi e la nostra famiglia ad ubbidire al Signore Gesù Cristo? a sottomettere a Lui molto concretamente tutta la nostra vita?
I discepoli di Gesù avevano avuto la grande visione di Cristo Gesù, risuscitato dai morti e seduto alla destra di Dio, investito della suprema autorità, "al di sopra di ogni principato, potestà, potenza, signoria, e di ogni nome che si nomina non solo in questa età, ma anche in quella futura, ponendo ogni cosa sotto i suoi piedi, e lo ha dato per capo sopra ogni cosa alla chiesa"; ed essi innalzavano Cristo nella testimonianza della loro vita e della loro predicazione e proclamavano che "Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio delle creature celesti, terrestri e sotterranee, e ogni lingua confessi che Gesù è il Signore, alla gloria di Dio Padre".
Per questo i cristiani chiamano Gesù Cristo il loro Signore, perché si sono sottoposti alla Sua legittima autorità. I cristiani sono coloro che hanno fatto atto di obbedienza a Cristo.
Nella Bibbia essi descrivono la loro esperienza come gente che era stata serva del peccato, ma che ora ha ubbidito di cuore all'insegnamento ricevuto.
Descrivono la loro esperienza come persone che hanno purificato la loro anima "con l'ubbidienza alla verità mediante lo Spirito, per avere un amore fraterno senza alcuna simulazione".
2. Venire alla fede è obbedire
Così è proprio per questo motivo che l'apostolo Paolo, scrivendo ai cristiani di Roma, intende la Sua missione come portare all'ubbidienza della fede gente di ogni nazione "...noi abbiamo ricevuto grazia e apostolato, per l'obbedienza di fede fra tutte le genti per amore del Suo nome".
Chiamare alla fede in Gesù Cristo, perciò, non è una semplice esortazione, un invito, un'offerta. Non siamo "pregati", "per favore", di credere, come se a Dio facessimo un piacere, ma ci è comandato di credere proprio per chi Lui è: Dio, l'Onnipotente, il Sovrano. Non è un'opzione, una scelta, sottometterci a Lui, è un comando che ci viene dal nostro Creatore, perché noi siamo Sue creature. Ci è comandato di sottometterci a Lui, perché in caso contrario saremo considerati dei ribelli, e quindi passibili di una giusta condanna. Troviamo scritto che mentre "la parola di Dio si diffondeva, e il numero dei discepoli si moltiplicava grandemente in Gerusalemme; anche un gran numero di sacerdoti ubbidiva alla fede".
"E questo è il suo comandamento, -dice la Bibbia- che crediamo nel nome del suo Figlio Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, come egli ci ha comandato". Incredulità e reiezione di Cristo equivalgono a ribellione contro Dio.
Inoltre, e questo è molto interessante, il compito dei discepoli di Gesù era anche la polemica contro ogni ideologia e filosofia del loro tempo che pretendesse autonomia da Dio e dalla verità rivelata. Gli apostoli è come se avessero detto: Noi siamo impegnati anche in campo culturale "affinché distruggiamo le argomentazioni ed ogni altezza che si eleva contro la conoscenza di Dio e rendiamo sottomesso ogni pensiero all'obbedienza di Cristo, e siamo pronti a punire qualsiasi disobbedienza, quando la vostra ubbidienza sia perfetta".
Si, gli apostoli erano impegnati affinché la legittima signoria di Cristo si stabilisse in ogni dove.
3. L'autorità di Dio in Cristo
Che noi non siamo padroni del nostro destino e che Dio è sovrano sull'intera realtà è palese a tutti. I credenti fondati sulla Bibbia sanno che è Dio ad avere su tutto l'ultima parola, sebbene Egli conceda alle forze del male -per il momento- di avere il proprio corso. Dio stesso, infatti, ha stabilito che vi debba essere nel mondo una logica di causa e di effetto, come pure di responsabilità umana, e questo può causare notevoli sofferenze e danni, ma non sarà per sempre.
Dio è e rimane sovrano, e la Sua autorità è legittima: per questo coloro che hanno sperimentato la potenza liberatrice dell'Evangelo nella loro vita, dopo essere stati strappati dalla servitù al peccato che li stava distruggendo, sottomettono volentieri e con gioia tutto sé stessi all'autorità legittima, quella di Dio, sapendo che in questo sta la loro vita.
La Bibbia proclama che la realtà intera obbedisce prontamente ed in modo irresistibile alla volontà del Signore e il risultato è sempre buono e giusto. Eccone alcuni esempi.
Nel libro di Giosuè troviamo il misterioso episodio del sole e della luna che si fermarono al comando del Signore e di questo sta scritto: "E non ci fu mai, né prima né dopo, un giorno come quello in cui l'Eterno abbia esaudito la voce di un uomo, perché l'Eterno combatté per Israele".
Nel 1º libro dei Re, il profeta Elia perseguitato, riceve da Dio l'ordine di nascondersi in un certo luogo. Elia è pronto ad ubbidire, ma come nutrirsi? C'è una siccità. Il Signore però gli dice: "Tu berrai al torrente e io ho comandato ai corvi che ti diano da mangiare là", ed Elia crede ed obbedisce. E' scritto: "Così egli partì e fece secondo la parola dell'Eterno... i corvi gli portavano pane e carne al mattino e carne alla sera, e beveva al torrente".
L'autorità di Gesù era pure irresistibile. Un giorno Gesù "sgrida" i venti che avevano causato una forte tempesta sul lago di Galilea, e i discepoli esclamano: "Chi è costui, al quale anche il mare e i venti ubbidiscono?".
Gesù era potente anche da scacciare i demoni che straziavano la vita di un uomo portandolo alla pazzia. Dopo averlo liberato, i presenti esclamarono: "Che è mai questo? Quale nuova dottrina è mai questa? Egli comanda con autorità persino agli spiriti immondi, ed essi gli ubbidiscono!".
Episodi leggendari? Solo però gli increduli ed i ciechi razionalisti possono pensare che tutto questo a Dio non sia possibile, anzi, con la loro incredulità dimostrano proprio la loro ribellione alla legittima autorità di Dio. Tutto risponde al comando buono e giusto di Dio, eccetto esseri umani che abusano della responsabilità che Dio ha loro dato. Sia chiaro però che disobbedienza a Dio non significa libertà, ma inconsapevole asservimento alla potenza avversaria di Dio ed il giudizio, che colpirà ogni ribelle.
Ricordate cosa avvenne a parte del popolo di Israele che era stato liberato dalla schiavitù egiziana. Di esso sta scritto: "...furono distrutti, perché non avevano obbedito alla voce dell'Eterno. Ad essi l'Eterno aveva giurato che non avrebbe fatto loro vedere il paese che aveva giurato ai loro padri di dare loro, un paese dove scorre latte e miele".
4. Un'ubbidienza vicaria
Noi viviamo palesemente in un contesto di aperta ribellione a Dio. Che ne sarà di noi? Chi in realtà può dire di obbedire alla volontà di Dio.
Un fatto storico ci può illustrare la grazia di Dio verso il peccatore. E' avvenuto nel secolo scorso.
Durante una delle guerre di Napoleone Bonaparte, dopo una giornata di aspre battaglie, al sopraggiungere della notte furono scelte delle sentinelle da essere poste di guardia in diversi punti del campo per evitare delle sorprese del nemico. A loro era stato ordinato, sotto pena di morte, di rimanere sveglie e di fare il loro dovere. Circa a mezzanotte l'imperatore si alzò e decise di camminare intorno al campo, solo per trovare una di quelle sentinelle addormentate con il fucile deposto a terra. Che fare? Era dovere della sentinella stare sveglia e vigilare, se non l'avesse fatto sarebbe stata passibile di fucilazione. L'imperatore però, in silenzio, raccolse il fucile e, ponendoselo sulla spalla, fece lui da sentinella al posto del soldato fino all'alba.
All'alba si svegliò il soldato, terrorizzato per quella che sarebbe stata la sua sorte. Napoleone però gli restituì semplicemente il fucile, pregandolo di stare più attento per il futuro.
A quest'atto di generosità siamo spinti ad applaudire, ma questa storia attira la nostra attenzione verso un Altro che ha fatto molto di più.
La lettera ai romani dice: "Infatti, come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati costituiti peccatori, così ancora per l'ubbidienza di uno solo i molti saranno costituiti giusti". Il nostro testo si riferisce al Signore Gesù Cristo.
Anche all'essere umano erano stati dati ordini precisi. Egli aveva un ampio spazio di discrezionalità: non era e non è opprimente obbedire ai comandi del Signore. Ciononostante l'essere umano disobbedisce e cade in disgrazia: è passibile di una giusta e prevista condanna per questa sua disubbidienza. Chi lo salverà?
Gesù prende il nostro posto, e assume lui stesso la condizione e la funzione di un uomo ubbidiente. Egli vive infatti una vita di perfetta ubbidienza, adempiendo ogni giustizia di cui Dio si compiaccia per l'essere umano. Egli ha espiato la nostra disobbedienza. Non ha fatto solo quello che per quel soldato ha fatto Napoleone, ma anche Egli ha sofferto per la nostra disubbidienza.
Per l'obbedienza di Napoleone, quel soldato venne salvato, molto di più per l'obbedienza di Cristo, fino alla morte, ed alla morte di croce, noi possiamo essere salvati.
Conclusione
Compito dunque del messaggero dell'Evangelo, che l'apostolo Paolo afferma di avere è "portare tutti i popoli a credere in Dio e ad ubbidirgli nella fede".
Qualcuno ha scritto che "l'obbedienza cristiana è diversa da qualsiasi altro tipo di obbedienza. Non è l'obbedienza degli schiavi o dei soldati, ma essenzialmente l'obbedienza di chi si ama, perché chi ubbidisce per amore, obbedisce perché ha fiducia nella persona che ha emesso un dato ordine".
Siamo chiamati ad ubbidire perché l'autorità che ci comanda, il Signore Iddio, è legittima, ma siamo chiamati ad ubbidire con la fede perché chi ci comanda è anche amore. Ubbidire all'Evangelo significa accettare con gioia un dono, il dono di una salvezza che nessuno di noi merita.
Che significherebbe disubbidire all'Evangelo? Disobbedire all'Evangelo significa dire che Dio mente, che è un bugiardo, quando nella Bibbia, proclama una legge di vita da seguire, e ci fa capire che noi siamo peccatori e giustamente condannati; e molti dicono che la parola della Bibbia non è quella di Dio: piuttosto comodo dire questo, non è vero?
Disubbidire all'Evangelo significa disprezzare l'amore di Cristo, proclamare che il Suo sacrificio sulla croce è stato inutile, vano, e che poteva starsene benissimo dov'era, ma questa è bestemmia e suprema empietà.
Disubbidire all'Evangelo significa negare che l'amore sia la chiave per la salvezza del mondo e di noi stessi e affermare al contrario che solo l'egoismo, l'odio, la violenza, l'interesse privato, l'arbitrio e il relativismo in campo morale e spirituale sono i soli valori che contino nella vita.
Disobbedire all'Evangelo ed ignorarlo significa darci la zappa sui piedi, perché sia che ci crediamo oppure no, i propositi di Dio avranno il loro corso. Il principe del male verrà a suo tempo sconfitto e dove verrà sprofondato lui verranno anche sprofondati coloro che avranno preferito seguire ed ubbidire al Principe del male, piuttosto che al Principe della vita.
A noi come all'antico Israele il Signore rivolge questa parola che dice: "E ora, o Israele, che cosa richiede da te l'Eterno, il tuo Dio, se non di temere l'Eterno, il tuo Dio. di camminare in tutte le Sue vie, di amarLo e di servire l'Eterno, il tuo Dio, con tutto il tuo cuore, e con tutta la tua anima, e di osservare per il tuo bene i comandamenti dell'Eterno e i suoi statuti che oggi ti comando? Ecco, all'Eterno, il tuo Dio, appartengono i cieli, i cieli dei cieli, la terra e tutto quanto essa contiene... poiché l'Eterno, il vostro Dio, è il dio degli dei, il Signore dei signori, il Dio grande, forte e tremendo, che non usa alcuna parzialità, e non accetta regali... Temerai l'Eterno, il tuo Dio, a Lui servirai, rimarrai stretto a Lui e giurerai nel Suo nome. Egli è la tua lode, Egli è il tuo Dio, che ha fatto per te queste cose grandi e tremende che i tuoi occhi hanno visto".
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