"Dammi dei figli, altrimenti io muoio"

"Quando Rachele vide che non dava figli a Giacobbe, diventò invidiosa di sua sorella, e disse a Giacobbe: Dammi dei figli, altrimenti io muoio... (Poi) Dio si ricordò anche di Rachele; e Dio la esaudì e la rese fruttifera" (Ge. 30:1,22)


Introduzione

Uno degli obiettivi per i quali aspiriamo alla sempre più stretta comunione fra tutti i credenti fedeli alla Bibbia della nostra zona è quello di pregare e lavorare insieme affinché la gloria e il Regno di Dio si manifesti in questo luogo con potenza nella salvezza delle anime e in comunità cristiane viventi, dinamiche, e fedeli al Signore.

In una parola, vogliamo vivere in comunione per pregare e lavorare per un grande risveglio della vita cristiana nella nostra zona.

Vi sono stati grandi risvegli di fede cristiana in ogni luogo e tempo, anche in situazioni che parevano le più disperate e refrattarie alla fede, e Dio può e vuole realizzarlo anche nel sud dei Grigioni.

Non basta però desiderare un risveglio, bisogna pure crearne le condizioni favorevoli, condizioni che permettano a Dio di dire: Ecco, in quel luogo non solo il risveglio è auspicabile, ma pure possibile.

Un uomo che Dio in un vicino passato, ha usato con potenza come evangelista e strumento di risveglio, Leonard Ravenhill, ha paragonato il sorgere di un risveglio alla nascita di un bambino.

1. Una preghiera ardente con una giusta motivazione. Perchè in certi luoghi sono avvenuti dei risvegli? Non era certo un caso. Il Ravenhill dice: «I cieli furono aperti" perché i credenti del luogo, benché fossero "polvere e cenere", avevano, detto con il linguaggio delle Scritture, "proclamato un digiuno e convocato una solenne assemblea" ed avevano atteso, davanti al trono del Dio vivente, con gli occhi rigati dalle lacrime, stanchi, con un lungo travaglio. Il Signore li visitò perché Colui che aveva cercato una vergine per concepire il Suo beneamato Figlio, aveva trovato un popolo di purezza verginale in quelle anime che conservavano in sé una visione bruciante per il risveglio ed una passione che gravava sul loro cuore. Non avevano doppi motivazioni nella loro preghiera. Le loro preghiere non erano colorate dal desiderio di salvare la faccia di una denominazione in inesorabile declino. I loro occhi erano fissi soltanto sulla gloria di Dio. Non erano gelosi di un altro gruppo che li stava superando di numero, ma gelosi dell'Eterno degli eserciti, la cui gloria era nella polvere, perché il Suo tempio giaceva in rovina. Una preghiera ardente ed insistente, dunque, che proveniva da un cuore aggravato perché la gloria di Dio si manifestasse in quel luogo.

2. Un ambiente favorevole. Un secondo aspetto che il Ravenhill mette in rilievo è che si, è essenziale la purezza dottrinale di una chiesa o di un gruppo per attirare su di sé lo Spirito di Dio, ma questo non basta. Una giovane ragazza può essere certo già fisicamente pronta per concepire un bambino, e magari anche per sposarsi. Non è raccomandabile però che lo faccia. Avrebbe la sicurezza finanziaria sufficiente per coprire tutti i bisogni di quel bambino, sarebbe sufficentemente matura per ammaestrare il fanciullo sulla via da seguire?

Il risveglio morirebbe in una settimana se non fosse "allevato", "nutrito", se non trovasse "madri in Israele" che si prendessero cura amorevole di esso. Chiediamoci onestamente: Siamo davvero pronti ad accogliere la nascita di un risveglio? Quanti fra i nostri membri di chiesa potrebbero condurre un'anima dalle tenebre alla luce? Non sarebbe raccomandabile avere nascite spirituali nella situazione attuale di certe chiese, sarebbe come mettere un neonato in frigorifero!

3. Essere in travaglio per la salvezza delle anime. Il Ravenhill rileva poi che la nascita di un bambino è preceduta da mesi di fatica per un peso da portare e da giorni di travaglio, allo stesso modo è la nascita di un figlio spirituale.

Gesù aveva pregato per la Sua Chiesa, ma poi, per farla venire alla luce, ha dato sé stesso per lei nella morte, di più, è stato in penoso travaglio per i peccatori. Anche se predichiamo sempre dal pulpito la nuova nascita, quanti potrebbero dire con l'apostolo Paolo: "Perché anche se aveste diecimila educatori in Cristo, non avreste però molti padri, poiché io vi ho generato in Cristo Gesù, mediante l'Evangelo". Egli è stato per loro padre nella fede. Egli non dice di aver semplicemente pregato per loro, egli presuppone di essere stato in travaglio per loro.

4. Una vita cristiana autentica. Il Ravenhill poi osserva: se l'umanità crescesse con la stessa proporzione in cui le chiese generano autentici figlioli spirituali, essa sarebbe sull'orlo dell'estinzione.

Noi usiamo dire: "Dobbiamo pregare per poter vivere una vita cristiana", ma dovremmo piuttosto dire: "Dobbiamo vivere una vita cristiana per poter pregare". "Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quel che volete e vi sarà fatto". Pregare è più di domandare, è renderci sottomessi e disponibili allo Spirito Santo affinché possa operare in ed attraversi di noi. Nel primo capitolo della Genesi è scritto che ogni cosa che aveva vita generava "ciascuno secondo la propria specie". Nella rigenerazione non dovrebbe ogni anima nata di nuovo portare altre persone alla vita?

5. Il sacrificio della preghiera. Quanto siamo pronti poi a sacrificare per la preghiera ai fini del risveglio? E' essa una passione bruciante, un pensiero fisso che ci disturba e che ci fa porre ogni altra cosa in secondo piano? Come il bambino che viene "disturba" il corpo della madre, così il "corpo" del risveglio che cresce e il travaglio dell'anima deve "disturbare" la chiesa.

La futura madre diventa maggiormente stanca quando il tempo della nascita si avvicina (spesso in notti senza sonno ed anche con lacrime), così le lampade della preghiera devono "consumare olio" anche di notte, perché ci devono essere intercessori preoccupati, gravati dall'empietà e dal peccato dell'ambiente in cui vivono, che riversano su Dio preghiere insistenti per il loro popolo. La madre in attesa spesso perde la voglia di mangiare e, nell'interesse di quello che sta per far nascere, nega pure a sé stessa certe cose, così la negazione del cibo ed un amore che consuma di trovar rifugio presso il Signore prende i credenti che si vergognano per l'aridità della chiesa.

Rachele desiderava ardentemente avere dei figli e diceva: "Dammi dei figli, altrimenti io muoio". La sua preghiera non era una routine, ma qualcosa di disperato, perché era presa dal suo dolore, amareggiata e oppressa dalla sua sterilità.

Così noi, dice il Ravenhill, se la nostra anima è sterile, se le lacrime sono assenti dai nostri occhi, se nuovi convertiti sono assenti nella nostra comunità, dobbiamo rifiutare ogni facile giustificazione: dobbiamo chiedere allo Spirito Santo di opprimerci con il senso della nostra sterilità spirituale!

6. Non esiste sterilità invincibile. Le donne della Bibbia dalla sterilità più insormontabile sono state quelle che hanno generato i personaggi più famosi, a motivo della loro insistente preghiera. Sara con Isacco, Rachele, che aveva gridato "Dammi dei figli, altrimenti io muoio", generò Giuseppe. La moglie di Manoah diede alla luce Sansone. Anna non aveva mai smesso di pregare e di piangere nel santuario per avere un figlio, e non gli era importato nemmeno del ridicolo, fintanto che non ricevette Samuele. La sterile Ruth trovò grazia e generò Obed, progenitore di Davide, da cui il nostro Salvatore. Da Elisabetta, avanti negli anni, venne Giovanni Battista, di cui Gesù disse non ci fu maggior profeta di lui. La vergogna del non aver figli avesse fatto rassegnare queste donne, quali uomini potenti avremmo perduto!

Allo stesso modo hanno pregato uomini come John Knox che, imitando Rachele aveva detto: "Dammi la Scozia, altrimenti io muoio".

Conclusione

La chiesa ai nostri giorni dovrebbe essere spesso "incinta" e "figliare" con vigore, mentre spesso non fa che parlare solo di figli spirituali e non fare che una pallida propaganda per il Suo potente Signore. Molte chiese che non generano figlioli si accontentano di adottare figli altrui! Il nemico della moltiplicazione è la stagnazione. Quando credenti sterili sentono questo come un grave peso da portare che li fa ammalare, e allora "pulsano di santo timore, e pregano con santo fervore, allora producono in santa fertilità".

Per questo dobbiamo smettere di perdere tempo con cose inutili come pure le gelosie di gruppo. Continuiamo a dedicarci alla preghiera e al ministero della parola perché "la fede viene dall'udire". Pieni di vergogna per l'impotenza della Chiesa, angustiati dal monopolio che tiene il diavolo, non dovremmo gridare con spirito lacerato anche noi: "Dammi dei figli, altrimenti io muoio"?

(P. Castellina, 1/11/1991)


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