Diventa un esempio per gli adulti!
"Nessuno disprezzi la tua giovinezza, ma divieni esempio ai fedeli nella parola, nella condotta, nell'amore, nello Spirito, nella fede e nella castità"
(1 Ti. 4:12)L'orco e le cinque paroline
A Camporotondo, un posto non lontano ma neppure vicino, viveva un terribile orco. Era gigantesco, sporco, puzzolente e si metteva sempre le dita nel naso.
Naturalmente non aveva amici e tutti quelli che lo vedevano scappavano gridando per lo spavento.
Come tutti gli orchi divorava tutto quello che trovava, sbrodolandosi tutto.
Si era già mangiato tutte le bestie della foresta: tutti i ceni, i bufali, i cinghiali e le lepri. Aveva abbattuto gli alberi per farsi degli stuzzicadenti e come dessert si era pappato 27 piantagioni di pesche, mele e albicocche.
La gente del paese era disperata. Che cosa avrebbe mangiato adesso l'orco?
Lo scoprirono presto.
Un giorno, l'orco incontrò un pastore con il suo
gregge. Cominciò a ingoiare una pecora dopo l'al tra e, alla fine, si pappò anche il pastore. Tutto intero senza masticarla.
«Questo è giusto uno spuntino», bofonchiò l'orco con la sua vociaccia sgradevole. «Ho ancora fame».
Severina e Bartolomeo, due brave persone, andavano al mercato sulla loro vecchia automobile. Erano arrivati ai margini del paese, quando una manona acchiappò la macchina e la sollevò da terra. Era l'orco. Aprì la sua bacca enorme e inghiottì tutto: Severina, Bartolomeo e l'automobile che scoppiettava ancora.
La gente del paese si chiuse in casa, sprangò le Porte e rinforzò le finestre. Molti si nascosero in cantina. L'orco, a passi lenti e pesanti, si diresse verso la scuola. Sbadigliò perché aveva ancora fame e poi allungò le mani bisunte con le unghione orlate di nero.
«Mangia prima la maestra!», gridarono i bambini.
L'orco spalancò la boccaccia, mangiò la maestra e poi tutti i bambini della scuola.
«Ora sto meglio!», tuonò soddisfatto. fece un ruttino. starnutì e se ne andò arare la siesta in campagna.
Mimi col golfino rosa
Tutta la gente di Camporotondo si radunò nel la piazza del municipio. Le mamme e i papà piangevano tutti. Chissà come stavano i loro bambini nella pancia dell'orco. Non si erano portati la giacca a vento e non avevano neanche la merenda!
«Mandiamo i soldati!». Gridarono il sindaco e i consiglieri.
Detto fatto. Mezz'ora dopo un battaglione di soldati con le armi e l'elmetto, 14 carri armati e 25 cannoni, si schierò intorno all'orco. Quando tutti ebbero preso la mira, il generale gridò con voce stentorea: «Fuoco!».
Una pioggia di proiettili. Si abbatté sull'orco. Non lo svegliarono neanche. Solo un grosso proiettile di cannone, che gli era entrato in un orecchio, gli fece il solletico. L'orco si girò su un fianco e schiacciò tutti i cannoni. I poveri soldati, morti ficati, si ritirarono in caserma.
Chi avrebbe fermato il terribile orco?
Il sindaco e i consiglieri si tenevano la testa fra le mani, cercando di farsi venire un'idea. Ma è difficile avere delle idee, quando si ha una gran tremarella!
Improvvisamente, il sindaco si sentì tirare la giacca. E vide una bella bambina dai capelli ca stani e gli occhi verdi. Si chiamava Mimì e quella mattino non era andata o scuola perché era appena guarita dall'influenza.
«Perché non proviamo semplicemente a chiederglielo?», disse Mimì.
« Che cosa?», chiese stupito il sindaco.
« Chiediamo all'orco di restituirci i bambini e poi di lasciarci in pace».
Il sindaco e i consiglieri cominciarono a sghignazzare.
«E chi ha tanto fegato da andare a chieder
glielo?».
«lo», disse semplicemente Mimì. E, prima che qualcuno pensasse di fermarlo, la bambina si era abbottonata ben bene il golfino rosa e si era mes sa in cammino.
Tutta la gente rimase a guardarla a bocca aperta. La bambina camminava decisa, con i suoi passettini rapidi. Sembrava un bocciolo di rosa trasportato dal vento della sera.
Bastavano cinque paroline
L'orco russava così forte che la terra tremava. Ma non tremava Mimì. La bambina si fermò da vanti all'orribile facciona dell'orco e gli tirò un pelo della barba con molto rispetto.
L'orcaccio aprì un occhio cisposo e lo fissò feroce sulla bambina con il golfino rosa. Si infuriava proprio quando qualcuno interrompeva il suo pisolino.
«Buongiorno», disse Mimì.
Non lo avesse mai detto. L'orco si alzò con un ruggito, strabuzzò gli occhi, divenne rosso e arancione, poi viola. Si portò le manacce alla gola, co me se stesse soffocando.
«Per favore...» continuò Mimì.
Non lo avesse mai detto. L'orco cominciò o tossire con un rumore di tuono.
Al primo colpo di tosse uscirono dalla sua bocca le pecore e il pastore, al secondo colpo Bartolomeo, Severina e il loro macinino, al terza colpo
uscirono i bambini.
«No: la maestra no!», gridarono.
Ma l'orco «tossì fuori anche la maestra, che, appena uscita, ordinò con aria severa «Tutti a scuola, avanti march!».
«Grazie», disse Mimì.
Non lo avesse mai detto. Questa semplice parolina provocò un altro fenomeno stupefacente l'orco cominciò a rimpicciolire. Si dimenava e si contorceva, lamentandosi: «Perché l'hai detto: Non dovevi dirlo...».
In capo ad un paio di minuti, l'arco era solo più un orchetto, alto si e no come Mimì. Faceva quasi pena.
Mimi aveva un cuoricino d'oro e cosi le venne spontaneo di dire: «Scusami».
« Ohi, ohi!», fece l'orchetto e ricominciò a trasformarsi. Una cosa sorprendente: perse gli unghioni e l'aspetto feroce; al posto dei capelli irsuti gli spuntarono dei finissimi capelli biondi; le sue guance divennero rosa e paffute; i suoi occhi dolci e azzurri. Insomma. in meno di un minuto l'orco ero diventato un bel bambino. Sembrava proprio un bambino normale. Era solo stranamente immobile, senza vita, come uno specie di grosso bambolotto.
Mimi comprese e con la sua vicina sussurrò: «Ti voglio bene».
Il bambino che una volta era stato un orco si rianimò immediatamente.
«Grazie mille», disse. «Era stato un incantesimo a trasformarmi in orco. Ma tu hai pronunciate le cinque paroline che trasformano un orco in bambino».
Tutta contenta, Mimì lo prese per mano e andarono insieme a far merenda.
Il testo
1. "Nessuno disprezzi la tua giovinezza", nessuno deve avere poco rispetto di te, perché sei giovane.
Come bambini voi siete preziosi ed importanti, tutti vi devono rispettare, amare, prendersi cura di voi; voi avete dei diritti che tutti devono rispettare. Guai a maltrattare i bambini o a non dare loro quello che gli è dovuto. I genitori e i maestri in questo devono fare molta attenzione, e tutti gli adulti in genere rispettano i bambini dando loro un buon esempio nel loro modo di vivere, di agire, di parlare: questo è essenziale soprattutto perché ci diciamo cristiani e seguaci del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Gesù ha sempre molto amato e rispettato i bambini.
Il nostro testo, però, presenta anche l'altra faccia della medaglia. Anche i bambini devono attirarsi la benevolenza degli adulti con un giusto comportamento. Anche i bambini -diciamo meglio- che comprendono quanto Gesù voglia loro bene, devono imparare tutto quello che di buono hanno imparato da Gesù. le Sue buone qualità e mostrarle nella loro vita, affinché tutti sappiano che sono amici di Gesù. Difatti il nostro testo dice:
2. "Ma divieni esempio ai fedeli", cioè: tu però devi essere di esempio ai credenti.
Anche tu, come bambino, come ragazzo, come giovane, devi dimostrare nella tua vita quanto è bello e quanto è buono vivere, pensare, parlare, proprio come ti ha dimostrato il tuo caro amico Gesù.
Il Signore ti chiama, a tua volta, ad essere tu un esempio per gli adulti! Pensate: voi siete chiamati a diventare un esempio per gli adulti, far vedere loro che cosa vuol dire amare e seguire Gesù.
In quali cose il giovane deve dare, secondo il nostro testo, un esempio:
a. nella parola, nel parlare. Anche come giovane sei chiamato a parlare con gentilezza e in modo appropriato, come nella storia. Quali erano le "cinque paroline magiche?" "Buon giorno, per favore, grazie, scusami, ti voglio bene"! Possono gli altri riconoscere dal tuo modo di parlare che tu sei un amico di Gesù? Oppure gli altri vedono in te solo "...un brutto e sporco orco".
b. nella condotta, nel comportamento. Questo non solo vuol dire "comportarsi bene", ma dobbiamo chiederci in ogni cosa: Come si sarebbe comportato Gesù se fosse stato nei miei panni? Sarebbe stato ubbidiente, umile, gentile, ecc.
c. nell'amore. Gesù era la persona più piena di amore e di aiuto che mai ci fosse stata al mondo. Che cosa vuol dire per voi essere pieni di amore verso i vostri compagni, i vostri genitori? Sempre pronti ad aiutare? A consolare? e magari anche pronti a dare ciò che voi avete agli altri per farli contenti!
d. nello Spirito. Che cosa vuol dire questo. Di un giovane cristiano, Stefano, la Bibbia dice che "era pieno di Spirito Santo". Si, Stefano aveva ricevuto dal Signore la volontà e la forza per essere come Gesù. Io oggi vi dico come dovreste essere, ma io so benissimo che da soli voi non ce la fate. So bene che siete anche egoisti, e qualche volta cattivi. So bene che anche voi dite: "Io non ci riesco ad essere quello che il Signore si aspetta da me. C'è qualcosa in me di più forte che mi fa sempre fare le cose sbagliate.
Sapete qual è la soluzione a questo problema? Pregare il Signore che vi aiuti ad essere la persona che Egli gradisce, a vincere il vostro egoismo, pregare il Signore che vi faccia essere nell'unico modo in cui potrete trovare la vera felicità, cioè simili a Lui.
e. nella fede. E quanto detto prima lo potrete realizzare "nella fede", cioè abbandonando tutto voi stessi con fiducia al Signore Gesù Cristo. E' questo il migliore esempio che voi potreste dare agli adulti: diventare voi stessi un esempio di fede nel Signore Gesù Cristo. Quanto bisogno hanno gli adulti di un simile esempio! Quanto non capiscono che Gesù Cristo sarebbe l'unica soluzione a tutti i loro problemi.
f. e nella castità, nella purezza. L'ultima parola qui ci mostra che una vita buona, giusta e pura, è quanto di meglio possiamo desiderare e questa vita la otteniamo nel Salvatore Gesù cristo.
Conclusione
I bambini, i ragazzi, i giovani, certo mancano di esperienza in tante cose. "Voi non conoscete la vita", dicono gli adulti. E' facile per voi dire così.
Senza alcuna arroganza o presunzione un giovane di cui parla il Salmo 119 può dire:
"Quanto amo, o Signore, la tua legge. La medito tutto il giorno, Ho sempre presenti i tuoi comandamenti, mi rendono più saggio dei miei nemici. So molto di più dei miei maestri, perché medito i tuoi precetti. Sono più avveduto degli anziani, perché osservo i tuoi decreti. Rifiuto di seguire il sentiero del male, perché voglio ubbidire alla tua parola. Non mi allontano dalle tue decisioni, perché tu mi hai istruito. Quanto sono gustose le tue parole; le sento più dolci del miele. i tuoi decreti mi hanno reso sapiente, perciò odio la strada del male" (Sl. 119:97-104).
Documenti di "E' sempre ...Tempo di Riforma" - E-Mail tdr@castellina.org