Quattro uomini, una necessità insospettata, uno straordinario Salvatore


Introduzione

Qualcuno ha detto: Nella prima metà della vita l'uomo spreca la salute per fare quattrini, e nella seconda metà spreca i quattrini per fare salute.

Il problema della salute è un problema serio in un mondo sempre più inquinato, ed è un problema non soltanto perché le casse malati chiedono sempre più soldi ed i medici paiono sempre più insaziabili.

Il problema della salute è un problema che da sempre abbiamo, e siamo sempre alla ricerca di ciò che potrebbe darci la salute, la felicità, e, se possibile anche la vita eterna.

Siamo pronti a far di tutto pur di trovare qualcuno che ci restituisca la salute quando l'abbiamo perduta, e scommetto che nessuno di voi per la salute di un proprio caro non ha mai fatto tanto quanto avevano fatto i quattro uomini di cui parla un racconto dell'Evangelo secondo Marco. Ascoltate:

"Alcuni giorni dopo, Egli entrò di nuovo in Capernaum e si venne a sapere che Egli si trovava in casa; e subito si radunò tanta gente da non trovare più posto neppure davanti alla porta; egli annunziava loro la parola. Allora vennero da Lui alcuni a presentargli un paralitico, portato da quattro uomini. Ma, non potendo accostarsi a Lui a causa della folla, scoperchiarono il tetto sul punto ove era Gesù e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio sul quale giaceva il paralitico. Come Gesù vide la loro fede, disse al paralitico: Figliolo, i tuoi peccati ti sono perdonati!".

Ora vi erano là alcuni scribi i quali ragionavano in cuore loro: Perché mai Costui parla in questo modo? Egli bestemmia. Chi può perdonare i peccati se non Dio solo? Ma Gesù, avendo conosciuto nel suo spirito che ragionavano queste cose dentro di sé, disse loro: Perché ragionate voi queste cose nei vostri cuori? Che cosa è più facile dire al paralitico: I tuoi peccati ti sono perdonati, oppure dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina?

Ora, affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha la podestà di perdonare i peccati in terra, io ti dico (disse al paralitico): Alzati, prendi il tuo lettuccio e vattene a casa tua.

Ed egli si alzò immediatamente, prese il suo lettuccio e uscì in presenza di tutti, così che tutti stupivano e glorificavano Dio dicendo: Non abbiamo mai visto nulla di simile" (Mc. 2:1-12).

Il racconto dell'Evangelo secondo Marco che abbiamo letto presenta Gesù nell'atto di guarire un uomo affetto da paralisi. Che Gesù guarisca non sorprende affatto coloro che conoscono la vicenda di Gesù. Infatti tutta la missione di Gesù può essere intesa come un'opera di guarigione. Gesù disse: "Io sono venuto affinché abbiano vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv. 10:10).

Questo racconto mette in evidenza tre punti che vorrei oggi proporre alla nostra comune riflessione, noi che cerchiamo salute: (1) l'atteggiamento che bisogna avere nei riguardi di Gesù, il medico per eccellenza; (2) il tipo di guarigione che Gesù opera; e (3) chi sia Gesù in realtà. Se infatti conosciamo chi sia Gesù, se siamo coscienti di ciò che Egli possa operare (e quindi dei nostri bisogni), e se ci rapportiamo con Lui nel modo più appropriato, potremo anche oggi sperimentare quel che è lo straordinario beneficio della Sua presenza fra noi.

1. L'esempio dei quattro

In questo racconto troviamo così Gesù che non si limita più ad insegnare nelle sinagoghe dove si trova la gente già radunata, ma la sua fama si è così affermata che la gente accorre spontaneamente in casa sua per ascoltare il suo insegnamento e per cercare presso di Lui guarigione dai mali che li affliggevano.

Immaginate la casa dove si trovava Gesù e un mucchio di gente che faceva ressa tutt'attorno per sentire Gesù e per presentargli i propri problemi.

Ad un tratto ecco arrivare quattro uomini che portano su una barella un loro amico affetto da paralisi e che intendono portare davanti a Gesù. La folla è così tanta che non riescono nemmeno ad avvicinarsi alla porta di quella casa. Che fanno allora?

a. La loro determinazione. Prima di tutto non si rassegnano. Non dicono: "Siamo proprio sfortunati, non ce la faremo mai, lasciamo perdere...", ma vogliono arrivare a Gesù a tutti i costi! Non sono fatalisti, non si rassegnano ad un destino di malattia. Spesso infatti la malattia può essere una prova per mettere in modo la capacità di reagire, per mettere in moto energie che altrimenti sarebbero dormienti senza un forte scossone, per acquistare nuove forze, per crescere umanamente e spiritualmente. Anche una malattia può essere per la gloria di Dio (cf. Gv. 11:4).

E poi sono determinati ad ottenere ciò che vogliono: sanno essere anche sfacciati! Si fanno avanti a spintoni, senza preoccuparsi di che cosa la gente avrebbe pensato di loro. "...Ma guarda che maleducati! Pensano forse di essere solo loro ad avere bisogno? Perché non aspettano il loro turno facendo la fila come tutti? Chi si credono d'essere?" ed impongono la loro presenza. A volte nella vita bisogna avere un po' di 'faccia tosta', di impudenza. A volte è necessario non avere vergogna di farsi avanti.

Nulla, così, li ferma. Arrivati così alla casa, visto che non possono entrare per la porta che fanno? Entrano dal tetto! Le case dei palestinesi avevano un tetto piatto formato da materiali leggeri su cui si poteva salire mediante una scala esterna; non deve quindi essere stato eccessivamente difficile calare il malato in questo modo. In ogni caso alla loro maleducazione aggiungono l'infrazione della proprietà privata ed il danneggiamento di beni! Non solo quindi si meritano la riprovazione della gente, ma anche sono passibili di denuncia. E' veramente troppo!

b. La loro fede. Arrivati davanti a Gesù voi pensereste che avessero ricevuto solo una sonora sgridata, invece Gesù ...loda quei quattro uomini e addirittura il testo li adduce ad esempio! Gesù certo non giustifica l'arroganza e la maleducazione (così comuni fra di noi), ma mette in rilievo l'eccezionale fede, insieme alla speranza ed all'amore di quei quattro uomini (così rare fra di noi). "Gesù vide la loro fede", dice il testo. C. H. Spurgeon disse: "La fede ci mette in grado di rallegrarci nel Signore in modo tale che le nostre infermità diventano piattaforme per l'espressione della Sua grazia".

Essi hanno fede che il Signore Gesù è potente da sovvenire al loro bisogno, fede che Gesù non ha mai smentito o contraddetto la sua fama, fede che Gesù ha sempre onorato tutte le sue promesse, e così la loro fede viene rimunerata.

Non sappiamo se questi quattro uomini fossero stati davvero coscienti di chi fosse Gesù. Evidentemente l'avevano udito parlare in precedenza e ne erano stati colpiti, forse avevano assistito ad altre guarigioni ed avranno detto: Ma perché non portiamo a Gesù anche il nostro amico paralizzato? Se ha guarito altri, può guarire anche lui.

c. La loro speranza ed il loro amore. Notate anche come questi uomini siano, non solo esempio di fede, ma anche di speranza, concreta speranza che Gesù possa ripetere per loro ciò che altre volte ha dimostrato. Non solo, ma anche un esempio di amore, di solidarietà, di altruismo.

Essi vanno a Gesù non per sé stessi, ma per il loro amico, e per lui perdono tempo, per lui faticano nel trasportarlo, per lui sopportano anche le critiche della gente e tutti gli inconvenienti del caso. Dovevano volergli molto bene senz'altro. Erano rattristati per la sua sofferenza, per le limitazioni che la sua condizione comportava. I maliziosi direbbero: Forse erano stanchi di doverlo sopportare così... Certamente però le loro intenzioni erano buone, oneste ed encomiabili, sennò Gesù, Colui che conosce persino i ragionamenti più segreti del nostro cuore, se ne sarebbe senz'altro accorto.

2. Una guarigione totale

Un secondo punto da mettere in rilievo in questo racconto è che Gesù sembra disattendere le richieste immediate dei quattro.

Vanno con grande aspettativa per chiedere a Gesù una guarigione fisica e Gesù che fa? Il testo dice: "Come Gesù vide la loro fede, disse al paralitico: Figliolo, i tuoi peccati ti sono perdonati!". Peccati? Che centrano i peccati? Avranno detto senz'altro quei quattro uomini. Il paralitico qui non parla mai, ma possiamo immaginarci la sua faccia e il suo sguardo un po' allibito ed un po' imbarazzato.

a. La radice d'ogni male. Non dobbiamo pensare che necessariamente la paralisi di quell'uomo sia stata causata da un peccato che egli avrebbe commesso. Non è sempre il caso, e Gesù, in occasione di un'altra sua opera di guarigione nega la connessione peccato-malattia. Certo la malattia e la morte sono segni della presenza del peccato nel mondo e nella nostra carne, ma la malattia non è sempre connessa ad una nostra colpa, ma in generale all'infermità morale di tutta la razza umana senz'altro.

Il nostro racconto non menziona particolari peccati che quest'uomo ha commesso, ma, nel volergli perdonare i peccati Gesù risana quella condizione di peccato che quell'uomo, come tutti i presenti quel giorno, e noi tutti compresi, condividiamo nessuno escluso.

Peccato è la nostra radicale alienazione da Dio, peccato è il non vivere in cosciente comunione con Lui e in armonia con la Sua volontà rivelata, peccato è quel vuoto che c'è dentro di noi, che niente e nessuno può riempire se non Dio soltanto.

Il peccato è la radice di tutti i mali, individuali e sociali e soltanto risanando il nostro rapporto con Dio, soltanto ristabilendo la nostra indispensabile comunione con Lui, che possiamo essere veramente sani ed integri, "dentro e fuori".

b. Un risanamento prioritario. Anzi, possiamo dire di più: la salute del nostro corpo è persino secondaria alla necessaria salute che dobbiamo avere della nostra anima! Alla guarigione fisica Gesù fa precedere la guarigione spirituale. Non basta infatti che il corpo sia sano, se la nostra anima è malata. Non basta rigenerare il corpo: è soprattutto l'interiore umano che deve essere rigenerato. Quanto spesso si trasforma il cristianesimo in un programma di riforme etiche e sociali o in generali esortazioni ad un comportamento morale senza considerare l'importanza della rigenerazione interiore. Gesù dice: "Devi nascere di nuovo", devi diventare per prima cosa una creatura rinnovata profondamente nel tuo intimo dall'azione di Dio, ed allora non soltanto Dio sarà veramente contento di te, ma avrai posto le basi stesse di ogni altra guarigione alla quale aspiri, individuale e sociale che sia.

Quante volte si prega per guarigioni fisiche dimenticando che la nostra anima è sporca di peccato, malata di empietà e di disobbedienza verso Dio. E' importante che il corpo sia sano, ma lo dovremo presto abbandonare: è assolutamente vitale e prioritario che nel nostro interiore siamo "a posto" con Dio. L'opera di guarigione interiore non è solo prioritaria, ma anche certamente "più difficile". Tante volte è più comodo illuderci di operare per delle riforme sociali, oppure cercare guarigioni fisiche, solo per accorgersi ben presto che si tratta di guarigioni illusorie.Il nostro testo infatti, dice: "Ma Gesù, avendo conosciuto nel suo spirito che ragionavano queste cose dentro di sé, disse loro: Perché ragionate voi queste cose nei vostri cuori? Che cosa è più facile dire al paralitico: I tuoi peccati ti sono perdonati, oppure dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina?".

L'obiettivo principale dell'Evangelo è la riforma interiore dell'essere umano, e questa solo Gesù può operarla. Gesù dimostra di essere "Dio con noi" risanando e la nostra anima e il nostro corpo. Joni Eareckson disse: "Preferisco stare su questa sedia a rotelle in comunione con Dio, piuttosto che sulle mie gambe senza di Lui". Far controllare dal medico ogni tanto la salute del nostro corpo è importante, ma quanti di noi si preoccupano di far verificare la salute spirituale della nostra anima?

3. Il potere di Gesù

Il terzo punto in evidenza nel nostro racconto è l'identità di Gesù. Gesù non era solo un guaritore come ce n'erano e ce ne sono oggi ancora tanti -veri o presunti. Attenzione ai guaritori, bisogna saper discernere, ed oggi ce ne sono tanti che tali si presentano ed attirano dietro di sé folle di sofferenti, presentandosi anche con un ingannevole linguaggio cristiano. Bisogna infatti fare molta attenzione a non farci ingannare da falsi guaritori che ci illudono e ci ingannano spillandoci solo denaro. E bisogna fare attenzione anche ai "veri" guaritori, i quali possono darci anche la guarigione del corpo mortale, ma comprometterci la salvezza della nostra anima immortale, facendoci magari rivolgere a false divinità o a Satana stesso. Gesù era diverso da tutti questi.

Inoltre Gesù non era solo un grande maestro di morale e di religione come dicono alcuni che lo vorrebbero mettere alla pari con altri personaggi e fondatori di varie religioni. Gesù non era uno fra i tanti, Gesù era e rimane unico.

Gesù non era solo un uomo di grande bontà, moralità, ed influenza, un grande uomo da mettersi sui libri di storia. Gesù è Dio con noi, in modo unico, ineguagliato ed ineguagliabile, letteralmente e non come un modo di dire.

Nessun altro che Dio poteva fare e può fare ciò che poteva e può fare Gesù, e gli scribi se n'erano ben accorti quando con grande scandalo rilevano l"arroganza" di Gesù a volere "perdonare i peccati", cosa di cui solo Dio ha competenza e di cui solo i sacerdoti consacrati erano i mediatori.

Il nostro testo dice: "Ora vi erano là alcuni scribi i quali ragionavano in cuore loro: Perché mai Costui parla in questo modo? Egli bestemmia. Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?"

Gesù non era un sacerdote consacrato, non stava nemmeno sacrificando qualcosa a Dio come pegno del perdono dei peccati. Eppure in Gesù si nasconde l'unico e più grande sacerdote che Dio aveva inviato per ottenere il perdono dei peccati dei fedeli. Gesù non avrebbe sacrificato per questo neppure dei beni di questo mondo, ma avrebbe sacrificato il massimo dei beni: la sua stessa vita per noi.

Il testo dice: "Ora, affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha la podestà di perdonare i peccati in terra, io ti dico (disse al paralitico): Alzati, prendi il tuo lettuccio e vattene a casa tua".

In quella guarigione e nelle altre Gesù manifestava di essere il "Figlio dell'Uomo" di cui parlavano i profeti, quello stesso che avrebbe realizzato le profezie del meraviglioso futuro di Sion preannunciato da Isaia: "Il deserto e la terra arida si rallegreranno, la solitudine gioirà e fiorirà come la rosa, fiorirà abbondantemente e gioirà con giubilo e grida d'allegrezza... essi vedranno la gloria dell'Eterno, la magnificenza del nostro Dio. Fortificate le mani infiacchite, rendete ferme le ginocchia vacillanti! Dite a quelli che hanno il cuore smarrito: Siate forti! Non temete! Ecco il vostro Dio... verrà egli stesso a salvarvi! Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e saranno sturate le orecchie dei sordi; allora lo zoppo salterà come un cervo e la lingua del muto griderà di gioia, perché sgorgheranno acque nel deserto e torrenti nella solitudine..." (Is. 35;:1-7).

Si, il tempo del Messia era cominciato, e tutti ne avrebbero potuto goderne le primizie. Il tempo del Messia è un tempo di rinnovamento e di liberazione, e con Gesù di Nazareth, Messia, rinnovamento e liberazione sono a nostra portata come lo erano per quel paralitico, portato a Gesù con fede dai quattro suoi amici.

Conclusione

"Ed egli si alzò immediatamente, prese il suo lettuccio e uscì in presenza di tutti, così che tutti stupivano e glorificavano Dio dicendo: Non abbiamo mai visto nulla di simile". La storia giunge così al suo epilogo. Questo racconto è per noi, ed è molto di più di una bella storia da raccontare e da ritenere: in questo racconto lo stesso Gesù si ripropone a noi con lo stesso suo potere e con la stessa sua valenza, sicuri che Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi, ed in eterno.

Accogliamo anche noi con fiducia l'annuncio che ci viene riproposto su Gesù di Nazareth, Colui che Dio ha mandato affinché, diventando Salvatore e Signore della nostra vita lo scopriamo come Colui che rinnova la nostra realtà e ci libera da ogni male, riconciliandoci con Dio e facendoci vivere in armonia con Lui.

Prendiamo coscienza di ciò che Lui solo è in grado di operare, il rinnovamento radicale, interiore della nostra persona. Noi abbiamo bisogno di guarigione interiore, perché questo solo ci potrà rendere graditi a Colui che ci ha creato e quindi gratificati di una vita piena, soddisfacente ed eterna.

Per fare questo, infine, imitiamo la fede, la speranza, e la carità di quei quattro uomini che non si rassegnano, che sono determinati ad ottenere quello che Gesù ha promesso e che nulla li può fermare. Essi "gustano e vedono quanto il Signore è buono", senza paura, senza pregiudizi, e senza vergogna. Essi scoprono quale possa essere lo straordinario beneficio della Sua presenza fra noi, sempre attuale.

Andiamo dunque a Cristo Gesù con fiducia, conosciamolo bene, confessiamogli la nostra miseria ed il nostro peccato, e, ricevendo il Suo perdono e la Sua potenza di rinnovamento, incamminiamoci, come suoi discepoli fedeli in un cammino pieno di entusiasmanti ed inaspettate scoperte.

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