LA RISURREZIONE DI CRISTO: CONFERMA DI UN'OPERA FELICEMENTE COMPIUTA


(Filippesi 2:5-11)

Introduzione

Annunciare la risurrezione di Gesù Cristo dai morti non è mai stato facile difronte ad un mondo scettico e, purtroppo, dalla vista corta. Eppure la risurrezione di Gesù è il nocciolo centrale di tutta la predicazione cristiana, il suo punto fondante, qualificante, insostituibile. I primi cristiani l'annunciavano con entusiasmo e con trionfo.

Stare però a fare un dibattito culturale sul se, sul come, sul quando, di un evento come la risurrezione di Cristo è abbastanza inutile, perché non siamo difronte a qualcosa di verificabile con i moderni metodi scientifici, e si ragionerebbe con presupposti diversi e poco conciliabili, tanto che un tale dibattito sarebbe in effetti poco producente.

E' inutile cercare di spiegare in termini materialisti la risurrezione di Gesù. Ciò che la Bibbia afferma a proposito di Gesù, infatti, non ha nulla a che vedere con una respirazione artificiale che rianima un annegato, e neppure con un supplemento di vita che comunque terminerebbe con la morte.

La fede cristiana afferma che in Gesù di Nazareth, e in lui soltanto, è stato pienamente realizzato il progetto di Dio per la vita umana. Non è mai accaduto nulla del genere, né prima né dopo. Dopo la morte Gesù è stato innalzato ad una nuova qualità, a una nuova dimensione della vita.

La risurrezione di Cristo dai morti è la prima realizzazione di ciò che un giorno accadrà a tutti noi. E' il pegno del destino umano di tutti coloro che si abbandonano con fiducia a Cristo.

Difronte alla risurrezione, la domanda cruciale che dobbiamo farci per comprenderla rettamente è solo una: "Chi è Gesù veramente?". Se rispondiamo a questa domanda, se incontriamo con fiducia quel Gesù a livello esistenziale nella nostra vita, allora comprenderemo, al di là di ogni erudita spiegazione. Cerchiamo allora di capire.

Il racconto della vicenda di Gesù, il Figliolo di Dio, venuto per riscattarci dalla nostra miseria, può essere diviso in due fasi: la Sua umiliazione e la Sua successiva esaltazione. Bene lo presenta il nostro testo.

I. L'umiliazione del Figliolo di Dio

"Cristo Gesù... il quale annichilì sé stesso, prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini; ed essendo trovato nell'esteriore come un uomo, abbassò sé stesso, facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce" (5-8).

Se sappiamo chi sia veramente Gesù possiamo a malapena immaginare che cosa abbia rappresentato per Lui venire nel nostro mezzo, in questa umanità maledetta e corrotta, che nulla di simile avrebbe meritato.

Dalla gloria della presenza di Dio il Cristo scende nel nostro fango per tirarcene fuori sporcandosi Lui stesso. Con un'indescrivibile compassione per la nostra sorte eterna -di per altro giusta condanna-, Egli viene in mezzo a noi, uomo fra uomini, senza alcun privilegio.

Il Cristo per noi si svuota della Sua gloria, nasce in un umile condizione nella persona di Gesù di Nazareth, assumendo il ruolo, la condizione di servitore nostro, che Egli esemplifica nell'atto di inginocchiarsi davanti ai suoi discepoli per lavare loro i piedi.

Era da ogni eternità Figliolo di Dio in totale comunione con Dio Padre, ma si compiace di diventare, a tempo opportuno, figlio d'uomo, nascendo da una donna del popolo e vivendo la vita dei più umili.

Si sottopone alla legge di Dio come ogni essere umano, adempiendola perfettamente. Condivide tutte le miserie della condizione umana sia quelle comuni a tutti sia quelle supplementari che comportava la sua particolare umile condizione sociale.

Affronta come tutti le difficoltà ed i pericoli di vivere in questo mondo, anche Lui subisce le tentazioni di Satana, lottando contro esse e vincendole con gran pena.

Si umilia nella Sua morte, tradito dall'amico Giuda, abbandonato dai Suoi discepoli, deriso e respinto dal mondo, condannato da Pilato e tormentato dai suoi oppositori. Combatte con il terrore che incute la morte e i poteri delle tenebre, sente tutto il peso dell'ira di Dio sulla condizione umana di peccato, offre la sua vita per pagare il prezzo del peccato, sopportando la morte dolorosa, vergognosa e maledetta della croce. Viene sepolto e permane per tre giorni sotto il potere della morte.

Egli compie così un'opera di valore universale: chiunque si ravvede del suo peccato e, riconoscendo ciò che Gesù il Cristo ha compiuto per la sua salvezza, affida tutta la sua vita a Lui, vede il suo destino eterno cambiare radicalmente dalla condanna alla grazia, dalla maledizione alla benedizione che la salvezza comporta.

II. L'esaltazione del Figliolo di Dio

Dopo aver così operato e subito volontariamente tutto questo, l'identità della Sua persona ed il successo della Sua opera viene confermata e suggellata dalla Sua susseguente esaltazione: risorge dalla morte, torna presso Dio Suo Padre e ritornerà in mezzo a noi come unico Giudice delle opere di questo mondo. Dopo la fine della Sua carriera fisica su questa terra, Egli è stabilito finché questo mondo durerà, finché siano compiuti i tempi dell'opportunità di salvezza e della pazienza di Dio, come unico arbitro del destino di uomini e donne singolarmente, legittimo Signore ed unico Salvatore dalle miserie umane.

"Ed è perciò che Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio... e ogni lingua confessi che Gesù è il Signore, alla gloria di Dio Padre" (9-11).

Qual'è l'autorevole descrizione ed interpretazione che la Bibbia dà alla risurrezione di Gesù, il Cristo? Esaminiamola in alcuni punti.

1. Il corpo di Gesù non poteva subire la corruzione. La sua morte era stata vera e dolorosissima. La sua persona, però, non poteva estinguersi. Il suo corpo non ha conosciuto la corruzione che la morte comporta perché, dice la Bibbia, "non era possibile che egli fosse da essa ritenuto" (At. 2:24). Perché?

a. Prima di tutto perché era decreto di Dio che Gesù avrebbe avuto autorità sulla vita e sulla morte. Gesù l'aveva d'altronde più volte dimostrato guarendo e risuscitando altre persone: Gesù aveva affermato: "...io depongo la mia vita per ripigliarla poi. Nessuno me la toglie, ma la depongo da me. io ho podestà di deporla, ed ho podestà di ripigliarla. Quest'ordine io ho ricevuto dal Padre mio" (Gv. 10:18).

b. Poi per l'identità e la dignità divina della Sua persona. Egli è, in fondo, "Dio con noi".

c. Perché aveva compiuto, realizzato perfettamente l'opera di salvezza per cui era venuto. Pagato il prezzo del peccato, il debito poteva così essere estinto.

d. Per l'immutabilità del piano di salvezza che non poteva essere sconfitto, come pure per il carattere eterno delle sue funzioni di profeta, sacerdote e re.

Dice infatti la profezia: "...perché tu non lascerai l'anima mia nell'Ades, e non permetterai che il tuo Santo veda la corruzione" (At. 2:27).

2. Gesù è risorto con lo stesso corpo con il quale aveva sofferto. Dopo la sua risurrezione Gesù, comparendo ai suoi discepoli, smarriti, impauriti e perplessi, dice: "Guardate le mie mani ed i miei piedi, perché sono ben io; palpatemi, e guardate; poiché uno spirito non ha carne ed ossa come vedete che ho io" (Lc. 24:39). Le qualità essenziali del corpo, che contraddistingue pure la nostra natura, in Gesù erano rimaste inalterate, ad eccezione delle debolezze ed infermità comuni che appartengono a questa vita, e la Sua anima era rimasta unita ad esso.

"Il salario del peccato è la morte" dice la Bibbia, e Cristo non aveva conosciuto peccato essendo rimasto in perfetta comunione con Dio. "Cristo, essendo risuscitato dai morti, non muore più; la morte non lo signoreggia più. Poiché il suo morire fu un morire al peccato una volta per sempre; ma il suo vivere è un vivere a Dio" (Ro. 6:8,9).

In Apocalisse Gesù dice: "Io sono... il Vivente; e fui morto, ma ecco, sono vivente per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e dell'Ades" (Ap. 1:17).

3. La risurrezione di Gesù è una conferma di ciò che aveva sempre affermato di sé stesso. Con essa:

a. Ha confermato di essere Figlio di Dio. Paolo scrive che Gesù è nato secondo la discendenza naturale di Davide secondo la carne, e "dichiarato Figliolo di Dio secondo lo Spirito di santità mediante la Sua risurrezione dai morti" (Ro. 1:4). Gesù aveva infatti da sempre condiviso con Dio Padre le qualità incomunicabili della perfezione e dell'eternità.

b. Ha confermato di avere soddisfatto la giustizia divina. Solo un uomo perfetto come Gesù poteva pagare perfettamente ciò che la giustizia divina richiedeva per avere infranto l'ordine della creazione. Per questo coloro che ricevono l'opera che Cristo ha compiuto in nostro favore possono ritenersi assolti davanti al giudizio di Dio. "Chi accuserà gli eletti di Dio? Iddio è quel che li giustifica. Chi sarà quel che li condanni? Cristo Gesù è quel che è morto, e più di questo, è risuscitato; ed è alla destra di Dio; ed anche intercede per noi" (Ro. 9:33,34).

c. Ha confermato di avere vinto la morte e colui che su di essa ha potere. Gesù ha partecipato della natura umana, dice la lettera agli Ebrei: "affinché, mediante la morte, distruggesse colui che aveva l'imperio della morte, cioè il diavolo" (Eb. 2:14).

La morte è stata sfidata, come pure è stato sfidato il dominio incontrastato delle potenze spirituali della malvagità. La profezia dichiarava che Cristo avrebbe "schiacciato il capo al serpente tentatore (Ge. 3).

d. Ha confermato di essere Signore dei morti e dei viventi, tanto che Colui che aveva potere sulla natura, potere sulla malattia e la morte, potere di spezzare la durezza del cuore umano, poteva pure legittimamente divenire la persona che avrebbe tenuto in mano la vita ed il destino delle creature. "Poiché a questo fine Cristo è morto ed è tornato in vita; per essere il Signore e dei morti e dei viventi" (Ro. 14:9).

5. La risurrezione di Gesù è avvenuta Perché Gesù stesso è stato costituito rappresentante di una nuova umanità. La vicenda di Cristo non è stata una faccenda privata, limitata a quel luogo e quel tempo. Gesù non è stato uno fra i tanti: Dio l'ha costituito capostipite unico di una nuova umanità, come Adamo è il capostipite della nostra razza decaduta. La Scrittura dice: "Infatti, poiché per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti. Poiché come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati" (1 Co. 15:21,22).

6. La risurrezione di Cristo, infine, lo ha costituito come capo supremo della comunione universale dei credenti. Egli è infatti Colui che Dio ha stabilito come capo del Suo corpo, la comunità universale di coloro che sono stati chiamati per grazia a costituire la Sua eterna famiglia. Paolo parla di quale sia "l'immensità della sua potenza, la qual potente efficacia della sua forza Egli l'ha spiegata in Cristo, quando lo risuscitò dai morti... Ogni cosa egli li ha posto sotto i piedi, e l'ha dato per capo supremo alla Chiesa" (Ef. 1:20-22).

Beato te se fai parte della famiglia di Dio ed hai Gesù come Signore della tua vita. Il capo, infatti, guida e difende chi gli è soggetto, per questo il suo chi a Lui appartiene, a causa di quello che Egli ha compiuto:

a. E' stato dichiarati giusti davanti a Dio (giustificato). Gesù "è stato dato a cagione delle nostre offese, ed è risuscitato a cagione della nostra giustificazione" (Ro. 4:25).

b. E' stato per grazia fatto spiritualmente vivente per Dio. Allo "stato naturale" l'essere umano è perduto per Dio, la sua capacità spirituale è spenta. Il credente però, può rammentare quando era come morto, insensibile a Dio ed alla Sua volontà rivelata, perché può dire: "...anche quando eravamo morti nei falli, ci ha vivificato con Cristo e ci ha posti a sedere nei luoghi celesti con Cristo Gesù". "...essendo stati con lui sepolti nel battesimo, nel quale siete anche stati risuscitati con lui mediante la fede nella potenza di Dio che ha risuscitato lui dai morti" (Cl. 2:12).

c. Egli viene difeso dai suoi nemici. "perché bisogna ch'egli regni finché abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico che sarà distrutto, sarà la morte" (1 Co. 15:26,27), preservati tanto che il credente sa che la morte per lui non dice più l'ultima parola sulla sua esistenza.

d. Infine al credente viene confermato che la medesima sarà la sua sorte di risurrezione nell'ultimo giorno. "Ma ora Cristo è risuscitato dai morti, primizia di quelli che dormono" (1 Co. 15:20). Gesù, nel corso della sua vita compiva gesti significativi di quello che sarebbe stato il futuro regno di Dio, un mondo in cui "egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e la morte non sarà più; né ci saranno più cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate. ...E colui che siede sul trono disse: Ecco, io fo ogni cosa nuova" (Ap. 21:4,5).

Conclusione

Se tutto ciò è vero, come io credo sia vero, allora la risurrezione di Gesù è la notizia più stupefacente che il mondo abbia mai udito. Significa che c'è un Dio, dopo tutto. Significa che Gesù Cristo è davvero Suo Figlio. Significa che la Sua morte in croce non è stata la fine per Lui. Anzi, è vivo, ed è possibile incontrarlo ed essere toccati dalla Sua vita e dalla Sua influenza.

Se è vero, significa che non siamo destinati ad estinguerci come una fiammella quando moriamo, ma che siamo stati creati per conoscere Dio e godere della Sua presenza per sempre.

Significa che è molto importante conoscerLo adesso, per quanto possiamo.

Significa che non dobbiamo temere la morte come la si temeva una volta. Il momento della morte può essere spiacevole, ma è magnifico, perché significa "lasciare questa vita per essere con Cristo... è la cosa migliore!" Così scrisse l'apostolo Paolo mentre si trovava nella prospettiva di una morte imminente (Fl. 1:23).

Molte persone hanno incontrato il Gesù vivente e sono state cambiate da Lui. Non si tratta di accettare una dottrina fra molte altre e di difenderla. E' una questione di esperienza personale. In tutte le epoche milioni di persone come Saulo da Tarso sono state trasformate completamente da oppositori irriducibili, o comunque del tutto indifferenti al cristianesimo, a credenti fermamente convinti che esso è vero. Che cosa li ha cambiati?

Hanno incontrato Gesù, vivo, che li invitava a rispondere con il ravvedimento e la fede e li sfidava a vivere nel suo modo. Egli può cambiare la gente di oggi proprio come ha cambiato i suoi primi discepoli.

Come credente io stesso ho sperimentato questo incontro con Lui. Sta modellando la mia vita ed è una gioia ed un privilegio lasciarglielo fare (...) perché Lui è Signore e Salvatore.

Lo stesso può sperimentarlo chiunque sia disposto a guardare nella direzione giusta, la direzione indicata dalla Parola di Dio, accettando la ispirata testimonianza di profeti e di apostoli e rispondendo ad essa con il ravvedimento e la fede.

Stare dalla Sua parte è guadagno e non perdita.

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