Con il cuore e con la bocca...
«...se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore, e avrai creduto col cuore che Dio l'ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti, col cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati, Difatti la Scrittura dice: Chiunque crede in Lui non sarà svergognato. Poiché non v'è distinzione fra Giudeo e Greco; perché lo stesso Signore è Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano; poiché chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato. Come dunque invocheranno Colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in Colui del quale non hanno udito parlare? E come udiranno se non v'è chi predichi? E come predicheranno se non sono stati mandati?... Così, la fede viene dall'udire, e l'udire si ha per mezzo della Parola di Cristo» (Romani 10:9-17).
I. Introduzione: "sarai salvato"
Se io dovessi descrivere il senso dell'opera che io svolgo come pastore evangelico nella predicazione, nell'istruzione della gioventù, e nei vari contatti che intrattengo, direi così: io sono qui a totale disposizione di Dio per essere Suo strumento affinché la Sua parola di giudizio e di salvezza venga annunciata in questo luogo e in questo tempo, alle persone che Egli mi ha affidato. In particolare io sono qui affinché coloro che Dio chiama a salvezza, odano questa Parola, vengano condotti a conoscere il Salvatore e Signore Gesù Cristo e la rivelata volontà di Dio, come pure vengano accompagnati nel cammino della loro fede.
Ricordo l'inizio della vocazione che Dio mi ha rivolto. La provvidenza di Dio aveva fatto si che io giungessi al ravvedimento ed alla fede in Gesù Cristo come mio personale Signore e Salvatore.
La Sua Parola mi aveva fatto prendere altresì coscienza che le persone che vivevano intorno a me, a causa del peccato che li separa da Dio erano perdute e dannate senza Cristo. Difatti all'umanità perduta si presenta la Parola di Dio che dice: "poiché chiunque avrà invocato il nome del Signore (chiunque lo invocherà come Signore) sarà salvato".
Che grande tristezza per me vedere masse di persone prive di salvezza o perché non conoscono l'Evangelo di Cristo, o perché lo conoscono in modo distorto e inefficace. La Parola di Dio mi diceva: "...e come udranno se non v'è chi predichi?", come udranno se vi sono così pochi predicatori? "E come crederanno in Colui del quale non hanno (mai) udito parlare?", come potranno cioè giungere alla fede in Gesù se nessuno gliene parla? "Come dunque invocheranno Colui nel quale non hanno creduto? Come gli chiederanno di salvarli se non hanno creduto in lui?
Allora io ho detto, come quel canto cristiano: "Eccomi, manda me. Io mi metto a Tua disposizione, anche se le mie risorse sono poche, ma confido nella Tua grazia che a tutto può sovvenire".
Si, io sapevo che l'offerta della salvezza è rivolta a tutti, o come si esprime il nostro testo: "Poiché non v'è distinzione fra Giudeo e Greco; perché lo stesso Signore è Signore di tutti", e sapevo che Egli è "ricco verso tutti quelli che lo invocano", cioè che Egli generosamente impartisce le sue ricchezze a tutti coloro che con fede gliele chiedono".
Ho quindi intrapreso questo servizio a pieno tempo consapevole che: "La fede viene dall'udire", e Dio usa proprio questo messaggio, "la Parola di Cristo", il messaggio che proviene dalla bocca di Cristo stesso, per chiamare al ravvedimento, alla fede, ed alla santità pure uomini e donne del nostro tempo.
II. Chiamati alla fede
1. Una fede fondata su Cristo. Come parte del mio servizio ho presentato così il messaggio dell'Evangelo e il contenuto della Parola di Dio a questi ragazzi che oggi confermano le promesse del loro battesimo. Questi ragazzi sono stati soprattutto accompagnati a conoscere il Salvatore Gesù e quello che Egli può fare per loro, ed il piano di salvezza che Dio ha predisposto e che in Lui si incentra. Questi ragazzi hanno cominciato ad udire l'appello che Dio fa a loro di ravvedersi e di credere all'Evangelo, la buona notizia circa Gesù Cristo.
Non c'è infatti salvezza senza ravvedimento e fede, e non vi può essere fede autentica se questa non è fondata sull'annuncio della persona di Gesù Cristo. Non è infatti una fede vaga ed indistinta quella che salva, ma una fede che si riposa in modo giusto sul giusto oggetto della fede: Gesù Cristo. Si, la fede che salva deve essere né più né meno di quella che la Bibbia ci presenta in modo autorevole. Non siamo noi a porre i termini della nostra salvezza.
Ho presentato il Cristo incarnato, che ha preso su di sé la nostra umanità ad eccezione del peccato, lui come "nuovo Adamo" in perfetta comunione con Dio Padre, ed unico nostro mediatore.
Ho presentato Gesù nella sua vita terrena. La fede, infatti, deve percepire che Egli è stato perfetto nella sua obbedienza, totalmente dedito alla sua opera.
Ho presentato valore immensurabile della Sua morte. La fede infatti deve confidare totalmente su Colui che ha portato il mio peccato dire: "E' compiuto, Gesù ha pagato il prezzo che la mia salvezza costava e che io non potevo pagare", e poi deve aggiungere un 'Amen' riconoscente.
Ho presentato il beneficio della Sua risurrezione, nella quale Egli ha sconfitto il peccato e la morte. Fede significa partecipare alla sua risurrezione.
Ho presentato la Sua ascensione. Gesù è ritornato presso Dio Padre, e là intercede per i credenti, e di là ritornerà per chiamarli tutti a Sé.
2. Una fede "del cuore". Il nostro testo dice che, oltre ad essere una fede fondata su Cristo, la fede che porta alla salvezza deve essere una fede "del cuore". Non basta infatti "sapere" queste cose, non basta che io insegni queste cose e questi ragazzi le accettino come un dato intellettuale da mettersi accanto ad altri. Dice la Bibbia che anche il diavolo "sa" queste cose, e "crede" in queste cose, ma rimane il diavolo!
Possiamo immaginare la fede autentica come le nostre mani, che prima si appoggiano sul petto per esprimere la consapevolezza della nostra miseria e del dispiacere per essa, che poi si uniscono in preghiera per implorare pietà, e che infine si protendono per ricevere la grazia di Dio in Cristo ed il rinnovamento dello Spirito Santo.
La fede autentica è quella che affonda le sue radici nel nostro cuore, cioè una fede che tocca e trasforma in verità tutta la nostra persona.
Il testo infatti dice: «Se avrai creduto col cuore», cioè aderito, confidato totalmente sulla verità «che Dio l'ha risuscitato dai morti... sarai salvato. Infatti, col cuore si crede per ottenere la giustizia", con il cuore una persona si abbandona con fiducia a Cristo, ed è così giustificata, dichiarata giusta, accettabile a Dio, messa a posto difronte a Dio.
Per essere fede sincera deve essere esercitata di tutto cuore. Non deve essere solo fede nozionistica solo perché tua madre è delle stesse persuasioni, o perché sarebbe curioso se fossi un incredulo. Non basta avere conoscenza dei fatti (conoscere il catechismo), ma deve essere qualcosa che ti tocca profondamente e determina la tua vita.
Considerate infatti che cosa fa lo Spirito Santo quando opera in una persona per chiamarla a salvezza. La prima cosa che fa non è insegnargli dottrine, ma fargli sentire una grande fame e sete per qualcosa che lui forse nemmeno riesce a definire. Ti fa sentire "nel cuore" un forte bisogno di qualcuno che ti liberi dalla tua bruciante miseria morale e spirituale. Così, quando Cristo gli viene presentato in modo adeguato come perfetto Salvatore, in grado di dare salvezza, il cuore dice: "Ecco, questo si che è ciò che desideravo!". Il cuore distende la mano verso Cristo, e Cristo viene nel cuore per sciogliere con il suo amore il ghiaccio che sente dentro.
Credere col cuore è la profonda convinzione che Cristo è proprio ciò di cui il mio cuore ha maggior bisogno.
Se credi in questo modo nel profondo del tuo cuore allora potrai dare piena fiducia a Cristo quand'anche, dopo essere stato istruito nella dottrina biblica, magari non capisci subito certe cose o non riesci ad armonizzare dottrine apparentemente contraddittorie. Dai semplicemente fiducia a Dio, a Dio che non può mentire, a Dio sempre giusto e sapiente in quel che fa, a Dio che ti farà comprendere a suo tempo ciò che oggi magari non ti sembra chiaro, e giungerai ad amare il modo stesso che Dio ha usato per poterti dare salvezza. E' la fiducia del figliolo nella maggiore sapienza di suo padre, una fiducia fondata sull'amore.
Se credi nel profondo del tuo cuore potrai esserne riconoscente anche quando potresti dire: "Non ho abbastanza intelligenza per comprendere i misteri della teologia", perché la fede che salva è prima di tutto quella del cuore!
3. Una fede da confessare. La fede che salva deve essere fondata su Cristo, deve scendere nel profondo del nostro cuore e, come terzo punto del nostro testo, deve essere manifestata apertamente.
Il testo dice: «infatti, col cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati». E' necessario che tu, "con la bocca", cioè con le tue labbra, confessi, riconosci Gesù come Signore; è necessario che tu dica agli altri con la tua bocca che Cristo è il tuo Signore, senza vergogna. Con la bocca si fa confessione, si dichiara apertamente la nostra fede confermando così la realtà di questa tua fede, e questo per essere salvato! La fede deve essere "confermata", "dichiarata", e questo non soltanto nella cerimonia detta "confermazione", ma ogni giorno nel mondo in cui tu vivi, nella parola e nei fatti. Questo è indispensabile!
Vi sono due pericoli qui da evitare: confessare la fede cristiana senza effettivamente credere (e questa è una delle tragedie anche delle confermazioni "formali", "tradizionali"), oppure dire di credere senza mai farlo sapere o darlo a vedere.
Confessare la fede senza credere veramente è come dire di avere quello che non hai, come dichiarare falsamente di essere un commerciante con un grande giro di affari, senza avere né forniture né capitali, essere come una nuvola senza pioggia, un letto di fiume senz'acqua, semplicemente l'attore che interpreta una parte in teatro, un albero secco senza vita.
La vera fede, però, la si vede nei fatti, e, fra questi fatti, c'è per preciso comandamento di Dio, il confessare apertamente e senza paura di essere seguace di Cristo. Fede senza opere è come un albero che non produce frutti.
Confessare Cristo "con la bocca" significa molte cose.
a. Significa, secondo l'esempio dei primi credenti, avvalersi di tutti i mezzi che Dio ha stabilito per manifestare e per nutrire la nostra fede: capire l'importanza della frequenza regolare al culto della domenica, dove ci si incontra con Dio e ci si lascia istruire nella Sua Parola; la debita partecipazione ai sacramenti del battesimo e della Santa Cena; associarsi al popolo di Dio, la Sua chiesa e partecipare attivamente alle sue attività.
b. Significa prendersi la croce in famiglia. Forse sei l'unico in casa o fra i tuoi amici ad essere credente e a prenderti il tempo necessario per leggere la Parola di Dio, per pregare, per partecipare alle attività della comunità cristiana. Forse ridono di te: in questo caso persevera! Devi confessare la tua fede, Gesù ti chiede di dare testimonianza di Lui alla gloria della tua grazia.
c. Significa testimoniare la tua fede in tempo di tentazione. E' difficile, vivendo in questo mondo, vivere lo stile di vita cristiano. Sarai tentato a seguire "quello che fan tutti". Però ora tu appartieni al Salvatore Gesù Cristo e devi essergli fedele, a costo di essere anticonformista, impopolare, costi quello che costi. Devi testimoniare apertamente e senza paura che ragioni, parli, ed agisci come Cristo ti ha insegnato!
d. Significa testimoniare la nostra fede quando siamo chiamati a rendere conto di essa davanti agli altri, quando ci chiedono il perché ci comportiamo in un certo modo, quando ci fanno domande. Allora dobbiamo essere pronti a rispondere, con dolcezza e con rispetto, nella speranza che Dio può usare la nostra testimonianza di fede per convertire qualche altra persona, anche magari quella che meno ci aspetteremmo potesse convertirsi a Cristo.
d. Confessare apertamente Cristo significa pure osare vie nuove per diffondere il suo messaggio intorno a noi, sapendo approfittare delle circostanze e della posizione sociale in cui ci troviamo.
e. Confessare Cristo significa pure, se ci viene dato da Dio, se a questo da Lui ci sentiamo chiamati, di predicare la Sua Parola e prepararci per questo, soprattutto oggi come più che mai "gli operai sono pochi" nell'opera del Signore.
E' disonorevole dire di credere senza mai darlo a vedere. E' come un topolino dietro l'armadio che esce allo scoperto quando nessuno guarda, per poi correre a nascondersi al minimo rumore sospetto. Ma come? Cristo è qualcosa di cui vergognarsi? No, a faccia aperta dirò: "Amo Gesù, Colui che ha dato sé stesso per me". Anzi, è quantomai onorevole stare così dalla parte di Giacobbe, Mosè, Davide, Daniele, Gesù Cristo stesso, gli apostoli, Lutero, Calvino, ecc. Non è un onore far parte della schiera delle persone più famose che non hanno avuto paura di stare dalla parte di Cristo e che hanno fatto storia?
Gesù disse: «Se uno si sarà vergognato di me in questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figliolo dell'uomo si vergognerà di lui, quando sarà venuto nella gloria del Padre suo» (Mc. 8:38).
III. Una fede ben riposta
Chi ripone la sua fiducia in Cristo, e la pratica apertamente nella sua vita non ne rimarrà deluso e svergognato. Dice il nostro testo alla fine: «Chiunque crede in Lui non sarà svergognato».
Il credente si potrebbe vergognare di Cristo se Cristo fosse stato ignobile, se si provasse che Egli era solo il nazareno, e non la Parola fatta carne, solo il figlio di Maria, e non il Figliolo di Dio. Oppure se Egli di fatto fosse stato moralmente imperfetto e colto in fallo ed in contraddizione.
Se fosse stato dimostrato che Egli avesse attirato su di sé disonore e vergogna, se fosse stato basso e servile, se fosse stato malvagio, intrattabile, allora il credente si potrebbe vergognare di Lui.
Se fosse stato frivolo ed indegno di studio intelligente, immorale ed offensivo al senso morale, allora si non meriterebbe dichiarare di essere dalla sua parte.
Se l'influenza che egli esercita fosse inefficace, transitoria, non per il bene, se quello che prometteva non si realizzasse e fosse senza valore, se Lui fosse solo una delusione come tanti altri, allora non vi esorterei a mettervi dalla sua parte, allora vi ingannerei.
Al contrario considerate la dignità della sua persona, la perfezione del suo carattere. Considerate lo spassionato e totale amore che aveva per gli altri. Considerate il suo insegnamento, il più profondo, tanto che i più grandi intelletti di questo mondo non l'hanno potuto ancora penetrare totalmente. Il suo insegnamento è il solo che possa incontrare la piena approvazione di una coscienza senza pregiudizi.
Considerate l'influenza che Gesù ha avuto. Come ci si può vergognare di Colui in ogni luogo produce opere giuste? Possiamo vergognarci di gran parte di ciò che noi abbiamo fatto prima che Egli intervenisse nella nostra vita, ma dopo, egli non fa che condurci a pensare, a dire ed a fare solo cose lodevoli.
Non ci vergogniamo quindi di confessare Cristo: Egli è degno. Non ci vergognamo di essere al Suo servizio e di farlo con ogni diligenza. Non ci vergogniamo a studiare e a praticare il suo insegnamento. Esso continuerà a vivere quando tutta la sapienza di questo mondo sarà dimenticata. Non ci vergogniamo di abbandonarci totalmente alla Sua influenza, di adempiere alle condizioni sulla base delle quali ha promesso ricompensa. «Sii fedele fino alla morte», ci dice, ed otterrai la corona della vita!
La decisione più importante che possiamo fare nella nostra vita è dunque dichiarare di essere al suo fianco, per questo accompagnare una persona a conoscerlo è il servizio più grande che si può rendergli. Dice la Bibbia: «Perciò così parla il Signore, l'Eterno: Ecco, io ho posto come fondamento in Sion una pietra, una pietra provata, una pietra angolare preziosa, un fondamento solido; chi confiderà in essa non avrà fretta di fuggire» (Is. 28:16). «Benedetto l'uomo che confida nell'Eterno, e la cui fiducia è l'Eterno! Egli è come un albero piantato presso le acque, che distende le sue radici lungo il fiume; che non si accorge quando viene la calura, e il suo fogliame rimane verde; nell'anno della siccità non è in affanno, e non cessa di portare frutto» (Gr. 17:7). Siatene persuasi!
(p.2765)Documenti di "E' sempre ...Tempo di Riforma" - E-Mail tdr@castellina.org