UN RAVVEDIMENTO CHE PORTA ALLA VITA


Introduzione

Il dittatore dell'Iraq è stato sconfitto e ridotto all'impotenza. Ora che i giornalisti sono potuti arrivare all'interno del Kuwait occupato, essi hanno potuto documentare i disastri che sono stati commessi dagli iracheni in quel paese: non solo saccheggi e distruzione dei beni materiali, non solo disastri ecologici, ma soprattutto crudeltà indicibili perpetrate ai danni della popolazione inerme di quel paese. Per non contare poi le grandi sofferenze inflitte al suo stesso popolo, trascinato suo malgrado in una guerra inutile che non voleva, e che ha solo aggravato i problemi che con essa pensava di risolvere: centinaia di migliaia di morti, da aggiungersi ai milioni sacrificati per nulla nella sua precedente guerra con l'Iran. E poi quante bugie, che meschinità nello strumentalizzare persino la religione ai suoi scopi.

Il dittatore dell'Iraq è stato sconfitto e l'occidente si è scandalizzato perché dopo tutto questo non ha udito da lui una sola parola di ravvedimento, di pentimento per quello che ha fatto, il minimo cenno di voler risarcire i danni che ha prodotto, anzi, ancora la stessa arroganza, la stessa baldanza: "Abbiamo vinto!" fa dire ai mass-media.

Forse è vero che ha "vinto", se lo scopo di tutto quello che ha causato era solo sedersi, come "vincitore" su cadaveri, sangue, rovine, vittoria per aver causato a questo povero mondo e ai suoi abitanti, maggiori ferite mortali.

Ravvedimento... Chiaramente non è l'unico che dovrebbe ravvedersi, perché quello che è successo ha origini lontane, perché è conseguenza della politica e dei traffici senza scrupoli dell'occidente.

I. Il ravvedimento che porta alla vita

Ravvedimento: ecco qualcosa di estremamente importante anche per noi a livello personale difronte a Dio. La salvezza davanti a Dio della nostra persona comporta due aspetti: il ravvedimento e la fede. Sono due lati di una stessa medaglia. Non vi può essere l'uno senza l'altro. Non puoi infatti dire: io credo che Gesù è il mio Salvatore senza nel contempo avere fatto nella tua vita esperienza di ravvedimento.

Senza un personale ed esplicito ravvedimento non vi può essere perdono da parte di Dio e rinascita autentica a nuova vita.

Commentando un incidente accaduto ad alcune persone che erano state schiacciate dalla caduta della torre di Silo, Gesù afferma: «Se non vi ravvedete, tutti al pari di loro perirete» (Lc. 13:5).

Mi direte: Ma io non sono un malvagio dittatore, in fondo sono una brava persona...

Se però pensi di non avere nulla di cui ravvederti vuol dire che non conosci gli imperativi morali che Dio esige da te come sua creatura, imperativi che tu largamente disattendi meritando così solo la riprovazione di Dio.

Se tu pensi di non avere nulla di cui ravvederti, vuol dire che non sei cosciente della profondità della corruzione umana che pure tu condividi, della radicale e disperata alienazione che ti separa da Dio, unica tua fonte di vita.

Se tu pensi di non avere nulla di cui ravvederti non hai ancora compreso che la tua colpa è così seria che Gesù stesso è dovuto morire in croce per mettere le basi del tuo perdono.

In questo mondo corrotto e decaduto il ravvedimento, per ogni essere umano è premessa indispensabile della vita. Il ravvedimento diventa perciò qualcosa di estremamente prezioso tanto che giungere al ravvedimento è una straordinaria grazia sommamente desiderabile se le cose devono cambiare.

Quando l'apostolo Pietro racconta alla comunità come persino un pagano, il Centurione Cornelio, si era convertito a Gesù Cristo sta scritto come: «udite queste cose essi... glorificavano Dio, dicendo: Dio dunque ha concesso il ravvedimento anche ai pagani per ottenere la vita!» (Atti 11:18).

Che cos'è il ravvedimento al quale siamo chiamati per ottenere vita? La migliore illustrazione che io conosca che ce lo può rappresentare è quella della parabola del figliolo prodigo in Luca 15:11-24.

(...)

II. Una definizione

Il ravvedimento che porta alla vita lo si potrebbe definire così, ascoltate attentamente: "una grazia salvifica posta da Dio nel cuore di un peccatore mediante il Suo spirito e la Sua Parola, per il quale egli: sentendo un profondo ribrezzo per il carattere odioso ed immondo dei propri peccati (e non solo per averne considerate le nefaste conseguenze) e, avendo compreso la misericordia che Dio usa in Cristo verso coloro che se ne pentono, tanto egli si rammarica per i suoi peccati e tanto li odia da volgersi risolutamente da essi verso Dio, proponendosi e sforzandosi costantemente di vivere sempre da quel momento in poi in comunione con lui obbedendogli in ogni cosa".

Questa definizione può essere illustrata egregiamente dalla parabola del figlio prodigo. Così abbiamo che il ravvedimento che porta alla vita è:

1. Una grazia salvifica.

"Una grazia salvifica posta da Dio nel cuore di un peccatore mediante il Suo spirito e la Sua Parola".

Il giovane della parabola non aveva avuto alcuno scrupolo di sprecare tutto il frutto delle fatiche di suo padre. E' solo quando tutto il denaro è finito e lui si trova nel fango che lui si rende conto dello sbaglio che ha fatto ad allontanarsi dalla sua condizione primitiva. Certo possiamo pensare essere stato comodo per lui, finiti i soldi, beh, ripensare a suo padre...

Però, quando ci si trova in difficoltà nella vita spesso è proprio allora che si aprono i nostri occhi alle conseguenze che derivano dal non aver voluto dare retta prima agli ammonimenti della Parola di Dio.

E' Dio stesso che in prima persona, attraverso il Suo Spirito che ci parla in tanti modi, fra cui anche le cose che ci accadono, ci fa prendere coscienza della nostra miseria, del nostro peccato, del bisogno che abbiamo, al quale solo Dio può rispondere.

Se non ve ne rendete abbastanza conto, pregate a che lo Spirito Santo ve lo faccia capire: è davvero per voi questione di vita o di morte!

Quel giovane, nel fango in cui era finito, avrà sicuramente rammentato le parole di suo padre, e avrà detto: "Se le avessi prese seriamente allora, oggi non Mi troverei in questa condizione...".

Così oggi è spesso proprio la Parola di Dio che troviamo nella Bibbia, quello che la legge di Dio ci richiede che ci fa prendere coscienza che siamo peccatori davvero e bisognosi di Dio, una parola letta, una parola predicata, ma una parola bruciante alla quale non possiamo sfuggire.

Mi dicono i confermandi: "Ma è impossibile fare tutto quello che Dio nella sua Parola ci chiede. Se dobbiamo fare questo, chi mai sarà salvato?". Si, è una scoperta straordinaria quella che avete fatto: vi siete resi conto della nostra vera condizione!

Si, che grazia straordinaria Dio ci sta concedendo se prendiamo coscienza del nostro peccato!

2. Un profondo ribrezzo per il peccato

Il ravvedimento che porta alla vita è quando Dio ci dà la grazia di prendere coscienza della nostra vera situazione davanti a Lui. Questo è però molto più che sapere d'essere peccatori, è "sentire", come dice la nostra definizione "un profondo ribrezzo per il carattere odioso ed immondo dei propri peccati". Riflettete alla portata di queste parole.

Il figliolo prodigo, in quel fango, affamato, in mezzo ai porci, aveva sentito col puzzo della stia che anche lui era giunto a "puzzare" nella sua anima. Se si fosse presentato a suo padre così maleodorante, stracciato, magro, disgustoso, non sarebbe certo stato degno di essere ammesso davanti a sua padre. Che vergogna! Che umiliazione, lui prima, così baldanzoso! E' che "porco di un figlio" lui stesso, avrà pensato, avere sprecato i beni di mio padre con delle prostitute.

Magari non siamo mai andati con prostitute, ma quante volte abbiamo sprecato e sporcato in cose futili e dannose le cose buone che Dio ci aveva dato!

"Come sono caduto in basso!", dice il giovane, "Io che ero nobile figlio di re!".

Difronte alla santità ed alla perfezione di Dio qualcuno pensa di poter comparire così, come se niente fosse, davanti a Lui. Non si rende conto di essere ripugnante per Dio, indegno della Sua presenza! Quando per grazia di Dio capisci chi veramente tu sei, e che cosa meriteresti, ebbene questo fa parte del ravvedimento.

Certo il figlio prodigo era spaventato per le nefaste conseguenze del suo malfare, per la punizione che già stava subendo, e per l'oscuro destino che avrebbe avuto in futuro, ma maggiore era in lui la coscienza del raffronto fra quello che era prima e quello che era diventato.

Dice la Bibbia: "Allora vi ricorderete delle vostre vie malvagie e delle vostre azioni, che non erano buone, e prenderete disgusto di voi stessi, a motivo delle vostre iniquità e delle vostre abominazioni" (Gr. 36:31). E' importante prendere coscienza delle conseguenze del nostro mal fare (sono tutti i giorni sotto i nostri occhi), ma ci dovrebbe far vergogna il solo pensare quello che noi potremmo essere rispetto a ciò che siamo! Siamo coscienti di chi potremmo essere se solo...

3. Comprendere l'offerta di Dio in Cristo

Ravvedimento, però è pure "...comprendere la misericordia che Dio usa in Cristo verso coloro che se ne pentono", dice la nostra definizione.

Il giovane torna a casa, si aspetta solo il peggio, è pronto a pagarne tutte le conseguenze, non si fa illusioni. Egli però fa una straordinaria scoperta: le braccia aperte di un padre in attesa e in lacrime, la totale disponibilità di chi è pronto ad offrire grazia e riabilitazione.

L'Evangelo di Cristo è offerta di grazia e di riabilitazione per chiunque si pente. Il profeta Gioele dice: "E nondimeno, anche adesso, dice l'Eterno, tornate a me con tutto il cuore vostro, con digiuni, con pianti, con lamenti! Stracciatevi il cuore, e non le vesti, e tornate all'Eterno, al vostro Dio, poich'egli è misericordioso e pietoso, lento all'ira e pieno di bontà, e si pente del male che manda" (Gl. 2:12,13).

Certo, Mi direte, oggi questo lo si sa, ...di è buono, Dio, perdona, ma lo prendiamo troppo per scontato! Le braccia aperte di Dio le si possono trovare, però, solo dopo una radicale esperienza di umiliazione. E' solo dopo questa profonda presa di coscienza che si incontra la grazia.

Se Dio avesse voluto giudicarti imparzialmente, non avresti trovato scampo, se ora lo trovi come un padre amoroso, beh, non è nulla da prendere per scontato. Dipende dall'iniziativa della sua grazia e della sua misericordia: avrebbe potuto benissimo essere altrimenti e agisce altrimenti in molti casi. Come pensi che agisca nei tuoi riguardi?

Non c'è salvezza per chi non si umilia davanti a Dio facendo onesta confessione del proprio peccato, una confessione che sorge da un profondo disgusto per il peccato.

4. Volta le spalle al peccato

Ed ecco così che il figliolo prodigo si mette in moto per tornare a casa: torna contrito nel profondo del suo cuore dal padre, si getta in ginocchio davanti a lui e dice: "Padre, ho peccato contro il cielo e davanti a te, io non sono più degno di essere chiamato tuo figlio".

La nostra definizione difatti dice che chi si ravvede, "tanto si rammarica per i suoi peccati e li odia da volgersi risolutamente da essi verso Dio".

Hai tu sviluppato un odio intenso per tutto ciò che a Dio dispiace, tanto da volgerti risolutamente verso Dio e fare null'altro che la Sua volontà?

Dice un credente nella Bibbia: "Tu Mi hai castigato, e io sono stato castigato, come un giovenco non domato; convertimi, e io Mi convertirò, giacché tu sei l'Eterno, il mio Dio. Dopo che Mi sono sviato, io Mi sono pentito; e dopo che ho riconosciuto il mio stato, Mi sono battuto l'anca; io sono coperto di vergogna, confuso, perché ho portato l'obbrobrio della mia giovinezza" (Gr. 31:18,19).

E' meraviglioso, se ci pensate bene, constatare qual è la missione di chi annunzia l'Evangelo. La missione dell'apostolo Paolo verso uomini e donne nel mondo era "aprire loro gli occhi, onde si convertano dalla tenebra alla luce e dalla potestà di Satana a Dio, e ricevano, per la fede in me, la remissione dei peccati e la loro parte di eredità fra i santificati" (At. 26:18), e questo era successo prima a lui, che aveva persino perseguitato il Cristo che ora serviva!

E' straordinaria la preghiera di intercessione del Re Salomone per il suo popolo: "se, nel paese dove saranno schiavi, rientrano in sé stessi, se tornano a te e ti rivolgono supplicazioni... e dicono: Abbiamo peccato, Abbiamo operato iniquamente, siamo stati malvagi- se tornano a te con tutto il loro cuore e con tutta l'anima loro... allora, perdona loro" (1 Re 8:47,48).

Come pure le parole del profeta: "Se l'empio si ritrae dall'empietà che commetteva e pratica l'equità e la giustizia, farà vivere l'anima sua. Se ha cura di ritrarsi da tutte le trasgressioni che commetteva, certamente vivrà; non morrà... Perché io non ho alcun piacere nella morte di colui che muore, dice il Signore, l'Eterno. Convertitevi, dunque, e vivete!" (Ez. 18:28,32).

5. Un proponimento

Dopo essersi umiliato davanti a suo padre, dopo aver confessato il suo peccato e dopo aver fatto la straordinaria scoperta del suo perdono pronto a riabilitare che cosa pensate abbia fatto? Esattamente quello che dice la nostra definizione: "si sarà proposto e sforzato costantemente di vivere sempre da quel momento in poi in comunione con lui obbedendogli in ogni cosa".

Il salmista dice: "Ho riflettuto sulle mie vie, e ho rivolto i miei passi verso le tue testimonianze... perciò ritengo diritti i tuoi precetti, e odio ogni sentiero di menzogna" (Sl. 119:59, 128). Ha fatto come Zaccaria e Elisabetta, di cui è scritto "camminavano irreprensibili in tutti i comandamenti ed i precetti del Signore" (Lc. 1:6), oppure come il re Giosia, di cui è scritto: "E prima di Giosia non c'è stato re che come lui si sia convertito all'Eterno con tutto il suo cuore, con tutta l'anima sua, e con tutta la sua forza, seguendo in tutto la legge di Mosè" (1 Re 23:25).

E si tratta di un proponimento soprattutto ispirato dalla riconoscenza, e non dalla paura. Come si può deludere un simile Padre che è pronto a perdonare e a riabilitare, che ti condona tutti i tuoi debiti in Cristo, e che anzi, ha dato completamente sé stesso per te che pure nulla meritavi?

Conclusione

Non sappiamo se il dittatore dell'Iraq si pentirà di tutti i suoi crimini, e se sarà giudicato come merita. Certamente hanno bisogno di ravvedersi tanti altri che, a causa della loro politica e della loro economia senza scrupoli, di fatto causano quei mali dei quali poi si lamentano e tentano di riparare maldestramente.

Una cosa però è chiara: davanti alla santità di Dio, davanti al rigore di quanto Dio legittimamente si aspetta da noi, siamo noi a doverci ravvedere, a doverci molto concretamente convertire per camminare sulla strada che a Dio è gradita. In questo consiste la nostra salvezza. Fede e ravvedimento devono andare sempre insieme, come non può esistere una fede che non sia accompagnata da un comportamento conseguente. Non esiste salvezza senza questi presupposti.

Che Dio allora, insieme alla fede, vi faccia la grazia del ravvedimento che porta alla vita, a lode e gloria della sua meravigliosa Persona.


Documenti di "E' sempre ...Tempo di Riforma" - E-Mail tdr@castellina.org

 

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