SOTTOMETTETEVI A DIO
(Giacomo 4:6-8)
Introduzione
Sia a causa della sempre più grande immigrazione dai paesi arabi, sia dalle vicende politiche di questi ultimi tempi, la religione dei mussulmani, o Islam, è venuta sempre di più alla nostra attenzione.
La persona comune, di solito, conosce ben poco di questa religione, che concentra la sua attenzione su un unico Dio (Allah) e sul suo profeta Maometto, il quale avrebbe ricevuto da Dio una rivelazione definitiva (che loro dico essere molto più grande di quella della Bibbia), in un libro chiamato Corano.
La persona comune guarda a questa religione con un misto di paura e di ammirazione. Vede le manifestazioni molto aggressive dei mussulmani e la loro moralità molto diversa dalla nostra, almeno presso i fedeli più radicali, vede il rigore e la disciplina delle loro pratiche religiose che impregnano tutta la loro vita, e la straordinaria coerenza della testimonianza che rendono alla loro fede, a qualunque ceto sociale appartengano.
E' soprattutto la loro testimonianza di serietà ed impegno che più affascina molti, soprattutto quando li si vede in massa esprimere sottomissione personale ad Allah prostrandosi su quel loro tipico tappetino di preghiera. E tutto questo risalta soprattutto quando viene confrontato con l'indifferenza, la negligenza e l'incoerenza di tanti che si professano cristiani.
Si, la parola 'Islam' che definisce la loro fede, significa 'sottomissione a Dio', atteggiamento questo quanto mai raro nella nostra società occidentale che pure fa professione di religione ma sempre più priva di Dio e di moralità personale e collettiva.
Il termine 'Islam' è già presente nel Corano, dove sta a denotare la fede e la religione mussulmana ed ha appunto il duplice senso di interiore sottomissione a Dio e di esterna professione religiosa. Esso indica la fede, l'intimo abbandono dell'uomo a Dio, l'atto di conversione, che è dono di Dio stesso, sia la religione perfetta, perché rivelata da Dio stesso a Maometto.
Il messaggio biblico
Il concetto di sottomissione a Dio, di Islam, è però forse un concetto tipicamente mussulmano, oppure fa anch'esso parte della fede cristiana? No, esso fa parte anche della fede cristiana ed è grave che siano necessari proprio i mussulmani per rammentarci che noi, orgogliosi ed arroganti, abbiamo dimenticato che siamo creature di Dio, Dio ha posto a noi dei limiti e delle leggi di giusto comportamento, e a Dio noi dobbiamo ogni onore, gloria e soprattutto obbedienza.
Ascoltiamo che cosa ci dice la Parola di Dio contenuta nella Bibbia: «Iddio resiste ai superbi e dà grazia agli umili. Sottomettetevi dunque a Dio... appressatevi a Dio, ed Egli si appresserà a voi. Nettate le vostre mani, o peccatori, e purificate i vostri cuori» (Gm. 4:6-8).
I. Una società senza timore di Dio
Che l'uomo e la donna tipico di questa nostra società non sia sottomesso a Dio e che anzi consideri questa "libertà" una conquista del progresso civiltà non deve sorprenderci più di tanto.
La Bibbia, infatti, parla della condizione dell'essere umano come ora si presenta, come di un regresso, di un degrado dalla condizione originaria e migliore della comunione in cui era con Dio. L'essere umano, lontano da Dio, è considerato un ribelle, un "venduto" al nemico di Dio. La mancanza di sottomissione a Dio è caratterizzata dalla Bibbia in diversi modi.
1. Uno stato di indifferenza. L'indifferenza può essere esemplificata dall'atteggiamento di un personaggio del libro degli Atti, cioè Gallione, che, sta scritto, «non si curava affatto di queste cose» (At. 18:17). Quanta gente oggi è completamente indifferente alla necessità di essere in "buoni rapporti" con Dio.
Magari dicono di esserlo, ma non si preoccupano affatto di conoscere la Parola di Dio e di sottomettere ad essa tutta la loro vita. Magari si scusano dicendo che esistono tante idee e religioni nel mondo e non si sa quale sia giusta, ma loro non si preoccupano minimamente di approfondire il problema per vederci più chiaro. Magari si fanno "una loro idea di Dio" e dicono di essere "credenti". Ci sarà però un giudizio di Dio e la Bibbia dice che allora non varranno le nostre scusanti: sarà un giudizio in conformità a quanto Dio ha chiaramente rivelato.
2. Un vivere solo per sé stessi. Noi eravamo stati creati per dare gloria a Dio e per servirlo. La Bibbia ci dice che è Dio che deve rimanere al centro dell'attenzione. L'uomo d'oggi però è assolutamente egocentrico, e questo non solo a livello personale.
La filosofia prevalente oggi è l'umanesimo, una filosofia, si dice "antropocentrica". E' l'uomo che si mette al centro di ogni cosa, l'uomo che diventa come esclusivo punto di riferimento, l'unica autorità di fede e di condotta. La stessa carta universale dei diritti dell'uomo, stilata dalle Nazioni Unite, è certamente un capolavoro nel suo genere. I sacrosanti diritti che sancisce, però, su che cosa si basano? Sul mutevole consenso dell'umanità su ciò che è giusto o sbagliato? Non stupisce allora che ciascuno interpreti i diritti umani come gli fa più comodo.
Certo una Carta di questo genere deve essere neutrale dal punto di vista religioso, ma se i diritti dell'uomo non vengono fondati sull'oggettività della Parola di Dio, anzi, su Dio stesso, per dare gloria a Dio nel difendere l'essere umano, una Carta così, per quanto ammirevole viene ad essere pregiudicata.
3. Un cercare di essere approvati solo dagli uomini. La mancanza di sottomissione a Dio è pure visibile, di conseguenza, nel fatto che per noi è importante che quel che facciamo, quello che siamo, sia gradito soprattutto agli altri, a quello che è considerato accettabile dalla società in cui viviamo, a quello che più ci torna utile per noi stessi. Cerchiamo di compiacere l'opinione pubblica, il potere, i nostri colleghi, certi nostri amici... Non cerchiamo in quello che facciamo di essere graditi prima di tutto a Dio.
Con il nostro comportamento nutriamo quello che è chiamato il conformismo, mentre spesso essere sottomessi a Dio può significare pensare, essere, vivere in modo anticonformista. Non è facile, ma che cosa conta di più in fin dei conti?
4. Un amare il mondo più che Dio. La mancanza di sottomissione a Dio è così visibile al godimento di tutto ciò che può dare il mondo. Certo, Dio ci ha dato un mondo che era così bello ed è così ricco anche affinché ne godessimo, ma per glorificare Lui. Abbiamo un fondamentale sfasamento di prospettiva. Riteniamo che le cose e i valori di questo mondo siano l'unica cosa che conti e di illudiamo che siano eterne. Diciamo "Mangiamo e beviamo, tanto domani moriremo", ...ma quando moriremo raccoglieremo quello che qui abbiamo seminato. Se abbiamo vissuto in funzione delle cose di questo mondo non ci rimarrà, come si dice, che "un pugno di mosche".
La Bibbia dice: «Non amate il mondo, né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo l'amor del Padre non è in lui. Perché tutto quello che è nel mondo: la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi, e la superbia della vita, non è dal Padre, ma è dal mondo. E il mondo passa via con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio dimora in eterno» (1 Gv. 2:15-17).
II. A chi dobbiamo sottometterci? Chi è Colui al quale siamo chiamati a sottometterci? A Dio, il quale non è un'idea astratta o una proiezione di noi stessi. Egli si è rivelato a noi in tutta la Sua gloria in molti modi: così possiamo sapere chi Egli sia.
1. A Dio che si fa conoscere come nostro Creatore. Egli si rivela a noi con caratteri ben definiti contrapponendosi decisamente ad ogni immagine distorta e falsata di Lui che l'umanità ha escogitato, contrapponendosi ai nostri idoli e falsi déi.
Egli è persona spirituale, infinita, eterna ed immutabile nel Suo essere, nella Sua sapienza, potere, santità, giustizia, bontà e verità.
Egli è Colui che ha creato l'universo intero, del quale è giusto Signore e Padrone. L'esistenza dell'essere umano come creatura è direttamente dipendente da Dio, suo Creatore, ed è solo in Lui che noi possiamo trovare la migliore realizzazione di noi stessi e la nostra felicità più autentica. La nostra vita trova il suo autentico significato affidandoci a Lui e servendo la Sua volontà, a lode della Sua gloria.
2. A Dio che in Cristo è il nostro Salvatore. Dio però non solo è Colui che si è rivelato a noi attraverso le pagine della Bibbia, ma soprattutto Colui che si è reso personalmente presente in Gesù Cristo, il nostro Salvatore, "Dio con noi".
Se è vero come è vero che noi viviamo separati da Lui a causa del nostro peccato, Egli non ha voluto essere quel giudice spietato che avrebbe potuto essere, ma Lui ha fatto verso di noi un passo di straordinario quanto immeritato amore venendo nella stessa nostra condizione umane e soffrendo lui stesso quello che noi avremmo dovuto subire.
Il Dio a cui siamo chiamati a sottometterci è Colui che ha dato tutto sé stesso per permettere la nostra salvezza: E' quel Dio che «tanto ha amato il mondo che ha dato il Suo unigenito Figliolo affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna» (Gv. 3:16).
3. A Dio che nello Spirito Santo ci risvegliarci e ci consola. Dio però non solo è Creatore, non solo è Salvatore in Cristo, ma è anche un Dio Consolatore, un Dio che ci vuole stare accanto per sostenerci e per guidarci ogni giorno della nostra vita. E' Dio che come Spirito Santo opera a livello individuale nei credenti la loro rigenerazione e santificazione. Egli è un Dio direi "sensibile", non una figura astratta, e nemmeno una figura lontana, ma Qualcuno che vuole venire a dimorare in modo speciale nel nostro cuore per purificarlo, rafforzarlo e dirigerlo.
Potremo dire senza tema di smentita che il Dio al quale siamo chiamati a sottometterci, come si è rivelato a noi, è una figura ancora più ricca e completa di quella che l'Islam predica, e direi, ancora più attraente di quanto esso sia. Se un mussulmano si sottomette a Dio secondo l'immagine imperfetta, parziale e alterata che egli conosce, non dovremmo noi a maggior ragione essere sottomessi al Dio di Gesù Cristo?
III. Che cosa dobbiamo sottomettergli? Chiediamoci così secondo l'esortazione biblica di Giacomo, che cosa noi dovremmo sottomettere a Dio. Nulla di meno che noi stessi, tutto noi stessi, e questo implica:
1. La nostra volontà ed affetti. Il credente dice: o Signore Iddio, tu ti sei rivelato a me in tutta la tua gloria, ed ora, in riconoscenza e nella consapevolezza dei miei precisi doveri verso di te, desidero vivere secondo la Tua volontà, come a te piace, secondo la Tua guida. Voglio amarti con tutto me stesso, perché non vi sono altri che siano comparativamente degni di essere amati e rispettati più di te. Ti voglio mettere al primo posto nella mia vita e considerare ogni altra cosa nella Tua prospettiva.
2. Il nostro tempo e talenti. Anche il mio tempo, ora non sarà più sprecato in cose inutili, dannose, non costruttive. Desidero darti spazio nella mia vita e troverò ad ogni costo il tempo necessario per conoscerti meglio, per lodarti e ringraziarti da solo e nel contesto della comunità dei credenti. Voglio mettere te, e noi i miei piaceri, o i miei comodo, al primo posto delle priorità della mia vita, perché questo ti è dovuto. Voglio usare i doni spirituali e materiali che mi hai dato per servire la Tua causa nel mondo, causa di pace, di giustizia e di amore, alla Tua gloria.
3. I nostri progetti e propositi. Essergli sottomessi significa vedere nella Sua prospettiva i nostri progetti e propositi. Che cosa mi propongo di fare e di realizzare nella mia vita? Ebbene, a livello personale cercherò sempre di verificare se tutto ciò è in funzione della Tua gloria e secondo la volontà rivelata. Lo stesso apostolo Giacomo diceva: «...voi che dite: Oggi o domandi andremo nella tal città, e vi staremo un anno, e trafficheremo, e guadagneremo; mentre non sapete che cosa avverrà domani! Che cos'è la vita vostra? Poiché siete un vapore che appare per un po' di tempo e poi svanisce. Invece di dire: Se piace al Signore, saremo in vita, e faremo questo e quest'altro...» (Gm. 4:13-15).
4. Le nostre preoccupazioni ed ansie. Sottomettiamo a Lui anche le nostre preoccupazioni ed ansie. Quante paure abbiamo? Quante incertezze? Quante preoccupazioni per questo e per l'altro, quante ansie abbiamo nella vita. Non siamo però chiamati a vivere nella paura e nell'ansia. Essere sottomessi a Dio significa acquistare un modo di vivere sereno, perché consapevolmente mettiamo ogni cosa nelle mani di Dio in preghiera. A Lui chiediamo consiglio, e a Lui affidiamo tutto quanto, confidando nella Sua provvidenza. Gesù disse: «Non siate con ansietà solleciti per la vita vostra... sono le genti del mondo che [vivono con tutte queste preoccupazioni ansiose] ma il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno. Cercate piuttosto il Suo regno, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte. Non temete, o piccolo gregge...» (Lc. 12:22,29,30).
III. Perché ci dobbiamo sottomettere? "Sottomettetevi, dunque", dice il nostro testo biblico (v. 7). E' chiaro da quello che abbiamo visto finora, il perché ci dobbiamo sottomettere a Dio. L'atteggiamento che assumiamo nella nostra vita comporta delle precise conseguenze. Quali? Vediamole:
1. Perché Dio resiste ai superbi. Egli si contrappone a coloro che si ribellano contro di Lui. E' una vana speranza sperare di prevalere se abbiamo Dio contrario. Iddio resiste e giudica senza sconto di pena chi non riconosce i suoi legittimi diritti di Dio, la Sua legittima sovranità su ciò che Egli ha creato.
La nostra ribellione a Lui è davvero insensata, perché Iddio non è un malvagio dittatore, il nostro migliore bene lo troviamo proprio sottomettendoci a Lui: allora scopriremo che questo significherà sperimentare una vera libertà. Se rifiutiamo a Lui ciò che gli è dovuto pensando così di esserne liberi, in realtà cadiamo preda di qualcun altro, al quale saremo inconsapevolmente sottoposti e ci farà solo del male.
2. Perché Dio dà grazia agli umili. Coloro che gli si sottomettono riceveranno grazia sufficiente per essere perdonati, per riconciliarsi con Lui, per essere protetti e soddisfatti davvero di noi stessi, e per essere portati alla presenza della Sua gloria, «Si, eccelso è l'Eterno, eppure ha riguardo agli umili, e da lungi conosce l'altero» (Sl. 138:6).
Conclusione
Sapete qual è la reazione più comune di un mussulmano quando vede il nostro modo di vivere? Dicono: "E' strano, voi ...non avete un Dio, vivete come se Dio non esistesse e non avesse mai parlato... vivete solo in funzione di voi stessi".
Quando i Mussulmani ci considerano "infedeli", non vuole tanto dire che noi non siamo Mussulmani, ma che noi non amiamo, rispettiamo, onoriamo, serviamo il Dio che la Scrittura ci presenta, noi non siamo come dovremmo, cioè debitamente sottomessi a Lui.
Iddio dunque ci chiama al ravvedimento. L'ammonimento che ci viene dalla testimonianza dei Mussulmani, ma ancor di più dalla testimonianza biblica che abbiamo esaminato oggi ci deve spingere a confessare a Dio la nostra ribellione a Lui, a confessare quel peccato fondamentale che è la nostra pretesa di poter fare a meno di Lui per vivere come ci pare. Tutto questo però è assolutamente autolesionista per noi.
Se abbiamo vissuto così chiediamo perdono al Signore, e riponiamo fede nel Signore Gesù Cristo, perché Egli è la mano tesa di Dio per noi e tramite Lui potremo per grazia tornare ad avere un buon rapporto con Dio, un giusto rapporto con Lui, perché le cose funzionano quando la nostra vita corrisponde alle cose come veramente stanno.
I Mussulmani si prostrano sul loro tappetino per pregare, ma ascoltate che cosa avviene in cielo, fra gli angeli di Dio, secondo il libro biblico e cristiano dell'Apocalisse: «E le creature dicevano... Santo, santo, santo è il Signore Iddio, l'Onnipotente, che era, che è, e che viene". Ed ogni volta che le creature viventi rendono gloria, onore e grazie a Colui che siede sul trono, a Colui che vive nei secoli del secoli, i ventiquattro anziani si prostrano davanti a Colui che siede sul trono e adorano Colui che vive nei secoli dei secoli e gettando le loro corone davanti al trono, dicono: "Degno sei, o Signore e Iddio nostro, di ricevere la gloria e l'onore e la potenza; poiché tu creati tutte le cose, e per la tua volontà esistettero e furono create» (Ap. 4:8-11).
(P. Castellina, p. 2717)
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