Il coronamento di una vita

(Salmo 21)


Vivere in modo finalizzato

Uno dei doni più belli che Dio dà alla nostra vita, tramite la fede in Gesù Cristo, è un fine, una finalità, un certo obiettivo da raggiungere.

Molti considerano con timore la fine della propria esistenza, il cristiano però non se ne preoccupa, ma guarda piuttosto il fine che con la vita vuole raggiungere, lo scopo, il proposito della propria vita, il suo coronamento.

Il cristiano è colui che ha ricevuto "intelligenza"11 sui propositi che Dio ha predisposto per la storia nel suo svolgersi e per la sua vita, e se ne lascia coinvolgere con fiducia e con gioia.

La Bibbia parla dell'impegno di fede e di condotta del cristiano come di una corsa, una corsa non svolta in modo incerto, ma con un chiaro traguardo da raggiungere; oppure come di un combattimento di pugilato in cui non si batte inutilmente l'aria, ma un reale avversario ai fini di riportarne la vittoria ed ottenere la corona di vincitore1.

Una persona ha circa 600.000 ore di vita a sua disposizione se vive fino a 65 anni di età. Dato che in media uno ha 18 anni fino a quando completa la sua istruzione scolastica, questo gli lascia 47 anni, o quasi 412.000 ore da vivere dopo il diploma.

Se passiamo 8 ore al giorno a dormire, 8 ore per attività personali, sociali, e ricreative, nonché otto ore per lavorare, questo ammonta a 137.333 ore in ogni categoria. Quando pensiamo al tempo che abbiamo per lavorare e per divertirci in termini di ore, questo non pare molto, e quando poi vediamo il nostro tempo alla luce dell'eternità, non è che un istante passeggero. Quanto importante è dunque che trascorriamo le nostre ore da svegli in modo saggio, con un fine cioè che ne valga la pena!

Un uomo che conoscevo calcolava i suoi anni in termini di giorni. Se gli chiedevate: "Quanti anni hai?", rispondeva immediatamente in termini di giorni. Basava questa sua pratica sulle parole del Salmo 90:12 «Insegnaci dunque a così contare i nostri giorni, che acquistiamo un cuore savio». Contare letteralmente i suoi giorni gli rammentava del veloce passare del tempo e che egli doveva vivere nella prospettiva di valori eterni.

Più che contare i giorni della nostra vita, però, dobbiamo far si che essi contino!

 

Una vita in retrospettiva

Il salmo 20 può essere considerato la parabola di una vita vissuta nella prospettiva della fede che, alla fine riceve "la corona della vita".

Alla fine di un anno si fanno i consuntivi di ciò che abbiamo vissuto. Qui troviamo rappresentato un uomo che, al termine della sua vita, può fare un consuntivo dove tutti i suoi conti sono in attivo. Come è stato possibile per lui ottenere questo?

Qui troviamo un uomo che ha vinto una battaglia e che si lascia trasportare da uno spirito di celebrazione e di esultanza. Egli parla d'aver ricevuto «benedizioni eccellenti», di «una corona d'oro finissimo», del dono della vita e di una «lunghezza di giorni perpetua ed eterna»2.

La corona della vita è un simbolo de:

 

I. Il coronamento di una vita

Il poeta apre il suo inno di coronamento con una nota di gioia e di giubilo: «O Eterno, il re si rallegra nella tua forza... gli hai posta in capo una corona d'oro finissimo... perché il re si confida nell'Eterno» (1-7). Il tempo del coronamento è sempre momento di gioia e di giubilo. Vi sono tanti motivi per cui egli può essere gioioso. Egli ha:

1) La gioia dell'adempimento. «Tu gli hai dato il desiderio del suo cuore e non gli hai rifiutata la richiesta delle sue labbra» (2). Questo forse si riferisce al salmo precedente, dove leggiamo: «Ti dia egli quel che il tuo cuore desidera, e adempia ogni tuo disegno» (Sl. 20:4). In quell'inno di battaglia la preghiera aveva chiesto a Dio vittoria sulle forze nemiche e una piena liberazione: questa preghiera è stata esaudita. Ora è il tempo in cui egli esprime tutta la sua riconoscenza.

La sua vita è stata un "buon combattimento" perché aveva perseguito obiettivi graditi a Dio. Così, difronte alle persecuzioni, alle sofferenze ed alle prove che comporta la vita cristiana, l'apostolo Paolo giunge ad affermare che nonostante tutto, in Cristo, «in tutte queste cose noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati»3.

Se la nostra vita è vissuta perseguendo consapevolmente i propositi di Dio, costi quello che costi, potremo un giorno conoscere la gioia di una vita perfettamente adempiuta.

2) La gioia dell'ascesa al trono. «Poiché tu gli sei venuto incontro con benedizioni eccellenti, gli hai posta in capo una corona d'oro finissimo» (3). Dopo l'adempimento abbiamo l'ascesa al trono: ecco che cosa il poeta intende per «benedizioni eccellenti».

L'essere umano era stato creato da Dio non solo per essere autentico "coronamento della creazione", ma anche per essere "re" della creazione, sebbene in posizione subordinata rispetto a Dio. L'essere umano era stato creato da Dio secondo l'immagine di sé stesso in conoscenza, giustizia e santità. Adamo, prima della sua caduta, era "re" perché destinato a governare saggiamente la creazione come Dio gli aveva detto. Conosceva la volontà di Dio, desiderava obbedirvi, ed era in grado di farlo. L'essere umano però, peccando contro Dio, è decaduto da questa sua funzione ed ora, nel contesto della creazione, "combina solo guai" a non finire. Cristo però, come secondo Adamo, ha ripreso la funzione di saggio re, ed in Cristo noi possiamo tornare a regnare saggiamente come Dio desidera e così adempiere al mandato proprio dell'essere umano. La Bibbia parla di coloro che «ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia [e che] regneranno nella vita per mezzo di Gesù Cristo»3.

Se viviamo in comunione e nella prospettiva di Gesù Cristo, il Signore, potremo così sperimentare come in Lui la nostra stessa umanità venga valorizzata per quello che doveva essere fin dall'inizio.

3. La gioia del conferimento di vita. «Egli ti aveva chiesto vita, e tu gliel'hai data; lunghezza di giorni perpetua ed eterna» (4). Anche i fedeli nell'Antico Testamento sapevano che "regnare nella vita", implicava il ricevere vita. Probabilmente Davide qui aveva in mente più di una semplice estensione della sua vita: era la sua casa reale che, secondo la profezia, sarebbe stata stabile in perpetuo4. Questa promessa, nel senso più pieno, si è realizzata quando Gesù Cristo, Dio e uomo, nacque a Betlemme, città di Davide, per inaugurare un regno che non avrebbe più avuto fine. In questo modo "salire al trono" nella vita implica il conferimento della vita in Cristo, perché l'unica vita che ha «lunghezza di giorni perpetua ed eterna» è quella del Figlio di Dio.

Se conosciamo la volontà di Dio realizzata nella nostra vita, potremo un giorno godere pienamente della gioia di una vita eterna, che è vita vera, completa, "abbondante", la più desiderabile.

4) La gioia dell'essere arricchiti. «Grande è la sua gloria mercé la tua salvezza. Tu lo rivesti di maestà e di magnificenza» (5). Dopo la salita al trono e il conferimento c'è l'arricchimento con gloria, onore e maestà. L'esperienza che Davide aveva fatto della grazia di Dio che salva e della liberazione da Lui operata dai suoi nemici, lo rendono candidato alla gloria, all'onore, ed alla maestà. Proprio come il Salvatore è stato coronato di gloria e di onore dopo aver trionfato sul peccato, sulla morte, e sull'inferno (Sl. 8:5), così il credente sarà similmente ricompensato nell'essere partecipe della vittoria del Figlio di Dio. La gloria è lo splendore della divinità del Salvatore, l'onore è lo splendore della Sua purezza, e la maestà lo splendore della Sua sovranità.

Partecipare alla vita trionfante di Cristo significa assumere nella nostra vita, nella nostra personalità, come di riflesso, le Sue stesse qualità.

5) La gioia di una responsabilità ricevuta. «Poiché lo ricolmi delle tue benedizioni in perpetuo, lo riempi di gioia nella tua presenza» (6). Letteralmente la prima parte di questa frase dovrebbe essere: "Lo hai stabilito per essere una benedizione per sempre". Proprio come Davide era stato posto sul trono come strumento di benedizione per la propria nazione come pure per le altre, e proprio come il Salvatore venne risorto dai morti e siede alla destra di Dio per comunicare benedizioni ad un mondo in agonia, così il credente -risorto e posto a sedere con Cristo, come si esprime la Scrittura- diventa mezzo, strumento di benedizione per la sua generazione.

6) La gioia dell'impegno. «Perché il re si confida nell'Eterno, e per la benignità dell'Altissimo non sarà smosso» (7). Davide ben sapeva che cosa significasse cadere, ma sapeva pure che perdere una battaglia non significava certo perdere tutta una campagna militare. Anche nel mezzo dei suoi fallimenti egli continuava ad essere "secondo il cuore di Dio"5. Il suo impegno di fondo verso Dio era inamovibile. Aveva fiducia nel Signore, e confidava nel fatto che, per la misericordia di Dio, egli non sarebbe mai stato rimosso. Dio sceglie e dona misericordia indipendentemente dai nostri meriti. Egli sa che siamo peccatori inguaribili anche con la migliore nostra volontà. Davide non era certo un "santo", nel senso oggi comune del termine, e non migliore di altri, ma Dio, nel suo insondabile proposito gli aveva promesso grandi cose, e Davide poteva confidare nel fatto che Dio non si sarebbe rimangiato la sua parola. Egli sarebbe stato sempre fedele. Certo questa non era una scusa per fare ciò che più gli aggradasse, ma poteva confidare che, se pur cadeva nel peccato a causa della debolezza della sua carne, egli ne sarebbe stato risollevato.

Alla fine di una vita il credente potrà celebrare la fedeltà di Dio alle Sue promesse. Ed ecco così:

 

II. La celebrazione della vita

«La tua mano troverà tutti i tuoi nemici... l'Eterno, nel suo cruccio li inabisserà... Innalzati, o Eterno, con la tua forza; noi canteremo e celebreremo la tua potenza»6. Il coronamento della vita viene sempre seguito dalla celebrazione della vita, dalla festa, e in questi versetti rimanenti del salmo abbiamo la festa per la vittoria che Dio ha già conseguito in favore del suo popolo. Noi celebriamo:

1) La totalità del suo trionfo. «La tua mano troverà tutti i tuoi nemici» (8). Se accentuate la parola "tutti" in questo versetto, vedrete la totalità del trionfo di Dio sul male. Sia che noi pensiamo al nemico come il peccato nella nostra vita, o Satana nel mondo, questo non altera la totalità del trionfo di Dio.

L'evangelista Giovanni poteva scrivere: «Se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, abbiamo comunione l'uno con l'altro, e il sangue di Gesù, suo Figliolo, ci purifica da ogni peccato»7, e pure l'apostolo Paolo: «le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti nel cospetto di Dio a distruggere le fortezze; poiché distruggiamo i ragionamenti ed ogni altezza che si eleva contro alla conoscenza di Dio, e facciamo prigione ogni pensiero traendolo all'ubbidienza di Cristo»8. Erano pochi e deboli, ma dove prendevano essi il coraggio per lottare contro il peccato in tutte le sue forme, con la sua mostruosa forza per rovinare e distruggere? Da Dio, il quale è ancora più forte di ogni arroganza.

2) La finalità del trionfo di Cristo. «Tu li metterai come in una fornace ardente, quando apparirai; l'Eterno, nel suo cruccio, li inabisserà, e il fuoco li divorerà. Tu farai sparire il loro frutto dalla terra, e la loro progenie tra i figlioli degli uomini» (9,10). Sono parole terribili, ma pure vere. Alcuni hanno pensato che fossero un riferimento a 2 Sa. 12:31, dove Davide fa sterminare i suoi nemici, forse per noi persino troppo crudelmente, e bruciare completamente ogni loro traccia, ma il significato non può essere limitato solo a questo episodio. L'espressione "fornace ardente" potrebbe simbolizzare il destino finale di Satana, dei suoi angeli, e, che ci piaccia o meno, di tutti coloro che respingono il Salvatore e Signore Gesù Cristo9, destino questo chiaramente delineato nelle Scritture ed espressione della giustizia di Dio che, sulla bilancia, pesa tanto quanto il Suo amore.

3) La realtà del trionfo di Dio. «...perché hanno ordito del male contro a te; hanno formato malvagi disegni, che non potranno attuare; poiché tu farai loro voltar le spalle, col tuo arco mirerai diritto alla loro faccia» (11,12).

In questi due versetti Davide mette in rilievo la realtà del fatto che Dio si occuperà senza ritardo di tutti coloro che ordiscono il male e che tramano oscuri disegni. Il poeta mostra, prima di tutto, che la distruzione delle forze del male infondo se la infliggono da sole. Esse complottano contro il popolo di Dio e quindi provocano l'ira di Dio, facendo si che Egli li liberi dalle loro mani. Anche se falliscono nei loro disegni, questo è sufficiente per provocare su di loro l'ira di Dio.

Con quest'affermazione al riguardo della realtà del trionfo di Dio sul male, il poeta conclude: «Innalzati, o Eterno, con la tua forza; noi canteremo e celebreremo la tua potenza» (13). Letteralmente queste parole dovrebbero essere lette: "Innalzati, o Dio, sia in te stesso che nelle lodi del tuo popolo. Così canteremo e celebreremo il Tuo potere".

Rivolgendosi alla chiesa di Smirne, il Signore Gesù disse: «Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, perché siate provati; e avrete una tribolazione di dieci giorni. Sii fedele fino alla morte, e io ti darò la corona della vita»10.

Forse può essere difficile per una vittima di ingiustizie fare esperienza del positivo esito delle loro sofferenze, o per chi soffre giorno dopo giorno desiderare continuare a vivere. C'è poco nelle circostanze della loro vita che possa loro rammentare il coronamento, ma è proprio in queste circostanze che, storicamente, cristiani di ogni tempo e paese hanno fatto maggiore esperienza della presenza di Dio ed hanno compreso più chiaramente la realtà del trionfo ultimo di Dio -e di loro stessi- sul male.

Un famoso missionario in Cina a suo tempo perseguitato, aveva voluto fosse scritta questa frase sulla sua tomba: «Ho peccato, me ne sono ravveduto; ho avuto fiducia; ho amato; risorgerò, e per la grazia di Dio, trionferò".

 

Conclusione

Il consuntivo di una vita deposta consapevolmente nelle mani di Dio, confidando in Lui ed obbedendo a Lui, non può che essere positivo, per grazia sua e per la fedeltà alle Sue promesse.

La corona della vita è il simbolo del coronamento della vita che trova in Dio il suo compimento ultimo e che potrà così celebrare la pienezza della vita. Trionfare sulla tribolazione e fedeltà fino alla morte: ecco cosa implica la vita cristiana, ma esse pure forniscono l'opportunità di mettere alla prova la potenza del Signore.

La vita umana ha uno scopo, e così pure la storia umana ha un proposito: questo si trova nella prospettiva di Dio, e noi lo possiamo intendere affidandoci con fiducia al Salvatore Gesù Cristo.

Non è vero che la vita sia priva di senso, né che la storia segua cicli sempre uguali, né che dipenda "dalle stelle". Dipende da Dio, il quale vuole comunicare "l'intelligenza" delle cose che avvengono a noi, per grazia, in Gesù Cristo. Solo nella prospettiva di Dio il bilancio di una vita potrà alla fine considerarsi positivo. L'Evangelo di Gesù Cristo è l'appello che Dio ci rivolge in questo senso, oggi, a tutti noi che ascoltiamo la Sua Parola.

 

Note

11 Co. 9:26; 221:3,4;3Ro. 8:37; 4Ro. 5:17; 42 Sa. 7:13-16; 5At. 13:22; 68-13; 71 Gv. 1:7; 82 Co. 10:4,5; 9 Ml. 4:1,2; 2 Te. 1:7-9; 10Ap. 2:10; 11Ef. 1:9.

(P.C. p. 2551)


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