...e, postisi in ginocchio, l'adorarono


1. Tre uomini cercano e trovano

Tre uomini sapienti venuti dall'Oriente arrivano in Betlemme di Giudea, entrano in una casa dove è da poco nato un bambino, raggiungono la camera dove si trova insieme con sua madre, e, davanti a lui si pongono in ginocchio e l'adorano, presentandogli ricchi quanto simbolici doni.

Tre uomini sapienti che vengono da lontano, dopo un lungo cammino, tre uomini che scrutano i segni dei tempi del mondo in cui vivono, cercando di dare a tutto un senso ed intendono che qualcosa di unico nella storia umana sta per avvenire: l'unigenito Figlio di Dio sta per venire in questo mondo come l'atteso Salvatore.

Tre uomini sapienti lasciano il multicolore mondo dell'Oriente, con tutte le sue filosofie e religioni per cercare e per trovare il vero volto di Dio.

Non bastavano loro forse le divinità pagane di cui il loro mondo era ricco? Non bastavano le mille filosofie che guidano la vita di così tanta gente? Non bastava loro la scienza di cui erano depositari? Non c'era che l'imbarazzo della scelta. Che mai andavano ancora cercando questi uomini sapienti?

Andavano a cercare quello che mai nessuna filosofia e religione avevano saputo loro dare: loro sì che le avevano provate e confrontate tutte, ma nessuna aveva veramente soddisfatto l'anima loro. Quelle filosofie e religioni non erano che il cercare Dio come fa un cieco a tastoni, non erano che ipotesi e tentativi di dare una risposta alle profonde aspirazioni dell'uomo. Ora Dio stesso aveva preso l'iniziativa di venire in prima persona uomo fra uomini, come il rivelatore della verità sconosciuta, come il solo che veramente avrebbe potuto salvare uomini e donne dall'ineluttabile destino in cui tutti sono immersi.

Tre uomini sapienti si presentano difronte a Gesù, il Cristo, e, postisi in ginocchio, l'adorano.

 

2. Il culto a Lui dovuto

a. In ginocchio davanti a Gesù. Strano destino, quello di Gesù. Molte persone vedono in Lui qualcosa di assolutamente diverso dagli altri e si atteggiano verso di lui come nessun altro essere umano mai oserebbe pretendere: l'adorano.

Un giorno «un lebbroso venne e l'adorò dicendo: "Signore, se tu vuoi, tu puoi mondarmi". Gesù, distesa la mano, lo toccò, dicendo: "Si, lo voglio, sii mondato". E in quell'istante egli fu guarito dalla sua lebbra» (Mt. 8:2,3). I discepoli di Gesù, lo vedono un giorno, lo vedono camminare sul mare, e ne sono spaventati. "Allora quelli che erano nella barca vennero, e l'adorarono, dicendo: "Veramente tu sei il Figlio di Dio" (Mt. 14:33). Una cananea «venne e l'adorò, dicendo: "Signore, aiutami"» (Mt. 15:25).

Il cieco nato, dopo essere stato guarito e dopo che Gesù gli si era rivelato quale Figlio di Dio disse: «"Io credo, Signore", e l'adorò» (Gv. 9:38).

All'ascensione di Gesù, i discepoli «dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia» (Lc. 24:52).

b. Il dovere dell'adorazione. L'adorazione dunque, l'adorazione di Dio e di Colui che è l'Emanuele, cioè "Dio con noi", un atto sempre meno praticato in questa generazione orgogliosa e priva di timore di Dio.

Eppure, come dice un catechismo riformato: "Lo scopo principale della vita umana è dare gloria a Dio e godere per sempre della Sua presenza" (Westminster, d. 1), mentre il dovere che il primo comandamento ci impone è quello di "conoscere e riconoscere Dio come l'unico e vero Dio, e come il nostro Dio; nonché di adorarlo e glorificarlo come tale" (d. 46). La nostra empia generazione al contrario fa proprio quello che il primo comandamento ci proibisce, cioè: "il negare, oppure non rendere il debito culto e gloria al vero Dio come Dio, e come nostro Dio; e dare il culto e la gloria che spetta solo a Lui ad altri" (d. 47). Adorare Iddio è dovere della creatura nei confronti del suo Creatore, mancare di adorare Dio è un atto di ribellione inqualificabile che merita tutta la riprovazione e la condanna di Dio.

c. Un'atteggiamento tipicamente umano. Il vocabolario così descrive il termine 'adorazione': "atto di riverenza verso la divinità, con il quale se ne riconosce la superiorità e si afferma la propria dipendenza da essa. Nelle religioni antiche, cerimonia nella quale il fedele si prostrava dinnanzi alla statua del dio, e ne baciava il piede. Ammirazione molto grande". E questo è esattamente il senso che veniva dato alla parola originale usata per coloro che si prostravano dinanzi a Gesù per adorarlo. Non aveva questo nulla a che fare con un semplice segno di rispetto, un atto di omaggio verso una persona di riguardo: era null'altro che il debito atteggiamento della creatura verso Colui che l'ha creata, o verso la divinità.

Gli adoratori antichi mandavano un bacio alla divinità, si prosternavano per baciare il piede della statua della divinità, veneravano in ginocchio l'immagine del dio, oppure il sovrano divinizzato verso il quale si inchinavano o si buttavano a terra in segno di sottomissione.

d. Un onore che spetta a nessun altro. La Bibbia insegna chiaramente che nessun altro che Dio è degno di questo particolare atto di omaggio.

In Atti 10:25 è scritto che per la straordinaria ammirazione che aveva per l'apostolo «come Pietro entrava, Cornelio gli andò incontro, gli si gettò ai piedi e l'adorò. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: "Alzati, sono anch'io un uomo"». In Apocalisse 19:10, Giovanni scrive del suo incontro con un angelo: «E io caddi ai suoi piedi per adorarlo. Ma egli mi disse: "Guardati dal farlo, io sono un conservo tuo e dei tuoi fratelli che hanno la testimonianza di Gesù. Adora Dio!» (Ap. 19:10; cf. 22:8).

In Mt. 4:9 il diavolo porta Gesù sopra un monte altissimo e gli mostra tutti i regni del mondo e la loro gloria, e gli dice: «Io ti darò tutte queste cose se, prostrandoti a terra, tu mi adori". Allora Gesù gli disse: "Vattene, Satana, poiché sta scritto: 'Adora il Signore Dio tuo, e servi a lui solo'"» Satana Gli chiede il supremo atto di adorazione rovesciando l'ordine giusto dei valori, e dimostra con tale pretesa di essere il grande antagonista e avversario di Dio, che vorrebbe far proprio ciò che spetta solo a Dio.

e. Segno di sottomissione. E' chiaro però che vi era però una profonda differenza fra il culto di Jahweh, privo di rappresentazioni artistiche e il culto pagano degli déi, dove non appariva alcuna distanza fra uomo e divinità. Il Dio d'Israele veniva infatti venerato senza immagini e perciò non può essere adorato in maniera "tangibile". Così adorare assume il significato di piegarsi sotto il volere di Colui che sta in alto, l'espressione della disponibilità a sottomettersi al volere di Colui al quale ci si rivolge con questo gesto, l'atteggiamento interiore corrispondente della venerazione e dell'umiltà.

 

3. Non tanto una società empia, ma idolatra

L'adorazione di cui parla la Bibbia assurge così a segno dell'atteggiamento religioso fondamentale dell'uomo: la sua adorazione dimostra qual è veramente il suo dio, se il vero Dio oppure gli idoli ed i démoni, addirittura Satana medesimo. Il rapporto dell'uomo con la divinità si esprime infatti principalmente nell'adorazione, in generale nella preghiera.

Voi però mi direte, è un problema che non riguarda l'uomo moderno, perché l'uomo moderno è privo di religione, non si inchina più difronte a nessuno, è un uomo libero! Davvero?

In effetti, se qualcuno non riconosce l'Eterno come suo Dio e lo adora, servirà però parecchi falsi déi: non c'è modo di evitare questa alternativa. Certo non ci prostriamo dinnanzi a statue e non offriamo sacrifici ad idoli di pietra e di legno. E' tuttavia inconfutabile che chi non dà il suo primo interesse, il suo entusiasmo, la sua devozione all'Eterno suo Dio, questi, in pratica, servirà i tiranno spirituali che le antiche statue rappresentavano. Facciamo degli esempi:

a. Marte, il Dio della guerra non esiste più nel nostro mondo moderno, ma quanta gente rende il proprio culto ad armi, ad eserciti, a miti di forza e di arroganza, alla violenza! La nostra società sacrifica enormi quantità di denaro al dio degli eserciti e degli armamenti, e quanto spesso si ripone fiducia nelle armi e nella violenza per risolvere i nostri problemi, se non in pratica, almeno potenzialmente.

Quanto spesso si rende culto ai miti rappresentati nel cinema da Stallone o da Schwarzenegger, oppure ai miti dei campioni dello sport. Gli stadi sono pieni di "adoratori" dei campioni sportivi, e quanta gente sacrifica il suo tempo ed il suo denaro per essi.

Quanto spesso si crede che la violenza e la cattiveria, dell'arroganza e della prevaricazione, siano i metodi migliori di salvezza in questa società. Il dio Marte della forza, della violenza e della cattiveria, è però un tiranno, e i suoi adoratori ne cadono spesso vittima.

b. Mercurio, il dio del lavoro, del commercio, la cui statua con i suoi talloni alati non si erge più sulle piazze delle nostre città. Ma chi potrebbe negare che questo dio tiene completamente soggiogati milioni di individui per i quali vivere è solo lavorare, commerciare, riuscire negli affari? Innumerevoli uomini e donne attivi, intelligenti, sacrificano in effetti a questo dio messo al primo posto, la loro salute, la loro famiglia e la loro felicità! Certamente bisogna lavorare per vivere, e adempiere ogni proprio dovere, è chiaro. Ma non di meno vivere significa unicamente commerciare, trafficare, riuscire? Fra tutti i tristi epitaffi che si leggono sulle tombe la frase "il lavoro fu la sua vita" è senza dubbio la più pietosa. E' l'epitaffio di coloro che sono stati schiavi di questo dio invadente dell'attivismo che detronizza l'Eterno, il nostro Dio.

c. E che dire del dio Bacco? Molti rendono culto ogni giorno al dio del vino e dell'alcool, e vi sono templi di bacco in ogni città e paese, che non conoscono alcuna crisi di partecipazione: li chiamano ristoranti, birrerie, taverne, 'degustazione vini', crotti, bar, enoteche. Al dio Bacco si sacrificano soldi a non finire, si sacrifica la propria salute e la propria famiglia. Avesse l'Eterno tanti adoratori fedeli come ce li ha il dio Bacco! In Svizzera è proibita la pubblicità di alcoolici, ma non per esempio in Italia: è molto di più lo spazio televisivo dedicato al dio Bacco che all'Eterno Iddio!

d. Per non parlare poi di Venere, la dea dell'erotismo e della concupiscenza! Non dico la dea dell'amore perché di Dio del vero amore ne conosco solo uno, quello che in Gesù Cristo ha dato tutta la sua vita per noi! Quanti sono gli adoratori di Venere? E quanto sacrificano per essa? Questi adoratori di Venere le rendono culto con riviste e film pornografici. Chi oserebbe dire che il culto di Venere è stato abbandonato? Molti non pensano altro che al sesso e a soddisfare la propria carne in modi più o meno legittimi, ma anche Venere è una dea malvagia che fa innumerevoli vittime. Dice la Scrittura: «La mente controllata dalla carne produce morte» (Ro. 8:6).

e. E che dire del dio Mammona, il dio denaro, forse il più ignobile di tutti i falsi déi... Perché è proprio a lui, che dappertutto nel mondo, si vende la propria felicità, il proprio onore, il corpo, l'anima e anche l'anima degli altri! Ah, com'è potente e suggestivo questo dio! Non è forse lui che ispira il furto e l'avarizia (che è una forma di idolatria, dice la Scrittura). E l'avarizia, alla fine dei conti, è la passione più sordida e solida che lega il povero adoratore di Mammona!

Ne ho menzionati diversi, ma è possibile che non abbia io nominato il tuo dio personale, quello che ti tiene e ti trattiene, il dio al quale tu di prosterni, il dio che tu adori mentre, con sommo disprezzo, tratti con sufficienza il Dio della Bibbia, il quale solo ti può dare libertà. I tre uomini sapienti che erano venuti a Betlemme ad adorare il Signore Gesù l'avevano trovato, e si erano ben presto liberati di tutti quei falsi déi che ben sapevano non aver dato loro la vera sapienza e neppure la vera felicità.

 

4. Un appello alla conversione

Difronte all'annuncio del Natale, allora, Iddio ci vuol far prendere coscienza dei falsi déi che tiranneggiano la nostra vita e ci chiama alla conversione.

Certo gli déi che adoriamo sono falsi, ciononostante sono potenti perché siamo noi a dare loro forza con la nostra devozione. La devozione è definita come l'atteggiamento spirituale di reverenza e di dipendenza che noi abbiamo verso una divinità e se non rendiamo a tutti questi falsi déi onore, gloria e dipendenza, alla fine distruggeranno la nostra vita. E' solo per il nostro bene che Iddio ci chiama a dargli il posto che gli compete, è solo per la nostra vera libertà e felicità.

E' la Bibbia stessa che nel libro dell'Apocalisse così dice con estrema chiarezza: «...poi vidi un altro angelo che volava in mezzo al cielo e che aveva l'Evangelo eterno da annunziare agli abitanti della terra e ad ogni nazione, tribù, lingua e popolo, e diceva a gran voce: "Temete Dio e dategli gloria, perché l'ora del suo giudizio è venuta; adorate colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare, e le fonti delle acque... se uno adora la bestia e la sua immagine e ne prende il marchio... berrà anch'egli il vino dell'ira di Dio, versato puro nel calice della sua ira e sarà tormentato con fuoco e zolfo davanti ai santi angeli e davanti all'Agnello. E il fumo del loro tormento salirà nei secoli dei secoli, e non avranno requie né giorno né notte coloro che adorano la bestia e la sua immagine, e chiunque prende il marchio del suo nome"» (Ap. 14:6-11).

 

5. La vera adorazione di Dio in Cristo

Gesù dice che la vera adorazione può avvenire solo allorché l'uomo si lascia prendere completamente dalla realtà di Dio, che è Spirito e verità (per mezzo di Gesù e del suo Spirito), ma affinché l'Eterno sia il tuo Dio, come per i tre uomini sapienti venuti a Betlemme ad adorare il Signore Gesù, occorre che Egli cessi di essere per te una realtà imprecisa, lontana, inaccessibile.

L'Evangelo di Gesù Cristo è buona notizia perché esso ci rivela Dio come Colui che è vicinissimo a noi e che vuole salvarci. Si, in verità Dio si è rivelato, non è più il Dio sconosciuto.

Ecco, Dio si è fatto carne nella persona di Gesù Cristo! Gesù poteva dire: «Chi ha visto me ha visto il Padre» (Gv. 14:9). Si, è vero, il Dio invisibile non soltanto ha parlato, ma si è offerto completamente per noi.

Eccolo che prende i bambini fra le sue braccia... eccolo inchinarsi sugli infelici... eccolo che porta i pesi di coloro che sono sopraffatti... eccolo che prende le malattie dei sofferenti... eccolo soprattutto caricarsi dei peccati di tutti coloro che se ne ravvedono ed espiarli al loro posto... Non è questo che Egli ha fatto venendo in questo mondo, morendo sulla croce e risuscitando dai morti, nella persona del Suo Figliolo? Si, veramente, è questo ciò che Egli ha fatto!

Per questo ascolta Iddio che in Gesù Cristo ti dice: «Vieni dunque a me! Non avere paura! Ti perdonerò! Ti purificherò! Ancora di più, Io abiterò in te con il mio Spirito! Ti farò iniziare una nuova vita attraverso la mia presenza in te! Ti istruirò con la mia parola. Meglio ancora, Io sarò il tuo Pastore! Ti condurrò sulla via della felicità vera ed eterna! Tu, la mia creatura che io vorrei salvare!»

Per il cieco nato che era stato guarito da Gesù ed al quale egli si era rivelato come il Figliolo di Dio, il Cristo, il Salvatore l'adorazione giunge quasi ad essere contrassegno, anzi, concretizzazione della fede stessa; credere significa adorare Gesù, riconoscerLo come Signore, rendergli l'omaggio dovuto al re. Lo fanno i tre uomini sapienti dell'oriente con devozione, con fede, con sacrificio, in modo intelligente e con obbedienza. Lo sarà anche per noi?

A Natale dunque, venite, adoriamo, Cristo, il Signore!

(P.C. p. 2638)


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