La sfida e le possibilità della fede

(Ebrei 11)


Introduzione

In questo nostro mondo e in questa generazione, noi siamo chiamati a testimoniare con coraggio e perseveranza la nostra fede in Dio, il quale si rivela a noi in Cristo Gesù secondo l'insegnamento della Bibbia. Noi siamo chiamati a far parte di un popolo dalle caratteristiche costanti in ogni tempio e paese, siamo chiamati a passarci l'un l'altro "la fiaccola" della fede che non dovrà mai spegnersi, e questo al di là delle mode filosofiche e culturali, delle opinioni popolari, delle mutevoli condizioni di questo mondo, di ogni avversità.

Siamo chiamati ad essere oggi cristiani fedeli ed obbedienti e in questo noi siamo sostenuti da innumerevoli credenti nel corso della storia che ci hanno tracciato il cammino da seguire.

Il capitolo 11 della lettera agli Ebrei dopo avere presentato la natura della fede, parla, passando in rassegna uomini e donne di fede del passato, delle possibilità della fede, per ogni tipo di persona, non importa quale sia l'età, il sesso, la cultura, la capacità, la condizione sociale.

Uomini e donne di fede come noi, non persone perfette, ma persone che hanno accolto la sfida della fede, le quali sono state accettate da Dio, hanno ricevuto il perdono dei loro peccati, e l'opera dello Spirito Santo che li purificava, ed hanno meritato di essere ricordati per sempre!

Leggiamo così questo capitolo versetto per versetto cercando di bene comprendere.

1. Descrizione della fede

"Ora la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono" (1).

Che cos'è la fede? Questo testo ce la descrive come la fiduciosa ed assoluta certezza che ciò che desideriamo sta per realizzarsi, la certezza che ciò per cui speriamo ci sta attendendo, anche se non possiamo vederlo davanti a noi.

Fede significa essere certi delle cose per cui speriamo, l'essere convinti della loro realtà senza alcun dubbio. Percepirle queste cose come reali, anche se esse non sono apparenti, rivelate ai nostri sensi.

Anzi, la presenza in noi di questa fede non è una pia illusione, ma essa stessa è proprio dono di Dio ci che ci conferma che otterremo ciò che speriamo, come se fosse esso stesso il documento che ci attesta e comprova la proprietà di queste cose. Per questo la fede è già "sostanza", ad essa non servono dimostrazioni e prove: essa è prova sufficiente a sé stessa e sicura del Regno di Dio che è venuto in Gesù Cristo e che si sta svolgendo fino al compimento completo e che noi ne siamo coinvolti.

Il solo avere questo tipo di fede è già un fatto così insolito nel mondo che essa stessa è suggello della realtà delle cose che essa spera!

La fede crea nella persona un atteggiamento nuovo, uno stile di vita nuovo, un modo diverso di vedere le cose, un nuovo orientamento della vita e delle opere, una nuova mentalità, come appare dalla stessa "galleria di ritratti" che segue.

2. Fede è scolpita nella testimonianza degli antichi

"Infatti, per mezzo di essa, gli antichi ricevettero testimonianza" (2).

La Bibbia infatti descrive innumerevoli uomini e donne che ebbero proprio questo tipo di fede e che ne rappresentano per noi l'esempio.

Dio, per mezzo dello Spirito Santo, li aveva convinti ed approvati, perché vivevano in questo nuovo stile di vita, ed essi portano il suggello di quello che Dio vuole operare anche in altri oggi.

3. Fede è dare a Dio il dovuto: la creazione

"Per fede intendiamo che l'universo è stato formato per mezzo della Parola di Dio, si che le cose che si vedono non vennero all'esistenza da cose apparenti" (3).

Un primo esempio di che cosa voglia dire fede è il fatto che solo per fede, cioè solo per mezzo dell'accettazione della rivelazione in Cristo e nella sua parola, si sa che l'universo non è eterno, ma ha avuto un inizio, cioè non è stato tratto da realtà che esistevano prima. Il creato, perciò, non trova il suo significato in sé stesso, ma solo nella Parola creatrice di Dio, che è realtà invisibile.

Per fede comprendiamo dunque che l'universo è stato conformato, ordinato e fornito per lo scopo per esso inteso, dalla parola di Dio, per ordine di Dio, cosicché le cose visibili sono state tratte dall'invisibile. Fede è dunque dare a Dio l'onore e il merito che Gli spetta, anche se non possiamo appieno comprendere l'opera sua.

4. Fede è un culto gradito a Dio: Abele

"Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino; per essa egli ricevette la testimonianza che era giusto, quando Dio attestò di gradire le sue offerte; e per mezzo di essa, benché morto, egli parla ancora" (4).

Spinto dalla fede Abele portò a Dio un sacrificio più accettevole (migliore) di quello di Caino. Questo testimonia che egli godeva di un giusto rapporto con Dio: di questo Dio rese testimonianza accettando i suoi doni. La sua fede è ancora oggi eloquente, possiamo ancora da lui apprendere importanti lezioni.

(1) Dobbiamo cercare in Cristo un giusto ed accettevole rapporto con Dio. Il culto è possibile solo a queste condizioni. Chiediamoci: Sono veramente "a posto" con Dio? (2) Il mondo è ostile alla fedeltà di alcuni: non temiamo, però, nonostante tutto è questa fede ad essere vincente ed approvata da Dio.

5. Fede è quando Dio la conferma: Enoc

"Per fede Enoc fu trasferito in cielo, perché non vedesse la morte, e non fu più trovato, perché Dio l'aveva trasferito; prima infatti di essere portato via, egli ricevette la testimonianza che era piaciuto a Dio.

Ora, senza fede, è impossibile piacergli, perché chi si accosta a Dio deve credere che Egli è, e che Egli è il rimuneratore di quelli che Lo cercano" (5,6).

In cielo senza morire, perché era stato particolarmente gradito a Dio a causa della sua fede! e Dio in questo modo aveva attestato il suo compiacimento. Episodio strano ma significativo. Difatti Dio si compiace nella fede che le sue creature hanno in Lui, nell'atteggiamento di chi volentieri si sottomette a Lui e si riconosce da Lui dipendente. Non basta chiaramente avere una fede statica in Dio (credere che "un dio esista") ma deve essere una fede dinamica, che cerca e si aspetta risposta.

6. Fede è operare e distinguersi: Noè

"Per fede Noé, avvertito divinamente di cose che non si vedevano ancora e mosso da santo timore, preparò per la salvezza della sua famiglia l'arca, mediante la quale condannò il mondo, e divenne erede della giustizia che si ottiene mediante la fede" (7).

Noè aveva preso molto seriamente gli avvertimenti di Dio sul futuro e si era premunito. Non c'era alcuna evidenza dell'imminente distretta, ma Noé non aveva pensato di perdere così il suo tempo, e costruiva con diligenza e riverenza l'arca a dispetto delle beffe, dell'incredulità e del peccato di tutti quanti. Questi ultimi, per la loro incredulità e disobbedienza perirono, Noè è la sua famiglia, invece, ne furono ricompensati. La sua obbedienza implicò una separazione, una condanna del mondo che non credeva e non ubbidiva alla Parola di Dio. Anche per Noè la fede operante lo costituisce giusto.

7. Fede è un cammino di fiduciosa attesa: Abrahamo

"Per fede Abrahamo, quando fu chiamato, ubbidì per andarsene verso il luogo che doveva ricevere in eredità, e partì non sapendo dove andava. Per fede Abrahamo dimorò nella terra promessa, come in un paese straniero, abitando in tende con Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa, perché aspettava la città che ha i fondamenti, il cui architetto e costruttore è Dio" (8-10).

Abramo era stato chiamato da Dio ad andare verso ciò che per lui era ignoto e lui aveva obbedito sapendo che Dio è buono e giusto e che di Lui si sarebbe sempre potuto fidare. Siamo noi disposti a dare a Dio "carta bianca" con piena fiducia e disponibilità astenendoci da ogni domanda non necessaria?

E poi: il credente è cittadino del Regno di Dio, invitato a non conformarsi alla mentalità corrente in questo mondo e a non considerare questa una "dimora stabile". Fede è guardare oltre, guardare lontano, avere prospettive più vaste del contingente e del materiale.

8. Fede è ritenere Dio fedele nonostante ogni evidenza: Sara

"Per fede anche Sara stessa, benché avesse oltrepassato l'età, ricevette forza per concepire il seme e partorì, perché ritenne fedele Colui che le aveva fatto la promessa. Perciò da un sol uomo, e questi come se fosse morto, sono nati discendenti numerosi come le stelle del cielo e come la sabbia lungo la riva del mare, che non si può contare" (11,12).

Dio è un Dio anche di ciò che umanamente è impossibile ed impensabile. Egli è l'onnipotente, e fede significa dare a Dio fiducia anche difronte a quello che comunemente si riterrebbe insormontabile come una vecchia che partorisce un bambino. Chi fa la promessa è Dio, e Dio si è sempre dimostrato un Dio fedele alla parola data. Sara, è vero, dubita, ma per grazia di Dio lei diventa partecipe della fede del marito Abrahamo.

9. Fede è accogliere con gioia le promesse di Dio: eroi sconosciuti.

"Tutti costoro sono morti nella fede, senza avere ricevuto le cose promesse ma, vedutele da lontano, essi ne furono persuasi e le accolsero con gioia confessando di essere forestieri e pellegrini sulla terra. Coloro infatti che dicono tali cose dimostrano che cercano una patria. E se avessero veramente avuto in mente quella da cui erano usciti, avrebbero avuto il tempo per ritornarvi. Ma ora ne desiderano una migliore, cioè quella celeste; perciò Dio non si vergogna di essere chiamato il loro Dio, perché ha preparato loro una città" (13-16).

Per tutte queste persone, commenta il nostro testo, era stato loro annunciato qualcosa che riguardava il futuro ed avevano accolto la promessa di Dio come una certezza verso la quale dovevano protendersi con tutte le loro forze. Questa loro fede li faceva vivere tendendo sempre al meglio rispetto a tutto ciò che era presente. Per noi l'annuncio dell'Evangelo riguarda eventi del passato, è vero. Gesù è la migliore realizzazione di tutte le aspettative umane, ma Gesù deve nascere in noi per iniziare in noi un processo di rinnovamento che avrà termine solo "nella patria celeste", il che, a nostra volta, non ci permette di accontentarci del punto a cui noi siamo arrivati. Anche per noi, dunque, fede è accogliere con gioia ciò che è promettente di ogni bene per l'oggi e ancor più per il domani.

10. Fede è prontezza al sacrificio: Abrahamo

"Per fede Abrahamo, messo alla prova, offrì Isacco, e colui che aveva ricevuto le promesse offrì il suo unigenito, anche se Dio gli aveva detto: In Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo nome, perché egli, Abrahamo riteneva che Dio era potente da risuscitarlo anche dai morti; per cui lo riebbe come per una specie di risurrezione dai morti" (17-19).

Qui invece troviamo che la fede deve rimanere stabile anche difronte alla morte. Neanche la morte per Dio è un ostacolo insormontabile.

Dio aveva chiesto ad Abrahamo di sacrificare suo figlio Isacco. La morte del suo unico figlio avrebbe significato la distruzione delle stesse promesse divine. Difronte ad una richiesta così sconvolgente Abrahamo crede contro lo stesso incomprensibile comportamento di Dio. Se Dio ha promesso qualcosa, avverrà, e Dio non si smentisce e non si contraddice. Abrahamo ne ha la certezza, e sa che Dio avrebbe potuto anche far risuscitare Isacco, ed obbedisce. Il sacrificio verrà evitato, ma Abrahamo avrà così superato la prova di una fede che nulla può scrollare.

11. Fede è trionfo: Isacco

"Per fede Isacco benedisse Giacobbe ed Esaù, riguardando a cose future. Per fede, Giacobbe, morente, benedisse ciascuno dei figli di Giuseppe, e adorò, appoggiato alla sommità del suo bastone. Per fede Giuseppe, quando stava per morire, fece menzione dell'esodo dei figli di Israele e diede ordini al riguardo delle sue ossa" (20-22).

La fede di Isacco è qui simbolo della fede nella provvidenza di Dio. Chi mai avrebbe potuto supporre che Dio avrebbe usato eventi tragici come la scomparsa del figliolo Giuseppe e la carestia in Israele per portare il popolo di Dio a nuove tappe della sua storia. Isacco avrebbe avuto ben motivo di disperare, ma Dio, come dirà il Nuovo Testamento fa volgere ogni cosa al bene di coloro che amano Dio.

Abbiamo noi fede nella guida ed nel controllo provvidenziale di Dio su tutti gli eventi, oppure troppo facilmente disperiamo nelle avversità. Non ricordiamo forse la promessa che Dio non abbandonerà mai i suoi eletti?

12. Fede è non temere i potenti: i genitori di Mosè

"Per fede Mosè, quando nacque, fu nascosto per tre mesi dai suoi genitori, perché essi videro che il bambino era bello, e non temettero l'ordine del re" (23).

Qui troviamo la fede dei genitori di Mosè, che ha dato loro il coraggio di opporsi al crudele ordine di Faraone che venissero uccisi tutti i figli maschi del popolo di Dio. Fede allora è qui il coraggio di opporsi anche alle minacce dei potenti. Fede qui è resistenza civile, obiezione di coscienza, la sfida all'ingiustizia, forti del fatto che Dio ci vuole militanti contro tutti coloro che si oppongono ai suoi piani. Per quanto questi alzino la voce e "mostrino i muscoli" sarà Dio che vincerà. Abbiamo noi una simile fede nel trionfo finale dei piani di Dio in barba a tutti gli arroganti oppositori?

13. Fede è rinuncia: Mosè

"Per fede Mosè, divenuto adulto, rifiutò di essere chiamato figlio della figlia di Faraone, scegliendo piuttosto di essere maltrattato col popolo di Dio, che di godere per breve tempo i piaceri del peccato, stimando il vituperio di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d'Egitto, perché aveva lo sguardo rivolto alla ricompensa" (27).

Qui fede è rinuncia alla propria comodità per stare dalla parte dei miseri e degli sfruttati, sicuro che pure Dio sta dalla loro parte. Dio sta con gli umili ed esalta gli umili, ma abbassa il potente e l'orgoglioso fino a terra. Qui vi sono due ricchezze contrapposte: quelle che piacciono agli uomini, e quelle che piacciono a Dio. In quale tipo di ricchezze vale la pena di investire le nostre risorse? Mosè non aveva dubbi in proposito, e sceglie quello che umanamente si sarebbe dimostrato perdente. Dal punto di vista umano, non sarebbe stato meglio stare dalla parte del potente faraone, ed avere con lui tutti gli agi, i piaceri e le ricchezze? Mosè sceglie ciò che è scomodo, ma alla fine avrà ragione lui. Mosè non è miope: vede le cose in prospettiva.

14. Fede è rimanere fermi anche a costo della fuga: Mosè.

"Per fede Mosè lasciò l'Egitto, senza temere l'ira del re, perché rimase fermo, come se vedesse Colui che è invisibile" (27).

Fede è rimanere fermi nei propri propositi senza temere le ire dei tuoi avversari. Mosè lascia l'egitto per avventurarsi col suo popolo nel deserto verso una terra che ancora nessuno conosceva. Non sarebbe stata meglio restare schiavi, ma almeno avere da mangiare tutti i giorni? Mosè, però, "vedeva" Colui che è invisibile, e la sua fede è stata remunerata, certo, dopo tante difficoltà, ma alla fine il popolo di Dio si sarebbe pentito di avere talvolta desiderato ritornare in Egitto, ora che era nella terra promessa. Tutte le peripezie del deserto valevano veramente la pena: dopo si sarebbero resi conto!

15. Fede è mettersi sotto la protezione del sangue: Mosè.

"Per fede celebrò la Pasqua e fece l'aspersione del sangue, affinché colui che distruggeva i primogeniti non toccasse quelli di Israele" (28).

La fede implica mettersi sotto l'insegna del "sangue" e nella Bibbia sappiamo che il sangue è segno di vita e di sacrificio. Gli israeliti avevano bagnato del sangue di un agnello la loro porta affinché quello fosse segno che avvertisse l'angelo della morte di passare oltre casa loro. Così noi, se ci mettiamo sotto la protezione del sangue di Cristo, del suo sacrificio, saremo protetti dal giudizio di Dio che viene su questa generazione incredula. Fede è credere nella potenza del sacrificio di Cristo di salvarci dalle conseguenze temporali ed eterne del peccato.

16. Fede è ardimento: le mura di Gerico.

"Per fede caddero le mura di Gerico, dopo che vi avevano girato attorno per sette giorni" (30).

La fede del popolo di Dio mentre assedia la città di Gerico è ardimento. Erano pochi e male armati: come avrebbero fatto a conquistare la città nemica di Gerico? E poi Dio, per poterla conquistare chiede da loro un comportamento totalmente per loro incomprensibile. Eppure fede è aver fiducia in Dio solo, anche se subito non comprendiamo il significato di ciò che ci chiede, e non fede nelle risorse umane, che sempre deludono.

17. Fede è sfida: Rahab

"Per fede Rahab, la prostituta, non perì con gli increduli, perché aveva accolto in pace le spie" (31).

Fede è pure per la prostituta Rahab, il fondamento della propria liberazione e del proprio perdono. Potremmo dire che Rahab si fosse comportata da opportunista nel mettersi dalla parte di coloro a cui nessuna città fortificata aveva mai resistito. Rahab però sa che se non si sta dalla parte di Dio si sarà sempre perdenti, anche se questo non ci sembra possibile. Rahab, la prostituta, "collabora con il nemico", ma alla fine verrà risparmiata, perché non conviene mettersi contro i propositi rivelati di Dio. Comprendiamo noi sempre questa lezione?

18. La fede è potenza per perseverare ad ogni costo

Il nostro capitolo si conclude menzionando altri personaggi e che cosa la fede in Dio ha realizzato nella loro vita. Troviamo qui persone che ad ogni costo, a costo delle torture, della fame, della sete, a costo della morte, vogliono stare dalla parte di Dio. Pazzi? No, non pazzi, realisti del realismo di chi sa guardare oltre ai fatti contingenti della vita per vedere ciò che un Dio fedele e verace propone, e questa fede non verrà mai delusa. Questa gente ha perseverato ad ogni costo, eppure non ha visto ciò che sperava di ottenere. Il capitolo 12 inizierà mettendo in rilievo "il capo ed il compitore della fede", cioè Gesù Cristo. Sono le sue orme che noi siamo chiamati a seguire. Se con Lui moriremo a noi stessi ed al nostro comodo, con Lui risorgeremo, trionferemo. Siamo noi pronti a metterci nella scia di tutti i fedeli che ci hanno preceduto. Siamo noi pronti ad accodarci non a coloro che verranno sconfitti, ma al corteo trionfale di Cristo.

Che la lettura dell'ultima parte del capitolo 11 ci aiuti a metterci dalla parte giusta, che è la parte giusta, anche se apparentemente sembrerebbe il contrario.

"E che dirò di più? Infatti mi mancherebbe il tempo se volessi raccontare di Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuele e dei profeti, i quali per fede vinsero regni, praticarono la giustizia, conseguirono le promesse, turarono le gole di leoni, spensero la forza del fuoco, scamparono al taglio della spada, trassero forza dalla debolezza, divennero forti in guerra, misero in fuga eserciti stranieri. Le donne riebbero per risurrezione i loro morti; altri invece furono distesi sulla ruota e martoriati, non accettando la liberazione per ottenere una migliore risurrezione. Altri ancora subirono scherni e flagelli, ed anche catene e prigionia. Furono lapidati, segati, morirono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, afflitti e maltrattati, (il mondo non era degno di loro), erranti per deserti e monti, in spelonche e in grotte della terra. Eppure tutti costoro, pur avendo avuto una buona testimonianza, mediante la fede, non ottennero la promessa, perché Dio aveva provveduto per noi qualcosa di meglio, affinché essi non giungessero alla perfezione senza di noi" (32-40).

(P.C. 3241)


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