LA VESTE DI NOZZE: UNA NUOVA INTERPRETAZIONE
Introduzione
Per spiegare meglio le verità che Dio ci vuole comunicare attraverso la Bibbia, che è Sua Parola, Iddio usa spesso delle immagini, dei paragoni, delle parabole.
Una delle immagini favorite dalla Scrittura per spiegare tanti aspetti della verità rivelata è proprio quello del matrimonio, un evento questo che Dio ha istituito e che, se vissuto secondo la Sua volontà può essere molto bello, e dare infinite soddisfazioni.
Non posso ora elencare certo tutti i brani della Scrittura che usano l'esempio del matrimonio o del rapporto uomo-donna per spiegare verità spirituali. Vorrei citarne solo alcuni, quelli che mi piacciono di più.
Ad esempio: Dio vuole legarsi con noi con un patto simile al matrimonio, fatto di diritti e doveri chiaramente stabiliti per entrambe le parti e che può garantire il nostro miglior bene.
Oppure è il rapporto di conoscenza intima e d'amore quello che deve caratterizzare il nostro rapporto con Dio, un vero e profondo legame di amore. Ed è soprattutto Dio ad aver, per amore, dato tutto di sé stesso a quelli che Egli ha scelto per essere particolarmente suoi.
C'è però un'altra insolita immagine, tratta dal matrimonio che vorrei io proporre per spiegare importanti verità della nostra fede. Anzi, questa immagine, ed il testo biblico da cui è tratta, non ci servirà solo per illuminare verità spirituali, ma anche a sua volta per delineare quale debba essere il carattere di un matrimonio secondo la volontà ed il proposito di Dio.
L'immagine è quella del vestito di nozze, quel vestito particolare che si indossa per la cerimonia delle nozze, quel vestito spesso sfarzoso che ad uomini e donne piace indossare.
Non voglio qui entrare nel merito dell'origine di questa tradizione, né esprimere valutazioni sul suo valore o sull'uso che di essa si fa. Diventa oggi per me semplicemente un dato che mi ha fatto riflettere e che vorrei a mia volta sottoporre alla vostra riflessione.
Leggiamo così prima di tutto, il testo biblico che ho scelto oggi per voi, testo che per ben due volte ci parla della necessità di "vestirci" di un vestito particolare.
"Vestitevi dunque, come eletti di Dio, santi ed amati, di tenera compassione, di benignità, di umiltà, di dolcezza, di longanimità; sopportandovi gli uni gli altri e perdonandovi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi. E sopra tutte queste cose, vestitevi della carità, che è il vincolo della perfezione. E la pace di Cristo, alla quale siete stati chiamati per essere un sol corpo, regni nei vostri cuori; e siate riconoscenti" (Cl. 3:12-15).
1. Coscienti di una nostra nuova condizione
La veste di nozze è prima di tutto simbolo di una speciale condizione in cui siamo subentrati. Siamo diventati, per così dire "persone speciali", con speciali compiti e speciali responsabilità.
Come il soldato che è al servizio di una regina deve indossare una speciale uniforme, affinché tutti possano conoscere qual è il suo compito particolare, così il la persona che è stata chiamata da Dio alla salvezza, ad uno speciale rapporto con Lui, deve apparire con certe caratteristiche che provino la sua fedeltà, che mostrino la sua speciale dedizione verso il Signore.
Agli sposi è come se si dicesse loro: la vostra speciale veste vi deve rendere particolarmente coscienti di ciò che avete intrapreso e delle responsabilità che comporta, ora dovrete comportarvi in modo confacente, conveniente, appropriato.
A coloro che sentono che Dio li ha chiamati alla salvezza ed alla comunione con Lui viene loro detto: ora state entrando per grazia di Dio in una nuova condizione esistenziale che comporta portare un "abito speciale". "Vestitevi dunque"... dice il testo, e la "veste" del cristiano è un comportamento degno, confacente a questa nuova condizione.
In che cosa consiste questa "nuova condizione", alla quale gli sposi e il cristiano è chiamato?
a. Scelti. Prima di tutto siete persone "scelte, elette" "come eletti di Dio" dice il testo.
Gli sposi devono essere coscienti che non sono più individui isolati, qualunque, ma sono stati "scelti". L'uomo ha scelto la sua donna, la donna ha scelto il suo uomo. Ora dovete sviluppare un'identità in comune, non siete più due, ma uno, "una sola carne", come dice la Bibbia, e siete legati da precisi impegni: fedeltà, assistenza, solidarietà ecc.
Il cristiano, allo stesso modo, deve rendersi conto di essere stato anche lui "scelto", chiamato, eletto dall'amore di Dio ad appartenergli in modo del tutto particolare, ad entrare in comunione con Lui. Gesù disse ai suoi discepoli: "Non siete stati voi che avete scelto me, ma io ho scelto voi" (Gv. 15:16). Vi ho scelti per amore, in questo sta la vostra salvezza. Ora siete chiamati a vivere come degli eletti, a portare in voi stessi caratteristiche particolari.
b. Speciali. Poi voi siete "speciali", o come si esprime il nostro testo: "santi ed amati".
"Fra tutti, ho scelto te", dicono gli sposi l'un l'altra. Era "la persona migliore sul mercato"? Beh, no, onestamente no. "In te, però ho visto qualcosa di speciale, che magari per altri non dice niente. La parola "santo" significa proprio "speciale", "a parte", "santo ed amato"!
Allo stesso modo Iddio, per grazia e per amore, ha voluto scegliere te, credente, non perché eri meglio di altri, anzi... ma ti ho scelto perché ti amo e ti voglio rendere una persona speciale. Lo dice l'epistola agli Efesini: "siccome in lui ci ha eletti prima della fondazione del mondo, affinché fossimo santi ed irreprensibili dinanzi a lui nell'amore" (Ef. 1:4).
2. Il comportamento confacente
Ed ecco allora che, coscienti di essere stati scelti, di essere amati, speciali, destinati "a cose grandi", dovete "indossare una veste nuova che vi sia confacente. Dicevamo che questa veste è un comportamento che, come è qui specificato, deve essere caratterizzato da diverse qualità, e tutto questo vale sia per il matrimonio che per la vita cristiana in senso lato. Quali sono queste qualità che devono essere le nostre?
a. tenera compassione, cioè pietà e misericordia. Questa parola, nell'originale ha a che fare con quel profondo sentimento che ti prende quando vedi uno spettacolo veramente triste, di miseria, di sofferenza e di bisogno, un sentimento che ti commuove fino a farti male allo stomaco. E' il contrario dell'indifferenza. E' il sentimento che ti porta a partecipare pienamente ai bisogni ed alla sofferenza altrui, a simpatizzare con lui.
Il cristiano è chiamato a svestirsi dell'indifferenza e a rivestirsi di compassione, a dire: "Tu mi sei caro e quello che tu pensi, senti e vivi mi importa molto come se lo vivessi io. Permettimi di stare accanto a te e di sovvenire ai tuoi bisogni".
Il cristiano è quello che bandisce per sempre dalla sua bocca la frase: "Chi se ne frega?".
Si applica questo al matrimonio? Si, e profondamente. Gli sposi sono chiamati a dirsi l'un l'altro: "Quello che tu vivi, senti, soffri, mi interessa, mi interessa profondamente, parliamone, vorrei starti vicino ed aiutarti". Si, è il sentimento della totale apertura e disponibilità l'uno verso l'altro, l'essere pronti a prendersi per l'altro tutto il tempo necessario, a metterti al primo posto. A questo è chiamata la coppia, a questo è chiamato il cristiano verso tutti!
b. benignità, cioè sentimenti amichevoli, solidali, gentili. Questa caratteristica è stata definita come l'attitudine di chi è pronto ad accettare l'altro per quello che è. Si tratta del contrario di chi si lamenta perché trova sempre difetti negli altri da correggere, la propensione a fare di piccole cose sempre un argomento di contesa. Si tratta però anche dell'atteggiamento da chi non sospetta il male ed è sempre disposto a ritenere gli altri in buona fede. L'atteggiamento di chi è pronto a tollerare le debolezze altrui. Lo spirito di chi si sa adattare agli altri affinché tutto possa andare liscio e con armonia. E' lo spirito di chi ama la pace.
Come dei bambini dobbiamo lasciare che l'altro si costruisca la propria casa giocattolo come vuole. Consapevoli delle nostre imperfezioni, dobbiamo essere indulgenti con quelle degli altri. Si tratta del "sopportarsi gli uni gli altri" di cui questo stesso testo parla più avanti.
Ha questo a che fare con la vita matrimoniale? Oh si, e tanto. Conoscete delle mogli o dei mariti che sono sempre pronti a criticare il coniuge anche per le più piccole cose e che vogliono imporre sempre sull'altro la propria volontà? Ebbene, questo non è un atteggiamento confacente né al matrimonio, né alla vita cristiana.
c. umiltà, cioè una sobria opinione di sé stessi. E' l'opposto della superbia e dell'arroganza, ed è pure una delle qualità di Cristo, il quale non si vantava di quello che era, ma che era disposto ad abbassarsi fino a diventare il servo di tutti. Lui, che pure era Dio! Conoscete mariti o mogli che credono di essere chissà chi e che pretendono di essere sempre serviti e riveriti e che trattano il coniuge come uno schiavo?
Ebbene questo non è né confacente ad un matrimonio, né confacente al cristiano. Il cristiano è come Cristo, sempre pronto ad abbassarsi, a mettersi in secondo piano, a ritenere gli altri migliori di sé stessi, a servire chi gli sta accanto. Qualcuno ha detto: "Se vuoi che tua moglie ti tratti come un re, trattala come una regina!".
d. dolcezza, cioè avere sempre modi gentili e delicati, in altre parole, la tenerezza, l'essere sempre premuroso ed affettuoso. Sappiamo essere così sempre, e non solo negli anni del fidanzamento? Dice la Bibbia: "Voi, mariti, convivete con le vostre mogli colla discrezione dovuta al vaso più debole, che è il femminile. Portate loro onore..." (1 Pt. 3:7), e ancora: "Chi ama sua moglie, ama sé stesso. Poiché nessuno ebbe mai in odio la sua carne; anzi, la nutre e la cura teneramente, come anche Cristo fa per la chiesa" (Ef. 5:28,29). La dolcezza di cui qui si parla è stata definita come "forza mescolata a tenerezza, coraggio con umiltà, l'innocenza della colomba con la prodezza del leone... è l'anima che getta il suo sorriso benigno davanti al volto furioso del nemico, che penetra il suo cuore e paralizza il suo braccio con lo sguardo di una colomba" (D. Thomas).
Questo è l'atteggiamento confacente ad un matrimonio come pure ad un cristiano!
e. longanimità cioè la pazienza instancabile che ha il potere di sopportare di buon animo tutto ciò che avviene. Ha a che fare la pazienza con il rapporto di coppia? Più che mai. Quanta pazienza talvolta bisogna avere per l'altrui persona!
Qualcuno ha detto che la longanimità ha tre aspetti: (1) nei giudizi, quando, nei casi dubbi si sospende la nostra opinione e riprensione; (2) Nel parlare, quando è meglio stare zitti oppure cercare di rispondere con dolcezza; (3) nei fatti, quando non rendiamo male per male, quando "lasciamo perdere" senza prendere provvedimenti o vendicarci.
Talvolta è utile, anche quando hai ragione, a non dire niente per amor di pace, a lasciare perdere, a saper attendere il momento migliore, a lasciare che l'altro col tempo comprenda eventualmente di aver sbagliato. ...Pazienza, tolleranza, comprensione: questo è convenevole ad un matrimonio, come pure alla vita cristiana.
f. Il perdono. Questa è l'ultima caratteristica "convenevole" alla vita cristiana (e al matrimonio), citata in questo testo. Perdonarci prontamente a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro, se uno ha differenza di opinioni o lamentele da fare, si, "come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi". Cristiano, Dio ti ha scelto, ti ha chiamato ad essere in comunione con Lui, ti ha chiamato alla salvezza, ha voluto che ti fosse applicato il beneficio dell'opera di Cristo. Cristo è morto per te sulla croce, per salvarti dalle conseguenze eterne del peccato. Egli ha pagato il tuo debito. Ora sei assolto.
Lo meritavi? Niente affatto, meritavi solo un giusto castigo, perché davanti a Dio sei uno sporco peccatore. Eppure Dio ha voluto mostrarti il suo amore stupefacente. Se Egli ti ha così perdonato, rifiuteresti tu il perdono, il condono, a chi ti deve molto meno di quello che tu dovresti dare a Dio?
Il perdono, un'atteggiamento quantomai convenevole per un matrimonio, e per la vita cristiana. Sai essere all'altezza di quello che in Cristo sei diventato? Capisci che devi indossare questo vestito, l'abito che Cristo portava?
3. Il vincolo della perfezione
Il nostro testo conclude con questa magnifica espressione: "E sopra tutte queste cose, vestitevi della carità, che è il vincolo della perfezione".
La carità, cioè l'amore cristiano, il vero amore, incarnato in Gesù Cristo, in tutte le sue espressioni. L'amore, parola che in Cristo trova dimensioni enormi ed inimmaginabili, e che pure deve diventare nostro, se vogliamo essere all'altezza della vocazione che abbiamo ricevuto.
L'amore di cui qui si parla è il coronamento delle virtù di cui abbiamo parlato prima, il nastro lucente che rende perfetto tutto il resto. L'amore è il traguardo del carattere cristiano, è, come disse qualcuno: "Il diamante più bello dell'intero collier. Mettetelo nella corona reale, circondatelo di perle, comparatelo con gli altri gioielli, con i rubini, gli smeraldi... e poi la profondità della sua purezza cristallina sembra così impressionante, ed il fulgore della sua luce così magnifico". Mettetelo accanto a tutte le altre virtù ed avrete il quadro completo di ciò a cui voi siete stati chiamati come sposi e come cristiani.
Siamo però veramente all'altezza di tutto questo? Direi di no. Quando però ci affidiamo completamente nelle mani di Cristo, così come siamo, quando ci affidiamo al suo amore che ci accetta e ci perdona, ebbene, siamo si sporchi ed indegni di Lui, ma egli, con tanto amore e pazienza, ci pulisce poco per volta, per renderci simili a lui. La vita cristiana deve cominciare in questo modo, ma poi è un progresso, un processo di perfezionamento, perché Dio ci ha fatto dono del Suo Santo, che ci cambia poco per volta fino ad arrivare all'altezza perfetta di Cristo.
E così, forse, anche il matrimonio. Non si può arrivare "perfetti" a questo momento. L'importante è considerarlo un processo di maturazione, l'inizio di un progressivo miglioramento in cui marito e moglie si conoscono sempre meglio, si fondono, e diventano veramente adatti l'uno all'altro, degni finalmente di questa condizione matrimoniale in cui sono subentrati.
Conclusione
Se farete così, allora "la pace di Cristo" regnerà nei vostri cuori. La pace che dona Cristo è soprattutto quella che si sperimenta quando siamo veramente "a posto", a posto con Dio e con gli altri.
E' stato scritto: "Quando Cristo dona la sua pace, egli ci fa partecipare in quella umile sottomissione alla volontà del Padre suo e in quell'immacolata purezza che ne sono i suoi elementi principali. Il cuore e la vita dell'uomo è turbato non da circostanze ma da sé stesso. Chiunque sappia tenere il proprio volere in armonia con quello di Dio entra nel suo riposo. Anche se fuori vi possono essere lotte, dentro c'è una pace di fondo. La pace di Cristo era il risultato della perfetta armonia della sua natura; desideri e passioni non lottavano contro la coscienza e la ragione, né la carne lottava contro lo spirito. Sebbene questa completa armonia del proprio io non possa essere raggiunta totalmente in questo mondo, Cristo ci permette di iniziarla, e in Lui possiamo trovare pace in noi stessi, ed avere un grande potere dominante in noi che lega i nostri desideri conflittuali in uno, come la luna attira dietro a sé le acque del mare" (A. Mclaren).
Gesù Cristo solo è la nostra pace, interiormente, nella coppia, col mondo e con Dio. Ecco il dono che abbiamo in Cristo. Ecco il risultato finale del fatto che "siamo stati chiamati per essere un sol corpo", un sol corpo fra di noi sposi, un sol corpo con Dio in Cristo, un sol corpo come fratelli e sorelle di una stessa comunità di fede.
"...e siate riconoscenti", dice alla fine il nostro testo. Si, grazie Signore che ci hai chiamati a così grandi obiettivi, ad una condizione così importante ed elevata. La condizione del matrimonio, con tutti i suoi privilegi e responsabilità, con la sua bellezza quando è vissuta in sintonia con Dio non è che l'immagine di ciò a cui pure siamo chiamati. L'apostolo esorta: "Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo nel nome di Cristo: Siate riconciliati con Dio" (2 Co. 5:20).
(fine, p. 2715)
Documenti di "E' sempre ...Tempo di Riforma" - E-Mail tdr@castellina.org