Una diligenza che paga e che appaga
Introduzione
All'inizio di un nuovo anno scolastico il Signore mi ha messo nel cuore due messaggi da condividere con voi, in un certo modo collegati: 1) L'importanza della diligenza, cioè del fare bene tutto ciò che facciamo, alla gloria di Dio e 2) Il fatto che la nostra vocazione di cristiani implica la necessità di essere sempre discepoli coscienziosi di un meraviglioso maestro, cioè Gesù Cristo.
I. La diligenza
Io ricordo bene la mia prima lezione di disegno all'istituto tecnico per geometri che ho frequentato circa 20 anni fa. Essa consisteva nell'apprendere come far bene la punta alle matite, tenere pulita la speciale penna ad inchiostro di china e le squadrette, come predisporre il foglio da disegno di un'accurata cornice e dove e come mettere il nostro nome sullo stesso foglio in bella scrittura.
Voi penserete: esercizi inutili questi, eppure la pulizia, l'eleganza e l'ordine erano le prime cose da imparare per noi a scuola. Tutto doveva essere fatto a puntimo, pulito e di bella presenza, guai a fare macchie sul foglio od anche solo farvi un'impronta di un dito. Il massimo ordine e la massima pulizia erano essenziali non solo per l'apparenza del lavoro finito, ma anche per la precisione del disegno, la cui esattezza doveva essere al decimo di millimetro.
Non era affatto facile mantenere un simile stile e forse a tutt'ora non ho ancora imparato quella lezione: ma non è forse bello, non dà forse maggiore soddisfazione fare le cose bene, pulite, a dovere, con la massima diligenza ed il massimo impegno. Lo dico sempre ai ragazzi a scuola: voi stessi sarete molto più felici se vi impegnate a scuola in tutte le materie, prestate la massima attenzione all'insegnante, mantenete il silenzio in classe, avete tutte le vostre cose, quaderni, cartolari, libri, ben puliti, foderati, in ordine, scritti bene, con eleganza e con pulizia.
Si, non solo lavoreremo con più efficenza e profitto se facciamo tutte le cose pulite, in bello'ordine, con la massima diligenza e con un alto senso del dovere, ma davvero ci rende più felici!
Dice infatti la Bibbia: "Tutto quello che la tua mano trova da fare, fallo con tutte le tue forze" un testo che nella versione TILC è reso così: "Cerca di compiere con molto impegno quello che riesci a fare quaggiù. Poichè nell'aldilà, dove andrai, non si lavora e non si faranno progetti" (Eccl. 9:10).
Lo dice anche un canto cristiano:
111.
Fate tutto ciò che fate
(x 2),
con tutto il cuor (x 2),
e non con fiacchezza,
ma con tutto il cuor,
la ricompensa avremo un dì lassù.
Datevi da fare per il regno di Dio
con tutto il cuor
e Dio vi vedrà e vi benedirà
se lo fate con tutto il cuor.
Fate tutto ciò che fate...
Pregate e non cessate mai di pregare,
con tutto il cuor,
ciò che chiederete, voi riceverete,
se pregate con tutto il cuor.
Fate tutto ciò che fate...
Uscite per le strade a evangelizzare,
con tutto il cuor,
le anime per certo il Signore salverà
se lo fate con tutto il cuor.
Fate tutto ciò che fate...
(Cantate all'Eterno, 20)
Si, noi eravamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio, ad immagine e somiglianza di un Dio d'armonia che al termine dell'opera della creazione aveva affermato che la sua opera era tutta quanta fatta bene ed in ordine, ogni cosa al posto giusto, ogni cosa fatta veramente come si deve.
Dice la Bibbia infatti che "Dio non è un Dio di confusione, ma di pace... perciò ogni cosa sia fatta con decoro e con ordine" (1 Co. 14:33,39).
E di tutto questo testimonia ancora il creato tutto, quando non è stato rovinato dalla ribellione umana a Dio. Si, perchè proprio qui sta il problema.
Se noi dovevamo riflettere la bellezza, l'amore e l'ordine del Creatore, cadendo nel peccato, allontanandoci da Lui, disobbedendo alla Sua santa e giusta legge, siamo diventati brutti, pieni di cose orribili a vedersi, e sommamente disordinati e caotici.
Se all'inizio della creazione Iddio aveva messo ordine al caos primordiale, noi abbiamo disfatto ciò che Egli aveva fatto e siamo tornati nel caos, nella confusione e nel disordine, ed ora noi paghiamo solo il prezzo di tutto ciò.
Ora però Iddio ci ha chiamato al ravvedimento e
alla fede nel Salvatore Gesù Cristo. Gesù ci riconcilia con Dio e, perdonando i nostri peccati, egli ci sana da quella lebbra spirituale che ci rende deformi e brutti. Gesù ci insegna la bellezza dell'ordine. Gesù ci insegna che la nostra felicità più autentica sta nel disciplinare la nostra vita secondo la legge di Dio, per trarre, alla fin dei conti, vantaggio noi stessi da tutto ciò. Ricordate ciò che disse Gesù:
"Chiunque viene a me ed ascolta le mie parole e le mette in pratica... somiglia ad un uomo il quale, edificando una casa, ha scavato e scavato profondo, ed ha posto il fondamento sulla roccia; è venuta la piena, una fiumana ha investito quella casa, e non ha potuto scrollarla, perchè era stata edificata bene" (Lc. 6:48,49).
Ricordate ancora quella parabola di Gesù che parla di quegli amministratori che non sanno mettere a buon frutto i talenti che avevano ricevuto? Ebbene, il padrone dice all'amministratore che era stato diligente nel suo lavoro: "Va bene, buono e fedel servitore; sei stato fedele... entra nella gioia del tuo Signore" (Mt. 25:21).
Questo è un insegnamento che vale sia per scolari che per maestri: è un insegnamento per tutti noi affinchè in ogni area della nostra vita noi puntiamo con diligenza e con impegno all'eccellenza dell'opera nostra, affinchè Iddio possa essere glorificato attraverso quello che facciamo. Se questo è il nostro impegno, Iddio metterà a nostra disposizione anche la Sua forza.
Si racconta che un giovane pittore era stato incaricato dal suo maestro a completare un affresco che il maestro era stato obbligato a sospendere a causa di una malattia che lo aveva reso inabile.
"Io incarico te, figlio mio," disse l'anziano artista, a completare questo lavoro il meglio che ti è possibile. Fa del tuo meglio!".
L'allievo aveva un tale rispetto per il maestro che si sentiva incompetente che non avrebbe mai osato mettere le mani proprio su quell'opera ammirevole fatta da un artista così valente: non avrebbe lui solo rovinato l'opera? Eppure il suo maestro lo continuava con calma ad esortare: "Fa del tuo meglio, fa del tuo meglio".
Il giovane, così tutto tremante, prese il pennello e, inginocchiandosi davanti all'opera che doveva terminare, cominciò così a pregare: "E' per il mio amato maestro, che io ti imploro, Signore, l'abilità necessaria e la forza per compiere quest'opera.
Cominciò così a dipingere, e più andava avanti, e più la sua mano diveniva ferma e precisa. Nei suoi occhi si era risvegliato un genio che dormiva. Al posto della paura subentrò l'entusiasmo. Dimenticò sè stesso, e questo sostituì la poca fiducia che aveva in di sè, e con calma e gioia egli terminò il lavoro.
Alla fine l'amato maestro venne portato su un lettino davanti all'opera per giudicarla. Come i suoi occhi si posarono su quel trionfo d'arte davanti a lui, egli scoppiò in lacrime, e gettando le braccia al collo del suo discepolo, esclamò: "Figlio mio, io non dipingerò più".
Quel giovane era Leonardo da Vinci, che aveva dipinto "L'ultima cena", un dipinto che dopo trecento anni ancora attrae migliaia di visitatori a Milano che ammirano la sua arte magistrale.
II. Essere discepoli
a. Un meraviglioso maestro.
Si, ciascuno di noi è chiamato a diventare discepolo di un maestro meraviglioso che si chiama Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il nostro Salvatore.
Si tratta di un maestro davvero straordinario e capace che pure un giorno disse: "In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch'egli le cose che faccio io; e ne farà di maggiori!" (Gv. 14:12).
Come? Gesu andava attorno dimentico completamente di sè stesso: predicando la verità, facendo del bene a tutti, liberando da ogni schiavitù e malattia, risanando, risuscitando i morti, calmando il mare in tempesta... e noi, come suoi discepoli, Gesù ci dice che se abbiamo fede in lui davvero potremo fare cose ancora maggiori di queste? C'è forse un "Leonardo da Vinci" nascosto in ciascuno di noi? Anzi, c'è di più: noi eravamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio, ad immagine e somiglianza di Dio onnipotente!
E che potrebbe avvenire se noi lasciassimo che Cristo ristabilisse questa immagine in noi, perfettamente? Pensateci solo un attimo. Ed egli lo può fare!
E davvero dobbiamo scoprire l'onore grandissimo, il privilegio e le potenzialità di essere chiamati ad essere discepoli di Gesù Cristo, szuoi scolari, imparare da Lui: Lui, la persona più meravigliosa che sia mai esistita. Noi, avere il provilegio di essere in comunione con il Maestro stesso per eccellenza.
Egli era il maestro più competente sulla realtà di Dio e sulla condotta più appropriata da tenersi nella vita, e ...non solo parlava, ma mostrava ogni giorno con l'esempio della sua vita quello che i suoi discepoli dovevano diventare.
Ricordate dopo la risurrezione: "...e detto questo, mostrò loro le mani ed il costato" (Gv. 20:20). Gesù aveva mostrato il suo corpo ancora segnato dalle terribili ferite della sua crocefissione: Egli aveva pagato con l'intera sua vita l'essere per loro maestro!
questo bastò per rallegrare i suoi discepoli, per questo poteva dire: "Imparate da me, perchè io sono mansueto ed umile di cuore" (Mt. 11:29). Solo questo ha forse qualcosa da dire a coloro che oggi sono maestri e ancor di più genitori?
b. Le sue condizioni
Come ogni scuola che si rispetti, però, per essere discepoli di Gesù vi sono precise condizioni che possono garantire l'efficacia di questa scuola. Le indica Gesù stesso. Possono sembrare molto esigenti, ma sappiamo che esse conducono ad abbondanza di vita.
1. Lo studio deve essere una priorità. Frequentare una scuola significa che lo studio deve costituire per noi una priorità, e tutto il resto deve andare in secondo piano. Gesù ê molto rigoroso e quasi scioccante nelle sue parole: "Se uno viene a me, e non odia suo padre, e sua madre, e la moglie, e i fratelli, e le sorelle, e finanche la sua propria vita, non può essere mio discepolo" (Lc. 14:26).
Non c'è alcuna malignità in questo "odiare", spesso però i rapporti sociali, se pur importanti, ci possono distrarre dall'obiettivo di divenire le persone che Dio desidera da noi. Nulla deve frapporsi fra noi e il seguire Cristo.
2. E' necessario impegno o, come si esprime Gesù, bisogna portare la croce. "E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo" (Lc. 14:27). Bisogna seguirlo, compreso alla croce, se necessario, l'estremo sacrificio della nostra vita. Uno scolaro che studia solo una volta ogni tanto, quando ha tempo, non potrà certo sperare nel successo dei suoi studi. Il Salvatore non cerca uomini e donne che vogliono dedicargli le loro serate libere, i week-end, o gli ultimi anni della loro vita, quando vanno in pensione... Un discepolo che non voglia portare la sua croce, la croce di un impegno totale verso il Signore Gesù, è indegno di tale maestro, "chi non prende la sua croce e non vien dietro a me, non è degno di me" (Mt. 10:38).
3. E' necessaria rinuncia, anche di ciò che ci è più caro. Tutto di noi deve essere finalizzato a Lui. Gesù disse: "Così dunque ognun di voi che non rinunzi a tutto quello che ha non può essere mio discepolo" (Lc. 14:33). L'apostolo Paolo scrisse rispetto alla sua scelta di seguire Gesù maestro: "...ma le cose che m'eran guadagni, io le ho reputate danno, a cagion di Cristo. Anzi, a dire il vero, io reputo ogni cosa essere un danno difronte all'eccellenza della conoscenza di cristo Gesù, mio Signore, per il quale rinunziai a tutte queste cose e le reputo tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo" (Fl. 3:7,8).
4. E' necessaria perseveranza, cioè impegno costante. Gesù disse: "Se perseverate nella mia parola, sarete veramente miei discepoli" (Gv. 8:31). Non "uditori da luoghi rocciosi" (Mt. 13:21,22). Vi sono coloro che iniziano la vita cristiana e lo fanno con buone intenzioni, ma solo inizialmente. Presto si tireranno indietro. L'anno scolastico va incominciato ...ma va anche finito. Il Signore non può avere comunione con coloro che si traggono indietro (Eb. 10:38). Oggi c'è un grande bisogno oggi di persone che perseverino. Se perseverate ad amare la Sua Parola, continueremo a goderne la potenza. Dice la Bibbia: "Sii fedele fino alla morte, e io ti darò la corona della vita" (Ap. 2:10).
5. E' necessario portar frutto. Noi dobbiamo studiare per arrivare non solo alla promozione formale, ma anche per conseguire quelle abilità per le quali abbiamo studiato! Disse Gesù: "In questo è glorificato il Padre mio, che portiate molto frutto, e così sarete miei discepoli" (Gv. 15:8). Come il frutto dello Spirito era abbondantemente manifesto nella vita di Gesù (Ga. 5:22), così sarà nella vita di coloro che sono "veramente" suoi discepoli (Fl. 1:11).
6. E' necessario, infine "essere riconosciuti" come discepoli di Gesù. Come fanno gli altri a sapere che noi "studiamo alla scuola di Gesù"? In alcuni paesi gli scolari portano uno speciale grambiule o una divisa. E noi, come cristiani, forse un distintivo? A me piacciono i distintivi e gli adesivi cristiani, ma sarebbe tragico che il mio cristianesimo fosse evidente solo da quello. Gesù disse: "Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri" (Gv. 13:35): ecco la vera nota distintiva. Io debbo manifestare amore tanto quanto Gesù. I discepoli differiscono l'uno dall'altro in molte cose, ma se manca fra di loro l'amore di Dio, anche se non apparteniamo allo stesso gruppo, questo è prova che l'amore di Dio non è in noi (1 Gv. 4:20), e non abbiamo posto nel nostro cuore l'amore di Cristo.
Conclusione
All'inizio di un nuovo anno scolastico c'è un serio impegno da assumersi sia come scolari, come genitori e come maestri. Da noi è richiesta massima diligenza, priorità, impegno, rinuncia, perseveranza, e frutto.
Non è questo nel contempo una parabola, un'illustrazione di ciò a cui Iddio ci chiama, presentandoci il Suo Figliolo Gesù cristo come Salvatore, Signore e Maestro?
Allora una domanda è d'obbligo: non vorremmo noi essere persone che raggiungono il massimo livello della loro potenzialità umana? Questo è realizzabile diventando discepoli di Cristo Gesù, e seriamente!
"Volete forse anche voi diventare suoi discepoli?" (Gv. 9:27) chiedeva il cieco risanato da Gesù ai presuntuosi farisei? Quel cieco si illudeva: la loro presunzione lo avrebbe loro impedito.
Colui che ci ha aperto gli occhi, redento con il suo sangue, ed insegnato mediante il Suo Spirito, merita certamente di essere raccomandato come il nostro migliore maestro.
egli oggi ci rivolge lo stesso appello di allora: "Tu, seguimi" (Gv. 21:22). "Sarete voi pure miei discepoli"?
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