(384)

Pregare per un risveglio spirituale del nostro paese: un'esigenza indifferibile. Quali sono le condizioni del successo di una tale preghiera?

 Introduzione

Nel 1991 la Svizzera festeggera' il suo 600. compleanno e numerose sono le iniziative che sono state organizzate per festeggiare questo avvenimento.

L'Alleanza Evangelica Svizzera ha organizzato pur essa una serie di manifestazioni che van sotto il nome di "Credo 91", un'opportunita' per far risuonare in tutte le piazze della Svizzera il messaggio biblico del'Evangelo di Gesu' Cristo, un'opportunita' di pregare affinche' quella data possa essere l'inizio di un'autentico risveglio spirituale che possa far uscire il nostro paese dal fango del materialismo affinche' esso possa veramente far onore ai principi cristiani sui quali pur esso e' stato fondato.

Le promesse della Parola di Dio sono chiare: se prendiamo coscienza del nostro peccato individuale e sociale davanti a Dio (noi non siamo quelli che Dio si aspetterebbe e che la nostra professione di fede esigerebbe), se ci ravvediamo rinnovando il nostro impegno cristiano, se veramente "ci santifichiamo" allora potremo aspettarci veramente "grandi cose" per il Giubileo 1991, come dice il libro di Giosue': "Santificatevi, perche' domani l'Eterno fara' meraviglie in mezzo a voi" (Gs. 3:5).

In tutta la Svizzera credenti evangelici stanno preparando quell'occasione di testimonianza impegnandosi seriamente nella preghiera in favore del nostro popolo.

In questo contesto e' stata organizzata una "marcia di preghiera attraverso la Svizzera", in cui i partecipanti pregheranno per ogni citta' e villaggio in cui passeranno, e il 14 e 15 giugno essi passeranno anche in Bregaglia. Un'iniziativa questa piu' che simbolica perche' la Parola di Dio ci chiama espressamente alla preghiera.

Ascoltate per esempio questo testo: "Io esorto dunque, prima di ogni altra cosa, che si facciano supplicazioni, preghiere, intercessioni, per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono in autorita', affinche' possiamo menare una vita tranquilla e quieta, in ogni pieta' ed onesta'. Questo e' buono ed accettevole nel cospetto di Dio, nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verita'... Io voglio dunque che tutti gli uomini facciano orazione in ogni luogo, alzando mani pure, senz'ira e senza dispute" (1 Ti. 2:1-8).

 

 

 

La preghiera di Nehemia

Nel libro biblico di Nehemia, troviamo un uomo, un uomo solo che diverra' l'artefice di un grande risveglio spirituale in Israele.

Israele era da anni in stato di profonda desolazione. Il grosso del popolo era stato portato via in prigionia dai nemici babilonesi, dei superstiti erano in stato di estrema poverta' fra le rovine delle loro citta'. La situazione, però, per quanto catastrofica, mutera' radicalmente. Come? Un uomo alza verso Dio il suo lamento di preghiera e si mette a Sua completa disposizione per diventare lo strumento nelle Sue mani per la ricostruzione del paese, una ricostruzione non solo materiale, ma soprattutto morale e spirituale. La sua preghiera ed il suo agire diventano così un valido modello anche per la nostra preghiera e per la nostra azione.

Perche'? Perche' bisogna proprio essere ciechi per non vedere che in Svizzera il benessere economico ha portato con se' un profondo stato di desolazione morale e spirituale ad ogni livello.

La ricerca del profitto ad ogni costo porta a calpestare ogni morale, ogni principio, ogni pieta' religiosa, Dio stesso. Possiamo star certi che questo comportera' gravi conseguenze, conseguenze che la maggioranza dei nostri contemporanei pare ignorare totalmente. Difronte a questa situazione un grido ed una preghiera verso il Signore sale da tutti coloro che piuttosto si lasciano illuminare dalla verita' della Bibbia e ad essa vogliono rimanere fedeli anche se sono in pochi.

Da essi sale verso Dio un'accorata preghiera di intercessione in favore di questo popolo cieco: questa preghiera sara' ascoltata? Si, perche' Dio e' fedele alle sue promesse, e soprattutto quando pregheremo nello spirito dei santi della Bibbia.

Leggiamo la preghiera di Nehemia, e chiediamoci che cosa da essa noi possiamo imparare per essere posti anche noi nelle stesse sue condizioni favorevoli.

(...)

1. Una preghiera fervente

La prima caratteristica di questa preghiera e' il fatto che essa e' profondamente sentita. Nehemia guarda alla condizione morale e spirituale del suo popolo con profondo rammarico. Dice: "Io mi posi a sedere, piansi, feci cordoglio per parecchi giorno, e digiunai e pregai dinanzi all'Iddio del cielo" (v.4). Si tratta di una preghiera che esce da lui come un irrefrenabile grido di soccorso.

Non si trattava certo di una preghiera formale questa! Era l'anelito stesso di un'anima scossa ed amareggiata.

Quanto essa e' diversa da tante preghiere che Dio ode... Coloro che si avvicinano a Dio muovendo solo le labbra, mentre il loro cuore e' lontano da Lui, potranno anche essere soddisfatti della loro preghiera, ma essa e' soltanto una solenne presa in giro agli occhi di Dio.

Allo stesso modo in cui Dio ama un donatore allegro, allo stesso modo Egli considera chi prega di tutto cuore.

"Molto puo' la supplicazione del giusto fatta con efficacia" (Gc. 5:16).

La nostra preghiera e' altresì qualcosa che sgorga spontanea dal profondo del nostro cuore e causata da un vero dolore per la situazione di cui noi siamo corresponsabili?

 

2. Una preghiera consapevole

Inoltre Nehemia prega non un Dio sconosciuto, ma un Dio che egli conosce bene e presso il quale pure ha diritto d'accedere. Nehemia conosceva Dio, ecco perche' poteva pregare così: "O Eterno, Dio del cielo, Dio grande e tremendo, che mantiene il patto e la misericordia con quelli che ti amano e osservano i tuoi comandamenti" (v. 5).

Dio non gli e' sconosciuto perche' Nehemia conosce la Parola di Dio, nella quale Egli si rivela chiaramente. Egli credeva nella grandezza di Dio, nella sua sovranita', nella sua fedelta', nella sua misericordia, perche' ne ha preso coscienza e ne ha fatta l'esperienza personale.

Dice la Bibbia: "Chi s'accosta a Dio deve credere che Egli e', e che e' il rimuneratore di quelli che lo cercano" (Eb. 11:6).

Nehemia ha il diritto di accedere a Dio perche' egli e' in comunione con Lui. Cio' e' ben possibile, perche' Dio desidera e rende possibile l'aver comunione con lui. Dio pero' si rifiuta di prestare ascolto a chi non ama la sua costante comunione.

Conoscere un tale Dio e in questo modo, significa chiedere molto ed aspettarsi molto. Coloro che conoscono il loro Dio saranno forti e la preghiera della loro fede potra' realizzare molto. "Il popolo di quelli che conoscono il loro Dio mostrera' fermezza ed agira'" (Da. 11:32).

Conosciamo noi Dio in questo modo?

 

3. Una preghiera insistente

Quella di Nehemia e' poi una preghiera instancabile. Dice il nostro testo: "Siano le tue orecchie attente, i tuoi occhi aperti, ed ascolta la preghiera del tuo servo, la quale io faccio adesso dinanzi a te giorno e notte, per i figli di Israele" (v. 6).

L'insistenza e' un elemento importante per una preghiera che abbia successo. Dio non e' duro d'orecchio ne' ha bisogno della moltitudine delle nostre parole, ma Egli vuole vedere fino a che punto ci e' caro l'oggetto della nostra preghiera, e quanto riconosciamo Lui come solo datore di ogni bene.

Ricordate che era stato Gesu' stesso a raccontare la parabola del giudice iniquo e della vedova insistente che andava continuamente da lui per chiedergli giustizia, al che il giudice, solo per togliersela dai piedi la aveva accontentata. Dopodiche' Gesu' dice: "E Dio, non fara' egli giustizia ai suoi eletti che giorno e notte gridano a lui, e sara' egli tardo per loro?" (Lc. 18:7).

Si tratta della stessa lezione che Gesu' insegna nella parabola dell'uomo importuno che arriva nel pieno della notte a chiedere un favore all'amico che sta dormendo. Gesu' la commenta dicendo: "io vi dico, che quand'anche non si alzasse a darglieli perche' gli e' amico, pure, per l'importunita' sua, si levera' e gliene dara' quanti ne ha di bisogno" (Lc. 11:8).

Era solo quando Mose' teneva alte le mani in espressione di preghiera che Israele era vittorioso.

"Perseverate nella preghiera" (Col. 4:2), "Non cessate mai di pregare" (1 Ts. 5:17), esorta l'apostolo Paolo. "Non ci scoraggiamo nel fare il bene, perche', se non ci stanchiamo, mieteremo a suo tempo" (Ga. 6:9).

Siamo noi pronti a prenderci tutto il tempo necessario e forse di piu' per la preghiera comprendendone la priorita'?

 

4. Una preghiera di confessione

Importante e' inoltre notare come la preghiera di Nehemia sia accompagnata da un sincero riconoscimento della sua corresponsabilita' nei mali che affliggono il suo popolo. Il testo dice: "...confessando i peccati dei figlioli d'Israele: peccati, che noi abbiamo commessi contro di te, si, che io e la casa di mio padre abbiamo commessi! E noi ci siamo condotti malvagiamente contro di te, e non abbiamo osservato i comandamenti, le leggi e le prescrizioni che tu desti a Mose', tuo servo" (v. 6,7).

Noi spesso ci riteniamo illusoriamente a posto con Dio, ma piu' ascoltata e' la preghiera di chi umilmente riconosce la propria indegnita'. Riconosciamo noi di esserci comportati "malvagiamente" con Dio rispetto agli standard che Lui stesso ha posto?

Il peccato di comportarsi in modo ingiusto verso Dio e' molto comune, ma molto grave. Facciamo finta di credere alla sua Parola, e ciononostante viviamo nella paura e nel dubbio. Gli chiediamo cose pur pensando che non le otterremo, facciamo professione di lealta' alla sua causa, ma, nel nostro cuore, siamo piu' interessati ai nostri proprii interessi, piuttosto che dei suoi.

Come potremo mai pensare di aver successo nella preghiera se essa non e' accompagnata dalla confessione della situazione ingannevole per noi stessi che noi abbiamo vissuto nel passato?

Le catene spirituali e l'insuccesso nella vita cristiana rivelano che vi sono situazioni di peccato nella nostra vita delle quali dovremmo prendere coscienza con un serio esame di noi stessi e confessandole al Signore, eliminarle.

Nelle nostre preghiere, siamo noi totalmente onesti con noi stessi davanti a Dio?

 

5. Una preghiera di fede

Notiamo ancora come la preghiera di Nehemia sia impostata ad una grande fiducia verso il Signore: "Deh, ricordati della parola che ordinasti a Mose'... ma se tornerete a me ed osserverete i miei comandamenti, e li metterete in pratica... io vi ricondurro' al luogo che ho scelto per farne dimora del mio nome" (vv. 8,9).

Fede e' appoggiarsi con fiducia sulla Parola che Dio ha pronunziato. La preghiera fondata sulla fede nelle promesse di Dio, non potra' mai essere abbattuta.

Nel rivolgersi a Dio stesso, Nehemia adempiva alle condizioni stesse della benedizione della preghiera, e poi prende il posto di colui che fa rammentare, dicendo: "ricordati della parola". Questa fiducia e' come quella di un bambino nelle braccia di sua madre, e di essa Iddio si compiace perche' onora Dio. Iddio non puo' negare se' stesso quando trova tanto di se' stesso in una tale supplica.

Nehemia pero' fa un passo in piu' e rammenta a Dio della sua opera potente nel redimere il suo popolo con "la tua gran potenza e la tua forte mano" (v. 10).

L'audacia di questa fede e' stupefacente. Essa e' come se guardasse Dio negli occhi, dicendo: "Ecco la parola delle tue promesse, ed ecco, nella redenzione, la prova del tuo potente amore e della forte mano della tua grazia salvifica. Fa allora questo per me".

Colui che si accosta a Dio deve credere, e perche' crede, deve esserne rimunerato. Le nostre preghiere vengono rivolte a Lui in un'incrollabile fiducia nella Sua disponibilita'?

 

6. Una preghiera di consacrazione

Quella di Nehemia, infine, e' una preghiera in cui lui rinnova la sua disponibilita' verso il Signore. Dice infatti: "O Signore, te ne prego, siano le tue orecchie attente alla preghiera del tuo servo ed alla preghiera dei tuoi servi, che hanno a cuore di temere il tuo nome" (v. 11).

Nelle nostre preghiere ci manchera' sempre qualcosa, se non siamo pronti ad abbandonarci totalmente a Dio ed a vivere per la gloria del Suo Nome. Giacomo dice: "Domandate e non ricevete, perche' domandate male, per spendere nei vostri piaceri" (Gc. 4:3).

Vi sono tre tipi di servitori: lo schiavo, che serve solo per paura del suo padrone; il salariato, che serve solo per ottenerne una paga; e il figlio, che serve per amore.

E' il figlio devoto ed obbediente che si attende il favore e la pienezza del padre, e l'ottiene. Sono coloro che conoscono per esperienza quale sia la volonta' di Dio, la buona, accettevole e perfetta volonta' (Ro. 12:2) che otterranno. Questi saranno come Giacobbe che "ha lottato con Dio, e ha vinto" (Ge. 32:28), ma essi dovranno prima assumere verso di lui il ruolo di servitori.

Le nostre preghiere sono accompagnate da un sincero desiderio di obbedire al Signore ed alla nostra disponibilita' che Egli ci conduca dove vuole?

Conclusione

Facciamo si che il Giubileo della Svizzera prossimo venturo possa divenire veramente un'occasione di rinnovamento spirituale, perche' questo e' nella volonta' del Signore.

Preghiamo ed impegnamici in questo senso, ed il Signore onorera' le sue promesse, ma facciamolo come Nehemia: con una preghiera accorata, consapevole, perseverante, confessandogli il nostro peccato, con fede e con la nostra totale disponibilita' al suo operare in ed attraverso di noi.

(Paolo Castellina, 9 giugno 1990).


Documenti di "E' sempre ...Tempo di Riforma" - E-Mail tdr@castellina.org