UN ESERCIZIO ANCORA PIU' UTILE DI QUELLO FISICO!

(1 Tim. 4:6-16)


 1. Le dieci leggi della vita del corpo

Molti pensano che la salute del nostro corpo sia il risultato del caso. Possiamo certamente avere difetti fisici importanti o capitare di vivere in condizioni non sane tali da pregiudicare la nostra salute, ma importanti studi hanno dimostrato come la nostra salute generale e persino la lunghezza e la qualità della nostra vita sia direttamente collegata alle nostre abitudini di vita.

La nostra salute dipende, cioè, dal modo in cui viviamo, dall'esercizio, dalla pratica quotidiana di un modo di vivere che rispetti le leggi e i princìpi che governano la nostra salute.

Quali sono questi princìpi? Non sono nulla di misterioso o di strano: sono cose semplici e alla portata di tutti. Sono forse cose ovvie, scontate, ma quanti le prendono sul serio?

Non possiamo vivere senza l'ambiente. Da esso riceviamo aria, acqua, cibo e raggi del sole. Una persona può vivere circa cinque minuti senz'aria, cinque giorni senz'acqua, cinque settimane senza cibo, e qualcosa di più, naturalmente, senza i raggi del sole.

La vita dipende dunque da una buona dose di aria pura, acqua pulita, buon cibo ed adeguata esposizione alla luce solare. Questo è ciò che dobbiamo immettere regolarmente nel nostro corpo evitando tutto ciò che, evidentemente, non rientra in queste categorie.

Il corpo deve poi funzionare correttamente. Per godere di vita e di salute abbiamo bisogno di una postura corretta, di regolare esercizio fisico, di adeguato riposo, di abitudini regolari e moderate, di un'igiene appropriata, e, la cosa più importante, di una giusta attitudine mentale, verso l'ambiente, verso gli altri e verso noi stessi. Potremmo chiamare queste: le dieci leggi della vita. E'importante esercitarci a vivere secondo queste leggi, dobbiamo prenderci cura della salute del nostro corpo e della nostra mente, non solo perchè così garantiremo a noi stessi vita e salute, ma anche perchè -se siamo cristiani- sappiamo che il nostro corpo è dono di Dio, qualcosa di cui noi dobbiamo essere "buoni amministratori" e poi esso, per grazia di Dio è "tempio dello Spirito Santo" e allo Spirito Santo di Dio, dobbiamo offrire un'abitazione degna.

 

2. Maggiore utilità dell'esercizio spirituale.

La Bibbia, però, ci dice che, se pure l'esercizio del corpo e della mente è essenziale, utile e importante per la salute del nostro corpo, esiste un esercizio da praticare ancora più importante di questo, un'esercizio dalle implicazioni ancora più rilevanti. Si tratta di quello che la Riveduta chiama l'"esercizio della pietà".

Noi non siamo solo corpo, abbiamo un'anima immortale ad immagine di Dio, un'anima che ci distingue da tutte le altre creature. Anche e soprattutto l'anima la dobbiamo conservare "a posto", essa deve essere sana e anch'essa, come il corpo, deve essere conservata "in forma", come Dio l'aveva intesa fin dall'inizio.

Per questo la Bibbia parla di una vera e propria "ginnastica spirituale". Naturalmente noi siamo un tutt'uno, corpo ed anima, inseparabilmente, e per la salute totale della nostra persona esercizio del corpo ed esercizio dell'anima devono andare insieme.

Ascoltiamo allora che cosa ci dice l'apostolo Paolo nella 1. lettera a Timoteo, capitolo 4:

"(6) Rappresentando queste cose ai fratelli, tu sarai un buon ministro di Cristo, nutrito dalle parole della fede e della buona dottrina che hai seguito da presso.

(7) Ma schiva le favole profane e da vecchie; esercitati invece alla pietà [in greco: GYMNASE DE SEAUTON PROS EUSEBEIAN];

(8) Perchè l'esercizio corporale [SOMATIKE' GYMNASIA, in greco] è utile a poca cosa, mentre la pietà è utile ad ogni cosa, avendo la promessa della vita presente e di quella a venire.

(9) Certa è questa parola e degna di essere pienamente accettata.

(10) Poichè per questo noi fatichiamo e lottiamo; perchè abbiamo posto la nostra speranza nell'Iddio vivente, che è il Salvatore di tutti gli uomini, principalmente dei credenti.

(11) Ordina queste cose ed insegnale.

(12) Nessuno sprezzi la tua giovinezza; ma sii d'esempio ai credenti, nel parlare, nella condotta, nell'amore, nella fede, nella castità.

(13) Attendi, finchè io torni, alla lettura, all'esortazione, all'insegnamento.

(14) Non trascurare il dono di Dio che è in te, il quale ti fu dato per profezia quando ti furono imposte le mani dal collegio degli anziani.

(15) Cura queste cose e datti ad esse interamente, affinchè il tuo progresso sia manifesto a tutti.

(16) Bada a te stesso ed all'insegnamento; persevera in queste cose, perchè facendo così salverai te stesso e quelli che ti ascoltano".

Esaminiamo che cosa dice, allora, il nostro testo a questo riguardo.

Mentre l'esercizio fisico pur essendo utile, è solo limitatamente utile ("poca cosa"), l'esercizio della pietà è utile ad "ogni cosa" (8) dice la Parola di Dio. Per quanto l'esercizio fisico sia utile, l'esercizio spirituale è proporzionalmente ancora più rilevante!

Che l'argomento sia di grande importanza, viene rilevato ancora da altre espressioni del testo.

Se Timoteo rappresenterà (se metterà davanti) queste cose ai fratelli sarà un buon ministro di Cristo perchè dimostrerà di essere nutrito interiormente dalle parole (della verità) della fede e della buona dottrina (6).

Si tratta dunque di "buona dottrina" che produce ministri di Dio (e quindi cristiani) sani e spiritualmente ben nutriti e li fa progredire (15).

Si tratta poi di una parola "certa e degna di essere pienamente accettata", della quale possiamo essere certi della sua fondatezza (9); cose da continuare a "ordinare" ed insegnare (11), ed il ministro deve esserne d'esempio dandosi ad esse interamente, "buttandosi anima e corpo in esso" (15), ed in esse "perseverare" (16). Che cos'è, che cosa intende Iddio con l'"esercizio della pietà"?

 

 

3. La pietà e l'empietà

a. La pietà. Quello che la Riveduta intende per "pietà" non ha nulla a che vedere, almeno direttamente, con ciò che si intende nel parlare corrente, come nelle espressioni "aver pietà di", aver "compassione" di qualcuno.

Il termine originale è "fa ginnastica di EUSEBEIA", tradotto uguale nella versione cattolica e che la T.I.L.C. traduce con: "Allenati continuamente ad amare Dio" .

La pietà può essere definita come l'anima che "frequenta" gioiosamente e in modo costante chi? Il Dio vivente che ci ha chiamati alla salvezza; praticare quotidianamente la comunione con Dio, quella comunione che per grazia ci è stata ridonata avendo noi riposto la nostra fede nel Salvatore Gesù Cristo.

Che senso ha esortare ad avere comunione con Dio, si chiede qualcuno. Quando una persona è veramente convertita ed ha ricevuto per fede la grazia offertale dall'Evangelo, non è già in comunione con Dio?

Certo, ma questa grazia la si deve praticare!

Può succedere che una volta raggiunto il matrimonio, l'uomo cominci a trascurare la moglie: Va a lavorare, viene a casa per cena e poi subito esce per andare con i suoi amici lasciando la moglie a casa, e magari ritornare più tardi e pretendere da lei, beh, sapete cosa.

Se si è sposati bisogna stare insieme, imparare a conoscersi sempre meglio, costruire un'unione sempre più salda ecc. Anche il matrimonio implica "allenamento".

Allo stesso modo quando l'anima, per usare un'espressione mistica, "si è sposata con Dio". Una volta che l'anima è "sposata" con Dio, non "frequenterà" forse il suo Salvatore? Non vorrà forse conoscerlo sempre meglio, e crescere in questo rapporto?

Una pietà questa che non ha nulla a che vedere con certo formalismo religioso o bigotteria, ma che è profonda applicazione dell'anima e del cuore alla fede. In breve, Dio deve essere per me una realtà che determina tutto il mio modo di essere, di pensare, di parlare, di agire, l'unico modo di essere confacente a persone che possono essere chiamate "figlioli di Dio".

Si, "esercitare la pietà", significa "frequentare" Dio. Pietà significa fede vivente ed operante, una vita veramente consacrata a Dio, all'insegna della santità nel senso biblico di essere persone "a parte" completamente impegnate per Dio.

b. L'empietà. Contrario della pietà è ciò che la Bibbia chiama "empietà", la quale è la caratteristica dominante della natura umana decaduta, caratteristica della maggioranza che vive "come se Dio non esistesse".

Questa condizione così ce la descrive la Bibbia: "Negli ultimi tempi verranno tempi difficili, perchè gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro... superbi, bestemmiatori... ingrati, irreligiosi" (3:2). Forse, più che la persona degli "ultimi tempi" questa è è un dato costante dell'essere umano. Sta scritto: "...come si comportano i pagani nella vanità dei loro pensieri, con l'intelligenza ottenebrata, estranei alla vita di Dio a motivo dell'ignoranza che è in loro, a motivo dell'indurimento del loro cuore. Essi, avendo perduto ogni sentimento, si sono abbandonati alla dissolutezza fino a commettere ogni specie di impurità con avidità insaziabile. Ma voi non è così che avete imparato a conoscere Cristo" con la (Ef. 2:17-20), coloro che avendo peccato "sono privi della gloria di Dio" (Ro. 3:23). Noi eravamo così, ma Dio per grazia ce ne ha liberato.

L'empietà, però, può anche mascherarsi di religiosità, quando si tratta di una religiosità formale ed ipocrita. Dice la Bibbia di alcuni che: "Aventi l'apparenza della pietà, mentre ne hanno rinnegata la potenza" (2 Ti. 3:5), gente che, se pure "religiosa" non ha nessun'idea della potenza e dei benefici di un rapporto autentico e quotidiano con Dio.

In certi ambienti il termine "pietà religiosa", infatti, ha conotazioni negative, ma questo è potuto avvenire solo perchè sono stati manifesti abusi della pietà religiosa, abusi che, in ultima analisi, erano solo il suo contrario, cioè l'empietà. Dobbiamo riscoprirne il suo significato autentico.

Empietà può essere anche la religione "naturale". Dice il nostro testo: chi coltiva "favole profane e da vecchie, v. 7, cioè leggende irriverenti, finzioni profane, sciocchi miti. Anche oggi, per questo, abbiamo una risorgenza dell'antico paganesimo o mitologie orientali, le fantasie della New Age, favolistica religiosa (quella di certo cattolicesimo, o di cette sétte come i mormoni o i testimoni di Geova), ma anche per esempio la consultazione di oroscopi, l'occultismo ecc. può rientrare in questa categoria. Da tutto questo stai alla larga, dice l'apostolo!

 

4. Come si esplicita la pratica della pietà

Come deve questo esplicitarsi? Se pratica della pietà è "frequentare Dio", essa essenzialmente dovrà esprimersi nel regolare dialogo con Dio cioè nella preghiera e nella meditazione della Parola di Dio ("la parola della fede" v. 6). Difatti il nostro testo lo mette bene in evidenza: essa viene qui specificata come: la lettura (della Bibbia), l'esortazione e l'insegnamento (v. 13). Ricordate quello che viene detto a proposito della comunità primitiva di Gerusalemme? "Erano perseveranti nell'attendere all'insegnamento degli apostoli, nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere" (At. 2:42).

Dobbiamo incontrarci con Dio tutti i giorni e per far questo, per imparare a far questo esistono diverse guide, come, per la lettura della Bibbia, gli strumenti offerti dall'Unione per la Lettura della Bibbia. L'opuscono trimestrale "Per l'Ora che Passa", accompagna a leggere ogni giorno tutta la Bibbia in quattro anni, con commenti pertinenti e di immediata applicazione alla vita personale. Abbiamo poi anche, per esempio, il "Diario di Preghiera" proposto dalla Campus Crusade, ottimo per imparare a pregare scoprendo tutte le ricche dimensioni dell'incontro giornaliero con Dio, per pregare veramente come la Bibbia insegna.

E' importante anche citare la necessità della frequenza regolare ai culti ed agli studi biblici. Comprenderne l'importanza vitale per la nostra fede dovrebbe far si che ogni altra attività non rimandabile passi per noi in secondo piano.

Scrive John Owen, teologo riformato del '600: "Coloro nei quali veramente è avvenuto un rinnovamento spirituale si rallegreranno nelle attività di culto perchè ivi troveranno stimolata la loro fede, il loro amore e la loro gioia in Dio. Per loro questa non sarà in alcun modo una formalità... Ogni cosa che Dio ci comanda non è fine a sè stessa, ma è intesa per risvegliare il nostro amore, la nostra fiducia, la nostra soddisfazione e il nostro timore di Dio... Non ho mai conosciuto io un credente che abbia prosperato spiritualmente e che abbia trascurato il culto pubblico... le attività di culto (predicazione, preghiera, lode, comunione, ecc.) sono i mezzi con i quali i credenti di fatto sperimentano la presenza di Dio... Nel culto il credente nato di nuovo ode Cristo che bussa alla porta del suo cuore... Il culto è il giardino dove Cristo viene ad incontrare coloro che egli ama... Nel culto, coloro che sono spiritualmente rinnovati si rallegrano perchè sanno che esso è il modo per glorificare Iddio, il che è lo scopo principale del culto".

 

5. Il beneficio della pietà

Nel discorso che abbiamo portato avanti fin ora certamente avremo già inteso quale beneficio personale possa darci l'esercizio della pietà.

L'esercizio della pietà comporta precise promesse, ed anche queste vengono chiaramente esplicitate nel nostro testo. La pratica della comunione con Dio (l'Iddio vivente) significa concreta manifestazione di salvezza, poter godere e sperimentare vita significativa ora ed eterna.

Gesù disse: "Io sono venuto perchè abbiano la vita, e l'abbiano ad esuberanza" (Gv. 10:10), e questa vita esuberante non è un'astrazione, ma qualcosa da scoprire ogni giorno. Ricordate quell'altra espressione di Gesù: "E questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo e vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo" (Gv. 17:3).

Infatti, la pratica della pietà, essendo "utile ad ogni cosa" contiene "la promessa della vita presente e di quella a venire" (8), si tratta cioè di scoprire tutte le dimensioni di una vita che non solo è "promettente" nel presente, ma che anche comporta prospettive eterne, nell'avvenire dell'eternità.

Non vorremmo forse noi conoscere sempre meglio tutto questo, non solo in teoria ma anche nella pratica?

Questi benefici il nostro testo, li caratterizza esplicitamente come "progresso" nella fede, un progresso che deve essere "manifesto a tutti" (15). E' manifesto in noi questo progresso nella vita spirituale come l'esercizio fisico regolare manifesta in una sempre migliore musculatura ed efficenza in colui che lo pratica seriamente?

Le aree di progresso spirituale, vengono indicate chiaramente come il manifestarsi in noi di una vita esemplare per quanto riguarda il parlare, la condotta, l'amore, la fede, la castità (12).

Chiediamoci il nostro parlare rende lode a Dio, e come potrebbe migliorare in questo senso? La nostra condotta, sempre, rende una testimonianza coerente al Signore in cui professiamo fede? L'amore al quale Cristo ci ha chiamati assume una qualità tale da farci rassomigliare sempre di più all'amore che Cristo ha avuto per tutti? La fede che professiamo è effettivamente fondata sulla rivelazione che Dio ha fatto di sè stesso e della sua volontà in Cristo e nella Sacra Scrittura? Siamo fedeli al dettato biblico, oppure seguiamo le mode intellettuali del tempo in cui viviamo? Siamo conformi alla Scrittura, oppure al mondo che ci circonda? Per quanto riguarda la "castità", ci manteniamo veramente puri da tutto ciò che potrebbe contaminare corpo, mente, anima, dispiacendo così il Signore che ci ha riscattati?

 

 

6. Le implicazioni della pietà

Nessuno, infine, si inganni sulla pratica della pietà. La pietà autentica non è solo coltivare un certo "intimismo" della fede, un qualcosa di privato e basta, un qualcosa che può essere sospettato di fuga dalla realtà, di alienazione da quelli che il mondo chiama "i problemi concreti". La pratica della pietà non può che avere sensibili conseguenze nel sociale.

Il nostro testo, poco più avanti, è impressionante a questo riguardo.

Dice: con l'esercizio della pietà "(17:4) Ma se una vedova ha dei figlioli o dei nipoti, imparino essi prima a mostrarsi pii verso la propria famiglia, e a rendere il contraccambio ai loro genitori, perchè questo è accettevole al cospetto di Dio".

"(17:8) Che se uno non provvede ai suoi, e principalmente a quelli di casa sua, ha rinnegato la fede ed è peggiore dell'incredulo".

Impressiona il fatto qui che ci si deve dimostrare pii assumendo verso gli altri un atteggiamento conseguente. La spiritualità autentica deve avere implicazioni pratiche perchè essa ci porta a rapportarci con gli altri secondo la volontà di Dio. Interessante è qui l'accenno al fatto che trascurare i doveri verso gli altri significa, in ultima analisi "rinnegare la fede", ed essere "peggiore dell'incredulo".

Per altro la 1. Timoteo cita la pietà in rapporto ad altri aspetti della vita quotidiana. I cristiani devono "insegnare secondo pietà" (6:3), ed essa determina nel credente contento del proprio stato (6:6).

 

7. Conclusione

Dobbiamo dunque esercitarci alla pietà, coltivare con amore la comunione con Dio, consapevoli dei suoi benefici. Dobbiamo, secondo le parole del nostro testo, "curare queste cose" (15). Si tratta questa di una "buona dottrina" che dobbiamo "seguire da presso" (6). In questa pratica dobbiamo "faticare e lottare" (10) perchè indubbiamente richiede da noi un impegno serio e diligente, anche se è fonte di gioia.

Praticare la pietà significa "non trascurare il dono di Dio" che è in noi (14). In essa dobbiamo "perseverare" (16).

Ed è interessante notare che tutto ciò, in fondo, significa veramente "badare a noi stessi" (16), con questo noi possiamo dire veramente di occuparci del nostro bene ultimo. L'essere umano è più di un corpo. la Bibbia ci rivela che la vita è molto più che trascinare 70 o 80 anni di esistenza su questa terra. Una persona che riconosca l'importanza di essere fisicamente in forma, dovrebbe vedere pure il valore di essere "in forma" in una vita dai contorni ancora più larghi.

 (Paolo Castellina)


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