CONOSCI IL VERO DIO?
(Atti 17:15-34)
Un dio su misura?
Immaginate una scatola di montaggio fai-da-te con sopra scritto:«Costruisciti da solo il tuo dio". Nella scatola c'è tutto ciò di cui hai bisogno per crearti il tuo dio personale...
Dapprima sembra divertente. Però, nel leggere le istruzioni, ti accorgi ben presto che non puoi giocare con questo dio per alcuni giorni e poi dimenticarlo. Avendoti costruito il tuo proprio dio, dovrai viverci insieme, dovrai rendergli culto ed obbedirgli.
Che dio ti potresti costruire? Potresti decidere di crearti un dio che assomigli a quell'orsacchiotto di pezza che ti teneva compagnia da bambino. E un dio che invita a farsi coccolare, che ti fa tenerezza, che sta là solo quando nei hai bisogno, e che certamente non ti darebbe tanto fastidio.
Oppure potresti farti un dio così grande che debba vivere solo oltre le stelle ed i pianeti nel buco nero dello spazio. Il tuo dio sarebbe così distante che non si preoccuperebbe affatto di come tu vivi o di quello che a te piace.
Le scatole di montaggio per costruirsi il proprio dio non si trovano nei supermercati, ma gente di ogni tipo, in effetti, si è costruita il proprio dio. Alcuni sono intagliati nella roccia o nel legno, ma la maggior parte di essi la si forma nella propria mente.
Nella sua lettera ai Romani, l'apostolo Paolo spiega il perché molti si costruiscono a piacimento il proprio dio: «...perché pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno però glorificato né l'hanno ringraziato come Dio, anzi, sono divenuti insensati nei loro ragionamenti e il loro cuore senza intendimento si è ottenebrato»1. E' solo infatti di conseguenza ad una deformazione del ragionamento che la gente può costruirsi déi che assomiglino ad esseri umani, ad uccelli, ad animali e serpenti. Questo zoo religioso comincia nella mente. Iddio odia l'idolatria perché diffama il suo carattere. Il costruttore di déi sostituisce al vero Dio una grottesca imitazione.
Peggio, l'idolatra comincia ad immaginare cose su Dio e poi si comporta come se fossero vere. Davanti a Dio un ragionamento distorto conduce ad un modo di vivere sbagliato. E' stato scritto: «Se la tua concezione di Dio è radicalmente falsa, allora più devoto diventi, peggio sarà per te. Tu permetti in realtà alla tua anima di essere modellata da qualcosa di spregevole. Faresti meglio ad essere un ateo»2.
Quello che ti viene in mente quando pensi a Dio, dunque, rivela molto di noi stessi. Dobbiamo considerare attentamente ciò che la Scrittura rivela su Dio perché la nostra vita non sarà più grande del concetto che abbiamo di Dio.
1. L'irritazione di Paolo
Dobbiamo conoscere dunque il vero Dio, non quelli creati dalle fantasie umane, ma Colui che ha rivelato chiaramente sé stesso a noi nella Bibbia e in Gesù Cristo. Un brano della Scrittura è esemplare a questo riguardo. L'apostolo Paolo capita ad Atene, in Grecia, un grande centro di vita intellettuale e religiosa dell'antichità e lì deve passare un po' di tempo per attendere i suoi collaboratori Sila e Timoteo.
Egli si trova, per così dire, in un supermercato di religioni e di filosofie. Non c'era che l'imbarazzo della scelta: c'erano religioni e filosofie per tutti i gusti, e certamente questo farebbe piacere anche a molti oggi che dicono che tutte le religioni portano a Dio o che basta "credere in qualcosa ed essere sinceri". Ci aspetteremmo dunque che Paolo fosse compiaciuto per aver visto tanto impegno religioso ed intellettuale: non avrebbe dovuto Paolo lodare gli ateniesi perché tutti cercavano Dio, e tutti in questo modo erano sulla strada della salvezza?
Andremmo però incontro ad una delusione, se la pensassimo così, perché in realtà sta scritto che «il suo spirito gli si inacerbiva dentro vedendo la città piena di idoli»3, cioè fremeva dentro di sé con rabbia, e la Bibbia descrive la sua rabbia come una "santa e giusta rabbia" perché non è vero che sia tutto lo stesso: c'è il vero Dio e vi sono divinità false ed idoli che in realtà sono démoni e vanno a nostro danno, divinità ed idoli che ci porteranno mille miglia dalla salvezza.
La popolazione del mondo che stava attorno al Mar Mediterraneo a quel tempo, circa 2000 anni fa, cercava di mettere insieme il puzzle della loro vita, proprio come tutti stanno cercando di fare oggi. Cerchiamo di capire infatti il proposito e il significato della nostra vita: perché siamo nati, da dover veniamo, dove stiamo andando.
Pare che ad Atene ciascuno avesse il suo dio personale. Si, tutti abbiamo bisogno di un dio a cui rendere il nostro culto. Possiamo camminare anche noi per le strade delle nostre città e vedere gli idoli che la gente adora. Tutto ciò che si mette di mezzo fra noi e Dio, tutto ciò che, nella nostra vita prende il posto di Dio, è un idolo, e l'idolo, oltre a dispiacere a Dio ci fa del male.
2. La sfida dell'Evangelo di Cristo
Così Paolo davanti ad un tale spettacolo non può resistere e, senza perdere tempo: «Egli dunque discuteva nella sinagoga con i Giudei e con le persone pie, e ogni giorno, sulla piazza, con quelli che incontrava. Con lui discutevano pure alcuni filosofi epicurei e stoici»4. Nel discutere con questi filosofi Paolo comincia a parlare della risurrezione di Cristo. E si, questo per loro era qualcosa di nuovo. Non avevano mai sentito parlare della risurrezione, e alcuni reagiscono, dicendo: «Che vuol dire questo cianciatore?"5. Si, "Che cosa pretende di insegnarci questo ciarlatano?". Il termine "cianciatore" o "ciarlatano" significa una persona che ha raccolto qui e là frammenti di informazioni, ma che non ha mai chiaramente sviluppato un proprio pensiero.
Così questi filosofi portano Paolo all'Areopago, l'università del tempo, e nel percorrere la città, egli trova il testo del suo discorso. Vede un altare su cui è scritto: «al dio sconosciuto»6.
a. Una religione che non salva. L'ateniese medio di quel tempo era una persona religiosa. Anche noi possiamo essere religiosi, ed anche essere stati battezzati e confermati. Possiamo essere religiosi, e ciononostante camminare su una strada sbagliata, una strada che non porta veramente a Dio. Possiamo essere religiosi, e ciononostante ancora i nostri peccati non essere stati perdonati. Abbiamo bisogno della presenza di Cristo nel nostro cuore.
La religione ateniese incoraggiava un forte fisico ed uno splendido intelletto, ma lasciava vuota l'anima. Noi pure cerchiamo qualcosa, ma non sappiamo nemmeno che cosa. La Bibbia dice che noi abbiamo un corpo; dentro il nostro corpo, però, c'è un'anima, il nostro spirito. E' la parte di noi che era stata creata all'immagine di Dio affinché noi avessimo comunione con Dio.
b. Gli epicurei. La Bibbia dice che ad ascoltare Paolo erano gli epicurei. Gli epicurei erano gente interessante: pensavano che il fine della vita fosse la felicità ed il piacere. Cercavano l'assenza di dolore ed il massimo del piacere. Quanti oggi pure sono così, gente che si occupa poco o nulla del lato spirituale della vita!
b. Gli stoici. La Bibbia dice che ad ascoltare Paolo c'erano pure gli stoici. Gli stoici credevano che tutto il mondo fosse governato dalla ragione, o logica. Erano di solito gente moralmente a posto, ma molto egocentrici. Gli stoici erano déi a sé stessi, e avevano poco tempo da dedicare per i sentimenti o per la presenza di Dio.
d. I liberi pensatori. Poi c'erano quelli che si consideravano seri ricercatori della verità. Volevano conoscere la verità. Possiamo forse anche noi essere così. La Bibbia dice: «conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi»7.
Possiamo cercare la libertà, ma la Bibbia dice che non troveremo libertà fintanto che non conosciamo Cristo. Cristo può renderci liberi. Possiamo desiderare essere liberati da qualcosa nella nostra vita che è terribilmente spiacevole. Vogliamo essere magari liberi da qualche cattiva abitudine. Vogliamo forse essere liberati dal risentimento contro nostra moglie o nostro marito, o contro i nostri genitori. Vorremmo che qualcuno venisse nella nostra vita e ci aiutasse. Questa persona è Cristo. Egli è pronto ad aiutarci.
3. La necessità del ravvedimento
Così, quando l'apostolo Paolo aveva accolto l'invito di tutte queste persone a venire a parlare, che cosa dice?
In primo luogo parla loro dell'unico e vero Dio. Egli presenta loro ciò che Dio ha rivelato di sé stesso: «Poiché passando in rassegna ed osservando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: AL DIO SCONOSCIUTO. Quello dunque che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annunzio»6.
Dio è il Creatore, Dio è santo. Egli è immutabile. Egli è il Dio d'amore. quante persone ci sono che sanno che un Dio esiste, che credono in Lui, ma Egli è sconosciuto per loro, nel senso che non sono veramente in comunione con Lui?
Poi l'apostolo Paolo dice: «Dio comanda a tutti gli uomini, e dappertutto, che si ravvedano»8. Notate che Dio desidera che noi ci ravvediamo. Davanti alla vera immagine di Dio, quella che Egli stesso ha rivelato, Egli ci chiama a ravvederci dei nostri idoli e ad abbandonarli, a confessare i nostri peccati e ad affidare tutta la nostra vita a Cristo, il Salvatore, il Signore, il Maestro, l'unico nome che al mondo possa darci veramente la salvezza, l'unico che Iddio abbia veramente inviato come mediatore fra noi e Lui.
E noi, ci siamo ravveduti nella nostra vita? Ravvedimento significa che noi cambiamo opinione su Dio e cambiamo opinione su noi stessi per accogliere la Rivelazione che Egli fa di Sé e di noi.
Dio è un Dio santo ed amorevole che ha donato Suo Figlio Gesù Cristo, a morire sulla croce per noi. Dobbiamo dire a Dio: "Ho peccato, me ne dispiace, sono pronto a cambiare il mio modo di vivere".
Da soli, però, non possiamo cambiare il nostro modo di vivere, anche se ci proviamo, perché? Perché è Dio che deve aiutarci a ravvederci -ed egli lo farà se noi glielo permettiamo.
4. Andiamo incontro ad un giudizio
L'apostolo Paolo spiega poi perché dobbiamo ravvederci: «Poiché egli ha stabilito un giorno in cui giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo di quell'uomo che egli ha stabilito»9. Dobbiamo ravvederci perché ci sarà un giorno del giudizio e quel giorno noi saremo là. Saremo giudicati dal Dio dell'universo.
a. Un discorso impopolare. Ad alcuni non piace sentire parlare di Dio nei termini di ira e di giudizio. Cerchiamo di farci un Dio che sia comodo ai nostri pii desideri. Cerchiamo di stare comodi nei nostri peccati. Gesù però disse: «Ma non vi è nulla di nascosto che non debba essere palesato, né di occulto che non debba essere conosciuto»10. Dio conosce non solo le nostre azioni e le nostre parole, ma anche i nostri pensieri, le nostre intenzioni. una delle cose che Gesù venne ad insegnare è che i Dieci Comandamenti si applicano non solo alle cose che facciamo, ma anche alle cose che pensiamo. Dio ci guarda dentro, e vede che cosa noi siamo in realtà. Ai tempi di Gesù molti erano ipocriti, ed egli li condannava. Dicevano di credere a Dio con le loro labbra, ma il loro cuore era lontano da lui!
b. La realtà delle cose. Una figura del giudizio ci viene data nel libro dell'Apocalisse: «Poi vidi un gran trono bianco e colui che vi sedeva sopra, dalla cui presenza fuggirono il cielo e la terra; e non fu più trovato posto per loro. E vidi i morti, grandi e piccoli, che stavano ritti davanti a Dio, e i libri furono aperti; e fu aperto un altro libro, che è il libro della vita; e i morti furono giudicati in base alle cose scritte nei libri, secondo le loro opere. E il mare restituì i morti che erano in esso, e la morte e l'Ades restituirono i morti che erano in loro, ed essi furono giudicati, ciascuno secondo le sue opere... e se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco»11.
c. Due libri. Si, la Bibbia dice che in cielo vi sono due tipi di libri. Quando nasciamo, i nostri nomi vengono scritti nei libri. Tutto quello che abbiamo fatto dal giorno in cui siamo nati è scritto nei libri. Tutto questo sarà usato contro di noi nel giorno del giudizio.
La Bibbia ci dice pure che quando veniamo con fede a Cristo -quando lo accogliamo, quando veniamo alla croce laddove è morto per noi, quando crediamo che egli è risorto e lo riceviamo in noi- i nostri nomi vengono tolti da quei libri. ...e Dio non potrà rammentarsi più dei nostri peccati. E' stupefacente che Dio abbia la capacità di dimenticarsi dei nostri peccati. Egli non può più ricordarli, perché sono stati portati via dal sangue che fu versato sulla croce.
Il momento in cui i nostri nomi vengono tolti dai libri, egli li scrive in un altro libro, chiamato 'Il Libro della Vita'. I vostri nomi sono scritti nel Libro della Vita? Se il vostro nome non sta scritto là, non entrerete mai nel Regno dei Cieli.
La croce è stato un giudizio. Gesù non doveva necessariamente andare alla croce, non doveva necessariamente morire. Andò alla croce perché ci amava, e mentre era sulla croce, Gesù pensava a noi. Egli ci ama. E' stato sulla croce per noi ed ha sparso il suo sangue per noi. Iddio ha preso tutti i nostri peccati e li ha posti su Gesù. «Dio ha fatto essere peccato per noi colui che non ha conosciuto peccato, affinché noi potessimo diventare giustizia di Dio in Lui»12. Gesù ha portato i vostri peccati ed i miei peccati.
La legge dice: «Il salario del peccato è la morte»13, e «l'anima che pecca morrà»14, ma Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: "Chi ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha vita eterna»15. Notate che possiamo ricevere vita eterna ora. Non dobbiamo aspettare di essere morti. Possiamo avere vita eterna ora quando affidiamo la nostra vita a Cristo. Il credente «non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita"»15. Siamo sotto la sentenza di morte, ma possiamo ricevere vita eterna ora.
5. Risurrezione
L'apostolo Paolo agli ateniesi ha parlato di risurrezione: ««Poiché egli ha stabilito un giorno in cui giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo di quell'uomo che egli ha stabilito, del che ha dato prova a tutti risuscitandolo dai morti»9.
Ciò di cui abbiamo bisogno noi oggi, come i filosofi di Atene, è speranza per il futuro. Vi sarà un glorioso futuro per coloro che si sono affidati a Cristo. Oh certo, potremo subire persecuzioni, e possiamo avere in questa vita ogni sorta di problemi. Quando però veniamo a Cristo, la Bibbia ci promette che passeremo l'eternità con Lui a causa della risurrezione di Cristo.
a. Diverse reazioni. Quando i filosofi greci avevano udito del peccato, del ravvedimento, e della risurrezione, non vollero più ascoltare, non lo sopportavano più, e sospesero la riunione. Per loro era un parlare folle e ridicolo. La gente alle parole di Paolo reagì in tre modi.
Alcuni ridevano, e lo prendevano in giro, e dicevano: " tutto questo è assurdo"16. Qual era il problema di quelli che lo prendevano in giro? Per alcuni era l'orgoglio. Per altri la paura di quello che avrebbe la gente pensato di loro. La pressione dei propri simili li impediva di venire a Cristo. Quali paure trattengono te dal venire con fiducia a Cristo?
Altri dicevano: «Ci penseremo, e forse un'altra volta prenderemo la nostra decisione»16. La Bibbia però dice: «Ecco ora il tempo accettevole, ecco ora il giorno della salvezza»17. E' pericoloso ritardare a prendere in merito una decisione, percHé non si sa mai se avremo ancora un'opportunità per udire presentato l'Evangelo, ed anche il tuo cuore può essere differente. Questo è il tempo del raccolto, il momento in cui tu puoi prendere chiara posizione per Cristo.
Altri infine presero la loro decisione quel giorno in Atene18. Solo pochi decisero in favore di Cristo. Essere un credente può significare stare in una minoranza. E' difficile essere cristiani nel mondo in cui viviamo. Gesù disse: «Se qualcuno mi vuole seguire, rinunzi a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua»19. Prendere la croce significa identificarci con Cristo, essere pronti ad accettare l'impopolarità che lui ha avuto; essere pronti a ricevere le stesse accuse che facevano su di lui; essere pronti a stare sempre al suo fianco.
Siamo pronti noi, come quelle persone, quel giorno, ad Atene, a ritornare al nostro posto di lavoro, a casa nostra ed al nostro vicinato e parlare loro di Cristo? Siamo pronti a lasciare che la gente sappia che noi seguiamo Cristo? Ecco il significato della croce.
Conclusione
Molti si costruiscono un dio a proprio uso e consumo: farà loro comodo per un po', ma ben presto si accorgeranno di avere ingannato sé stessi e di non avere ottenuto quello che speravano.
Dio però non è questione di opinioni o di gusti personali, e inutile è pure cercare di immaginarlo o fare ipotesi a suo riguardo: questo è inutile perché Dio si è rivelato a noi chiaramente in Gesù Cristo ed attraverso la Bibbia, ed attraverso questa rivelazione Egli ci chiama al ravvedimento ed alla fede, Egli ci chiama a trovare in Lui la risposta alle nostre legittime aspirazioni. Si abbasserà davanti a Lui il nostro orgoglio e rinunceremo noi alla nostra inutile ed ipocrita ricerca di Dio?
Qualcuno ha detto giustamente: "La ricerca della verità, la ricerca di Dio, è come la ricerca di un ago in un pagliaio. Qualcuno per caso però, sedendosi, ha trovato quell'ago perché gli ha punto il sedere, ma ha preferito gettare via l'ago, perché gli era più comodo continuare a cercare nel pagliaio, piuttosto che riconoscere che la verità è stata trovata".
Seguiremo noi la presuntuosa umana follia, oppure accetteremo con riconoscenza la sfida dell'Evangelo di Gesù Cristo?
(P.C. p. 3000)
Note
1
Romani 1:21; 2William Temple,«Christian Faith and Life» 1931; 3vv. 15,16; 4vv. 17,18; 5v. 18; 6v. 23; 7Giovanni 8:32; 8v. 30; 9v. 31;10Luca 12:2; 11Ap. 20:11-14; 122 Co. 5:12; 13Romani 6:23; 14Ezechiele 18:4; 15Giovanni 5:24; 16v. 32; 172 Corinzi 6:2; 18v. 34; 19Matteo 16:24.CONOSCI IL VERO DIO?
(Atti 17:15-34)
Un dio su misura?
Immaginate una scatola di montaggio fai-da-te con sopra scritto:«Costruisciti da solo il tuo dio". Nella scatola c'è tutto ciò di cui hai bisogno per crearti il tuo dio personale... Dapprima sembra divertente. Però, nel leggere le istruzioni, ti accorgi ben presto che non puoi giocare con questo dio per alcuni giorni e poi dimenticarlo. Avendoti costruito il tuo proprio dio, dovrai viverci insieme, dovrai rendergli culto ed obbedirgli.
Che dio ti potresti costruire? Potresti decidere di crearti un dio che assomigli a quell'orsacchiotto di pezza che ti teneva compagnia da bambino. E un dio che invita a farsi coccolare, che ti fa tenerezza, che sta là solo quando nei hai bisogno, e che certamente non ti darebbe tanto fastidio.
Oppure potresti farti un dio così grande che debba vivere solo oltre le stelle ed i pianeti nel buco nero dello spazio. Il tuo dio sarebbe così distante che non si preoccuperebbe affatto di come tu vivi o di quello che a te piace. Le scatole di montaggio per costruirsi il proprio dio non si trovano nei supermercati, ma gente di ogni tipo, in effetti, si è costruita il proprio dio. Alcuni sono intagliati nella roccia o nel legno, ma la maggior parte di essi la si forma nella propria mente.
Nella sua lettera ai Romani, l'apostolo Paolo spiega il perché molti si costruiscono a piacimento il proprio dio: «...perché pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno però glorificato né l'hanno ringraziato come Dio, anzi, sono divenuti insensati nei loro ragionamenti e il loro cuore senza intendimento si è ottenebrato». Si, il nostro zoo religioso comincia nella mente. Iddio odia l'idolatria perché diffama il suo carattere: il costruttore di déi sostituisce al vero Dio una grottesca imitazione. Peggio, l'idolatra comincia ad immaginare cose su Dio e poi si comporta come se fossero vere. Davanti a Dio un ragionamento distorto conduce ad un modo di vivere sbagliato perché noi modelliamo noi stessi secondo le nostre concezioni errate, e qual è il risultato? Dobbiamo perciò considerare attentamente ciò che la Scrittura rivela su Dio perché la nostra vita non sarà più grande del concetto che abbiamo di Dio.
L'irritazione di Paolo
Dobbiamo conoscere dunque il vero Dio, non quelli creati dalle fantasie umane, ma Colui che ha rivelato chiaramente sé stesso a noi nella Bibbia e in Gesù Cristo. Il brano della Scrittura che avete udito è molto significativo a questo riguardo. L'apostolo Paolo capita ad Atene, in Grecia, un grande centro di vita intellettuale e religiosa dell'antichità e lì deve passare un po' di tempo per attendere i suoi collaboratori Sila e Timoteo.
Egli si trova, per così dire, in un supermercato di religioni e di filosofie. Non c'era che l'imbarazzo della scelta: ce n'era per tutti i gusti, e certamente tutto ciò susciterebbe l'ammirazione di molti oggi che dicono che tutte le religioni portano a Dio o che basti "credere in qualcosa ed essere sinceri". E' compiaciuto l'apostolo Paolo nel vedere tanto impegno religioso ed intellettuale?
No, anzi, «il suo spirito gli si inacerbiva dentro vedendo la città piena di idoli», cioè fremeva dentro di sé con rabbia, e la Bibbia descrive la sua rabbia come una santa e giusta perché non è vero che tutto sia uguale: c'è il vero Dio e vi sono false divinità che in realtà ci danneggiano e che ci porteranno mille miglia dalla salvezza.
La gente che abitava i paesi del Mediterraneo a quel tempo, circa 2000 anni fa, cercava di mettere insieme il puzzle della loro vita, proprio come oggi. Tutti cerchiamo di capire infatti il proposito e il significato della nostra vita: perché siamo nati, da dover veniamo, dove stiamo andando e a questo ciascuno dà la sua risposta. Ma è quella giusta? Anche noi possiamo percorrere le nostre città e vedere gli idoli che la gente adora. Tutto ciò che si mette di mezzo fra noi e Dio, tutto ciò che, nella nostra vita prende il posto di Dio, è un idolo, e l'idolo, oltre a dispiacere a Dio ci fa del male.
La sfida dell'Evangelo di Cristo
Così Paolo davanti ad un tale spettacolo passa all'azione e sfida tutti quelli che incontra annunziando con chiarezza che Dio, difronte alla confusione dei tentativi umani di conoscerLo, ha preso Egli stesso l'iniziativa di rivelarsi in Gesù Cristo ed attraverso il messaggio della Bibbia.
Paolo non teme nemmeno di discutere con gli intellettuali del tempo, i filosofi, e con loro egli parla della risurrezione di Cristo. E si, questo per loro era qualcosa di nuovo. Non avevano mai sentito parlare della risurrezione, e alcuni reagiscono, dicendo: "Che cosa pretende di insegnarci questo ciarlatano?". Paolo pare loro irrazionale, primitivo, credulone, o peggio, un "venditore di fumo". Così questi filosofi sfidano Paolo, forse vogliono prendersi gioco di lui, e lo portano -loro, esperti in dibattiti culturali- all'Areopago, la loro palestra delle idee. "La nostra gente si diverte molto a sentire discussioni, polemiche, nuove idee!", pensano.
E' sarà proprio percorrendo quella città che trova lo spunto per il suo discorso. Vede un altare su cui è scritto: «al dio sconosciuto».
a. L'ateniese medio di quel tempo era una persona religiosa. Anche noi possiamo essere religiosi, ed anche essere stati battezzati e confermati e ciononostante camminare su una strada che non porta veramente a Dio. Possiamo essere religiosi, e ciononostante essere privi del perdono dei nostri peccati. Abbiamo bisogno della presenza di Cristo in noi. La religione ateniese incoraggiava un forte fisico ed uno splendido intelletto, ma lasciava vuota l'anima. Noi abbiamo un corpo ed un'anima creata all'immagine di Dio. Essa può essere soddisfatta solo in un'autentica comunione con Lui.
b. La Bibbia dice che ad ascoltare Paolo erano gli epicurei. Erano gente interessante: pensavano che il fine della vita fosse la felicità ed il piacere. Cercavano l'assenza di dolore ed il massimo del piacere. E' l'edonismo: quanti oggi pure sono così, gente che si occupa poco o nulla del lato spirituale della vita!
c. La Bibbia dice che ad ascoltare Paolo c'erano pure gli stoici. Credevano che tutto il mondo fosse governato dalla ragione, o logica. Erano di solito gente moralmente a posto, ma molto egocentrici. Gli stoici erano déi a sé stessi, e avevano poco tempo da dedicare per i sentimenti o per la presenza di Dio.
d. Poi c'erano quelli che si consideravano seri e liberi ricercatori della verità. Possiamo forse anche noi essere così. Anche la Bibbia dice: «conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi»7. Essa però dice pure che non troveremo libertà fintanto che non conosciamo Cristo. Cristo può renderci liberi. Da quali problemi desideriamo noi essere liberati? Cristo solo può sovvenire a questo nostro bisogno, ed egli lo vuole fare.
La necessità del ravvedimento
Così, quando l'apostolo Paolo aveva accolto l'invito di tutte queste persone a venire a parlare, che cosa dice?
In primo luogo osa parlare loro dell'unico e vero Dio. Egli presenta loro ciò che Dio ha rivelato di sé stesso: «Quello dunque che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annunzio». Dio è il Creatore, Dio è santo. Egli è immutabile. Egli è il Dio d'amore. Molti sanno che un Dio esiste, che credono in Lui, ma Egli è sconosciuto per loro, nel senso che non sono veramente in comunione con Lui.
Poi l'apostolo Paolo dice: «Dio comanda a tutti gli uomini, e dappertutto, che si ravvedano». Notate che Dio desidera che noi ci ravvediamo. Davanti alla vera immagine di Dio, quella che Egli stesso ha rivelato, Egli ci chiama a ravvederci dei nostri idoli e ad abbandonarli, a confessare i nostri peccati e ad affidare tutta la nostra vita a Cristo, l'unico nome che al mondo possa darci veramente la salvezza, l'unico "mediatore autorizzato". Siamo chiamati a cambiare opinione e ad accogliere la Rivelazione che Egli fa di Sé stesso e della nostra vera natura.
Dio è un Dio santo ed amorevole che ha donato Suo Figlio Gesù Cristo, a morire sulla croce per noi. Dobbiamo dire a Dio: "Sono su una strada sbagliata, lo riconosco con dolore, sono pronto a cambiare il mio modo di pensare e di vivere". Egli può aiutarci a farlo.
Giudizio e risurrezione
L'apostolo Paolo spiega poi perché dobbiamo ravvederci: «Poiché egli ha stabilito un giorno in cui giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo di quell'uomo che egli ha stabilito». Dobbiamo ravvederci perché ci sarà un giorno del giudizio e quel giorno noi saremo là. Saremo giudicati dal Dio dell'universo. Ad alcuni non piace sentire parlare di un Dio Giudice indignato. Cerchiamo di farci un Dio di comodo che non ci disturbi troppo. Gesù però disse: «Non vi è nulla di nascosto che non debba essere palesato, né di occulto che non debba essere conosciuto». Noi siamo creature di Dio, Dio ci guarda dentro, e vede che cosa noi siamo in realtà, e un giorno noi dovremo rendere conto a Lui della nostra vita, e le nostre giustificazioni non serviranno. Saremo giudicati secondo verità.
Una figura del giudizio ci viene data nel libro dell'Apocalisse: «Poi vidi un gran trono bianco e colui che vi sedeva sopra... E vidi i morti, grandi e piccoli, che stavano ritti davanti a Dio, e i libri furono aperti; e fu aperto un altro libro, che è il libro della vita; e i morti furono giudicati in base alle cose scritte nei libri, secondo le loro opere. ...E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco».
Si, la Bibbia dice che in cielo vi sono due tipi di libri. Quando nasciamo, i nostri nomi vengono scritti nei libri. Tutto quello che abbiamo fatto dal giorno in cui siamo nati è scritto nei libri. Tutto questo verrà usato contro di noi nel giorno del giudizio. La Bibbia ci dice pure che quando veniamo con fede a Cristo -quando lo accogliamo, quando veniamo alla croce laddove è morto per noi, quando crediamo che egli è risorto e lo riceviamo in noi- i nostri nomi vengono tolti da quei libri. ...e Dio non potrà rammentarsi più dei nostri peccati. Non è stupefacente? Egli non potrà più ricordarli, perché sono stati portati via dal sangue che fu versato sulla croce. Il momento in cui i nostri nomi vengono tolti dai libri, egli li scrive in un altro libro, chiamato 'Il Libro della Vita'. Se il nostro nome non sta scritto là, non entreremo mai nel Regno dei Cieli.
La croce è stato un giudizio. Gesù poteva anche fare a meno di fare quella fine, ma l'ha fatto perché ci amava, e mentre era sulla croce, Gesù pensava a noi. Egli ci ama. Sapeva che quello che stava facendo era l'unica base per la quale noi avremmo potuto essere salvati davanti a Dio. Dio, oltre che essere amore è un Dio giusto, non può far finta che le nostre trasgressioni non contino nulla: la giustizia vuole che chi sbaglia debba pagare. La legge di Dio dice: «Il salario del peccato è la morte», e «l'anima che pecca morrà», e Gesù prende su di sé ciò che il nostro peccato merita e paga per noi. Chi affida la sua vita a Gesù e lascia che Egli si prenda carico del nostro destino eterno, viene salvato. Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: "Chi ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha vita eterna... non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita"».
Gesù è risorto come pegno e garanzia della risurrezione di chi a Lui si affida. Ciò di cui abbiamo bisogno noi oggi, come i filosofi di Atene, è speranza per il futuro. Vi sarà un glorioso futuro per coloro che si sono affidati a Cristo. Oh certo, potremo avere in questa vita ogni sorta di problemi ma quando veniamo a Cristo, la Bibbia ci promette che passeremo l'eternità con Lui a causa di ciò che Cristo ha compiuto.
Diverse reazioni e la nostra?
Udito di peccato, di ravvedimento, e di risurrezione, i filosofi greci non vogliono più continuare ad ascoltare, non lo sopportano più, e sospendono la riunione. Troppo scomodo, troppo "ridicolo". Le reazioni della gente sono diverse.
Alcuni lo deridono: "tutto questo è assurdo". Qual era il loro problema? Forse l'orgoglio, forse la paura di quello che avrebbe la gente pensato di loro. La pressione dei propri simili li impediva di venire a Cristo. Succede anche oggi. Altri dicevano: «Ci penseremo, e forse un'altra volta prenderemo la nostra decisione». La Bibbia però dice: «Ecco ora il tempo accettevole, ecco ora il giorno della salvezza». E' pericoloso ritardare a decidersi, perché l'opportunità può sfumare. Se oggi ti è data questa opportunità non rimandare. Altri decidono per Cristo proprio quel giorno. Forse solo pochi. Essere un credente può significare stare in una minoranza. Ma Gesù disse: «Se qualcuno mi vuole seguire, rinunzi a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua», anche a costo di essere impopolari. Siamo pronti noi, come quelle persone, quel giorno ad Atene, a ritornare al nostro posto di lavoro, a casa nostra ed al nostro vicinato e parlare loro di Cristo? Siamo pronti a lasciare che la gente sappia che noi seguiamo Cristo?
Molti si costruiscono un dio a proprio uso e consumo: farà loro comodo per un po', ma ben presto si accorgeranno di avere ingannato sé stessi e di non avere ottenuto quello che speravano. Dio però non è questione di opinioni, di gusto, di ipotesi: questo è inutile perché Dio si è rivelato a noi chiaramente in Gesù Cristo ed attraverso la Bibbia, ed attraverso questa rivelazione Egli ci chiama al ravvedimento ed alla fede, Egli ci chiama a trovare in Lui la risposta alle nostre legittime aspirazioni.
Qualcuno ha detto giustamente: "La ricerca della verità, la ricerca di Dio, è come la ricerca di un ago in un pagliaio. Qualcuno per caso però, sedendosi, ha trovato quell'ago perché gli ha punto il sedere, ma ha preferito gettare via l'ago, perché gli era più comodo continuare a cercare nel pagliaio, piuttosto che riconoscere che la verità è stata trovata".
Seguiremo noi la presuntuosa umana follia, oppure accetteremo con riconoscenza la sfida dell'Evangelo di Gesù Cristo?
(P.C. p. 2382)
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