Osservare la Quaresima

La rivalutazione del calendario ecclesiastico

Il calendario cristiano tramandato nel corso dei secoli vuole che questo periodo, precedente alla celebrazione della Pasqua, sia chiamato Quaresima.

La Riforma radicale, però, non solo ha eliminato l’osservanza della Quaresima, ma l’intero calendario ecclesiastico e tutte le sue ricorrenze (Pasqua e Natale compresi!). Diverse chiese, perciò, non segnano più il loro anno con queste ricorrenze tradizionali e, la domenica, attirano l’attenzione dei fedeli su temi scelti, di volta in volta, secondo le esigenze pastorali locali, oppure in modo arbitrario. Questo rifiuto del calendario ecclesiastico è inspirato da ciò che è chiamato: “Il principio regolatore del culto”. Questo principio afferma che, per quanto riguarda il culto, sia necessario attenerci esclusivamente a quanto al riguardo prescrive la Parola di Dio. L’osservanza della Quaresima, non essendo prescritta dalla Parola di Dio, non è perciò osservata.

Benché l’osservanza del calendario ecclesiastico tradizionale, però, non sia obbligatoria (la Parola di Dio non la prescrive e non abbiamo autorità che ce la impongano), essa può essere uno strumento utile per “costringere” noi stessi a riflettere in modo regolare sui principi fondamentali della fede cristiana [il che è il senso del calendario ecclesiastico] e della storia della salvezza. Inoltre, benché questa osservanza debba essere fatta in modo critico, essa onora la storia del popolo di Dio attraverso i secoli ed è un elemento d’unità fra cristiani di diversa tradizione. Infatti, in questa storia anche noi siamo inseriti, in essa si manifesta la provvidenza di Dio e certamente possiamo e dobbiamo apprendere dalle esperienze dei cristiani del passato e del presente.

Per quanto riguarda la Quaresima, essa è una delle celebrazioni più antiche del calendario cristiano. Come tutte le altre festività cristiane, essa è cambiata molto nel corso del tempo, ma il suo scopo di fondo è sempre stato lo stesso: il serio esame di noi stessi, la confessione dei peccati e la determinazione ad eliminare dalla nostra vita ciò che Dio considera peccato[1], forzando noi stessi all’ubbidienza con atti di rinuncia ai desideri della carne. L’apostolo Paolo scrisse: “…tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato” (1 Co. 9:27). Tutto questo in vista della celebrazione della Pasqua: la risurrezione di Cristo che segna nuove vittorie sui nostri peccati, nuovi successi nel campo della santificazione personale!

Il padre della chiesa antica Ireneo (circa 130-200) scrisse dell’osservanza di questo periodo nella chiesa cristiana dei suoi giorni, ma allora durava solo due o tre giorni, non quaranta, come oggi.

Nel 325, il Concilio di Nicea discusse sull’opportunità di un periodo di digiuno della durata di 40 giorni, ma non è chiaro se l’intenzione originaria fosse solo affinché i nuovi cristiani si preparassero al battesimo. Presto, però, la cosa coinvolse l’intera chiesa.

In che modo esattamente le chiese contassero quei quaranta giorni, variava da luogo a luogo. In Oriente, si digiunava solo nei giorni feriali. In Occidente la Quaresima era più corta di una settimana, ma includeva il sabato. Sia in Oriente che in Occidente l’osservanza della Quaresima era stretta e seria. Si mangiava una sola volta al giorno, verso la sera. Non si doveva mangiare carne, pesce o prodotti di provenienza animale.

Essa si chiama da noi “Quaresima” perché, fino al 600 essa cominciava nella domenica di Quadragesima (Quarantesima), ma Gregorio il Grande (540-604) ne spostò l’inizio ad un mercoledì, ora chiamato “Mercoledì delle Ceneri”, per assicurare il numero esatto di 40 giorni, senza contare le domeniche, che erano giorni festivi. Gregorio, considerato il padre del papato medioevale, è pure considerato l’iniziatore della cerimonia che ne dà il nome. Quando i cristiani venivano alla chiesa per ricevere la dichiarazione del perdono, Gregorio segnava la loro fronte con cenere, per rammentare loro il simbolo della penitenza (cenere e vesti di sacco), come pure la mortalità “perché sei polvere e in polvere ritornerai” (Ge. 3:19).

Verso l’800 le pratiche quaresimali vennero rilassate. Dapprima ai cristiani era permesso mangiare dopo le tre del pomeriggio. Verso il 1400 dopo mezzogiorno. Furono poi permessi vari cibi (come il pesce) e nel 1966 la Chiesa cattolica romana restrinse i giorni di digiuno solo al Mercoledì delle Ceneri ed al Venerdì Santo. Bisogna però notare che le pratiche delle chiese ortodosse orientali rimangono molto strette.

Sebbene la Quaresima sia devotamente osservata in alcune chiese protestanti storiche (soprattutto anglicani e luterani), altre a mala pena la citano. Pare però che oggi vi sia la tendenza fra gli evangelici di rivalutarla. Molti leader evangelici fanno appello al digiuno come uno dei modi per preparare un risveglio. Per molti evangelici che vedono la chiesa antica come modello per oggi, un ritorno all’osservanza critica della Quaresima sembra essere un passo logico e appropriato.

L’esperienza dei cristiani nel corso della storia rimane qualcosa che dobbiamo esaminare sempre senza pregiudizi proprio perché il popolo di Dio ha accumulato un tesoro di esperienze che sarebbe davvero sciocco ignorare, come se noi fossimo …la prima generazione di cristiani!


[1] La rinuncia determinata al nostro „peccato favorito“!


Tempo di Riforma, a cura del past. Paolo Castellina