Una “preghiera di Iabes” molto problematica

La casa editrice evangelica italiana "Uomini Nuovi", ha recentemente tradotto e sta diffondendo il libro: LA PREGHIERA DI IABEZ, di Bruce Wilkinson. Il libro ha ottenuto molto successo soprattutto negli USA, ma in effetti …ci risiamo: sotto le apparenze della pietà e della fede biblica, ancora si ripropone l’illusoria ideologia della “prosperità e del successo” proponendo magiche “preghiere di sicura efficacia” che assomigliano molto di più a mantra buddisti di sicuro appello per “la carne” che a preghiere bibliche. Il risultato? Cocenti delusioni, disinformazione sul messaggio biblico autentico, indegni tentativi di manipolare Dio, il disonore dello stesso nome di Dio. Eccessivo? Non lo crediamo. Traduciamo qui un articolo di B. Kjos, da http://www.crossroad.to/articles2/Jabez.htm.

 “Iabes invocò il Dio d’Israele, dicendo: «Benedicimi, ti prego; allarga i miei confini; sia la tua mano con me e preservami dal male in modo che io non debba soffrire!» E Dio gli concesse quanto aveva chiesto” (1 Cr. 4:10).

“…fa’ in modo che la preghiera che Iabes rivolge a Dio affinché sia benedetto, diventi parte del tessuto quotidiano stesso della tua vita. Per poterlo fare, ti incoraggio a seguire con perseveranza il programma qui delineato per i prossimi trenta giorni. Alla fine di quel periodo, noterai cambiamenti significativi nella tua vita… Leggi la preghiera di Iabes ogni mattina… Rileggi questo libretto ogni settimana per il prossimo mese…” Da: "La preghiera di Jabez" p. 86.

“La preghiera di Iabes mi mette in imbarazzo… Il Signore non aveva fatto commenti poco favorevoli sulle preghiere ripetitive? Mi aiuti, la prego, a venire a capo di queste mie perplessità su questo ‘movimento’. Leggere ‘la lettera più importante che abbia mai scritto’ sul libro di Bruce Wilkinson, del dott. Dobson, e l’effetto che ha avuto sui piani futuri della FOTF[1], è sconcertante. La mia preoccupazione è infondata?” (Ramsay Devereux).

Durante un periodo della storia di Israele, privo di avvenimenti significativi, un uomo fedele di nome Iabes, eleva a Dio una preghiera semplice e diretta, e per questo guadagna il favore e la benedizione di Dio. In questi ultimi tempi, la pubblicazione di un modesto libretto ha spinto milioni di credenti e di persone alla ricerca ad imparare a memoria e ripetere quotidianamente questa stessa preghiera. Dopo tremila anni di oscurità, Iabes trova così nel mondo un sorprendente favore.

Dove sta il problema nel promuovere una preghiera biblica che Dio ha onorato nella Sua Parola? Dopo tutto, non è vero, il Signore si rallegra delle preghiere dei Suoi figlioli, dell’espressione della loro riconoscenza, culto e consacrazione. Usare versetti biblici come base di preghiera e di culto, non è forse un’abitudine meravigliosa? Perché preoccuparsene?

Ci si deve, di fatto, preoccupare, perché questo libro (non la preghiera di Iabes) promette benedizioni da parte di Dio che Dio non promette nella Bibbia. Sebbene l’autore, Bruce Wilkinson, arricchisca il significato della preghiera di Iabes nel resto del suo libro, la prima parte (molti lettori non vanno più oltre) sembrano porre il libro nell’ambito non biblico del movimento: “Name it, claim it” (menzionalo e pretendilo).

Considerate le frasi d’apertura:

“Caro lettore, voglio insegnarti a fare preghiera forte alla quale Iddio risponde sempre. E’ breve – solo una frase in quattro parti – e nascosta nella Bibbia, ma io credo che contenga la chiave per una vita basata sulla straordinaria ricchezza di Dio…

Ecco perché migliaia di credenti che mettono in atto le verità in essa contenute vedono accadere regolarmente miracoli. Vuoi unirti a me per una personale esplorazione di Iabez? Spero lo farai!" (p. 7).

Ecco così che milioni di persone hanno risposto a questo appello. Molti testimoniano di aver ricevuto risposte miracolose che dimostrano l’amore di Dio, la Sua misericordia ed i Suoi interventi in favore di quelli che Lo cercano. Questi interventi stupefacenti, però, e racconti aneddotici, non provano che Dio “risponde sempre” a questa preghiera specifica, né sono la prova che questa preghiera dell’Antico Testamento, in sé stessa, “contenga la chiave” di favori straordinari da parte di Dio.

La Bibbia nemmeno suggerisce che noi – il popolo di Dio – si abbia l’autorità o il potere di “far funzionare la preghiera di Iabes”, come suggerisce la pubblicità di questo libro:

“Sei pronto per ricevere qualcosa di straordinario? Sei pronto per chiedere a Dio le abbondanti benedizioni che desidera darti? Scopri come la preghiera di un eroe biblico poco conosciuto possa liberare il favore, la potenza e la protezione di Dio. Vedrai come una preghiera giornaliera possa aiutarti a lasciare indietro il passato e arrivare al tipo di vita che il Signore vuole tu viva. Per questo sarà utile LA PREGHIERA DI IABEZ, di Bruce Wilkinson, Editrice Euomini Nuovi … “Se desideri vivere la tua vita come deve essere vissuta in Cristo”, LA PREGHIERA DI IABEZ, di Bruce Wilkinson, è una lettura indispensabile. LA PREGHIERA DI IABEZ, di Bruce Wilkinson, Editrice Uomini Nuovi, Un piccolo libro con un grande messaggio che cambia la vita!”.

E’ difficile comprendere come qualcuno possa concluderne che la preghiera di Iabes “funzioni” meglio delle preghiere di Mosè, Davide, Elia, e Paolo, uomini che Dio usò per liberare il Suo popolo, abbattere giganti, restituire la vita ad un ragazzo morto e la vista ad un cieco... Il “potere miracoloso di Dio” dimostrato attraverso la loro vita, non scese nella loro vita a causa delle parole che avevano pronunciato, ma perché avevano consacrato la loro vita a Dio, si erano umiliati di fronte a Lui, avevano confidato in ciò che Egli aveva provveduto per il peccato, e scelsero di conoscere ed ubbidire alla Sua volontà con tutto il loro cuore e senza compromessi!

Ecco perché Iddio perdonò i loro peccati, diede loro forza nella loro debolezza e, attraverso lo Spirito Santo che operava in loro – mise preghiere nel loro cuore che esprimevano la Sua volontà. Proprio perché questi uomini si erano presi tempo per conoscere la Sua Parola e volontà, “il SIGNORE parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla col proprio amico” (Es. 33:11). In modo non meno sorprendente,Egli chiama Davide: “un uomo secondo il mio cuore, che eseguirà ogni mio volere” (At. 13:22).

A differenza di questi amici di Dio che amavano la Sua Parola e camminavano con Lui, la Chiesa all’alba di un nuovo millennio, tende ad essere biblicamente analfabeta. Molti sono troppo distratti dal loro lavoro, dalle pressioni della vita e da “i piaceri del mondo”, per aprire la loro Bibbia. Noi, però, vogliamo il Suo aiuto, la Sua pace, e le Sue benedizioni. In questo contesto culturale, le “certezze positive” le tattiche di mercato dietro questo piccolo libro del Wilkinson, suscitano fondate perplessità.

1. La Bibbia giustifica l’uso della “preghiera di Iabes” come formula di successo?

Se fosse così, perché allora Gesù insegna ai discepoli il “Padre Nostro” come modello di preghiera in Matteo 6:9-13 e non invece la preghiera di Iabes?

Ai tempi di Gesù, i rabbini usavano spesso schemi di preghiere. Oggi, molti fedeli studiosi della storia biblica, credono che il “Padre nostro” era da usarsi allo stesso modo, un modello, uno schema di preghiera per elaborarne di più lunghe. Allora come oggi, le sue brevi parti ci rammentano come Dio si compiace di vederci usarne alcuni punti nelle nostre devozioni quotidiane.

Lode per il nostro Padre celeste che vede e provvede - Confessione e purificazione quando ci inchiniamo di fronte ad un Dio santo – Ringraziamento per la bontà e gloria del Suo Regno – Fiducia nei Suoi perfetti propositi e disponibilità a osservare la Sua volontà – Fiducia che Colui che provvede verrà incontro alle nostre necessità quotidiane - Preghiera per ottenere grazia di perdonare gli altri e d’essere colmi del Suo mare – Preghiera per ottenere la sapienza di riconoscere e resistere qualsiasi tentazione al male – Lode per la Sua sovranità, amore e fedeltà verso coloro che Lo seguono.

Sebbene le due preghiere siano state gradite a Dio, le differenze che esistono fra di loro sono importanti. Iabes si concentra sui doni di Dio. Gesù mette in rilievo il Donatore. La preghiera di Iabes riflette il contesto veterotestamentario dove Dio dimostra il Suo amore facendo prosperare il Suo popolo. La preghiera del Signore riflette la comprensione neotestamentaria che – a causa della croce – noi siamo partecipi della vita, sofferenza, ministero e trionfi di Gesù Cristo, nostro Signore.

Dato che la preghiera di Iabez precede l’appello neotestamentario all’impegno assoluto, ecco che il mondo la gradisce. Sembra buona, sia che la gente serva Dio o sé stessa. Dato che non fa riferimento a Cristo o alla croce, non è offensiva. Offre le stesse benedizioni a coloro che perseguono un Dio di comodo e a coloro che camminano con Gesù.

 (…)

E’ facile distorcere la nostra comprensione di Dio in una cultura che vorrebbe fare interpretare la Sua Parola secondo criteri di un consenso politicamente corretto, piuttosto che dalla Bibbia stessa. E’ la tentazione di credere in un Dio che “ci fa sentire bene” e che sempre risponde ai desideri ed alle illusioni umane. Presumere, però, che un Dio immaginario benedica la nostra vita ed estenda la nostra sfera di influenza, nella migliore delle ipotesi, è alquanto presuntuoso.

2. Come può il Wilkinson assicurare l’anonimo lettore che Dio “risponde sempre” a questa preghiera …a differenza delle altre?

La prefazione a questo libro implica che Dio non solo risponda a questa preghiera, ma che Egli sempre risponda favorevolmente. Questa, però, è una palese negazione di ciò che la Bibbia insegna a proposito della preghiera.

Per esempio, il Salmo 66:18 ci dice: “Se nel mio cuore avessi tramato il male, il Signore non m'avrebbe ascoltato”. E Proverbi 21:13 ammonisce: “Chi chiude l'orecchio al grido del povero, griderà anch'egli, e non gli sarà risposto”.

Giacomo 4:3,4 spiega un’altra ragione per una preghiera inascoltata: “domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. O gente adultera, non sapete che l'amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio”.

La volontà e le regole di Dio hanno precedenza sui desideri e richieste di chi non Lo conosce. Forse alcuni devono imparare l’umiltà, la consacrazione, l’ubbidienza e la fede, basate sulle Scritture, prima di potere eccellere in “ardite preghiere”. Infatti, tutt’attraverso la Bibbia, Dio ci mostra che la condizione del cuore del credente è altrettanto importante – se non di più – che le particolari parole che sono usate, “Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti; la preghiera del giusto ha una grande efficacia” (Gm. 5:16).

3. Potrebbe una formula di preghiera suscitare false aspettative su ciò che Dio potrebbe fare, e quindi seminare delusioni e dubbi, piuttosto che fede e riconoscenza?

Bruce Wilkinson fa affermazioni ancora più stupefacenti: “Unitevi con me per questa trasformazione", egli scrive a pag. 92, “Cambierai la tua eredità e porterai benedizioni soprannaturali dovunque andrai. Dio libererà la sua potenza miracolosa nella tua vita ora e per tutta l'eternità e riverserà su di te ogni onore e delizia".

Davvero? In un capitolo intitolato “Benvenuti nella lista d'onore di Dio”, Wilkinson scrive: “Non dobbiamo raggiungere il livello successivo di benedizione e fermarci lì. DOBBIAMO INIZIARE DI NUOVO: Signore, benedicimi davvero! Signore, per favore allarga...! E così di seguito. Mentre il ciclo si ripete, scopriremo che ci muoviamo con speditezza verso sfere più ampie di benedizione e di influenza che ci portano in una spirale che si amplia verso l'esterno e verso l'alto che si traduce in una vita più ampia per Dio. Verrà un giorno, e ce ne saranno tanti nel corso della nostra vita, in cui saremo così sopraffatti dalla bontà di Dio che le lacrime scorreranno copiose sul nostro viso... Se entrerete a far parte di coloro che usano la preghiera di Iabez..." (p. 84).

Wilkinson menziona, come testimonianza, “gente del tutto ordinaria, facile da ignorare”, quella di Ebrei 11, gente che si conquistò onore presso Dio. Però, Abele, Enoch, Abraamo, Sara, e Mosè, difficilmente rientrerebbero in questa categoria… Inoltre egli del tutto ignora uomini e donne fedeli che ricevettero proprio l’opposto dell’onore e benedizioni in questo mondo: “Ci furono donne che riebbero per risurrezione i loro morti; altri furono torturati perché non accettarono la loro liberazione, per ottenere una risurrezione migliore; altri furono messi alla prova con scherni, frustate, anche catene e prigionia. Furono lapidati, segati, uccisi di spada; andarono attorno coperti di pelli di pecora e di capra; bisognosi, afflitti, maltrattati (di loro il mondo non era degno), erranti per deserti, monti, spelonche e per le grotte della terra” (Eb. 11:35-38).

Iddio ci mostra che è la sofferenza – non la prosperità, il potere e l’influenza – che è parte essenziale della nostra vita in Cristo. Non possiamo essere in comunione con Gesù senza condividerne certo i trionfi, ma anche le lotte e le sofferenze. “Perché vi è stata concessa la grazia, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in Lui, ma anche di soffrire per lui” (Fl. 1:29).

Gesù ci disse di “calcolare il costo” del discepolato – non le benedizioni che avremo nel mondo: “Il servo non è più grande del suo signore". Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo ve lo faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato” (Gv. 15:20,21).

4. Non potrebbe la preghiera di Iabes, detta abitualmente, distrarci dall’udire e dal pregare per la volontà di Dio in quella giornata?

La Bibbia ci dice che: “Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio” (Ro. 8:26,27). Ricordate: Gesù pregava sempre e serviva secondo la volontà ed i propositi di Dio, in ogni occasione. Se noi facciamo senza riserve lo stesso, Egli risponderà alla nostra preghiera: “Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste” (1 Gv. 5:14,15).

5. Non potrebbero alcuni lettori perseguire più il potere della preghiera che la potenza di Dio?

Vi è una differenza significativa fra i due, e la prima cosa è sempre stata molto più seducente per la natura umana che la resa e l’ubbidienza richiesta da una costante preghiera biblica. La maggior parte della gente trova molto più facile imparare a memoria e ripetere una formula di preghiera “che funzioni” piuttosto che prendersi tempo per cercare di conoscere il cuore di Dio. E’ più facile immaginare “che farebbe Gesù” piuttosto che studiare di fatto la Sua Parola e conoscere la Sua volontà – e poi sottomettersi ad essa.

Le formule di preghiera sono molto comuni nelle religioni pagane. Si confronti la prefazione al libro di Wilkerson con la seguente citazione dal libro: “La medicina buddista Sadhana”, un libretto pubblicato in migliaia di copie e distribuito alla gente che partecipava, nel maggio 2001, ad un seminario condotto dal Dalai Lama sull’Empowerment della medicina buddista:

“Recitare il mantra della medicina buddista comporta meriti inconcepibili…. Se recitare il mantra ogni giorno, i buddha e i bodhisattvas presteranno sempre attenzione a voi e vi guideranno. Tutti i vostri karma negativi saranno pacificati e non dovrete più rinascere nel tre regni più bassi… e tutti i vostri desideri saranno realizzati”.

Un’affascinante tentazione, non è vero? Fa’ appello alla natura umana ed ai “bisogni sentiti”. Chi non vorrebbe mai recitare una preghiera o un mantra che promette facile accesso a poteri superiori che adempiano ad ogni vostro sogno e soddisfino ogni vostro desiderio?

Dio però sa che i nostri sogni limitati ed i nostri umani desideri sono ben al di sotto di Sui meravigliosi piani per ciascuno di noi. La sua ardua strada che conduce alla vittoria include asperità ed umiliazioni che raramente troverebbero posto nelle nostre speranze e preghiere. Conoscendo, dunque, le inclinazioni della natura umana, Egli ci mostra la via maestra:

“Nel pregare non usate troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole. Non fate dunque come loro, poiché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome...” (Mt. 6:7-9).

In gioco qui ci sono le nostre motivazioni – le ragioni per cui ripetete certe parole. Credete forse che le ripetizioni diano maggiore forza ad una preghiera? Allora voi confidate più nelle parole che in un Dio onnipotente e sovrano.

Per esempio, le parole consuete usate per “indossare l’armatura di Dio” potrebbero non essere di più che “vane ripetizioni”, se voi semplicemente e senza pensarci recitate i passi famigliari: “…Ora mi cingo i fianchi di verità… indosso la corazza della giustizia… i sandali della pace”. Non c’è alcuna magia in queste parole soltanto. Al contrario, esse ci rammentano attivamente – per fede – di “indossare” la verità di Cristo (la Sua Parola), la giustizia (inclusa la confessione di peccato), la pace, ecc.

Non è però “vana ripetizione” pregare secondo i passi citati in Efesini 6:12-17, rendendogli grazie per la protezione che Egli vi offre in Sé stesso. Perché quando voi vi volgete a Lui con amore, fede, umiltà ed ubbidienza, “riversando il vostro cuore” al Padre vostro e Re – allora Egli certamente udirà e risponderà secondo il Suo piano perfetto per la vostra vita.

6. Possiamo davvero presumere che un passo verso la vittoria in una battaglia, opererà le stesse cose in un’altra?

Per esempio, Dio disse a Giosuè di marciare sette volte intorno a Gerico. La vittoria, in quel caso, implicava l’ubbidienza a quelle precise istruzioni. Esse non si applicavano, però, ad altre battaglie. Una generazione prima, Dio aveva detto al Suo popolo infedele di entrare nella terra promessa. Temendo i giganti, però, essi si erano rifiutati di farlo. Dio non diede loro un’altra opportunità. Quando, però, essi affrontarono le conseguenze della loro disubbidienza, essi ritornarono inutilmente sui loro passi. Era ormai, però, troppo tardi. La grazia che era venuta con il comando di Dio, non poteva essere applicata ogni qual volta passasse loro per la mente. Essi, così, persero la battaglia e la loro stessa vita (Numeri 13-14).

7. E’ biblicamente verosimile aspettarsi che i mali che ci circondano non ci tocchino e non ci facciano soffrire?

In Cristo, è vero, noi siamo “più che vincitori”. Questo, però, non significa che possiamo evitare le ferite e le afflizioni che ci provengono dalla lotta quotidiana in questo mondo come soldati di Dio. Fintanto che vivremo in un mondo decaduto e cammineremo con Lui, il male ci toccherà. Noi, però, non ne dovremo affrontare gli assalti da soli. Quando siamo forniti della Sua verità e promesse, Egli ci guiderà verso il trionfo – un trionfo che sembrerà tutto meno che trionfante a coloro che si aspettano pace e prosperità mondane.

Considerate in spirito di preghiera 2 Corinzi 4:7-10: “Ma noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché questa grande potenza sia attribuita a Dio e non a noi. Noi siamo tribolati in ogni maniera, ma non ridotti all'estremo; perplessi, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; atterrati ma non uccisi; portiamo sempre nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo”.

Se siamo in comunione con Cristo, dobbiamo rivolgere il nostro cuore – non sulle benedizioni mondane, ma sulla comunione con il nostro Re – come fecero Pietro, Giacomo, Giovanni, Paolo, ed innumerevoli altri santi e martiri che, attraverso i secoli, hanno abbandonato le cose confortevoli di questo mondo e la popolarità, per un tesoro ancora più grande, eterno, nei cieli.

Dice bene Paolo quando scrive: “ciò che per me era un guadagno, l'ho considerato come un danno, a causa di Cristo. Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui non con una giustizia mia, derivante dalla legge, ma con quella che si ha mediante la fede in Cristo: la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede. Tutto questo allo scopo di conoscere Cristo, la potenza della sua risurrezione, la comunione delle sue sofferenze, divenendo conforme a lui nella sua morte, per giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti. Non che io abbia già ottenuto tutto questo o sia già arrivato alla perfezione; ma proseguo il cammino per cercare di afferrare ciò per cui sono anche stato afferrato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo di averlo già afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù”.

Tempo di Riforma - a cura del past. Paolo Castellina  - Scrivici cliccando qui