Dovremmo essere “tutti uguali”?


E’ possibile ed auspicabile, in questo mondo, essere “tutti uguali”?

Lo scrittore George Orwell, nel suo libro satirico “La fattoria degli animali” descrive la rivolta degli animali di una fattoria alla tirannide degli umani. Se le cose all’inizio sembravano funzionare bene, ben presto anche fra gli animali si creano gerarchie più o meno legittime tanto da far sospirare alcuni fra gli animali e rimpiangere gli umani. E’ in questo contesto che fu creata la frase: “tutti gli animali sono uguali… ma alcuni sono più uguali degli altri”!

Persino la rivoluzione francese non era riuscita a sradicare la povertà e a rendere tutti, in Francia, veramente uguali. Di fatto l’uguaglianza è solo una fantasia. Alcuni hanno maggiore intelligenza di altri; alcuni eccellono in certe doti naturali che altri non possiedono; alcuni nascono privilegiati, altri in servitù; alcuni, a causa degli impulsi che sentono e dell’ambizione, sono in grado di raggiungere il successo mondano, mentre altri non riescono ad andare oltre il livello di sopravvivenza. Io non potrò mai diventare un famoso architetto, né mai essere uguale ad un campione sportivo. Io non avrò mai le ricchezze della regina d’Inghilterra. Mi rallegro del fatto che altri abbiano talenti, doni e capacità più di quanto ne abbia io. Non ho alcuna invidia per chi possiede più di quanto io possegga (loro hanno altri problemi da risolvere!). Certo, io potrei migliorare al livello della mia competenza musicale, capacità tecniche, muscolari, o il livello del mio conto in banca, ma io debbo accettare, con sottomissione, che io non sono uguale ad altri, né lo potrò mai essere. Sebbene noi si possa operare piccoli cambiamenti nella nostra vita o nelle circostanze in cui si trovano altri, localmente, queste sono tutte situazioni che nessuno potrà pretendere di far influire a livello globale. La realtà della vita in questo mondo è che noi non possiamo essere tutti uguali. Molto spesso è così perché Dio stesso ci ha posto in certe posizioni in questo mondo e ci ha fatto la grazia di avere o non avere certi doni. La disuguaglianza è la realtà della vita in questo mondo.

Detto questo, bisogna anche aggiungere che il problema non sta nella disuguaglianza in sé stessa. il vero problema sta nel modo in cui certuni si inventano disuguagliante (ad es. il colore della pelle), o trasformano le disuguaglianze in ingiustizie. Le leggi civili potranno anche imporre alcuni cambiamenti per quanto riguarda le disuguaglianze inventate, ma non possono sradicare la realtà delle disuguaglianze naturali. Questo, infatti, è il risultato del vivere in un mondo decaduto. La questione rimane: se l’uguaglianza non può essere imposta per legge, dalla politica, o dalla rivoluzione, è possibile una certa qual sorta di uguaglianza?

C’è un detto popolare che dice: “Tutti sono uguali agli occhi di Dio”. E’ vero. Dobbiamo però precisare in che modo questo sia vero.

In primo luogo, è giusto parlare di “uguaglianza di fronte a Dio” nei termini del giudizio divino. Sebbene sia vero che tutti non riceveranno lo stesso giudizio da parte di Dio (perché ciascuno sarà giudicato in base a quello che ha fatto, sia in bene che in male), tutti saranno da Lui giudicati sulla stessa base. “Chi opera ingiustamente riceverà la retribuzione delle cose ingiuste che ha fatte, e non c'è parzialità con alcuno” (Cl. 3:25). Si tratta di un fatto universalmente vero. In altre parole, la morte è la grande livellatrice. “Non abbiamo infatti portato nulla nel mondo, ed è chiaro che non possiamo portarne via nulla” (1 Ti. 6:17). Alla fine, infatti, della nostra esistenza terrena, tutti dovremo comparire di fronte al tribunale di Dio, ed allora non farà alcuna differenza la nostra intelligenza (o mancanza di intelligenza), condizione sociale, ambizione o successo (o mancanza di successo). Egli, infatti, è “Padre, colui che senza favoritismi di persona giudica secondo l'opera di ciascuno” (1 Pi. 1:17).

In secondo luogo, si può pure parlare di “uguaglianza di fronte a Dio” nei termini dell’appartenenza del credente al regno di Dio e della nostra condizione in esso, “…perché voi tutti siete figli di Dio per mezzo della fede in Cristo Gesù. Poiché voi tutti che siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è né Giudeo né Greco, non c'è né schiavo né libero, non c'è né maschio né femmina, perché tutti siete uno in Cristo Gesù” (Ga. 3:26-28). Questo non detrae dal fatto che gli Israeliti abbiano un vantaggio sugli altri, perché: “…prima di tutto perché gli oracoli di Dio furono affidati a loro” (Ro. 3:2). Inoltre, questo non abolisce il fatto che, nel mondo attuale, vi sia servitù, e nemmeno quelle subordinazioni che Dio ha stabilito: “il capo della donna è l'uomo” (1 Co. 11:3). L’uguaglianza ha a che fare solo con i requisiti per essere membri del regno di Dio: in questo le differenze naturali o culturali non contano nulla. In altri termini, non importa quali siano, a livello umano, le disuguaglianze, si può solo diventare “uno” gli uni con gli altri quando si è “in Cristo Gesù”. Questa è l’unica vera “uguaglianza” che può essere trovata nel mondo attuale, e sarà quella che ci porteremo nella nuova creazione che Cristo realizzerà al Suo ritorno.

Diventare credenti nel Signore Gesù Cristo, non solo ci farà conseguire salvezza a livello personale, ma pure ci farà giungere a comprendere e a fare esperienza di ciò che veramente sia “l’uguaglianza”. Che noi tutti si possa giungere a quella comprensione.

 

(Da una riflessione di Alan Morrison, http://www.diakrisis.org) 


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