Che cos'è l'umiltà cristiana?


In ebraico ad esprimere il concetto di umiltà prevale la radice 'anah [essere piegato, abbassato]; shaphal [essere nel profondo, essere in basso]; kana [essere piegato, umiliato]; dakah [colpire, calpestare], dal, dalal [essere piccolo, insignificante, sprovveduto, senza voce]; jigah [colpire, affliggere]. Il sostantivo è 'anawah (da 'anah), umiltà [l'atteggiamento di colui che si piega]. In greco tapeinòs, di umile condizione, inferiore, umile; tapeinòo, umiliare; tapeinòsis, umiliazione; tapeinòphron, umile; tapeinophrosùne, umiltà.

Vi è una sostanziale differenza fra il concetto greco e quello ebraico d'umiltà. Nel mondo greco, caratterizzato da un'immagine antropocentrica dell'uomo, la condizione di inferiorità è una vergogna da evitare, qualcosa che va superato sia nel pensiero che nell'azione. La concezione greca riflette l'indesiderabilità che l'uomo naturale sente per l'umiltà: è qualcosa che va contro la sua natura, dominata dal peccato, il quale è essenzialmente hybris, cioè arroganza. Nella Bibbia, caratterizzata da un'immagine dell'uomo teocentrica, questa famiglia di vocaboli serve prevalentemente a designare il fatto per il quale l'uomo è indotto ad un adeguato rapporto con Dio e con ciò anche ad un adeguato rapporto con i suoi simili.

L'essere umano riconosce la sua creaturalità e il diritto di Dio ad essere Dio ed a governare sulla sua vita. “Il timore del SIGNORE è scuola di saggezza; e l'umiltà precede la gloria … Prima della rovina, il cuore dell'uomo s'innalza, ma l'umiltà precede la gloria … Il frutto dell'umiltà e del timore del SIGNORE è ricchezza, gloria e vita” (Pr. 15:33; 18:12; 22:4). “Cercate il SIGNORE, voi tutti umili della terra, che mettete in pratica i suoi precetti! Cercate la giustizia, cercate l'umiltà!” (So. 2:3). “…servendo il Signore con ogni umiltà, e con lacrime" (At. 20:19). Quest'umiltà sorge dalla convinzione dei profeti che l'essere umano, fatto di polvere, totalmente dipendente e peccatore, non ha nulla di cui vantarsi se non nel fatto che Dio si rammenta di lui, gli dà la Sua grazia e lo redime: "Che cos'è l'uomo perché tu lo ricordi? Il figlio dell'uomo perché te ne prenda cura? Eppure tu l'hai fatto solo di poco inferiore a Dio, e l'hai coronato di gloria e d'onore" (Sl. 8:4,5). Il cristiano sa che non possiede nulla che non abbia ricevuto, non è nulla se non per la grazia di Dio e, senza Cristo non può fare nulla: " (Gv. 15:5).

Di fronte all'alterigia umana Dio non sta inattivo ed in silenzio, ma interviene con il Suo giudizio. Dio, così, è Colui che nel Suo agire storico abbatte i superbi, mentre elegge e redime coloro che sono stati umiliati.

Per il riformatore Calvino, solo l'umiltà esalta Dio come Sovrano. E' una componente dell'abnegazione o del rinnegare sé stessi, dell'abbandono del confidare in noi stessi (questa è la fede) e del "voler fare di testa nostra" [Calvino volle essere sepolto in una tomba senza segni di riconoscimento].

Nell'Antico Testamento

- L'AT proclama che Dio sta vicino a chi è umile: "Infatti così parla Colui che è l'Alto, l'eccelso, che abita l'eternità, e che si chiama il Santo. «Io dimoro nel luogo eccelso e santo, ma sto vicino a chi è oppresso e umile di spirito per ravvivare lo spirito degli umili, per ravvivare il cuore degli oppressi" (Is. 57:15), ed esige che l'uomo "cammini umilmente" con Lui: "O uomo, egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; che altro richiede da te il SIGNORE, se non che tu pratichi la giustizia, che tu ami la misericordia e cammini umilmente con il tuo Dio?" (Mi. 6:8).

- Condanna profetica dell'alterigia, esaltazione dell'umiltà. I profeti portano la parola di condanna e di giudizio contro chi indebitamente si innalza ed ogni arroganza, come annunciano ciò che Dio fa per liberare ed innalzare gli oppressi, gli umili e gli afflitti. "Perciò l'uomo sarà umiliato; ognuno sarà abbassato. Tu non li perdonare. (...) Lo sguardo altero dell'uomo sarà umiliato, e l'orgoglio di ognuno sarà abbassato; il SIGNORE solo sarà esaltato in quel giorno. (...) L'alterigia dell'uomo sarà umiliata, e l'orgoglio di ognuno sarà abbassato; il SIGNORE solo sarà esaltato in quel giorno" (Is. 2:9,11,17).

- L'atteggiamento del Servo del Signore. “Io ho presentato il mio dorso a chi mi percoteva, e le mie guance a chi mi strappava la barba; io non ho nascosto il mio vòlto agli insulti e agli sputi” (Is. 50:6). "Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l'agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca" (Is. 53:7).

- I salmi ripropongono l'idea del Dio che abbatte e risolleva sullo sfondo di una sicurezza che proviene da uno spirito di preghiera. La legge di Dio consola gli umili perché garantisce i loro diritti. "O SIGNORE, tu esaudisci il desiderio degli umili; tu fortifichi il cuor loro, porgi il tuo orecchio" (Sl. 10:17); "Chi è simile al SIGNORE, al nostro Dio, che siede sul trono in alto, che si abbassa a guardare nei cieli e sulla terra? Egli rialza il misero dalla polvere e solleva il povero dal letame, per farlo sedere con i prìncipi, con i prìncipi del suo popolo" (Sl. 113:5-8).

- L'idea ritorna nella letteratura sapienziale come esperienza e regola di vita. Dio "innalza quelli che erano abbassati e pone in salvo gli afflitti, in luogo elevato" (Gb. 5:11); "Se schernisce gli schernitori, fa grazia agli umili" (Pr. 3:34); "Il timore del SIGNORE è scuola di saggezza; e l'umiltà precede la gloria" (Pr. 15:33); "Prima della rovina, il cuore dell'uomo s'innalza, ma l'umiltà precede la gloria" (Pr. 18:12); "Il frutto dell'umiltà e del timore del SIGNORE è ricchezza, gloria e vita" (Pr. 22:4).

Nei vangeli

La venuta di Gesù realizza le profezie dell'AT: condanna chi si esalta, prevarica ed opprime ed eleva tutti coloro che sono umili e "non contano". Il Cantico di Maria, madre di Gesù, lo mette in evidenza: "L'anima mia magnifica il Signore, e lo spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore, perché egli ha guardato alla bassezza della sua serva. Da ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata (...) ha detronizzato i potenti, e ha innalzato gli umili; ha colmato di beni gli affamati, e ha rimandato a mani vuote i ricchi" (Luca 1:46-48,52,53). La predicazione di Giovanni Battista prepara l'avvento di Gesù: "Ogni valle sarà colmata e ogni monte e ogni colle sarà spianato; le vie tortuose saranno fatte diritte e quelle accidentate saranno appianate" (Lu. 3:5).

Gesù percorre la via dell'umiltà. “Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre” (Mt. 11:29; cfr. 21:5). Per questo può promettere a chi si abbassa l'elevazione finale da parte di Dio. Questo avviene:
  1. Nell'ammonizione a non ricercare i posti migliori "chiunque si innalza sarà abbassato e chi si abbassa sarà innalzato" (Lu. 14:11; cfr. Pr. 25:7).
  2. Nella disputa con i Farisei dopo la parabola del fariseo e del pubblicano: "Io vi dico che questo tornò a casa sua giustificato, piuttosto che quello; perché chiunque s'innalza sarà abbassato; ma chi si abbassa sarà innalzato" (Lu. 18:14).
  3. Nella polemica contro gli scribi e i farisei "Chiunque si innalzerà sarà abbassato e chiunque si abbasserà sarà innalzato" (Mt. 23:12). Allo stesso modo Gesù minaccia il giudizio definitivo per i superbi.

La ragione di fondo di tali promesse, ammonizioni ed esortazioni sta nel cammino percorso da Gesù: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero»" (Mt. 11:28-30). Gesù lo esemplifica una volta lavando i piedi dei Suoi discepoli. "Quando dunque ebbe loro lavato i piedi ed ebbe ripreso le sue vesti, si mise di nuovo a tavola, e disse loro: «Capite quello che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri" (Gv. 7:12-14).

Le esortazioni di Gesù sono lontane da un'etica di opere. "In quel momento, i discepoli si avvicinarono a Gesù, dicendo: «Chi è dunque il più grande nel regno dei cieli?» Ed egli, chiamato a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Chi pertanto si farà piccolo come questo bambino, sarà lui il più grande nel regno dei cieli. E chiunque riceve un bambino come questo nel nome mio, riceve me" (Mt. 18:1-5). Gesù valuta la "pura ricettività", la disponibilità ad accettare d'essere dipendenti senza sentirsi "feriti nel proprio orgoglio". Non significa farsi più piccoli di quel che si è, ma sapere quanto effettivamente si sia piccoli di fronte a Dio.

"Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma spogliò sé stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome,0 affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre" (Fl. 2:5-11). Gèsù diventa ubbidiente fino alla morte di croce senza avere altro che l'incredibile promessa della fedeltà di Dio.

Il discepolo di Cristo serve il Suo Signore, ma non lo ritiene un merito, ma un dovere: "Così, anche voi, quando avrete fatto tutto ciò che vi è comandato, dite: "Noi siamo servi inutili; abbiamo fatto quello che eravamo in obbligo di fare" (Lu. 17:10).

Nelle lettere apostoliche

Dopo essere stato "abbassato" nella sua conversione (letteralmente gettato a terra, At. 9:4) Paolo comprende il suo ministero come imitazione del Signore. Per questo ha imparato a vivere in umili condizioni (a patire fame, povertà, privazioni, ecc.), ad "abbassare sé stesso" con il lavoro fisico per innalzare le comunità con l'annuncio dell'Evangelo: " Ho forse commesso peccato quando, abbassando me stesso perché voi foste innalzati, vi ho annunziato il vangelo di Dio gratuitamente?" (2 Co. 11:7). Paolo così descrive la sua vita: "...servendo il Signore con ogni umiltà, e con lacrime, tra le prove..." (At. 20:19). Dio interviene costantemente nella sua vita risollevandolo anche in mezzo alle notevoli difficoltà del suo ministero. Egli nutre la speranza che Dio, un giorno: "trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria, mediante il potere che egli ha di sottomettere a sé ogni cosa" (Fl. 3:21).

Paolo si contrappone all'umiltà ostentata degli gnostici: "Quelle cose hanno, è vero, una parvenza di sapienza per quel tanto che è in esse di culto volontario, di umiltà e di austerità nel trattare il corpo, ma non hanno alcun valore; servono solo a soddisfare la carne" (Cl. 2:23). Egli sa essere umile ma anche deciso: “Io, Paolo, vi esorto per la mansuetudine e la mitezza di Cristo, io, che quando sono presente tra di voi sono umile, ma quando sono assente sono ardito nei vostri confronti” (2 Co. 10:1). E' quanto rileva Tommaso D'Acquino quando vede la possibilità di essere ...orgogliosi della propria umiltà [S.T. II-II.38.2], oppure Lutero che condanna "chi cerca di eccellere nell'umiltà".

Le esortazioni di Paolo all'umiltà affondano pure le loro radici nella fondamentale realtà di Cristo. "Abbiate tra di voi un medesimo sentimento. Non aspirate alle cose alte, ma lasciatevi attrarre dalle umili. Non vi stimate saggi da voi stessi" (Ro. 12:16). “La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini” (Fl. 4:5). “Ma tu, uomo di Dio, fuggi queste cose, e ricerca la giustizia, la pietà, la fede, l'amore, la costanza e la mansuetudine (2 Ti. 6:1). Il cristiano deve poter dedicarsi, con disponibilità a servire, a "servizi più umili" verso "i membri umili" delle comunità. "...con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri con amore" (Ef. 4:2); "Rivestitevi, dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di benevolenza, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza" (Cl. 3:12). L'atteggiamento di servizio deve essere indossato come un vestito.

Paolo si sente assolutamente libero, ma volontariamente si rende servitore: "...pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnarne il maggior numero" (1 Co. 9:19).

Umiltà è onorare gli altri: “Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a sé stesso (Fl. 2:3).

L'umiltà, però, è frutto dello Spirito Santo: “Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo (Ga. 5:22).

In Giacomo "umile" corrisponde a socialmente povero: "Il fratello di umile condizione sia fiero della sua elevazione; e il ricco, della sua umiliazione, perché passerà come il fiore dell'erba" (Gm. 1:9,10). Anche Giacomo (poi con Pietro) continuano a citare il principio dell'AT "Umiliatevi davanti al Signore, ed egli v'innalzerà" (Gm. 4:10). Per Giacomo la mansuetudine è saggezza ed intelligenza. “Chi fra voi è saggio e intelligente? Mostri con la buona condotta le sue opere compiute con mansuetudine e saggezza” (Gm. 3:13).

Pietro sottolinea: "Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi a suo tempo" (1 Pi. 5:6), sottomettetevi, cioè, a Dio. La persona umile rispetta la legittima autorità: “Così anche voi, giovani, siate sottomessi agli anziani. E tutti rivestitevi di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi ma dà grazia agli umili (1 Pi. 5:5).

I "cinque sensi" dell'umiltà cristiana

Si possono distinguere nell'umiltà cristiana "cinque sensi" o aspetti:

  1. L'umilta non dovrebbe mai avere a che fare con una (falsa) bassa opinione di sé stessi. E' una questione di grazia, quindi anche di verità. Non riconoscere le virtù che Dio ci ha dato è un'umiltà sbagliata.
  2. Anche quando una bassa opinione di sé stessi è giustificata, l'umiltà non implica mai aborrire sé stessi [ingl. self-loathing], assumere una diversa identità perché si ha vergogna di quello che si è, non accettare sé stessi, farsi del male, cercare di autodistruggersi.
  3. Le proprie modeste o basse condizioni, quell'essere non-importante che paradossalmente è importante per Dio.
  4. L'onore che la creatura dà a Dio quando Gli dà gloria, cioè riconosce una gloria che non gli appartiene. Quello che sono, quello che ho, quello che conseguo dipende da Dio. "Infatti, chi ti distingue dagli altri? E che cosa possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l'hai ricevuto, perché ti vanti come se tu non l'avessi ricevuto?" (1 Co. 4:7).
  5. L'umiltà che non è estranea nemmeno a Dio, l'umiltà che è un'aspetto dell'agape, che giunge a svuotare sé stesso per gli altri (Fl. 2:5-11), che è opposto all'orgoglio dell'egocentrismo.

Umiltà in azione

Umiltà non vuole dire passività, remissività. La persona umile è anche audace quando si tratta di denunciare ed affrontare il male ed il peccato. Se mansuetudine ed umiltà sorgono dalla paura e dall’incapacità a dare voce a ciò che legittimamente ci riguarda, non si tratta di umiltà e mansuetudine. Queste virtù sono espressione di forza. Sono scelte che possiamo fare per la gloria di Dio, a seconda delle circostanze, e non per le ristrette opzioni di chi è incapace di esprimere quel che pensa.

Come cristiani possiamo talvolta rinunciare ai nostri diritti per meglio servire il Signore e per manifestare agli altri l’amore di Cristo. Questa azioni umili sono un grande dono. Talvolta, però, dobbiamo pure essere arditi, coraggiosi, ma mai con crudeltà o spirito di vendetta. "Se altri hanno questo diritto su di voi, non lo abbiamo noi molto di più? Ma non abbiamo fatto uso di questo diritto; anzi sopportiamo ogni cosa, per non creare alcun ostacolo al vangelo di Cristo ... Qual è dunque la mia ricompensa? Questa: che annunziando il vangelo, io offra il vangelo gratuitamente, senza valermi del diritto che il vangelo mi dà" (1 Co. 9:12,18). "...né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di nessuno, ma con fatica e con pena abbiamo lavorato notte e giorno per non essere di peso a nessuno di voi. Non che non ne avessimo il diritto, ma abbiamo voluto darvi noi stessi come esempio, perché ci imitaste" (2 Ts. 3:8,9).

Il cristiano deve avere un concetto sobrio di sé stesso. Egli non pensa di essere quello che oggettivamente non è, ma nemmeno ha "complessi di inferiorità". Valuta sé stesso secondo la dignità ed i doni che Dio gli ha conferito. "Per la grazia che mi è stata concessa, dico quindi a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio, secondo la misura di fede che Dio ha assegnata a ciascuno" (Ro. 12:3).

“Io vi dico: non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l'altra; e a chi vuol litigare con te e prenderti la tunica, lasciagli anche il mantello. Se uno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due” (Mt. 5:39-41). "Non contrastate il malvagio" oppure "Non contrastate al male" (Diod.) non vuole dire non opporre alcuna resistenza al male, non opporvisi, non contrastare il male del peccato, le cattive azioni, le false dottrine, il principe del male, Satana, perché, secondo la Bibbia, bisogna farlo, bisogna resistervi. Significa che, a chi ci ha fatto del male, non dobbiamo rendere male per male, vendicarci. L'idea la esprime Giacomo in questo modo: "Avete condannato, avete ucciso il giusto. Egli non vi oppone resistenza" (Gm. 5:6). Si tratta della proibizione della "giustizia privata", ma non il legittimo eventuale ricorso alla magistratura ordinaria oppure, a seconda del caso, alla procedura che Gesù stesso prevede quando insorgono problemi fra le persone all'interno della comunità cristiana: "Se tuo fratello ha peccato contro di te, va' e convincilo fra te e lui solo. Se ti ascolta, avrai guadagnato tuo fratello; ma, se non ti ascolta, prendi con te ancora una o due persone, affinché ogni parola sia confermata per bocca di due o tre testimoni. Se rifiuta d'ascoltarli, dillo alla chiesa; e, se rifiuta d'ascoltare anche la chiesa, sia per te come il pagano e il pubblicano" (Mt. 18:15-18). Gesù rifiuta l'idea dell'occhio per occhio, dente per dente. Il cristiano deve pazientemente sopportare l'affronto o cercare soddisfazione in altro modo. "Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all'ira di Dio; poiché sta scritto: «A me la vendetta; io darò la retribuzione», dice il Signore" (Ro. 12:19). Difatti:

L'umile non si fa valere con la vendetta: “Non dire: «Renderò il male»; spera nel SIGNORE, ed egli ti salverà” (Pr. 20:22). Non rendete a nessuno male per male. Impegnatevi a fare il bene davanti a tutti gli uomini” (Ro. 12:17).
“Fratelli, se uno viene sorpreso in colpa, voi, che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansuetudine (Ga. 6:1).

Il cristiano manifesta umiltà quando afferma chiaramente la verità con amore, secondo il principio: "...seguendo la verità nell'amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo. (...) Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca; ma se ne avete qualcuna buona, che edifichi secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a chi l'ascolta" (Ef. 4:15,29).

“Il servo del Signore non deve litigare, ma deve essere mite con tutti, capace di insegnare, paziente. Deve istruire con mansuetudine gli oppositori nella speranza che Dio conceda loro di ravvedersi per riconoscere la verità” (2 Ti. 2:24, 25). “La saggezza che viene dall'alto, anzitutto è pura; poi pacifica, mite, conciliante, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale, senza ipocrisia” (Gm. 3:17).

“Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni. Ma fatelo con mansuetudine e rispetto, e avendo la coscienza pulita; affinché quando sparlano di voi, rimangano svergognati quelli che calunniano la vostra buona condotta in Cristo” (1 Pi. 3:16).

L'autocontrollo, infine, è pure espressione di umiltà e mansuetudine. “Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo.


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