La legge
riflette sempre una morale.
Uno
dei più assurdi miti del nostro tempo, è affermare “Non
si può legiferare sulla moralità”. Nulla potrebbe essere
maggiormente lontano dalla verità di questo. Non possiamo legiferare per produrre cittadini che si comportino in modo morale, ma legiferiamo sulla moralità. Le leggi contro il furto e l'omicidio non hanno mai reso nessuno una persona migliore. Loro scopo non è quello di renderci migliori, né era loro intenzione. Sono state fatte per dissuadere gente immorale da comportamenti immorali attraverso il timore della giustizia. Nemmeno fermarsi di fronte ad un segnale di stop fa di noi persone morali: l'intenzione non è quella di renderci persone morali, ma fare in modo che guidiamo in modo tale da proteggere la vita e le proprietà altrui. Il magistrato, dice l'apostolo Paolo, “è un ministro di Dio per infliggere una giusta punizione a chi fa il male” (Romani 13:3). Loro scopo è quello di tenere sotto controllo coloro che vogliono fare ciò che la legge dice essere sbagliato. La moralità su cui si fondano le nostre leggi è sempre religiosa per sua stessa natura. L'etica morale di un cristiano sarà diversa da quella di un'umanista, di un indù o di un mussulmano. Quando cambiamo religione, cambia la nostra moralità e le nostre leggi lo rifletteranno. Negli ultimi tempi abbiamo assistito ad uno spostamento progressivo dalla fede cristiana [riflessa nelle nostre leggi] a leggi più vigorosamente umaniste [basate sull'ideologia dell'umanesimo].
E' pure vero il contrario. Quando cambiamo la nostra moralità,
cambiamo pure i nostri presupposti religiosi, e cambia pure la nostra
religione. Il nostro problema, oggi, non è tanto un anti-cristianesimo
esteriore, ma un distacco interiore dalle leggi di Dio.
Mark R. Rushdoony
[Mark R. Rushdoony è presidente di Chalcedon and Ross House Books. E' pure direttore della rivista Faith for All of Life e di altre pubblicazioni di Chalcedon, vedi: http://www.chalcedon.edu/] |