La fierezza per la propria identità nazionale è oggi particolarmente messa in rilievo da avvenimenti come i Mondiali del Calcio. In una società sempre più multi-etnica e globalizzata si sente sempre più spesso la necessità di affermare la propria identità nazionale o regionale. Mettere alla finestra la propria bandiera nazionale quando si è in un paese straniero, ha un significato che va oltre il fare semplicemente tifo per la propria squadra di calcio ed è da apprezzare. Se si escludono, naturalmente, gli abusi e le esagerazioni, l'affermazione della propria identità nazionale o regionale è un valore positivo, anche nell'ambito della fede cristiana. Nel seguente articolo ci proponiamo di considerare brevemente la questione della nazionalità in rapporto alla fede cristiana. Si tratta di una questione molto rilevante per i cristiani che vivono oggi nell'ambito di una società multi-etnica. Quel che la Bibbia ha da dire su questo tema è spesso misconosciuto. Molti cristiani così si ritrovano a seguire le ideologie prevalenti, non comprendendo che, anche al riguardo della questione della nazionalità, esiste una concezione specificatamente biblica.
Il contesto
La fede cristiana ed il nazionalismo, sia separatamente che insieme, hanno esercitato
attraverso i secoli, sulla vita di uomini e donne, uno straordinario potere,
come pure influenzato in positivo pensieri ed azioni. Siamo anche dolorosamente
consapevoli dei terribili abusi che sono stati perpetrati sia in nome della
religione che della politica, basti pensare alle crociate, all'Olocausto e alle
cosiddette "pulizie etniche". Gli abusi, però, non devono farci
dimenticare che la fede cristiana valorizza la questione della nazionalità
e ne promuove una concezione equilibrata e costruttiva.
Definizioni
* Una nazione è l'insieme di genti legate da comunanza
di tradizioni storiche, di lingua, di costumi, e aventi coscienza di tali vincoli
comuni (è concetto distinto da quello di stato come entità politico-giuridica).
Un raggruppamento di persone che hanno in comune la lingua, la cultura e, normalmente,
l'etnia. Il complesso degli individui legati da una stessa lingua, storia, civiltà,
interessi, aspirazioni, in quanto hanno coscienza di questo patrimonio comune.
* La nazionalita può essere definita come un segno di appartenenza, la
propria appartenenza ad un particolare gruppo di persone, una nazione, la propria
cittadinanza.
* Il nazionalismo è l'amore per la propria gente, la fierezza per la
propria identità nazionale. Storicamente nazionalismo è definito
anche come quel movimento politico sorto in Europa nell'Ottocento, e oggi variamente
presente nel mondo con diverse connotazioni ideologiche, volto ad affermare
i caratteri ritenuti originali di un popolo e la potenza di una nazione; per
estensione, l'esaltazione dell'idea di nazione e di tutto ciò che appartiene
alla propria nazione. Si può parlare di nazionalismo per le dottrine
ed i movimenti che sostengono l'affermazione, l'esaltazione ed il potenziamento
della nazione intesa come collettività omogenea, ritenuta depositaria
di valori tradizionali tipici ed esclusivi, del patrimonio culturale e spirituale
nazionale, sebbene questa definizione non sia univoca.
* L'etnia è il raggruppamento umano basato su comuni caratteri razziali,
linguistici e culturali, il sottoinsieme di un gruppo appartenente alla stessa
razza. I criteri per distinguere fra di loro le diverse etnie non sono chiariti
in modo univoco, nè accettati da tutti gli studiosi
Vi sono tre caratteristiche principali di un popolo che sono sufficientemente distintive per formare una qualche connotazione del suo nome. Sono razza o tipologia fisica; lingua (una delle costituenti della cultura); e l'area geografica o unità politica in cui è organizzata.
Realtà in trasformazione
Queste caratteristiche sono aperte alla trasformazione. Le nazioni ridefiniscono
il loro senso di identità di generazione in generazione quando popoli
diversi si uniscono per nascita o per immigrazione, ed altri muoiono od emigrano.
Oggi africani ed asiatici di seconda o terza generazione, si considerano cittadini
a tutti gli effetti delle nazioni in cui si sono trovati a vivere.
Razza
Per quanto riguarda il concetto di razza, siamo di fronte ad un costrutto
sociale più che biologico. Secondo la Parola di Dio, vi è soltanto,
infatti, una razza - quella umana. La Bibbia distingue gli esseri umani per
raggruppamenti tribali o nazionali, non per colore della pelle o per caratteristiche
fisiche.
Nel mondo vi sono circa 12.000 popoli etno-linguistici, cioè gruppi etnici
o razziali che parlano la propria lingua. I movimenti a sostegno delle minoranze
linguistiche non sono necessariamente razzisti, ma si prefiggono le difesa dei
valori caratteristici della propria identità.
Identità
La parola "nazione" è usata nell'Antico Testamento per connotare
un popolo, originalmente una moltitudine. Lo stesso significato si applica nel
Nuovo Testamento, dov'e usato per tradurre la parola greca ethnos, da cui proviene
il nostro termine "etnico". Nazionalità è quindi corrispondente
a etnicità.
Creazione
Il primo atto creativo di Dio implica una separazione (Ge. 1:4). Egli continua
passo dopo passo a separare creativamente ogni cosa fino a raggiungere il culmine
della creazione, l'uomo, che crea separatamente come maschio e femmina, con
caratteristiche e ruoli loro propri.
Il primo comandamento rivolto all'uomo, definito "il mandato culturale"
(Ge. 1:28) spiega i propositi di Dio per la terra, che è quello di coltivarla
e di amministrarne le risorse.
La Parola di Dio ci insegna che Dio si è prefisso di portare in essere
nazioni. Ne consegue che i cristiani, in modo particolare, devono rispettare
ciò che Egli ha ordinato.
Provvidenza
Bisogna notare come il Mandato culturale non sia stato ritirato dopo la Caduta,
anzi, rinnovato (Ge. 9:1). L'episodio della torre di Babele mostra come siano
stati gli uomini a perseguire (illegittimamente) l'uniformità (Ge. 11:1-9),
disubbidendo così al comandamento di Dio che è costretto così
ad intervenire: "Perciò ... di là li disperse su tutta la
faccia della terra" (Ge. 11:9). E' Dio quindi che separa le nazioni e le
loro lingue le une dalle altre. Atti 17:26 afferma: "Egli ha tratto da
uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia
della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate, e i confini della
loro abitazione". E' Dio, nei Suoi piani, che fissa, quindi, i tempi per
lo stabilimento di ogni nazione, come pure il suo sorgere, prosperare e cadere.
Salvezza
Dio promette di benedire, in Abramo, ogni nazione (Ge. 12:3) "affinché
la benedizione di Abraamo venisse sugli stranieri [sulle genti] in Cristo Gesù,
e ricevessimo, per mezzo della fede, lo Spirito promesso" (Ga. 3:14). Dio
elegge Israele per diventare il Suo popolo eletto affinché fosse "luce
per le nazioni" (Es. 19:6; cfr. 1 Pi. 2:9). Il Grande Mandato di Gesù
rivolto alla Sua chiesa riguarda il coinvolgimento di "tutti i popoli"
(Mt. 28:19) e la Sua azione redentrice si applica a "gente di ogni tribù,
lingua, popolo e nazione" (Ap. 5:9) che loderanno Dio in cielo. Il concetto
di nazione è mantenuto fino al termine stesso della Bibbia (Ap. 22:2)
dove vi è indicazione che persino in cielo vi sarà consapevolezza
dell'identità nazionale: "In mezzo alla piazza della città
e sulle due rive del fiume stava l'albero della vita. Esso dà dodici
raccolti all'anno, porta il suo frutto ogni mese e le foglie dell'albero sono
per la guarigione delle nazioni" (Ap. 22:2). La Scrittura dichiara che
la Nuova Gerusalemme sarà arricchita dal mosaico multiforme delle culture
umane. La gloria di Dio è al primo posto e sia il Mandato culturale come
il Grande Mandato servono a questo fine ultimo.
Onore
Dio onora il concetto di nazionalità con l'incarnazione di Suo Figlio
come membro della nazione israelita (Mt. 1:1-17). E' significativo come nel
numero degli antenati di Gesù vi sia pure Ruth, che non era israelita,
ma moabita. Questo indica come la nazionalità è più che
affiliazione biologica, ma indica l'identificazione con un popolo (Ruth 1:16).
Si metta a confronto l'atteggiamento di Ruth con quello di Izebel, che impone
la sua nazionalità fenicia sul re e sul popolo di Israele (1 Re 21:25).
Sebbene Paolo abbia ricevuto ordine da Dio di essere luce dei gentili (Atti
13:47), egli rimane fiero della sua identità nazionale (Ro. 11:1). Un
sano nazionalismo non preclude un pure sano internazionalismo. Abbiamo il dovere
dui assicurare il benessere di coloro che, particolarmente vulnerabili, cercano
asilo come rifugiati e che sono stranieri fra di noi (Es. 22:21).
L'unità in Cristo trascende ogni confine, incluso quello della nazionalità
(Ga. 3:28). L'unità, però, non è lo stesso che l'uniformità.
Per questo le distinzioni nazionali non sono cancellate più di quanto
non lo siano quelle di sesso.
Cultura
Disonoriamo Dio quando disprezziamo la nostra legittima identità nazionale,
data da Dio, ed adottiamo quella altrui. La gloria di Dio nella salvezza è
magnificata nelle sue varie manifestazioni in diverse espressioni nazionali.Si
noti la molteplice e multicolore grazia di Dio in 1 Pietro 4:10: "Come
buoni amministratori della svariata grazia di Dio, ciascuno, secondo il carisma
che ha ricevuto, lo metta a servizio degli altri".
Certamente una lingua mondiale comune faciliterebbe le comunicazioni fra le
nazioni, ma la varietà delle 7148 lingue parlate oggi nel mondo magnifica
Dio: "...tanto Giudei che proseliti, Cretesi e Arabi, li udiamo parlare
delle grandi cose di Dio nelle nostre lingue" (At. 2:11).
Imperialismo
L'imperialismo è l'abuso della nazionalità e viola il decimo comandamento
(Es. 20:17). L'imperialismo, però, può avvenire in maniera più
subdola attraverso la migrazione di popoli da una nazione all'altra e che conduce
alla cancellazione della cultura indigena (colonialismo dalla porta di dietro).
Coloro che giungono come stranieri in un'altra nazione, si comporteranno come
Ruth oppure come Jezebel. Il nazionalismo, nei propri limiti, ha una sanzione
divina; un imperialismo che cancella, negli interessi di un popolo, ogni linea
di distinzione, è condannato nella Bibbia come contrario alla volontà
di Dio.
Stato
Lo stato è un'istituzione a cui Dio affida il compito di governare giustamente
come autorità (Ro. 13:1-5). Una nazione può avere il proprio stato
o può essere senza un proprio stato. Dio può permettere ad una
nazione più forte di signoreggiare su una nazione più debole,
ma questo non è segno della propria approvazione (cfr. Is. 10:5-19).
Dobbiamo essere rispettosi ed ubbidienti alle autorità dello stato, ma<
la nostra prima lealtà va a Dio "Rendete dunque a Cesare quello
che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio" (Mt. 22:21).
Oppressione
Coloro che parlano una lingua minoritaria all'interno di una nazione, spesso
si sentono oppressi dall'invadenza della lingua e della cultura maggioritaria
che non rispetta i loro diritti di vedere riconosciuta e promossa la loro identità
culturale. Questo li rende maggiormente sensibili verso l'impotenza di altri
gruppi svantaggiati nella società. D'altro canto, parlare più
di una lingua aumenta la consapevolezza del valore delle altre culture.
Raccomandazioni
Dobbiamo rapportarci l'uno all'altro in modo informato e sensibile qualunque
sia la nostra identità nazionale. Questo significa che dobbiamo:
* Essere disposti ad esaminare i nostri pregiudizi e atteggiamenti
verso le nostre rispettive lingue e culture.
* Essere informati sulla storia delle nostre rispettive culture nazionali ed
etniche.
* Riconoscere che la lingua è una componente integrale della nostra identità
e che l'oppressione di una lingua pregiudica la formazione di un'identità.
* Rispettare le nostre rispettive lingue e culture.
Conclusione
Abbiamo cercato di considerare brevemente la questione della nazionalità
dalla prospettiva cristiana. Dio ha creato le nazioni, controlla i loro destini
con la Sua provvidenza ed interviene nella loro vita con la Sua salvezza attraverso
la chiesa per adempiere ai Suoi propositi.
Il Salmista dichiara: "Beata la nazione il cui Dio è il SIGNORE;
beato il popolo ch'egli ha scelto per sua eredità". Facciamo eco
a questa affermazione e proclamiamo che: "La giustizia innalza una nazione,
ma il peccato è la vergogna dei popoli" (Pr. 14:34).
Tratto da: Evangelicals Today, Luglio 2006, rielaborazione di Paolo Castellina.