Chi definisce che cos'è il male?

Elaborazione di P. Castellina di un articolo di Mark R. Rushdoony, del 8 giugno 2005


L'essere umano è una creatura, non un dio. Per quanto, però, cerchi di creare la propria realtà, l'essere umano pensa nei termini della realtà del Creatore.

La realtà è quella che Dio ha creato ed ha stabilito, l'unica che esista. Dio ha creato l'essere umano come una creatura morale, soggetta ad un ordinamento morale. Che gli piaccia o no, che lo accetti oppure no, trasgredire a questo ordinamento morale comporta un senso di colpa. Un profondo senso di colpa tormenta ed affligge ogni essere umano, per quanto cerchi di negarlo e di sopprimerlo: è una testimonianza permanente dell'ordinamento stabilito da Dio, dal quale vanamente cerchiamo di sottrarci.

Gli umanisti, da Darwin in poi, hanno cercato di evitare questo argomento ritenendolo un costrutto religioso e psicologico. Freud, però, uscendo dai ranghi, disse che il senso di colpa è qualcosa di reale. Lo aveva cercato, però, di spiegare in modo naturalistico come un retaggio del passato primitivo dell'uomo. Freud è stato però costantemente attaccato come se il senso di colpa non potesse essere oggetto di investigazione scientifica.

Tutto, però, dipende da come consideriamo l'essere umano, dai presupposti che abbiamo sulla natura umana.

La concezione biblica (sostenuta fortemente da Agostino, Calvino, e dal Puritanesimo), vede la natura umana come totalmente guastata, viziata, corrotta [il termine tecnico che usa è " depravazione" cioè allontanato dalla bontà che prima aveva]. L'essere umano è considerato un ribelle contro Dio, il suo cuore e la sua mente è oscurato dal peccato. La depravazione totale rende il progresso morale illusorio ed impossibile, senza la grazia di Dio. Dio solo lo può rendere possibile attraverso una radicale opera di rigenerazione della natura umana. Va da sé che questa posizione sia respinta con sdegno dagli umanisti.

Gli umanisti propongono e diffondono, invece, la concezione che vede l'uomo come naturalmente buono. Nega che nell'uomo vi sia in modo congenito il peccato ed il male. Il male è considerato come qualcosa di esterno all'uomo e che agisce su di lui. Questa concezione può sembrare ragionevole, ed è usata per controbattere la concezione biblica, e solo per quello, perché, in realtà, essa non sta in piedi. Un uomo che fosse totalmente buono non può andare da nessuna parte: è tanto buono quanto può esserlo. In che modo potrebbe crescere o migliorare? Non si può neanche esigere nulla ad un " uomo buono" , è già " a posto" . Che senso avrebbe costringerlo a fare qualcosa?

Anche quando si riconosca che il male è qualcosa di esterno all'uomo, rimarrebbe ancora da rispondere alla questione perché mai uomini buoni possano essere controllati dal male. Non suggerisce questo forse una propensione al male? Gli umanisti vorrebbero elevare l'uomo all'altezza di un dio, ma raramente tollerano che ve ne siano troppi al vertice... Nel socialismo rappresentato da George Orwell in " La fattoria degli animali" , si trovano alcuni animali che si considerano " più uguali degli altri" . Queste concezioni, allora dividono l'umanità in buoni e cattivi. I cattivi sarebbero da reprimere e da eliminare, in favore dei buoni. Si arriva così alla concezione della " depravazione selettiva" .

L'idea della depracazione selettiva ì che, mentre alcuni o anche la maggior parte degli uomini è considerata buona, parte di questi sarebbe indubbiamente malvagia. La depravazione selettiva vorrebbe dare il potere ai buoni di identificare gli elementi cattivi della società per proteggerla dalla loro influenza. Questo ha giustificato i più grandi orrori della storia umana. La depravazione selettiva limita il male ad un gruppo, ad una professione, ad una classe, ad una razza, ad alcuni individui, o cose. Ecco così che si orchestra la politica e la società per sopprimere l'elemento malvagio e così proteggere il bene,

Chi, però, deve essere selettivamente considerato un elemento malvagio della società? Tutto dipende da chi fa queste distinzioni. Possono essere i ricchi o i poveri, gli uomini o le donne. Nella storia si è identificato il male nei neri o nei bianchi, nei tedeschi oippure negli ebrei, negli inglesi, negli spagnoli, nei russi, negli zingari, ecc. Sono stati identificati come focolaio del male, nel corso della storia, i vecchi, i giovani, l'ambiente, l'ereditarietà, le istituzioni, i puritani, le compagnie petroliere, i cristiani, l'alcool, la famiglia, i preti, i pastori, i comunisti, i capitalisti, i banchieri, le masse, oppure le élite.

Il problema con la depravazione selettiva è che essa condanna un gruppo di persone, invece che il male. Inoltre si esige che essi " paghino" , siano emarginati, distrutti, eliminati, rinchiusi, messi a tacere, che sia tolto loro il potere... insomma il male esiste e per esso si deve trovare un capro espiatorio. In questa concezione, non c'è spazio per la grazia ed il perdono, per la riabilitazione.

Hitler se la prendeva con gli Ebrei. Erano loro, secondo lui, la causa di ogni male nel mondo, i depravati. Una volta definiti gli ebrei come " il male" , la sua soluzione era quella di " fargliela pagare" . Il peccato richiede che qualcuno " paghi" , " espii" .

Quando falsamente identifichiamo il peccato in qualcuno, falsamente esigiamo un sacrificio per il peccato. L'uomo interviene sempre contro il peccato, là dove lo identifica, e lo fa sempre con fervore religioso.

Marx se la prendeva con il capitale ed i capitalisti: erano loro, secondo lui, quelli che contaminavano la società, l'elemento di corruzione. Le rivoluzioni marxiste tollerano così ogni orrore immaginabile contro questi elementi, affinché la società sia " purificata" . Una volta identificato qualcosa o qualcuno come " il male" è legittimo l'uso di qualsiasi mezzo per eliminarlo dalla società.

L'umanesimo, in realtà, il credo più divisivo che esista. Esso garantisce che vi sia una qualche sorta di conflitti: razziali, di classe, politici, o economici. Gli uomini sono definiti buoni o cattivi, a seconda dei casi, ed un gruppo è costantemente in guerra contro un altro.

La depravazione selettiva dell'umanesimo non fa cessare i conflitti, come hanno dimostrato Nazismo e Comunismo. E' la giustificazione moralistica dell'omicidio. Se un gruppo non vuole quietamente sottomettersi, allora la sua vilificazione morale ha già prodotto la giustificazione della sua soppressione violenta. Dalla Rivoluzione francese ad oggi, il grido dell'umanesimo è stato: " Il solo buon .... è un .... morto" . Mettete al posto dei puntino un qualche gruppo, ed otterrete la giustificazione per la sua soppressione violenta.

La depravazione selettiva è uno strumento di potere. Essa usurpa l'autorità morale di Dio per definire il male, ed essa sempre giunge ad usurpare il Suo diritto di giudicare. Almeno, quando Iddio dice che siamo tutti peccatori, Egli ci offre perdono e riabilitazione. Nell'umanesimo non esiste una tale grazia e misericordia!



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