Tito 3:8-15

L’uomo settario

Prova stessa che i cristiani di Creta hanno fatto davvero esperienza della loro trasformazione interiore dovuta alla conversione devono essere le loro buone opere. Dovranno evitare di essere coinvolti in inutili speculazioni che solo generano contese (8,9). Dopo due ammonimenti gli eretici ostinati dovranno essere emarginati perché così facendo si condannano da sé (11). Quando arriveranno a Creta Artemas o Tichico, Paolo desidera che Tito si unisca loro e che lo raggiungano a Nicopoli, come pure dovrà provvedere alle necessità di viaggio di Zena e di Apollo. Una tale disponibilità ad assistere è quanto mai confacente al cristiano, il quale deve mostrare i frutti della sua professione di fede proprio servendo gli altri. Dopo i saluti consueti, Paolo conclude con una benedizione che abbraccia tutti i cristiani dell’isola di Creta.

Chi è "l’uomo settario" che dobbiamo evitare, secondo l’insegnamento di questo testo? Per "uomo settario" ci si riferisce qui la persona caparbia, dogmatica ed intransigente che fa propaganda per le proprie opinioni e che, per la propria pertinacia solo produce dissensi" (Simpson). Se egli persiste ancora nelle sue opinioni particolari dopo essere stato più volte ammonito del suo errore, Tito non dovrà più avere a che fare con lui, "riconoscendo che un uomo di tal fatta ha una mentalità distorta e si condanna da solo". Perché per quanto la sua propria coscienza non lo condanni, almeno è condannato dalle proprie azioni. "Egli si auto-condanna perché la sua separazione dalla Chiesa è dovuta all’atto cosciente che ha compiuto. Non può negare che le sue opinioni sono antagonistiche a quelle che un tempo accettava come vere; sono quelle a condannarlo e, come direbbe Paolo, il suo proprio io più illuminato" (White).
 


Sezione biblica - Brevi commenti al Nuovo Testamento  - _