Tito 3:1-7

Com’eravamo...

E’ necessario che ai cristiani dell’isola di Creta si insegni l’importanza di ubbidire alle loro autorità civili ed a vivere in pace con tutti. Questi doveri vengono ancor più promossi proprio rammentandosi della vita peccaminosa da loro condotta prima della loro conversione, e dall’immeritata misericordia di Dio nell’aver fatto loro oggetto di quella generosa salvezza che li ha resi eredi della vita eterna.

Al v. 3 Paolo usa il plurale "noi" per mostrare come questa affermazione rimanga vera per ogni credente, incluso lui e Tito. Abbiamo buon motivo di manifestare la mitezza a cui qui si fa riferimento verso i non salvati quando ci rammentiamo che un tempo noi eravamo proprio come loro (Ef. 2:1-3). Siamo stati liberati da quanto qui l’Apostolo descrive? Infatti, una triste prova della depravazione della natura umana viene data proprio nei sette termini che qui vengono usati per descrivere il nostro precedente stato di peccato. Allora noi eravamo 1. "insensati", cioè privi di intendimento a causa degli effetti del peccato sulla mente (Ef. 4:18); 2. "ribelli", sia rispetto a Dio che all’uomo, ribelli contro ciò che la nostra coscienza ci diceva e contro ciò che la legge di Dio esige; 3. "traviati", portati ad errare dalla retta via seguendo i ragionamenti dell’incredulità; 4. "schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri", dominati cioè dal desiderio di gratificare noi stessi; 5. "vivendo nella cattiveria e nell’invidia", mostrando malizia verso gli altri e desiderando ciò che possedevano; 6. "odiosi", detestabili agli altri a causa del peccaminoso egocentrismo che ci caratterizzava; 7. "odiandoci a vicenda", perché l’odio reciproco è l’inevitabile risultato di tale peccaminoso egocentrismo.

 

Sezione biblica - Brevi commenti al Nuovo Testamento  - _