Tito 2:11-15

Un imperativo categorico

Una vita moralmente coerente con l’esempio e l’insegnamento di Cristo è un requisito essenziale della testimonianza della comunità cristiana. Infatti, la grazia di Dio che porta alla salvezza insegna ai credenti a rinunziare al peccato ed a condursi secondo pietà in attesa del ritorno di Cristo, il quale morì proprio per far si che il Suo popolo fosse zelante in opere buone. Tito deve insegnare queste cose con piena autorità affinché nessuno lo disprezzi.

Concentriamoci sul v. 11. Come indica l’infatti iniziale, Paolo indica come sia la grazia di Dio ad essere la forza motivante che mette in grado il credente ad adempiere il mandato etico dell’Evangelo (vv. 1-10).

Poi Paolo sottolinea il raggio universale dell’Evangelo affermando come la grazia di Dio sia stata rivelata nell’aspetto visibile e terreno di Cristo, Sole di Giustizia, la cui venuta dissipò le tenebre della notte della nostra natura.

Il punto dell’intero paragrafo è quello di sottolineare la funzione educativa della grazia nel trasformare la nostra vita attuale, perché il trionfo della grazia di Dio deve mostrarsi nei frutti di una vita pia (Mt. 6:20; Ga. 5:22,23). Questo "imperativo categorico" implica il rinnegamento una volta per tutte dell’empietà e delle mondane concupiscenze che caratterizzavano la vita prima della conversione. Il battesimo del credente segna un punto di svolta radicale con il passato. La rinuncia al passato apre la strada allo scopo positivo espresso dai tre avverbi che seguono ("moderatamente, giustamente, e santamente). "La sobrietà preserva la casa, e modera la mente a casa; la giustizia guarda in avanti e dà a ciascuno ciò che gli è dovuto fuori da essa; la pietà guarda a Dio e Gli dà ciò che è dovuto" (Taylor).

 

Sezione biblica - Brevi commenti al Nuovo Testamento  - _