Tito 1:1-9 Le caratteristiche del ministro di
Dio Nel testo di oggi, salutando Tito come "suo figlio legittimo" secondo la fede che li accomuna, Paolo pure descrive il contenuto del messaggio che gli è stato affidato (1-4). Tito, inoltre era stato lasciato a Creta per mettere ordine nelle cose che riguardavano la comunità cristiana locale e per stabilire in ogni città dei responsabili: essi dovevano essere persone moralmente irreprensibili e capaci insegnanti della retta dottrina (5-9). In evidenza in questo testo troviamo così le caratteristiche che, in ogni tempo e luogo, deve avere ogni ministro (servitore) dell’Evangelo. 1) Il ministro deve essere "figlio legittimo" dell’insegnamento apostolico, con il quale deve dimostrare di essere in armonia ("la fede che ci è comune"). Per questo egli deve essere particolarmente attaccato (fedele) alla certezza oggettiva della Parola di Dio come ci è stata tramandata. 2) Egli deve promuovere (coltivare) la fede di coloro che Dio ha eletto a salvezza e che gli sono stati affidati. Questo consiste in un’opera di insegnamento della verità rivelata. "Conoscenza" però, non sarà mai soltanto teorica, ma si dovrà manifestare nella "pietà" di una vita vissuta in comunione con Dio e conforme alla Sua Parola. Forza motivante dovrà essere "la speranza della vita eterna". 3) Egli deve avere capacità ed attitudine ad insegnare ed esortare "secondo la sana dottrina" come pure a sostenere un confronto dialettico contro chi la vuole contraddire. 4) Egli deve essere irreprensibile nella testimonianza personale, specchio del carattere di Cristo: arroganza, asprezza, avidità, vizio, non confanno certo colui il cui compito è chiamare alla conversione dall’andazzo di questo mondo alle virtù di Cristo. 5) La fedeltà deve pure contraddistinguere la sua vita famigliare, la quale pure dovrà essere esemplare. Proprio per l’aspetto pubblico della funzione del ministro, volente o nolente, la famiglia stessa del ministro viene osservata e giudicata. Per questo essa deve dare all’esterno un’ottima testimonianza di sé stessa a gloria di Cristo. |