Matteo 8:1-13
Umiltà e rispetto
L’evangelista Matteo, nei capitoli precedenti, dopo averci dato un saggio della predicazione di Gesù, procede ora a narrarci di diversi miracoli compiuti da Gesù che provano come Egli davvero sia il Maestro proceduto da Dio e Colui che, il solo, può guarire un mondo malato. Nella sezione di oggi troviamo la guarigione di un lebbroso e quella del servo di un centurione romano.
Il lebbroso confessa la sua fede nella capacità di Gesù di guarirlo e rispetta la Sua volontà, affinché sia Lui a decidere se sanarlo oppure no. Non pretende di venire guarito, come se questo fosse un suo diritto, ed accetta al riguardo la libera decisione di Dio che potrebbe anche, per qualche motivo, sempre giusto, di lasciarlo in quella sua condizione. Gesù ricompensa coloro che, credendo nelle Sue virtù, pure rispettano la Sua volontà. Gesù, poi, si premura che le finalità della Sua missione siano bene intese e pretende che la guarigione sia ufficialmente certificata.
Anche il centurione romano confessa la sua fede in Gesù
e, al tempo stesso, di non potere pretendere quanto gli richiede. È consapevole
che la fede ebraica lo considererebbe uno straniero da evitare e, consapevole
dei propri peccati, di essere impuro ed indegno. La sua fede in Gesù
è così grande, però, che Gesù la loda e la giudica
ben maggiore di quella dimostrata dallo stesso popolo eletto nella Sua generazione.
Esso presume di essere automaticamente “a posto” e di poter pretendere
l’intervento, in suo favore, di Dio. Un giorno, però, potrebbe
avere “brutte sorprese” e vedersi scavalcato da quegli stessi che
disprezzava: pagani, ladri, prostitute… realistici verso sé stessi
e disposti ad emendare la loro vita affidandosi al Salvatore.
Certamente Dio è “per noi”, ma non al nostro servizio e disposizione.
Non possiamo assolutamente presumere che Iddio intervenga a nostro favore e
ci conceda grazia. Anzi, dobbiamo essere consapevoli di non poter pretendere
nulla da Lui perché solo meritiamo un giusto castigo per i nostri peccati.
A confronto con la santità di Dio e alle esigente della Sua legge, chi
mai potrebbe esigere che Dio intervenga a suo favore? Quanta arroganza e presunzione
c’è “in giro”! C’è forse anche nel mio
cuore? Che cosa posso apprendere, nel testo di oggi, dalla lezione impartita
dal lebbroso e dal centurione romano?