Luca 1:57-66
La benedizione d’avere figli “nello spirito”
Essere senza figli, a quel tempo, era un grande disonore. Una madre si
riferiva a questo come: “la mia vergogna in mezzo agli uomini”
(1:25), segno del dispiacere di Dio nei suoi confronti. Possiamo
immaginare la gente guardarla con compatimento tanto da chiamarla “la
sterile” (1:36). Oramai era vecchia, ed il suo destino era ormai
segnato per sempre. O no? Elisabetta aveva tenuto nascosta la sua
gravidanza (1:24), frutto della misericordia di Dio, e, giunto il tempo
del parto, era uscita allo scoperto e il fatto diventa motivo di grande
stupore per vicini e parenti che così magnificano la grazia di Dio
rallegrandosene grandemente.
Non si tratta soltanto, però, di un “fatto naturale”, per quanto
tardivo, ma anche di qualcosa di spiritualmente significativo e
promettente. Questa nascita, infatti, è accompagnata da “strani fatti”
che suggeriscono che quel bambino sarebbe stato speciale, importante nei
piani di Dio: il sordomutismo acquisito e poi improvvisamente guarito
del padre e la consonanza non concordata dei genitori sul nome che
sarebbe stato dato al loro figlio. La gente, infatti, si chiede: “Che
sarà mai questo bambino?”, nato in modo inaspettato ed accompagnato
da “strani fatti”.
Quel bambino sarebbe stato preso sotto la speciale protezione
dell’Onnipotente, dalla sua stessa nascita, come uno destinato a
qualcosa di grande. Dio ha modi per operare sui bambini nella loro
infanzia, per i quali noi non potremmo altrimenti rendere conto. Dio non
crea mai un’anima senza sapere al tempo stesso come santificarla.
Oggi sappiamo che i figli non sono tutto e che non è una tragedia se
capita di non averne. Questa cosa, però, potrebbe interessarci dal punto
di vista spirituale.
Il Signore Gesù non ebbe figli naturali, e ciononostante: “egli vedrà
una discendenza” (Is. 53:10) grandissima che include anche noi,
accolti nella Sua famiglia come Suoi figli adottivi. L’apostolo Paolo
non si sposò mai e non ebbe mai figli, eppure poteva chiamare molti come
“suoi figli” nello Spirito: “Poiché anche se aveste diecimila
precettori in Cristo, non avete però molti padri; perché sono io che vi
ho generati in Cristo Gesù, mediante il vangelo” (1 Co. 4:15).
Essere strumenti per comunicare la fede cristiana a figli naturali o
spirituali è il dono più grande che un cristiano possa avere, e per il
quale deve pregare il Signore. Mi azzardo a dire che “è una vergogna”
se, nel corso della nostra vita cristiana, non si possa dire di essere
stati strumentali alla nascita spirituale di figlioli da dedicare al
Signore.
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