Giovanni 7:53 - 8:11 La donna adultera Questi versetti non sono presenti in alcuni manoscritti greci, ed in altri appaiono in collocazione diversa (come dopo 7:36, o persino in Luca). La punizione prevista dalla legge di Mosč in caso di adulterio era la morte (Le. 20:10; De. 22:22). La lapidazione non era specificata, se non in un solo caso (De. 22:24). Gli scribi ed i farisei vogliono, portandogli quella donna colta sul fatto, mettere alla prova Gesų. Se Gesų avesse detto di procedere con la lapidazione, Gesų avrebbe violato la legge degli occupanti romani, nella quale solo ai Romani spettava la prerogativa di eseguire una condanna a morte (cfr. 18:31). Se Gesų avesse loro detto di lasciar libera la donna, Egli sarebbe apparso come uno che condonasse l'adulterio e violasse la legge di Mosč. Gesų sembra prendere tempo per riflettere sul caso presentatogli e scrive per terra. E' l'unica volta in cui Gesų ci viene presentato scrivere, ma non sappiamo che cosa scrisse. Egli cosė pronuncia la frase che č divenuta proverbiale: "Chi di voi č senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei" (7). La sfida di Gesų mostra ai Suoi accusatori che non erano qualificati a fare da giudici. Il loro scopo ultimo non era quello di applicare la legge di Mosč, ma far cadere Gesų in una trappola, ed essi usavano quella donna come strumento per perseguire le loro malefiche finalitā. Gesų le dice: "Neppure io ti condanno" (11). Qui Gesų usa un termine legale da sentenza di tribunale. Gesų indica come non sia stata mai seguita alcuna simile procedura e che quindi non vi sia giustificazione per la pena capitale proposta. Gesų non dice che quanto la donna ha commesso sia cosa di poco conto, non scusa o minimizza il peccato, ma dā alla donna una possibilitā di redenzione attraverso il perdono e l'impegno a non peccare pių. "Io infatti non provo alcun piacere nella morte di chi muore", dice il Signore, l'Eterno. "Convertitevi dunque e vivrete" (Ez. 18:32). |