Gv. 1:19-28
Vi sono ministri e ministri…

“Che novità è mai questa?” si chiedono le autorità religiose della capitale, quando sorge il “fenomeno” Giovanni Battista. “Che cos’è questa storia? Un movimento religioso spontaneo?”. A loro questo non piaceva, perché “dovevano” essere loro i gestori della religione. Tutto “doveva” essere sotto il loro controllo, anche l’adempimento delle profezie... “Siamo noi che dobbiamo verificare, controllare, amministrare. Siamo le autorità costituite!”.

Le loro domande, in realtà, vertevano solo su un punto: “Chi ti ha dato l’autorizzazione a predicare? Mostraci …il certificato delle scuole teologiche che hai frequentato e l’attestato di ordinazione!”. Senso di responsabilità oppure pretesa sospetta ed interessata di gente che solo vuole difendere il loro potere? A vedere come avrebbero trattato in seguito Giovanni e lo stesso Gesù, la prima ipotesi è da scartare…
In ogni caso Giovanni “dà loro parecchi punti” di come il ministro di Dio dovrebbe essere ed agire. Come Giovanni, il ministro di Dio deve rammentarsi di non essere lui il Cristo, né il suo “vice”, né l’“alter Christus”.

Non deve usurparne i poteri e le prerogative, né ricevere le lodi che spettano solo a Lui. Non può impartire grazia e pace come se avesse “poteri magici”, non può illuminare, convertire, confortare. Non è lui il “padrone del gregge”. Giovanni lo ribadisce con insistenza. Il ministro di Dio non è che “una voce”, il veicolo attraverso il quale la Parola di Dio deve essere fedelmente trasmessa. Egli è una voce che “grida”, nel senso che non lo fa “sottovoce”, con timidezza e fredda “neutralità”, ma come una persona esistenzialmente coinvolta nel messaggio che proclama, che esorta, istruisce e riprende con calore e sollecitudine consapevole dell’alto compito a cui è chiamato. Questo lo deve fare “nel deserto”, cioè lontano dal chiasso, dalla frenesia e dagli affari di questo mondo, rispetto al quale deve essere chiaramente distinto e non compromesso. Il ministro di Dio deve accompagnare a Cristo ed aiutare la gente a rimuovere ogni ostacolo che impedisce loro di accoglierlo senza riserve come Signore e Salvatore. Il suo compito è umile ma importante e deve quindi compierlo sicuro che nessuno dovrà concentrare l’attenzione sulla sua persona, ma esclusivamente sul Cristo che annuncia. Non dovrà mettersi in evidenza in alcun modo, ma solo far conoscere l’Unico ad essere degno della più totale ed incondizionata attenzione: il Signore Gesù Cristo.